Poco dopo si tolse il perizoma per aiutarsi nel suo lavoro. Dopo aver smosso la terra con le mani, l’ammucchiava nel perizoma e con questo la issava fuori della buca. Non era la stessa cosa che avere una vanga, ma sicuramente molto meglio che buttar fuori la terra una manciata alla volta. Quanto tempo gli restava? Giorni? Ore?
Non era trascorsa un’ora da quando Measure se n’era andato. Ta-Kumsaw era in piedi su una duna. Al suo fianco si trovava Alvin, il Ragazzo Bianco. Di fronte a lui, Tenska-Tawa, Lolla-Wossiky. Suo fratello, il ragazzo che una volta piangeva per la morte delle api. Un profeta; o almeno così si diceva. La sua voce era la voce della terra; o almeno così si diceva. Una voce che pronunciava parole di vigliaccheria, resa, sconfitta, distruzione.
«Questo è il giuramento della pace della terra» disse il Profeta. «Non adotteremo mai le armi dell’uomo bianco, gli attrezzi dell’uomo bianco, i vestiti dell’uomo bianco, il cibo dell’uomo bianco, le bevande dell’uomo bianco, le promesse dell’uomo bianco. E, soprattutto, non uccideremo mai un essere vivente che non si offra spontaneamente di morire.»
I Rossi che lo circondavano avevano già udito quelle parole, come le aveva udite Ta-Kumsaw. La maggior parte di coloro che avevano seguito entrambi fino al lago Mizogan avevano già rifiutato il patto del Profeta, considerandolo segno di debolezza. Avevano pronunciato un altro giuramento, quello della rabbia della terra, proposto da Ta-Kumsaw. Se i Bianchi volevano restare, avrebbero dovuto vivere secondo la legge dell’uomo rosso; altrimenti avrebbero dovuto andarsene, o perire. Le armi dei Bianchi si potevano usare, ma solo per difendere i Rossi da rapine e violenze. Nessun Rosso avrebbe mai torturato o ucciso un prigioniero, uomo, donna o bambino che fosse. E, soprattutto, la morte di un Rosso non sarebbe mai rimasta impunita.
Ta-Kumsaw sapeva che se tutti i Rossi d’America avessero pronunciato il suo giuramento, avrebbero ancora potuto sconfiggere l’uomo bianco. I Bianchi erano riusciti a fare tanti progressi solo perché i Rossi non si erano mai uniti sotto un unico capo. I Bianchi avevano sempre potuto allearsi con qualche tribù che li aveva guidati nella foresta aiutandoli a scovare il nemico. Se tanti Rossi non avessero rinnegato le proprie origini — come gli innominabili Irrakwa, o quei mezzi Bianchi dei Cherriky -, i Bianchi non avrebbero mai potuto sopravvivere in quella terra. Ne sarebbero stati inghiottiti, scomparendo nel nulla come tutti quelli che li avevano preceduti.
Quando il Profeta ebbe finito di lanciare la sua sfida, solo un pugno di uomini si fece avanti per pronunciare il giuramento richiesto e seguire Tenska-Tawa ovunque andasse. Il Profeta ne parve rattristato, pensò Ta-Kumsaw. Oppresso. Tenska-Tawa voltò le spalle a coloro che rimanevano… ai guerrieri disposti a battersi con l’uomo bianco.
«Quelli sono i tuoi uomini» disse il Profeta. «Avrei preferito che non fossero tanti.»
«E io avrei preferito che non fossero così pochi.»
«Di alleati ne troverai quanti ne vuoi. I Chok-Taw, i Cree-Ek, i Chicky-Saw, i bellicosi Semmy-Noll dell’Oky-Fenoky. Abbastanza da raccogliere il più grande esercito di Rossi che si sia mai visto in questa nostra terra, e tutti assetati del sangue dei Bianchi.»
«Resta al mio fianco in questa battaglia» lo pregò Ta-Kumsaw.
«Uccidendo, la perderai» disse il Profeta. «Io invece vincerò la mia.»
«Morendo.»
«Se la terra chiedesse la mia vita, obbedirei.»
«E tutta la tua gente insieme con te.»
Il Profeta scosse la testa. «Ho visto quello che ho visto. La gente che ha pronunciato il mio giuramento è parte della terra come lo sono l’orso e il bisonte, lo scoiattolo e il castoro, il tacchino, il fagiano e l’ottarda. Tutti questi animali sono rimasti immobili in attesa della tua freccia, è vero o no? O hanno allungato il collo in attesa del tuo coltello. O hanno posato il capo a terra in attesa del tuo tommy-hawk.»
«Non sono che animali, destinati al nostro nutrimento.»
«Sono vivi, destinati a vivere fino alla morte, e quando muoiono ciò avviene perché altri possano vivere.»
«Non io. Non la mia gente. Nessuno di noi allungherà il collo in attesa del coltello dei Bianchi.»
Il Profeta afferrò Ta-Kumsaw per le spalle, mentre le lacrime gli rigavano il volto. Premendo la guancia contro quella di Ta-Kumsaw, bagnò con le proprie lacrime il viso del fratello.
«Quando tutto sarà finito, vieni a cercarmi di là dal Mizzipy» si raccomandò il Profeta.
«Non permetterò mai che la terra venga divisa» asserì Ta-Kumsaw «L’est non appartiene all’uomo bianco.»
«L’est morirà» disse il Profeta. «Seguimi a ovest, dove l’uomo bianco non arriverà mai.»
Ta-Kumsaw non rispose.
Alvin, il Ragazzo Bianco, toccò la mano del Profeta. «Tenska-Tawa, questo forse significa che non potrò mai andare all’ovest?»
Il Profeta rise. «Perché pensi che ti mandi con Ta-Kumsaw? Se c’è qualcuno al mondo che può trasformare in Rosso un ragazzo bianco, questi è Ta-Kumsaw.»
«Non lo voglio» protestò Ta-Kumsaw.
«Allora morirai» disse il Profeta.
Dette queste parole, Tenska-Tawa scese lungo il fianco della duna fino al gruppetto di uomini che lo attendevano, le mani grondanti sangue, per sigillare il patto. Insieme, si avviarono in direzione dei loro familiari, in attesa sulla sponda del lago. L’indomani sarebbero tornati a Prophetstown. Pronti al macello.
Ta-Kumsaw attese che il Profeta fosse scomparso dietro una duna. Quindi, alle centinaia di uomini che rimanevano, urlò: «Quando avrà pace l’uomo bianco?»
«Quando se ne andrà!» urlarono quelli di rimando. «Quando morirà!»
Ta-Kumsaw rise e spalancò le braccia. Avvertiva il loro amore e la loro fiducia come il calore del sole in una giornata d’inverno. Uomini da meno avevano provato quel calore e se n’erano sentiti oppressi, perché non erano degni della fiducia riposta in loro. Ma non Ta-Kumsaw. Aveva misurato le proprie capacità, e sapeva che non c’era compito del quale non sarebbe stato all’altezza. Solo il tradimento avrebbe potuto precludergli la vittoria. E Ta-Kumsaw sapeva penetrare nel cuore degli uomini. Capiva subito se di qualcuno ci si poteva fidare, se mentiva o diceva la verità. Non aveva forse capito il governatore Harrison fin dal primo momento? Un uomo di tal fatta non poteva nascondersi al suo sguardo.
Pochi minuti dopo erano già in cammino. Un gruppo di qualche decina d’uomini condusse le donne e i bambini nel luogo in cui il loro villaggio itinerante si sarebbe temporaneamente stabilito. Non restavano mai più di tre giorni nello stesso posto; un villaggio permanente come Prophetstown sarebbe stato un invito al massacro. L’unico punto a vantaggio del Profeta era il grande numero dei suoi seguaci. A Prophetstown abitavano ormai diecimila Rossi, più di quanti ne fossero mai vissuti in un unico centro. E quello era un luogo di grandi prodigi, lo stesso Ta-Kumsaw doveva riconoscerlo. Il mais produceva fino a sei pannocchie per pianta, straordinariamente grosse e succose. I bisonti e i cervi arrivavano a Prophetstown da un raggio di cento miglia, si avvicinavano spontaneamente ai fuochi di cottura e si stendevano a terra in attesa del coltello. Quando le oche volavano nel cielo, da ogni stormo se ne staccava un certo numero che scendeva nel Wobbish e nel Tippy-Canoe, e lì restava in attesa della freccia. Anche i pesci risalivano a frotte l’Hio per balzare nelle reti dei pescatori.
Tutto questo non avrebbe significato nulla, se l’uomo bianco avesse aperto il fuoco con i cannoni caricati a mitraglia e a shrapnel sulle tende e sulle capanne della città dei Rossi. Il micidiale metallo avrebbe attraversato le pareti come se fossero state di carta… una pioggia mortale che non sarebbe stata trattenuta da quelle fragili strutture di pali e di fango. Quel giorno, ogni Rosso di Prophetstown avrebbe rimpianto il suo giuramento.
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