Joanne Rowling - Harry Potter e la camera dei segreti

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Harry Potter e la camera dei segreti: краткое содержание, описание и аннотация

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Continuano le avventure dell’apprendista stregone più famoso del mondo. Lo avevamo lasciato alla bizzarra Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove aveva sconfitto il terribile Lord Voldemort. Lo ritroviamo ora alle prese con alcuni insegnanti come il severissimo professor Piton o come il vanesio professor Allock. Ma, soprattutto, alle prese con una serie di strani episodi che cominciano a capitare nella scuola. Molti studenti cadono vittime di un incantesimo che li trasforma in pietra: la causa sembra essere una terrificante creatura che si nasconde nella misteriosa Camera dei Segreti…

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Harry non sapeva come liberarsi di lui. Era come avere un’ombra estremamente chiacchierona.

«Non ho capito bene come si gioca a Quidditch» proseguì Colin col fiato corto. «È vero che si gioca con quattro palle? E che due palle svolazzano qua e là cercando di buttare giù i giocatori?»

«Sì» disse infine Harry rassegnandosi a spiegare le complicate regole del Quidditch. «Si chiamano Bolidi. Ogni squadra ha due Battitori muniti di mazze per allontanare i Bolidi. I Battitori del Grifondoro sono Fred e George Weasley».

«E le altre palle a che cosa servono?» chiese Colin incespicando e rotolando due gradini perché continuava a guardare Harry a bocca aperta.

«Be’, la Pluffa — una palla rossa, piuttosto grossa — serve per fare goal. Tre Cacciatori per ogni squadra si lanciano la Pluffa e cercano di farla passare attraverso i pali all’estremità del campo: sono tre lunghi pali con in cima degli anelli».

«E la quarta palla…»

«…è il Boccino d’Oro» disse Harry, «che è molto piccolo, molto veloce e difficilissimo da prendere. Ma quello è compito dei Cercatori, perché la partita non finisce fino a che non viene preso il Boccino d’Oro. E il Cercatore che ci riesce guadagna altri centocinquanta punti per la sua squadra».

«E tu sei il Cercatore del Grifondoro, non è vero?» chiese Colin con reverente ammirazione.

«Sì» rispose Harry; intanto erano usciti dal castello e si avviavano giù per il pendio bagnato di rugiada. «E c’è anche il Portiere. A difesa delle porte. Tutto qua, davvero».

Ma non ci fu verso che Colin smettesse di tempestarlo di domande mentre attraversavano i prati che degradavano verso il campo da gioco e Harry riuscì a levarselo di torno soltanto quando arrivò agli spogliatoi. Colin gli gridò dietro con la sua vocetta stridula: «Vado a scegliermi un posto in prima fila, Harry!» e spiccò una corsa verso le tribune.

Anche gli altri giocatori della squadra del Grifondoro avevano raggiunto gli spogliatoi. Baston sembrava l’unico davvero sveglio. Fred e George Weasley se ne stavano seduti con gli occhi gonfi di sonno e i capelli scompigliati vicino a una ragazza del quarto anno, Alicia Spinnet, che sembrava sul punto di addormentarsi in piedi contro la parete. Dalla parte opposta le sue compagne Cacciatrici, Katie Bell e Angelina Johnson, sbadigliavano una accanto all’altra.

«Finalmente sei arrivato, Harry! Cosa ti è successo?» chiese brusco Baston. «Bene. Prima di entrare in campo volevo fare due chiacchiere con voi, perché ho passato l’estate a mettere a punto un nuovo programma di allenamento che secondo me cambierà radicalmente le cose…»

Baston aveva in mano la grande pianta di un campo di gioco, su cui erano state tracciate linee, frecce e croci con inchiostri di colore diverso. Tirò fuori la bacchetta magica con cui diede un colpetto al suo grafico e le frecce cominciarono a contorcersi come millepiedi. Mentre Baston si lanciava in una dissertazione sulla sua nuova tattica Fred Weasley abbandonò la testa sulla spalla di Alicia Spinnet e cominciò a russare.

Ci vollero circa venti minuti per spiegare il primo grafico, ma sotto a quello ce n’era un altro e poi un terzo. Harry cominciò a sonnecchiare mentre Baston, con voce monotona, continuava le sue spiegazioni.

«Allora!» concluse Baston scuotendo Harry da una nostalgica fantasia al pensiero di quel che avrebbe potuto mangiare a colazione, in quel preciso momento, su al castello. «Tutto chiaro? Ci sono domande?»

«Sì, io ne ho una, Oliver» disse George che si era svegliato di soprassalto. «Perché tutto questo non ce l’hai detto ieri, quando eravamo svegli?»

A Baston l’osservazione non piacque.

«Statemi bene a sentire tutti» disse guardandoli torvo. «L’anno scorso avremmo dovuto vincere il Campionato di Quidditch. Siamo senz’altro la squadra migliore. Ma purtroppo, a causa di circostanze indipendenti dalla nostra volontà…»

Seduto dove si trovava, Harry si fece piccolo piccolo per la vergogna. L’anno prima, quando era stata giocata la partita finale, lui era ricoverato in infermeria, privo di sensi, e questo aveva comportato che il Grifondoro era rimasto a corto di un giocatore e aveva subito la peggiore sconfitta degli ultimi trecento anni.

Baston ci mise qualche secondo per riprendere il controllo. Era chiaro che quell’evento gli scottava ancora atrocemente.

«Quindi quest’anno ci alleneremo molto più di quanto non abbiamo mai fatto… Bene, ora andiamo a mettere in pratica le nostre nuove teorie!» esclamò Baston afferrando il suo manico di scopa e precedendoli fuori dagli spogliatoi. Con i muscoli freddi e ancora sbadigliando, la squadra lo segui.

Erano rimasti cosi a lungo negli spogliatoi che il sole era ormai sorto del tutto, anche se sull’erba dello stadio ristagnava ancora qualche residuo di nebbia. Quando Harry entrò in campo vide Ron e Hermione seduti sugli spalti.

«Non avete ancora finito?» chiese incredulo Ron.

«Non abbiamo neanche cominciato» rispose Harry guardando con invidia il toast e la marmellata d’arancia che Ron e Hermione si erano portati dalla Sala Grande. «Baston ci ha insegnato delle nuove mosse».

Inforcò il suo manico di scopa, si dette la spinta e si sollevò in volo. L’aria fredda del mattino gli sferzò la faccia, svegliandolo assai più del lungo sermone di Baston. Era meraviglioso trovarsi di nuovo sul campo di Quidditch. Sorvolò lo stadio a tutta velocità, facendo a gara con Fred e George.

«Che cos’è questo rumore di scatti?» chiese Fred prendendo una curva a tutta birra.

Harry si voltò a guardare verso le tribune. Colin era andato a sedersi su una delle file più in alto: brandiva la macchina fotografica e scattava foto all’impazzata, e nello stadio deserto il rumore veniva stranamente amplificato.

«Guarda da questa parte, Harry! Da questa parte!» gridò con la sua vocetta acuta.

«E quello chi è?» chiese Fred.

«Non ne ho idea» menti Harry, e diede un’accelerata che lo portò il più lontano possibile da Colin.

«Che succede?» chiese Baston accigliato, raggiungendoli in volo. «Perché quel ragazzo del primo anno scatta foto? Non mi piace. Potrebbe essere una spia dei Serpeverde che cerca di saperne di più sul nuovo programma di allenamento».

«È del Grifondoro» si affrettò a dire Harry.

«E, Oliver, i Serpeverde non hanno bisogno di spie» spiegò George.

«Perché dici così?» chiese Baston con aria inquisitoria.

«Perché sono qui di persona» disse George indicando con la mano.

Un gruppetto in tuta verde stava facendo il suo ingresso in campo, manici di scopa in resta.

«Non ci posso credere!» sibilò Baston indignato. «Il campo l’ho prenotato io per tutta la giornata! Adesso la vedremo!»

Scese in picchiata e, arrabbiato com’era, atterrò più bruscamente di quanto non fosse sua intenzione, tanto che una volta smontato barcollò leggermente. Harry, Fred e George lo seguirono.

«Flitt!» gridò Baston al capitano dei Serpeverde. «Questo è il nostro turno di allenamento. Ci siamo alzati di buon’ora apposta. E ora fuori dai piedi!»

Marcus Flitt era ancora più grosso di Baston. Sul viso aveva un’espressione di diabolica furbizia: «C’è spazio a volontà per tutti, Baston» rispose.

Si erano avvicinate anche Angelina, Alicia e Katie. Non c’erano ragazze nella squadra dei Serpeverde… che, spalla a spalla, facevano muro davanti ai Grifondoro gettando occhiate maliziose a qualcuno dietro di loro.

«Ma il campo l’ho prenotato io!» ribatté Baston sputacchiando saliva per la rabbia. «L’ho prenotato io!» insistette.

«Ah!» replicò Flitt, «ma io ho un permesso speciale del professor Piton. Il sottoscritto, professor S. Piton, autorizza la squadra del Serpeverde ad allenarsi oggi sul campo di Quidditch per l’istruzione del suo nuovo Cercatore ».

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