Orson Card - I giorni del cervo

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I giorni del cervo: краткое содержание, описание и аннотация

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Sinistri presagi indicano che da Antiqua è salpata una flotta di navi: navi nere, cariche di neri guerrieri, di strani animali capelluti e di armi che portano una morte senza volto. La guerra è imminente. Il Bene e il Male, come nel più epico dei racconti, esploderanno in una battaglia cruenta alla quale parteciperanno anche forze soprannaturali e magiche. Tutti i popoli del continente, superate le antiche divisioni, si uniranno a combattere con l’esercito del Cervo, guidato dal valoroso Dulkancellin. Gli uomini di pace si trasformeranno in guerrieri, e i guerrieri in eroi. La salvezza del continente dipende dal loro coraggio

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— Timias ha trovato qualcuno nella tua stanza, oggi — disse. — Un ragazzo. Dice che ti conosce, ma stava rubando lo stesso. Timias l’ha preso.

Andarono all’appartamento di Orem. Timias era appoggiato a una parete, stringendo i capelli di un adolescente che sedeva furibondo su uno sgabello. Due anni e la pubertà possono cambiare un ragazzino; Orem per un momento non lo riconobbe. E la mutilazione delle orecchie era la cosa che sul momento colpiva… con i capelli tirati su, le cicatrici erano terribili.

Solo quando parlò Orem lo riconobbe.

— Orem, di’ a questo fottuto di togliermi le mani di dosso, in nome di Dio!

— Pulce!

— Lo conosci? — chiese Timias.

— Sì, lo conosco. Gli devo la vita, un paio di volte.

— E non dimenticarti dei tre denari — disse Pulce acido.

— Pulce! Come stai?

— Sto diventando calvo. Se fossi sei pollici più alto, insegnerei a questo figlio di troia a tenere le mani a posto.

— Come hai fatto a entrare? — chiese Orem. — Non deve essere stato facile.

— Ho preso la via bassa.

Timias non gli credette. — La porta posteriore ha più guardie dei pidocchi su una puttana da due soldi.

— Non sono informato circa le puttane da due soldi — disse Pulce. — Ho detto la via bassa, non quella dietro. Sotto il palazzo.

Timias aggrottò la fronte. — Non esiste una simile via.

— Allora ho scavato la roccia.

— Perché credi che le condotte dell’acqua passino sopra le mura? Hanno costruito questo posto in modo che non ci fossero passaggi sotto terra.

Pulce voltò di proposito le spalle a Timias. — Certa gente ha così ragione che non impara mai niente. Sono venuto a prenderti.

— Per portarmi dove?

— Dove c’è bisogno di te. Dicono che c’è poco tempo. Devi venire.

— Dove?

— Non conosco il nome del posto — disse Pulce. — E non credo che riuscirei a trovare facilmente la strada da solo. Ho una guida.

Pulce guardò verso la veranda. In piedi vicino alla balaustra c’era un’ombra che Orem riconobbe. — Dio — disse Orem.

— È matto come un maiale ubriaco, vero? — disse Pulce. — Deve dirlo a tutti chi è. Matto o no, comunque, sa la strada attraverso le catacombe.

Orem uscì e toccò il servo mezzo nudo sulla spalla. — Cosa vuoi da me?

Il vecchio si voltò, e i suoi occhi erano scuri; nella luce che veniva dalla stanza, Orem poté vedere che non c’era nessun bianco… solo l’iride che guardava attraverso il suo viso per vedere cosa ci fosse dietro.

— Tempo — disse il vecchio. — Aspetti troppo.

— Aspetto cosa? Perché sei venuto?

— L’hai accecata, ma ancora non agisci.

Orem avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma Pulce lo tirò per un braccio. — Lui è solo la guida — disse. — Gli altri ti vogliono… mi hanno trovato e mi hanno fatto scendere, e mi hanno mandato qui perché hanno pensato che saresti venuto se te l’avessi chiesto io. Puoi fidarti di me, Orem… non è un trucco o una trappola. Dicono che è troppo importante per aspettare.

— Allora verrò.

— Aspetta! — Timias lo fermò. — Non vorrai seguire questo ladruncolo in Dio sa quale pozzo… non gli crederai, vero?

— Prima che voi foste miei amici, lui lo era — disse Orem. — E con meno ragioni.

Quando vide che Orem intendeva andare. Timias insistette che si passasse dalla sua stanza a prendere una spada. Il vecchio parve deriderlo per questo, ma che importava? A Orem non dispiaceva sapere che Timias era con lui, e armato.

Il vecchio li guidò lungo un tortuoso cammino, tutto all’interno del palazzo, qualche volta in salita, qualche volta in discesa, in posti che Orem non aveva mai vista, e infine in posti che sembravano abbandonati da anni, con uno spesso strato di polvere sul pavimento e i mobili trasformati in nidi di ragni.

Si lasciarono alle spalle le stanze con le candele, e presero delle lampade per illuminare la via, tutti tranne il vecchio, anche se era lui a condurli nel buio. All’inizio Pulce continuava a parlare, ma dopo un po’ smise.

Superarono una porta, e c’erano delle scale di legno, così vecchie che dovevano camminare sui bordi, per timore che il legno al centro cedesse. E quando le scale terminarono, il pavimento era di pietra, le pareti di pietra, il soffitto umido e a tratti gocciolante, puntellato con travi di legno. Orem si ricordò del suo viaggio nelle catacombe con Braisy. Ma le catacombe erano fuori dalle mura della città, verso ovest, mentre qui erano a est, dentro il monte su cui sorgeva la Cittadella della Regina. E ancora scesero.

Il tunnel costruito dall’uomo si allargò e divenne una caverna; si restrinse di nuovo, trasformandosi in una fenditura naturale della roccia, attraverso cui passarono con difficoltà, costretti a strane contorsioni. E sempre il vecchio li aspettava avanti, senza troppa pazienza.

— Mi piacerebbe proprio sapere come fa a passare — sussurrò Timias.

— Dice di essere Dio — rispose Orem.

— Hai visto gli occhi?

Superarono un pendio senza sporgenze, sopra un pozzo così profondo che le pietre che facevano cadere non producevano alcun suono. Scivolarono giù lungo un camino nella roccia, graffiandosi le ginocchia e ricoprendosi a vicenda di polvere.

— Come facevi a essere così pulito nella mia stanza? — chiese Orem.

— Mi sono fatto il bagno — rispose Pulce. — Cos’altro avevo da fare mentre aspettavo? Stavo solo prendendo in prestito qualche vestito, quando è arrivato il tuo amico. Si può sapere che cosa stai guardando?

Orem stava guardando tre barili, vicino a una parete debolmente illuminata dalla lampada di Pulce. Si avvicinò; sapendo già cosa avrebbe visto. Ma i coperchi non c’erano, e i barili erano vuoti. Respirò di sollievo.

— Cosa c’è scritto sopra? — chiese Timias.

Orem abbassò la lampada. Aveva già visto le parole, naturalmente, e ricordava bene come erano scritte.

Sorella Dio Corno

Puttana Schiavo Pietra

Tu Tu Tu

Devi Devi Devi

Vedere Servire Salvare

Ricordò un altro messaggio che un tempo era stato scritto su quei barili: Lasciaci morire. Aveva obbedito a quel comando; il resto del messaggio attendeva. Adesso sapeva che doveva comprenderlo, se doveva fare ciò che doveva essere fatto.

— Conosci queste scritte? — chiese Timias. — Sai cosa vogliono dire?

— Non cosa vogliono dire. Ma sono state scritte per me. Due anni fa.

Dio schiavo tu devi servire. Orem guardò il vecchio. — Tu sei quello che dici di essere, credo.

Gli occhi lampeggiarono.

— Ti servirò se potrò — disse Orem.

— Al Risveglio dei Morti — sussurrò Dio. Poi voltò loro le spalle, si infilò in uno stretto passaggio e sparì. Lo seguirono, avvicinandosi al rumore di acqua corrente.

— Cosa ci fa Dio come schiavo nella casa di Bella? — chiese Timias sotto voce.

Orem non sapeva la risposta. Poi emersero in una grande sala, il Risveglio dei Morti, dove avrebbero avuto tutte le risposte.

Il risveglio dei morti

Non c’era bisogno di lampade, perché sopra di loro c’erano dei buchi che lasciavano passare la luce del giorno, debole ma sufficiente per vederci, se non li guardavano direttamente, abbagliandosi.

— Le cisterne — sussurrò Pulce.

E infatti, sentirono le voci delle cisterne, che si alzavano e abbassavano, in un terribile lamento. C’era un fiume che scorreva sul fondo della caverna, tanto largo che non si vedeva dalla parte opposta, ma poco profondo. E la puzza era talmente soffocante che avvicinandosi non potevano respirare. Il suono giungeva dal bordo dell’acqua.

— Le fogne della città — mormorò Dio. — Finiscono tutte qui.

Non si avvicinarono oltre all’acqua. Il vecchio li condusse lungo il bordo sopraelevato che correva accanto al fiume.

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