Si guardò intorno. Molti dei tritoni che li circondavano erano armati di lance. Nuotò rapido verso uno alto più di due metri con una lunga barba verde e una collanina di denti di squalo, e cercò di chiedergli a gesti la lancia. Il tritone scoppiò a ridere e scosse il capo.
«Noi non aiutiamo» disse con voce aspra e roca.
«ANDIAMO!» esclamò Harry furioso (ma dalla sua bocca non uscirono altro che bolle), e cercò di sfilare la lancia dalla mano del tritone, ma quest’ultimo la allontanò, scuotendo la testa e ridendo.
Harry si voltò in fretta, guardando nell’acqua. Qualcosa di affilato… qualunque cosa…
Sul fondo del lago c’erano un sacco di pietre. Si tuffò e ne afferrò una particolarmente tagliente, e tornò verso la statua. Cominciò a segare le funi che legavano Ron, e dopo parecchi minuti di duro lavoro finalmente si spezzarono. Ron, svenuto, si sollevò fluttuando dal fondo del lago, sospinto dalla corrente.
Harry si guardò intorno. Non c’era traccia degli altri campioni. A che gioco stavano giocando? Perché non si sbrigavano? Si voltò verso Hermione, brandì la pietra tagliente e cominciò a segare anche le sue funi…
All’improvviso, parecchie robuste mani grigie lo afferrarono. Una mezza dozzina di tritoni lo stavano allontanando da Hermione: agitavano le teste verdecrinite e ridevano.
«Tu prendi il tuo prigioniero» gli disse uno di loro. «Lascia gli altri…»
«Non se ne parla!» disse Harry arrabbiato: ma dalla sua bocca uscirono solo due grosse bolle.
«Il tuo compito è salvare il tuo amico… lascia gli altri…»
«Anche lei è mia amica!» strillò Harry, indicando Hermione, e un’enorme bolla argentata scivolò senza alcun rumore tra le sue labbra. «E non voglio che nemmeno loro muoiano!»
Cho aveva il capo posato sulla spalla di Hermione; la bambina coi capelli d’argento era pallidissima, di un verde spettrale. Harry lottò per respingere i tritoni, ma quelli risero più forte, trattenendolo. Harry si guardò intorno, disperato. Dov’erano gli altri campioni? Ce la faceva a portare su Ron e a tornare giù a recuperare Hermione e le altre? Sarebbe riuscito a ritrovarle? Guardò l’orologio per vedere quanto tempo gli restava: si era fermato.
Ma in quel momento i tritoni attorno a lui cominciarono a indicare eccitati qualcosa sopra di lui. Harry guardò in su e vide Cedric nuotare verso di loro. Attorno alla testa aveva una bolla enorme, che faceva sembrare i suoi lineamenti stranamente larghi e deformati.
«Mi sono perso!» disse, muovendo solo le labbra, terrorizzato. «Fleur e Krum stanno arrivando!»
Infinitamente sollevato, Harry guardò Cedric estrarre un coltello dalla tasca e liberare Cho. La portò verso l’alto, finché sparirono.
Harry si guardò intorno, in attesa. Dov’erano Fleur e Krum? Il tempo stringeva e, secondo la canzone, gli ostaggi sarebbero stati perduti dopo un’ora…
I tritoni presero a strillare agitati. Quelli che immobilizzavano Harry allentarono la presa e si volsero indietro. Harry si voltò e vide qualcosa di mostruoso che fendeva l’acqua sopra di loro: un corpo umano in calzoncini da bagno, con la testa di squalo… era Krum. Evidentemente si era Trasfigurato: però male.
L’uomo-squalo nuotò diritto verso Hermione e prese ad addentare e a mordere le funi: il guaio era che i nuovi denti di Krum si trovavano in una posizione difficile per mordere qualunque cosa più piccola di un delfino, e Harry era sicuro che se Krum non fosse stato attento, avrebbe tagliato in due Hermione. Sfrecciando in avanti, diede una gran botta sulla spalla di Krum, e gli tese la pietra tagliente. Krum la afferrò e cominciò a liberare Hermione. Entro pochi secondi ce l’aveva fatta; prese Hermione per la vita e, senza guardarsi indietro, cominciò a risalire rapidamente con lei verso la superficie.
E adesso? Harry pensò disperato. Se fosse stato sicuro che Fleur era in arrivo… Ma non c’era ancora traccia di lei. Non c’era nulla…
Raccolse la pietra che Krum aveva lasciato cadere, ma i tritoni si chiusero attorno a Ron e alla ragazzina, scuotendo di nuovo la testa.
Harry estrasse la bacchetta. «Toglietevi di mezzo!»
Dalla sua bocca uscirono solo bolle, ma ebbe la chiara impressione che i tritoni lo avessero capito, perché all’improvviso cessarono di ridere. I loro occhi giallastri erano puntati sulla bacchetta di Harry, e sembravano spaventati. Potevano anche essere in netta maggioranza, ma Harry capì dalle loro espressioni che di magia ne sapevano quanto la piovra gigante.
«Vi do tempo fino al tre!» urlò Harry; emise un fiotto di bolle, ma levò tre dita tese per assicurarsi che avessero capito il messaggio. «Uno…» (abbassò un dito) «due…» (abbassò il secondo)…
Si dispersero. Harry scattò in avanti e prese a colpire le funi che legavano la bambina alla statua; e finalmente fu libera. La prese per la vita, afferrò il colletto dell’abito di Ron e si allontanò scalciando dal fondo.
La salita fu lentissima. Non poteva più usare le mani palmate per spingersi in avanti; agitava furiosamente le pinne, ma Ron e la sorellina di Fleur erano come sacchi pieni di patate che lo trascinavano in giù… puntò gli occhi verso il cielo, anche se sapeva di essere ancora molto in profondità, l’acqua sopra di lui era così scura…
I tritoni salivano con lui. Li vedeva guizzare disinvoltamente attorno a lui e osservarlo nella sua lotta dentro l’acqua… lo avrebbero tirato di nuovo giù in fondo, a tempo scaduto? Forse mangiavano gli umani? Le gambe gli si stavano bloccando per lo sforzo di continuare a nuotare; le spalle gli facevano un male terribile per la fatica di trascinare Ron e la bambina…
Respirava con estrema difficoltà. Sentì di nuovo male ai lati del collo… avvertì la sensazione dell’acqua che gli riempiva la bocca… eppure l’oscurità scemava a vista d’occhio… vide la luce del giorno sopra di lui…
Scalciò forte con le pinne e scoprì che non erano altro che piedi… l’acqua gli scorreva in bocca e gli invadeva i polmoni… cominciava a sentirsi stordito, ma sapeva che la luce e l’aria erano a soli tre metri di distanza… doveva arrivarci… doveva…
Harry agitò le gambe così forte e così veloce che fu come se i suoi muscoli urlassero per protestare; era come se il cervello gli si fosse impregnato d’acqua, non riusciva a respirare, aveva bisogno di ossigeno, doveva continuare a muoversi, non poteva fermarsi…
E poi sentì la testa infrangere la superficie del lago; l’aria pura, fredda e meravigliosa, gli punse la faccia bagnata; la inghiottì, con la sensazione di non aver mai davvero respirato prima, e ansimando tirò su anche Ron e la bambina. Tutto intorno, teste arruffate di capelli verdi affioravano dall’acqua con lui, ma ora gli sorridevano.
La folla sulle tribune faceva un gran baccano; pareva che tutti fossero in piedi a urlare e sgolarsi; forse credevano che Ron e la bambina fossero morti, ma si sbagliavano; avevano entrambi aperto gli occhi; la bambina sembrava spaventata e confusa, ma Ron si limitò a sputare un gran getto d’acqua, strizzò gli occhi alla luce forte, si voltò verso Harry e disse: «È bagnata, eh?» Poi vide la sorellina di Fleur. «Perché l’hai portata su?»
«Fleur non si è vista. Non potevo lasciarla là» disse Harry ansante.
«Harry, scemo» disse Ron, «non avrai preso sul serio quella canzone, eh? Silente non avrebbe permesso che nessuno di noi annegasse!»
«Ma la canzone diceva…»
«Solo per far sì che tu tornassi entro il tempo limite!» disse Ron. «Spero che tu non abbia perso tempo là sotto a fare l’eroe!»
Harry si sentì stupido e arrabbiato insieme. Per Ron andava tutto bene; lui dormiva, lui non si era accorto di come tutto era inquietante laggiù in fondo al lago, attorniati da tritoni armati di lance che sembravano più che disposti a uccidere.
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