«Domani a mezzogiorno» rifletté Ta-Kumsaw.
«Sarà già morto» asserì Scambiastorie.
Ta-Kumsaw si lasciò sfuggire un grido di disperazione, così forte che alcuni uccelli si levarono in volo e si allontanarono gracchiando oltre la radura.
«Aspetta un momento, tira le redini. Se non ci fosse più nulla da fare, perché mai avrebbe dovuto mandarmi a cercarvi? Non capite che siamo pedine di un piano più grande di ciascuno di noi? Com’è accaduto che i Chok-Taw al servizio di Harrison abbiano rapito proprio Alvin e Measure? Com’è accaduto che noi tre ci siamo trovati qui proprio nel giorno in cui c’è più bisogno di noi?»
«È laggiù che hanno bisogno di noi» gli fece notare Ta-Kumsaw.
«Non credo» disse Scambiastorie. «Credo che, se così fosse, in questo momento ci troveremmo laggiù. E invece è qui che c’è bisogno di noi.»
«Sei come mio fratello, che cerca sempre di trovarmi un posto nei suoi piani!»
«Quanto vorrei essere davvero come lui! Nelle sue visioni il Profeta vede tutto ciò che avviene, mentre io ho soltanto la lettera di una fiaccola. Ma eccomi qui, assieme a voi, e se non dovessimo essere qui, state pur certi che non ci saremmo, che vi piaccia o no.»
Ad Alvin questi discorsi su ciò che avrebbe dovuto essere non andavano affatto a genio. A che pro tante supposizioni? Che cosa intendeva veramente dire Scambiastorie… che tutti loro erano soltanto burattini appesi a un filo? Chi era a muoverli a suo esclusivo piacimento? «Se veramente esiste qualcuno che decide tutto al posto nostro» osservò «mi sembra che non se la stia cavando molto bene, almeno a giudicare dal pasticcio in cui ci ha ficcati.»
Scambiastorie sorrise. «Con te la religione proprio non attacca, eh, ragazzo?»
«Semplicemente, non penso che ci sia nessuno a decidere che cosa dobbiamo fare.»
«Nemmeno io» concordò Scambiastorie. «Sto solo dicendo che le cose non vanno mai così male che non sia possibile far qualcosa per migliorarle.»
«Be’, accetterei volentieri qualche suggerimento. Che cosa dovrei fare, secondo la tua fiaccola?» chiese Alvin.
«Secondo lei dovresti salire sulla montagna e guarire Measure. Non chiedermi altro… È tutto quello che mi ha detto. Da queste parti non c’è una sola montagna degna di questo nome, e Measure si trova nella cantina delle patate dietro la casa di Vinegar Riley…»
«So dov’è» disse Alvin. «Ci sono stato. Ma non posso… insomma, non ho mai provato a guarire nessuno che non si trovasse davanti a me.»
«Basta con le parole» intervenne Ta-Kumsaw. «La Collina Ottagonale ti ha chiamato in sogno, ragazzo bianco. Quest’uomo è venuto a dirti che devi salire sulla montagna. Tutto comincerà quando vi salirai. Se ci riesci.»
«Sulla Collina Ottagonale comincerà qualcosa, ma qualcos’altro finirà» disse Scambiastorie.
«Che cosa ne sa un uomo bianco di questo posto?» chiese Ta-Kumsaw.
«Assolutamente niente» ammise Scambiastorie. «Ma molti anni fa mi sono inginocchiato accanto al letto di morte di una vecchia Irrakwa, che mi ha detto che la cosa più importante della sua vita era stata salire sulla Collina Ottagonale. Dopo di lei, nessuno della sua gente vi era più salito.»
«Gli Irrakwa sono tutti diventati bianchi nel profondo del cuore» commentò Ta-Kumsaw. «Nessuno di loro può più accedere alla Collina Ottagonale.»
«Ma io sono bianco» obiettò Alvin.
«Molto giusto» fu la replica di Ta-Kumsaw. «Sarà la Collina a darti la risposta. Forse la risposta è che non ti è consentito di salire, e tutti moriranno. Andiamo.»
Ta-Kumsaw li guidò lungo il sentiero che la terra apriva davanti a loro, finché non giunsero a una ripida salita, ricoperta da un fitto intrico di alberi e di rovi. Lì non c’erano più sentieri.
«Questa è la Faccia dell’Uomo Rosso» spiegò Ta-Kumsaw. «A quanto si narra, a seconda del lato dal quale si sale si trova una collina diversa. Salendo dalla Faccia dei Costruttori si trova la loro antica città, ancora abitata. Salendo dalla Faccia degli Animali, si trova una terra il cui re è un gigantesco bisonte, un mostruoso animale dalle corna che gli spuntano dalle fauci, e il naso somigliante a un orrendo serpente; enormi giaguari dalle zanne lunghe come lance si inchinano davanti a lui. Chi può sapere se queste storie sono vere? Nessuno più scala la collina da quella parte.»
«Esiste anche una Faccia dell’Uomo Bianco?» chiese Alvin.
«Uomo Rosso, Medicina, Costruttori, Animali. Le quattro facce rimanenti nessuno sa come si chiamino. Può darsi che una di esse sia quella dell’Uomo Bianco. Venite.»
Ta-Kumsaw li condusse intorno alla base della collina, che ora si innalzava alla loro sinistra. Non si vedevano sentieri. Alvin riconosceva tutto ciò che vedeva. Il suo sogno della notte precedente si era avverato, per lo meno in questo: Scambiastorie era con lui, e prima di salire stavano girando intorno alla collina.
Giunsero all’ultima delle facce senza nome. Non si scorgeva traccia di sentiero. Alvin fece per andare oltre.
«È inutile» fece loro notare Ta-Kumsaw. «Abbiamo visto tutte e otto le facce, e nessuna ci ha consentito di salire. La prossima è di nuovo la Faccia dell’Uomo Rosso.»
«Lo so» ribatté Alvin. «Ma ecco il sentiero.»
E infatti davanti a loro si apriva il sentiero, dritto come una freccia. Esattamente sullo spigolo tra la Faccia dell’Uomo Rosso e quella senza nome che la precedeva.
«Allora sei veramente mezzo Rosso» esclamò Ta-Kumsaw.
«Su, salite» li esortò Scambiastorie.
«Nel sogno, ti trovavi lassù insieme con me» disse Alvin.
«Può anche darsi» ammise Scambiastorie. «Ma il sentiero di cui voialtri state parlando, io non lo vedo. Per me, questo lato è esattamente uguale agli altri. Perciò immagino di non essere stato invitato.»
«Vai» lo spronò Ta-Kumsaw. «Sbrigati.»
«Accompagnami tu, allora» propose Alvin. «Il sentiero lo vedi, no?»
«Io la collina non l’ho sognata» disse Ta-Kumsaw. «E ciò che vedrai una volta lassù sarà per metà ciò che potrebbe vedere un uomo rosso, e per metà un posto del tutto nuovo, che a me non è consentito di vedere. Va’, adesso, non sprecare altro tempo. Mio fratello e tuo fratello moriranno, se non fai ciò che la terra vuole.»
«Ho sete» si lamentò Al.
«Berrai lassù», replicò Ta-Kumsaw, «se la collina ti offrirà dell’acqua. E se ti offrirà del cibo, mangerai.»
Al mise piede sul sentiero e cominciò a salire aiutandosi con le mani e con i piedi. La salita era ripida, ma c’erano radici a cui aggrapparsi e punti d’appoggio per i piedi, e ben presto il sentiero si fece meno ripido, poi pianeggiante, mentre la vegetazione si diradava e scompariva.
Alvin avrebbe pensato che la collina fosse un’unica altura, con otto facce. Una volta in cima, tuttavia, vide che ciascuna delle otto facce costituiva una collina separata. Nel mezzo si spalancava un’ampia conca. La valle tuttavia gli parve troppo vasta, le colline di fronte troppo distanti. Non aveva forse fatto il giro dell’intera collina nel breve arco di un mattino insieme con Ta-Kumsaw e Scambiastorie? All’interno, la Collina Ottagonale era molto più vasta di come appariva dall’esterno.
Facendo attenzione a dove metteva i piedi, cominciò a scendere il pendio erboso. L’erba che cresceva a ciuffi irregolari gli dava una sensazione di fresco; il suolo era umido e compatto. La discesa gli parve molto più lunga della salita. Quando finalmente arrivò in fondo, si trovò sul limitare di un prato dove crescevano alberi dalle foglie d’argento, proprio come nel sogno. Questo dunque era stato veritiero, gli aveva mostrato un posto che esisteva veramente, non un parto della sua immaginazione.
Si chiese come avrebbe potuto trovare Measure per curarlo. Che c’entrava la Collina Ottagonale con tutto il resto? Ormai era pomeriggio, avevano perso un sacco di tempo a fare il giro della collina… Measure poteva essere ormai moribondo, e Alvin non aveva la minima idea di come poterlo soccorrere.
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