«Voglio parlarti ora che non puoi sfuggirmi, Severus. Tu mi eviti».
«Dopo la lezione» sbottò Piton.
Con la scusa di alzare per aria un bicchiere dosatore per vedere se aveva versato abbastanza bile di armadillo, Harry scoccò ai due uno sguardo di sottecchi. Karkaroff era decisamente preoccupato, e Piton era furioso.
Karkaroff rimase a incombere dietro la cattedra di Piton per quel che restava delle due ore. Sembrava intenzionato a impedire a Piton di sgattaiolare via alla fine della lezione. Deciso a sentire quello che Karkaroff aveva da dire, Harry rovesciò di proposito la bottiglia di bile di armadillo due minuti prima della campana, cosa che gli diede il pretesto di chinarsi dietro il proprio calderone ad asciugare il danno mentre gli altri si accalcavano rumorosamente verso la porta.
«Che cosa c’è di tanto urgente?» sentì Piton sibilare rivolto a Karkaroff.
« Questo » rispose Karkaroff, e Harry, spiando da dietro il calderone, vide Karkaroff tirar su la manica sinistra dell’abito e mostrare a Piton qualcosa all’interno dell’avambraccio.
«E allora?» disse Karkaroff, sempre sforzandosi di non muovere le labbra. «Visto? Non è mai stato così nitido, nemmeno quando…»
«Fallo sparire!» ringhiò Piton, gli occhi neri che scorrevano attorno all’aula.
«Ma tu devi essertene accorto…» cominciò Karkaroff con voce agitata.
«Possiamo parlare più tardi, Karkaroff!» esplose Piton. «Potter! Che cosa fai?»
«Asciugo la bile di armadillo, professore» rispose Harry in tono innocente, rialzandosi e mostrando a Piton lo straccio zuppo che aveva in mano.
Karkaroff girò sui tacchi ed uscì a grandi passi dalla cantina. Sembrava preoccupato e furioso insieme. Per nulla desideroso di restare da solo con un Piton straordinariamente arrabbiato, Harry gettò i libri e gli ingredienti nella borsa, e uscì con la massima rapidità per andare a raccontare a Ron e Hermione la scena a cui aveva appena assistito.
* * *
La mattina dopo i tre amici uscirono dal castello a mezzogiorno. Un debole sole argenteo brillava sul parco. Il clima non era mai stato così mite dall’inizio dell’anno: il tempo di arrivare a Hogsmeade, e tutti e tre avevano dovuto togliersi i mantelli. Il cibo che Sirius aveva chiesto loro di portare era nella borsa di Harry; avevano rubato una dozzina di cosce di pollo, una pagnotta grande e un fiasco di succo di zucca dalla tavola del pranzo.
Entrarono da Stratchy Sons, Abbigliamento per Maghi per comprare un regalo a Dobby, e si divertirono a scegliere i calzini più orrendi, compreso un paio con stelle d’oro e d’argento lampeggianti, e un altro che strillava forte quando diventava troppo puzzolente. Poi, all’una e mezza, risalirono la High Street, oltrepassarono Mondomago e si diressero verso il limitare del villaggio.
Harry non era mai stato da quella parte prima. Il viottolo tortuoso li portava verso l’aperta campagna attorno a Hogsmeade. Qui le case erano più rare, e avevano giardini più grandi; i tre avanzavano verso le pendici della montagna nella cui ombra si stendeva Hogsmeade. Poi svoltarono un angolo, e videro una staccionata alla fine del viottolo. In attesa, le zampe davanti posate sul palo più alto, c’era un cane nero molto grosso dal pelo ispido, con alcuni giornali in bocca e l’aria molto familiare…
«Ciao, Sirius» disse Harry, quando si furono avvicinati.
Il cane nero annusò avidamente la borsa di Harry, scodinzolò una volta, poi si voltò e prese a trotterellare per il terreno coperto di cespugli che s’inerpicava lungo le pendici rocciose. Harry, Ron e Hermione scavalcarono la staccionata e lo seguirono.
Sirius li guidò in alto, dove il suolo era coperto di rocce e massi. Era facile per lui, a quattro zampe, ma Harry, Ron e Hermione ben presto furono senza fiato. Seguirono Sirius più in alto, sulla montagna vera e propria. Per quasi mezz’ora salirono lungo un sentiero ripido, tortuoso e sassoso, seguendo la coda sventolante di Sirius, sudando al sole, mentre le cinghie della borsa di Harry gli segavano la spalla.
Poi, alla fine, Sirius sparì dalla loro vista, e quando raggiunsero il luogo in cui era scomparso, videro una piccola apertura nella roccia. Vi s’insinuarono e si trovarono in una fresca caverna quasi completamente buia. Legato sul fondo, un capo della corda fissato attorno a una grossa roccia, c’era Fierobccco l’Ippogrifo. Metà cavallo grigio, metà aquila gigante, Fierobecco fece lampeggiare i fieri occhi arancioni alla loro vista. Tutti e tre gli fecero un profondo inchino, e dopo averli scrutati con aria arrogante per un attimo, l’animale piegò le ginocchia squamate, e permise a Hermione di avvicinarsi e di accarezzargli il collo piumato. Harry, invece, guardava il cane nero, che si era appena trasformato nel suo padrino.
Sirius indossava una veste grigia strappata: la stessa di quando era fuggito da Azkaban. I suoi capelli neri erano più lunghi di quando era apparso nel fuoco, ed erano di nuovo arruffati e in disordine. Era molto magro.
«Pollo!» esclamò con voce roca dopo essersi sfilato di bocca i vecchi numeri della Gazzetta del Profeta e averli gettati a terra.
Harry aprì la borsa e gli tese il fagotto con il pollo e il pane.
«Grazie» disse Sirius. Afferrò una coscia, si sedette sul pavimento della grotta e addentò un grosso pezzo di carne. «Finora ho mangiato soprattutto topi. Non posso rubare troppo cibo a Hogsmeade; attirerei l’attenzione».
Fece un gran sorriso a Harry, che lo ricambiò riluttante.
«Che cosa ci fai qui, Sirius?» domandò.
«Compio il mio dovere di padrino» rispose Sirius, rosicchiando l’osso di pollo con piglio molto cantino. «Non preoccuparti per me, fingo di essere un adorabile randagio».
Rise ancora, ma vedendo il volto preoccupato di Harry, disse, più serio: «Voglio essere sul posto. La tua ultima lettera… be’, diciamo che le cose si fanno più sospette. Rubo il giornale tutte le volte che qualcuno lo butta via, e a quanto pare non sono il solo a essere in pensiero».
Accennò alle copie ingiallite della Gazzetta del Profeta sparse per terra. Ron le prese e le aprì.
Harry, invece, continuò a fissare Sirius. «E se ti prendono? E se ti vedono?»
«Voi tre e Silente siete gli unici qui attorno a sapere che sono un Animagus» rispose Sirius, alzando le spalle, senza smettere di divorare la coscia di pollo.
Ron fece un cenno a Harry e gli passò i giornali. Erano due numeri; il primo titolava MISTERIOSA MALATTIA DI BARTEMIUS CROUCH, il secondo STREGA DEL MINISTERO ANCORA DISPERSA — Il MINISTERO DELLA MAGIA INDAGA.
Harry scorse l’articolo su Crouch. Gli balzarono all’occhio alcune frasi: non compare in pubblico da novembre… la sua casa sembra deserta… no comment dall’Ospedale di San Mungo per Malattie Magiche… Il Ministero si rifiuta di confermare le voci di una grave malattia…
«A sentir loro è come se fosse moribondo» disse Harry lentamente. «Ma non può essere tanto malato se è riuscito a venire fin quassù…»
«Mio fratello è l’assistente personale del signor Crouch» disse Ron a Sirius. «Dice che Crouch soffre di stress da superlavoro».
«Però sembrava davvero malato l’ultima volta che l’ho visto da vicino» ribatté Harry, continuando a leggere l’articolo. «La sera che dal Calice è venuto fuori il mio nome…»
«Ha quel che si meritava per aver licenziato Winky, no?» disse Hermione freddamente. Accarezzava Fierobecco, impegnato a sgranocchiare le ossa di pollo avanzate da Sirius. «Scommetto che adesso gli dispiace… scommetto che sente la differenza adesso che lei non è là a prendersi cura di lui». Ron le scoccò un’occhiata cupa.
«Hermione ha la fissa degli elfi domestici» borbottò a Sirius.
Читать дальше
Конец ознакомительного отрывка
Купить книгу