Così Alvin entrò nel cervello di Measure, nei nervi che scendevano lungo la spina dorsale, e aggiustò tutto, rimise tutto come doveva essere.
Measure si svegliò con un unico, lungo, terribile urlo di dolore. Era vivo, e il dolore era tornato, più vivo e lancinante di prima. Mi spiace, Measure. Non posso guarirti senza farti di nuovo soffrire. Eppure debbo guarirti, o troppi innocenti moriranno.
Alvin nemmeno si accorse che era già scesa la notte, e che era soltanto a metà del lavoro.
A Prophetstown quella notte nessuno dormì, tranne i bambini. Gli adulti avvertivano distintamente la presenza dell’esercito dei Bianchi intorno alla città; per il loro senso della terra, gli incantesimi protettivi e difensivi usati dai Bianchi per celare le proprie manovre non erano meno evidenti di trombe e bandiere.
Adesso che la morte per ferro e per fuoco era solo a poche ore di distanza, non tutti trovarono il coraggio necessario a mantenere sino in fondo il loro giuramento. Ma lo mantennero in questo senso: radunarono le loro famiglie e scivolarono fuori di Prophetstown, passando silenziosi tra le file dei soldati bianchi che nemmeno si accorsero della loro presenza. Sapendo che non sarebbero stati capaci di morire senza difendersi se ne andarono, per non contaminare la perfezione del rifiuto di combattere del Profeta.
Tenska-Tawa non restò sorpreso dal fatto che alcuni se ne fossero andati. Molto di più lo sorprese vedere che tanti erano rimasti. Quasi tutti. Tutta gente che credeva in lui, e che avrebbe testimoniato quella fiducia col proprio sangue. Il Profeta paventava l’arrivo del nuovo giorno; quanti anni aveva sofferto, tormentato dal rumore nero, per il dolore di un solo omicidio! Certo, l’ucciso era stato suo padre, e questo aveva acuito la sua sofferenza; ma non amava forse la gente di Prophetstown almeno quanto aveva amato suo padre?
Eppure doveva respingere il dolore nero e conservarsi padrone di se stesso, o tanta gente sarebbe morta invano. Se avesse pensato che la loro morte sarebbe stata inutile, non si sarebbe spinto fino a quel punto. Tante volte aveva frugato la torre di cristallo, cercando un modo diverso per affrontare quel giorno, una via che potesse portare a qualcosa di buono. La miglior soluzione che aveva trovato era una terra divisa, i Rossi a ovest del Mizzipy, i Bianchi a est. Ma anche a questo risultato si poteva giungere solo attraverso il più angusto dei sentieri. Molto dipendeva dal ragazzo bianco, ma molto dipendeva anche da Tenska-Tawa, e addirittura da ciò che avrebbe fatto Assassino Bianco Harrison. In tutti i possibili futuri in cui Harrison mostrava un barlume di pietà, infatti, il massacro del Tippy-Canoe non impediva affatto la distruzione dei Rossi e, insieme, quella della terra. In ciascuno di quei futuri, gli uomini rossi lentamente si estinguevano, confinati in minuscole riserve, in regioni desolate, finché tutta la terra non cadeva in mano ai Bianchi che con la violenza la costringevano a sottomettersi, la spogliavano, la squarciavano, la depredavano, forzandola a produrre immense quantità di cibo che costituivano solo l’imitazione di un vero raccolto, mantenuto in vita dai veleni di sordide alchimie. Anche se in quelle visioni del futuro l’uomo bianco finiva col pagare i suoi errori, sarebbero trascorse molte generazioni prima che egli si rendesse conto di quello che aveva fatto. Eppure proprio lì, a Prophetstown, c’era un giorno — l’indomani — in cui il futuro poteva essere guidato verso una via migliore, per quanto improbabile. Una via che avrebbe visto una terra ancora viva, anche se divisa; una via che un giorno avrebbe visto sorgere una città di cristallo capace di catturare i raggi del sole e trasformarli in visioni di verità per tutti i suoi abitanti.
Questa era la speranza di Tenska-Tawa: di riuscire pur nella sofferenza a restare aggrappato a quella luminosa visione per l’intera giornata dell’indomani, e così trasformare la sofferenza, il sangue, il rumore nero della strage in un evento capace di trasformare il mondo.
Ancor prima che i primi raggi di luce si levassero sull’orizzonte, Tenska-Tawa avvertì l’approssimarsi dell’alba. In parte, il Profeta poteva avvertirlo grazie al ridestarsi della vita a oriente, che egli riusciva a percepire prima di qualsiasi altro Rosso. In quell’occasione, tuttavia, lo avvertì dai movimenti dei Bianchi che si preparavano ad accendere le micce dei loro cannoni. Quattro falò, nascosti e al tempo stesso rivelati da incantesimi e stregonerie. Quattro cannoni, puntati sulla città per investirla da un’estremità all’altra con un torrente di ferro e di fuoco.
Tenska-Tawa cominciò a girare per la città, canticchiando a bocca chiusa. Gli abitanti lo udirono, e i genitori svegliarono i figli. I Bianchi pensavano di sorprenderli nel sonno, gente senza volto chiusa nelle tende e nelle capanne. Invece i Rossi di Prophetstown emersero nell’oscurità dalle loro abitazioni, incamminandosi con passo sicuro verso l’ampia distesa del prato sul quale tenevano i loro raduni. La folla era talmente fitta che non c’era nemmeno il posto per stare seduti. Così le famiglie restarono in piedi, e padri e madri strinsero i figli nel cerchio del loro abbraccio, in attesa che l’uomo bianco versasse il loro sangue.
«La terra non assorbirà il vostro sangue» aveva promesso loro Tenska-Tawa. «Il sangue scorrerà nel fiume, e io ve lo manterrò con la forza della vita e della morte di tutti voi, e lo userò per tenere in vita la terra, e legare l’uomo bianco alle terre di cui si è già impadronito e che egli ha già cominciato a uccidere.»
Così adesso Tenska-Tawa avanzò fino alla sponda del Tippy-Canoe, guardando il prato riempirsi della sua gente, tanta parte della quale sarebbe morta davanti ai suoi occhi perché aveva creduto alle sue parole. «Oggi dovete essere al mio fianco, signor Miller» disse il generale Harrison. «È il sangue dei vostri figli che oggi vendicheremo. Voglio che abbiate l’onore di sparare il primo colpo di questa guerra.»
Mike Fink guardò il mugnaio dallo sguardo ardente comprimere con cura la polvere, il piombo e lo stoppaccio nella canna del suo moschetto. Mike riconobbe nel suo sguardo la sete di sangue. Era una specie di pazzia che s’impadroniva della tua volontà e ti rendeva pericoloso, ti rendeva capace di fare cose fuori del normale. Mike era ben felice che quel mugnaio non sapesse veramente come e perché suo figlio era morto. Certo, il governatore Bill non gli aveva spiegato chiaramente chi fosse quel ragazzo, ma Mike Fink non portava più da un pezzo i calzoni corti, e aveva fatto in fretta a sommare due più due. Harrison giocava forte, ma una cosa era sicura. Per salire sempre più in alto e ridurre in suo potere terra e uomini avrebbe fatto qualsiasi cosa. E Mike Fink sapeva che Harrison avrebbe tollerato la sua presenza solo fino a quando fosse stato convinto che Mike potesse essergli utile.
La cosa strana, vedete, era che Mike Fink non si considerava affatto un assassino. La vita lui la vedeva come una gara in cui chi arrivava secondo ci lasciava la pelle; ma quello per lui non era un assassinio, era un combattimento leale. Come la volta che aveva ammazzato Hooch… Quest’ultimo non avrebbe dovuto essere così imprudente. Avrebbe dovuto accorgersi che Mike non si trovava sulla riva con il resto dei suoi uomini, e di conseguenza avrebbe dovuto essere molto più cauto e sospettoso, e se così fosse stato… be’, a rimetterci la pelle avrebbe anche potuto essere Mike Fink. Così Hooch aveva perso la vita perché aveva perso la gara… quella gara alla quale entrambi partecipavano.
Ma il ragazzo del giorno prima non era fra i concorrenti. A lui quella gara non interessava proprio. Voleva solo tornare a casa. Mike Fink non si era mai battuto con qualcuno che non fosse disposto a battersi, né aveva mai ucciso nessuno che, potendo, non avrebbe cercato per primo di fargli la festa. Quella era stata la prima volta che aveva ammazzato qualcuno solo perché gli era stato ordinato, e la cosa non gli era piaciuta, non gli era piaciuta per niente. Mike adesso capiva che il governatore Bill credeva che lui avesse ucciso Hooch per quello stesso motivo, perché gli era stato detto di farlo. Ma non era affatto così. E oggi Mike Fink guardava il padre di quel ragazzo, vedeva la furia incendiargli lo sguardo, e a quell’uomo diceva — ma in silenzio, perché nessuno potesse udirlo -, diceva: sono con te, sono d’accordo con te che l’uomo che ha ucciso il tuo ragazzo deve morire.
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