Orson Card - I giorni del cervo

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I giorni del cervo: краткое содержание, описание и аннотация

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Sinistri presagi indicano che da Antiqua è salpata una flotta di navi: navi nere, cariche di neri guerrieri, di strani animali capelluti e di armi che portano una morte senza volto. La guerra è imminente. Il Bene e il Male, come nel più epico dei racconti, esploderanno in una battaglia cruenta alla quale parteciperanno anche forze soprannaturali e magiche. Tutti i popoli del continente, superate le antiche divisioni, si uniranno a combattere con l’esercito del Cervo, guidato dal valoroso Dulkancellin. Gli uomini di pace si trasformeranno in guerrieri, e i guerrieri in eroi. La salvezza del continente dipende dal loro coraggio

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— Stiamo seguendo la corrente? — chiese Timias.

— Sì — disse Orem.

— Ma saliamo, no?

Senza dubbio era così. Eppure l’acqua era sempre alla stessa distanza da loro. Doveva essere un’illusione. E tuttavia, più avanzavano, più il cammino si faceva in salita, e l’acqua pareva alzarsi con loro. Scorreva proprio verso l’alto.

Il vecchio superò l’ultimo e più scosceso tratto dello stretto sentiero, quasi verticale. Si trovarono così su una cornice molto più larga, del tutto orizzontale. Ma il fiume non la pensava allo stesso modo: si lanciava verso l’alto, in una impossibile cascata. Gli spruzzi li raggiungevano… cadendo verso il basso, com’era giusto. Orem si accorse che qui l’acqua non puzzava; non c’era assolutamente nessun odore. Si avvicinò alla corrente e si bagnò le mani. e assaggiò l’acqua. Era pura. Pura come…

— Le sorgenti della Casa dell’Acqua. — Timias lo guardò sgomento. Si voltò e gridò a Pulce: — Questa è la sorgente della Casa dell’Acqua!

— Venite a vedere cosa la pulisce! — gridò a sua volta Pulce. Lo raggiunsero sul bordo della cornice e guardarono verso il basso. — Con la luce alle spalle, adesso si vede — disse Pulce. All’inizio Orem non capì cosa stava guardando; poi i suoi occhi si adattarono, e si rese conto che entrambe le rive del fiume si agitavano, si contorcevano, si gonfiavano.

— Queruli — disse Pulce. — È pieno di Queruli.

Come l’avanzare e il ritrarsi delle onde, i serpenti si gettavano nell’acqua e ne uscivano. A milioni, fin dove permetteva di vedere la luce delle cisterne. — La mangiano — disse Pulce. — Che altro può essere?

— Scorre verso l’alto — disse Timias. — Cosa la fa alzare?

— Si alza — disse una voce di donna alle loro spalle — perché vuole alzarsi.

Orem si girò di scatto. Conosceva quella voce… insieme temuta e desiderata. Lei lo guardò con un solo occhio, una faccia storta, un corpo perfetto come il ramo che si innalza da un albero. — Seguimi — disse. Lui la seguì docilmente.

Sua sorella sedeva su una roccia dietro la cascata. C’era luce, anche se la luce del sole non poteva giungere fin lì. La luce non aveva sorgente e non gettava ombre, semplicemente c’era, semplicemente illuminava quell’anfratto nella roccia in maniera che tutto ciò che era in esso poteva essere visto. La donna dalla faccia di nebbia emise un lamento.

— Mia sorella ti saluta.

— E io lei — disse Orem.

— Dice che tutte le cose si uniscono alla fine.

— È questa la fine?

— Quasi.

— Perché sono qui?

— Per liberare gli dèi, Orem figlio di Palicrovol.

Orem rabbrividì. — Il nome di mio padre è Avonap.

— Credi che le Dolci Sorelle possano sbagliare in cose del genere? Noi conosciamo tutte le madri e tutti i padri, Orem. Avonap è il marito di tua madre, ma Palicrovol ti ha generato.

In un attimo, l’intero sogno della sua concezione gli passò nella mente, dall’attraversamento del fiume a quando Palicrovol aveva lasciato la caverna di foglie.

— La Regina Bella ha preso il potere proibito, che un uomo non può mai prendere e che mai prenderà un’altra donna. Ci ha legate, Orem, ci ha legate come ci vedi ora.

Orem le guardò, guardò Dio. — Come siete legate?

Il vecchio girò la testa. Orem seguì il suo sguardo. Sul pavimento della grotta c’era lo scheletro di un grande cervo. Le ossa erano così secche che avrebbero dovuto essere cadute, invece erano ancora congiunte, come se l’animale vivesse.

Il cranio era sospeso alle grandi corna, e le cento punte erano incastrate nella parete di solida roccia della caverna.

— Vedi come i mondi sono prigionieri — disse la Sorella che poteva parlare. — Oh, Orem, siamo deboli ora, e ciò che facciamo è lento. Possiamo ancora mandare delle visioni qua e là, fare piccoli incantesimi, ma è una fatica penosa. Noi ti abbiamo creato, Orem. Shantih e io abbiamo svegliato tua madre, l’abbiamo chiamata Bocciolo, le abbiamo insegnato ad andare sulla riva del fiume; il Cervo ha portato Palicrovol; Dio ti ha dato Avonap e Dobbick per renderti come sei. Abbiamo guidato la tua vita per portarti qui, sorvegliandoti e formandoti quando potevamo. Non devi deluderci ora.

— Cosa volete che faccia?

Ma Orem sapeva già la risposta. Dio schiavo devi servire. Sorella puttana devi vedere. Corno di pietra devi salvare. Ma come?

— Non ho poteri. Come faccio a liberare ciò che non posso vedere?

— Hai guardato?

Così Orem guardò, gettò le sue reti. Ma non c’era alcuna scintilla per il Cervo e per le Sorelle e per Dio. Esplorò, ma l’unica magia che riuscì a trovare fu il semplice incantesimo che Timias aveva sulla spada.

— Cosa devo vedere? — chiese.

— Non possiamo dirtelo — disse la Sorella con la bocca. — Siamo legate.

Shantih emise un gemito.

— Mia sorella dice che devi riportarci a come eravamo prima che la nera Asineth disfacesse tutto.

Ma io non so come eravate prima. … sono nato solo diciotto anni fa, e tutte queste cose sono state fatte prima che fossi concepito, prima che mia madre o sua madre, o la madre di sua madre fossero nate. — Non posso!

— Vuota la mente — sussurrò Dio. — Pensa solo a ciò che sai di noi; aspetteremo ancora un poco, dopo tutto questo tempo.

Orem si sedette sul pavimento di roccia, allungò una mano e toccò le ossa fredde del Cervo. Sentì Pulce trattenere un grido alle sue spalle; un Querulo sibilò e si districò dalla cassa toracica del Cervo. Scivolò via da un’altra parte: non cercava la morte di Orem quel giorno.

Cominciò da Dio, perché l’aveva studiato per anni a Banningside. Cos’era Dio? Buono; il Padre di tutto, Perfettore dei Sette Cerchi, che sollevava chiunque lo desiderasse nel cerchio più interno, per unirsi a lui nella sua missione incorporea di raccogliere tutta l’intelligenza disorganizzata e insegnarle una forma, e…

Incorporeo.

Guardò il vecchio, che gli restituì placidamente lo sguardo con occhi di ambra, da pupilla a pupilla.

— Cosa fai con un corpo? — chiese Orem.

Dio sorrise.

Orem si alzò, e prese la spada di Timias. — Cosa vuoi farne? — chiese Timias. — Lascia fare a me. Tu non sei bravo con la spada.

— Non devo combattere — rispose Orem. Timias con riluttanza gli cedette la spada. Era troppo pesante per la mano di Orem, e lui aveva orrore di quello che stava per fare, ma la cacciò con tutta la sua forza nel cuore di Dio. Il sangue sgorgò, ma Orem guardò solo gli occhi, che da ambra diventavano gialli, poi bianchi, e brillavano come due soli. D’improvviso la luce balzò fuori, riempì per un momento la caverna, e svanì.

Orem si chinò sul cadavere e si coprì le mani con il sangue caldo del vecchio. Poi andò dalle Sorelle. Quella con la bocca gli sorrise. Cosparse di sangue il viso di quella senza faccia, e il lato senza occhio di quella con mezza faccia. Il sangue fumò e sfrigolò sulla loro pelle. Poi le prese per i capelli dietro la nuca e premette le loro facce l’una contro l’altra, come erano state alla nascita: una che guardava solo dentro la sorella, l’altra con un solo occhio all’esterno. Le teste tremarono sotto le sue mani, poi vi rimasero immobili. Le lasciò andare e le donne si alzarono. I vestiti erano spariti; le braccia e le gambe si avvinghiavano talmente che non erano necessari vestiti per la loro modestia. La capigliatura era una sola, la carne liscia e uniforme sulla testa. — Ah — cantò la mezza bocca. — Nnn — cantò l’altra nella guancia della sorella, così che entrambi i suoni formarono un solo canto che giungeva dalla stessa bocca. Insieme si levarono da terra.

— Non andatevene! — gridò Orem.

— Libera il Cervo — mormorò la bocca — poi ferma Bella. Non sta facendo nulla che non abbia già fatto prima. Vendica la tua sorella senza nome e il tuo figlio senza nome.

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