Hicks era rimasto impressionato per l’evidente ricchezza e indipendenza dell’uomo quando gli era stato presentato, e, pochi giorni dopo, quando Segundo aveva cenato con lui e gli aveva pacatamente offerto di partecipare a un paio di poco etici, ma lucrativi, investimenti era rimasto impressionato anche dalla sua intima conoscenza di quella ragnatela internazionale che era l’economia del Nuovo Mondo. Con tutta evidenza, nessuna scrittura legale o cessione o compera o frode era troppo antica od oscura perché Segundo non la conoscesse o non ne facesse spietato uso. Hicks aveva sempre pensato che uno avrebbe dovuto essere in grado di leggere la mente, o di parlare coi morti, per sapere alcune di quelle cose.
E poi, in una sera molto tarda di metà agosto, Segundo era venuto nella casa di Hicks con cattive notizie. «Temo,» aveva detto mentre Hicks batteva le palpebre per il sonno e ordinava a un servitore di portare un po’ di brandy, «che tu sia in pericolo, amico mio.»
L’uomo che adesso si faceva chiamare Hicks era sveglio solo da un minuto circa, da quando Segundo, a mezzanotte, si era messo a bussare alla porta, e all’inizio pensò che Segundo volesse dire che dei rapinatori o degli schiavi fuggiaschi si stessero avvicinando alla sua casa. «Pericolo?» disse, strofinandosi gli occhi. «Ho dieci servitori fedeli e una dozzina di pistole cariche… cosa…»
«Non mi riferisco al pericolo di essere ferito stanotte,» lo interruppe Segundo, sorridendo. «Mi riferisco al pericolo di un processo fra poco.»
Questo lo svegliò. Prese un bicchiere di brandy dal servo, lo sorseggiò, e poi fissò, cauto, Segundo. «Con quale accusa?»
«Beh,» disse Segundo con una risata mentre si sedeva su una delle sedie della sala da pranzo, «è difficile dirlo. Tu ed io abbiamo un… socio d’affari in comune, e temo che lui sia stato catturato, e stia cercando di ingraziarsi le autorità implicando tutti coloro coi quali ha avuto rapporti extra-legali… contrabbando e ricettazione, principalmente, credo. Ma lui era noto per aver fatto un altro genere di favori a certi uomini d’affari caraibici: rapimenti, assassini o incendi dolosi. Grazie,» aggiunse al servitore che gli porse un bicchiere.
Hicks si sedette all’altro lato del tavolo, di fronte a Segundo. «Chi?»
Segundo lanciò un’occhiata al servitore che sbadigliava, poi si sporse in avanti. «Lo chiameremo… Ed Thatch?»
Hicks scolò il bicchiere, fece per chiedere che fosse riempito di nuovo, poi disse al servo di lasciare la caraffa e uscire. «Di quali,» disse quando l’uomo fu andato via, «rapporti extra-legali ha parlato?» Dio sapeva che Barbanera lo aveva aiutato in svariate situazioni del genere, a cominciare dall’annegamento di una troppo bene informata zia nubile, quando lui aveva cominciato a fabbricare prove che convalidassero la storia che il fratello era morto.
«Beh, è difficile, vedi. Non so. Tutti quelli che riesce a ricordare, dobbiamo presumere.» Hicks gemette e abbassò il volto nelle mani, e Segundo si sporse e riempì il suo bicchiere. «Non disperarti,» gli disse. «Andiamo, ora, guarda me: anch’io sono implicato, almeno tanto terrìbilmente quanto te, e ti sembro abbattuto? C’è una via d’uscita da ogni disastro, eccetto quello definitivo.»
Hicks alzò la testa. «Cosa possiamo fare?»
«È semplice. Lasciare Haiti. Ti darò un passaggio sulla mia nave.»
«Ma,» aveva protestato Hicks, tristemente, «come posso portare con me tanto denaro da poter vivere senza problemi? E poi, sicuramente m’inseguiranno.»
Ulysse Segundo aveva sbattuto le palpebre. «Se tu fossi ancora qui, no. Cosa accadrebbe se fosse trovato un corpo nella tua camera da letto… un corpo della tua altezza e corporatura e colore… con la faccia devastata da un colpo di trombone… e un messaggio da suicida accanto, scritto di tuo pugno?»
«…Ma… chi…»
«Non hai degli uomini bianchi che lavorano per te? Uno non potrebbe scomparire?»
«Beh… suppongo…»
«E riguardo al denaro, rileverò tutto ciò che hai: la tua casa, la terra e tutto il resto. Prevedendo questa eventualità, ho fatto preparare dal mio avvocato una serie di rinunce, vaglia cambiari e atti di vendita, retrodatati in questi ultimi due anni, che sembreranno indicare che tu avevi ceduto ogni cosa, pezzo per pezzo, a un gruppo di creditori — un esercito internazionale di contabili impiegherebbe anni per scoprire che ognuno di quei creditori, rintracciato attraverso tutte le società silenziose e le finanziarie anonime, sia io.» Fece uno smagliante sorriso. «E in questo modo ci sarà un motivo per il tuo suicidio, capisci? Dissesto finanziario! Poiché suppongo che tu debba del danaro a svariate persone, e quando esse tenteranno di recuperarlo dalle tue proprietà, la nostra storia preconfezionata salterà fuori.»
E così avevano fatto. Hicks aveva firmato tutte le carte; poi, dopo che Segundo se n’era andato, si era recato negli alloggi dei servitori, aveva svegliato un uomo dell’età e corporatura giuste, e gli aveva ordinato seccamente di andare con lui nell’edificio principale. Senza spiegazioni, aveva guidato l’uomo nella sua camera da letto e gli aveva dato del vino drogato, e quando gli occhi disorientati dell’uomo si erano finalmente chiusi nell’incoscienza, Hicks lo aveva spogliato e aveva gettato i suoi abiti nel focolare, poi aveva vestito quel corpo rilassato con la sua camicia da notte. Aveva caricato un trombone con due buone manciate di anelli e monete e catene d’oro, e aveva impacchettato tutto quello che restava del suo oro e dei suoi gioielli in tre casse. Segundo era tornato con diversi loschi ma robusti marinai prima dell’alba, e l’ultima cosa che Sebastian Chandagnac aveva fatto, prima di abbandonare la casa ancestrale e di adottare il nome di Joshua Hicks, era stata quella di sparare in faccia al servitore privo di sensi. Il rinculo gli aveva distorto il polso, e lui era rimasto inorridito per il rumore e l’istantanea distruzione: il colpo aveva devastato un intero lato della stanza, e fatto esplodere la testa del servo, in un milione di pezzi, attraverso la finestra chiusa e fuori nel giardino.
Segundo, tuttavia, era di ottimo umore, e mentre si stavano allontanando su un carro a quattro cavalli aveva affermato di essere capace di sentire l’odore del sangue del servitore ucciso nella brezza notturna. «È questo che mi propongo adesso, sai,» aveva fatto notare mentre faceva schioccare la frusta sopra i cavalli. «Ormai ho tutta la ricchezza di cui ho bisogno… ciò che devo procurarmi adesso è acqua di mare e sangue… una quantità assolutamente folle di sangue fresco e rosso.» La sua risata vivace, quasi fanciullesca, si era persa trillando fra le palme di cocco e gli alberi del pane ai due lati della strada diretta verso la spiaggia.
Seduto sul suo balcone in Giamaica, Sebastian Chandagnac sogghignò tristemente nel brandy. Sì, pensò, avrei dovuto aspettare, e controllare io stesso. Segundo voleva semplicemente qualcuno come suo schiavo — una marionetta ben educata — affinchè sorvegliasse quella ragazza al piano di sopra. E, nel caso Segundo non fosse di ritorno entro Natale, affinchè… come si era espresso Segundo?…«eseguisse il rituale che l’avrebbe resa un vaso vuoto pronto per essere riempito.» Spero in Dio che lui ritorni prima di Natale… non solo perché non posso sopportare l’idea di eseguire quel rituale che mi ha fatto memorizzare, ma anche a causa della cena che terrò qui la notte di Natale. Dopo essermi accollato la seccatura pruriginosa di farmi crescere una barba solo perché qualcuno altrimenti avrebbe potuto riconoscermi come Sebastian Chandagnac, sarebbe una vergogna se dovessi presenziare alla mia cena di presentazione tutto coperto di sangue e piume di pollo e puzzolente di terra di cimitero.
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