Orson Card - Il profeta dalla pelle rossa

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Il profeta dalla pelle rossa: краткое содержание, описание и аннотация

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L’America tranquilla e pacifica in cui Alvin è nato non esiste più: l’uomo bianco ha strappato la terra all’uomo rosso, ha tagliato, distrutto, bruciato. Il giovane Alvin, inconsapevole incarnazione di un potere arcano, è il solo che può ridare speranza a quella terra martoriata. Con l’aiuto di Ta-Kumsaw, un Rosso forte e orgoglioso, e di suo fratello Lolla-Wossiky, Alvin troverà la forza di battersi per la salvezza della sua terra, di cui vedrà persino il lontano e incerto futuro.

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I guerrieri formarono una doppia fila sulla sabbia. Ciascuno aveva in mano un bastone o un grosso ramo. Measure guardò un vecchio togliere a Ta-Kumsaw la collana che questi portava al collo, quindi il perizoma. Ta-Kumsaw si girò verso Measure e sorrise: «L’uomo bianco quando non ha vestiti è nudo. L’uomo rosso nella sua terra non è mai nudo. I miei vestiti sono il vento, il calore del sole, la polvere della terra, l’acqua della pioggia. Sono questi i vestiti che indosso. Io sono la voce e il volto della terra!»

«Tagliamo corto» borbottò Measure.

«Conosco qualcuno che direbbe che un uomo come te non ha la poesia nell’anima» disse Ta-Kumsaw.

«E io conosco un sacco di gente che direbbe che un uomo come te l’anima non ce l’ha proprio.»

Ta-Kumsaw gli lanciò un’occhiata di fuoco, latrò qualche parola ai suoi uomini, quindi si avviò tra le due file di guerrieri.

Avanzò lentamente, alzando il mento con aria arrogante. Il primo Rosso lo colpì sulle cosce, usando la parte più sottile di un ramo. Ta-Kumsaw gli strappò il ramo dalle mani, lo girò, e gli fece cenno di colpirlo di nuovo, stavolta al petto, un colpo violento che gli vuotò i polmoni dell’aria che contenevano. Da dove si trovava, Measure lo udì grugnire.

I Rossi erano disposti sulla pendice di una duna, e il terreno in salita costringeva Ta-Kumsaw a procedere lentamente. Ma anche sotto i colpi che gli grandinavano addosso, non ebbe mai la minima esitazione. I suoi uomini avevano un’espressione dura, decisa. Lo stavano aiutando a dimostrarsi coraggioso, e di conseguenza gli facevano male… ma niente che potesse causare danni seri. Il peggio lo prese sulle cosce, sul ventre e sulle spalle. Niente sugli stinchi, niente sulla faccia. Ma questo non significava che gliela facessero passare liscia. Measure poteva vedere il sangue colargli sulle spalle, ferite dalla ruvida scorza dei rami. Si immaginò di ricevere ciascuno di quei colpi, e capì che lui sarebbe stato colpito con più forza. Sono un vero pollo, si disse. Ho voluto fare a gara di coraggio con l’uomo più nobile d’America.

Ta-Kumsaw arrivò alla fine, si voltò e guardò Measure dall’alto della duna. Sorrideva, col corpo lucido di sangue. «E adesso tocca a te, mio coraggioso uomo bianco» lo invitò.

Measure non esitò. S’incamminò verso il gatlopp. A fermarlo fu una voce alle sue spalle. Era il Profeta, che urlava qualcosa in shawnee. I Rossi lo guardarono. Quando ebbe finito, Ta-Kumsaw sputò. Measure, senza sapere che cosa fosse stato detto, riprese a camminare. Quando arrivò davanti al primo Rosso, si aspettava come minimo un colpo come quello che aveva ricevuto Ta-Kumsaw. Ma non accadde nulla. Fece un altro passo. Nulla. Forse, per mostrargli il loro disprezzo, volevano colpirlo alla schiena; ma mentre continuava a risalire il fianco della duna nessuno lo colpì, nessuno si mosse.

Avrebbe dovuto sentirsi sollevato, lo sapeva, e invece provava solo rabbia. Dopo aver aiutato Ta-Kumsaw a mostrare il proprio coraggio, adesso facevano in modo che la marcia di Measure attraverso il gatlopp non avvenisse sotto il segno dell’onore, ma sotto quello della vergogna. Measure si voltò di scatto a guardare il Profeta, ritto ai piedi della duna con il braccio intorno alle spalle di Alvin.

«Che cosa gli hai detto?» chiese Measure.

«Ho detto loro che, se ti avessero ucciso, tutti avrebbero detto che Ta-Kumsaw e il Profeta vi avevano rapito per uccidervi. Ho detto loro che se ti avessero lasciato il minimo segno, quando fossi tornato a casa tutti avrebbero detto che vi avevamo torturati.»

«E io dico che voglio una possibilità per dimostrarvi che non sono un vigliacco!»

«Il gatlopp è un’idea stupida per un uomo che ha dimenticato quale sia il proprio dovere.»

Measure stese la mano afferrando un bastone dalla mano di un Rosso. Quindi cominciò a colpirsi ripetutamente sulla coscia, cercando di farne uscire il sangue. Faceva male, ma non abbastanza, perché, per quanta volontà ci mettesse, al momento di ferirsi il suo braccio esitava. Allora restituì il bastone in malo modo al guerriero e gli ordinò: «Colpiscimi!»

«Più un uomo è grande, più numerosi sono coloro che egli deve servire» disse il Profeta. «Un piccolo uomo serve solo se stesso. Un uomo più grande serve la propria famiglia. Un uomo ancora più grande serve la propria tribù, il proprio popolo. L’uomo più grande di tutti serve l’umanità intera, il mondo intero. Per te stesso avresti voluto dimostrarti coraggioso. Ma per la tua famiglia, la tua tribù, il tuo popolo, il mio popolo… per la terra e per tutti coloro che la popolano, devi passare sotto questo gatlopp senza un graffio.»

Lentamente, Measure si voltò e risalì la duna tra le due ali di guerrieri immobili fino a trovarsi di fronte a Ta-Kumsaw. Di nuovo Ta-Kumsaw sputò, stavolta ai piedi di Measure.

«Non sono un vigliacco» disse Measure.

Ta-Kumsaw se ne andò. Camminando, scivolando, slittando, giunse ai piedi della duna. Anche i guerrieri del gatlopp se ne andarono. Measure rimase solo in cima alla duna, sentendosi umiliato, infuriato, sfruttato.

«Vattene!» gridò il Profeta. «Vai a sud!»

Porse ad Alvin una borsa. Il ragazzo si inerpicò in cima alla duna e la diede a Measure, che l’aprì. Conteneva pemmican e chicchi di mais da succhiare lungo il tragitto.

«Non vuoi venire con me?» chiese Measure.

«Io debbo andare con Ta-Kumsaw» spiegò Alvin.

«Sono sicuro che ce l’avrei fatta a passare sotto il gatlopp» disse Measure.

«Lo so» concordò Alvin.

«Se il Profeta non voleva che mi sottoponessi alla prova» disse Measure «com’è che ha permesso che le cose arrivassero fino a quel punto?»

«Non me l’ha voluto dire» rispose Alvin. «Ma sta per succedere qualcosa di terribile. E lui vuole che succeda. Se te ne fossi andato prima, quando ti ho detto di scappare…»

«Mi avrebbero ripreso, Al.»

«Valeva la pena di tentare. Adesso, se te ne vai, farai esattamente quello che lui vuole.»

«Pensi che abbia intenzione di farmi uccidere, o qualcosa del genere?»

«Mi ha promesso che sopravvivrai, Measure. E tutta la nostra famiglia. E anche lui, e Ta-Kumsaw.»

«E allora che cosa accadrà di così terribile?»

«Non lo so. Ma ho paura di quello che potrà succedere. Penso che voglia mandarmi con Ta-Kumsaw per proteggermi.»

Anche stavolta valeva la pena di tentare. «Alvin, se mi vuoi bene, vieni via con me.»

Alvin si mise a piangere. «Ti voglio bene, Measure, ma non posso venire.» Sempre piangendo, scese di corsa la duna. Non volendo vederlo sparire alla sua vista, Measure si incamminò nella direzione che gli era stata indicata: verso sud, deviando appena a est. Non avrebbe avuto difficoltà a trovare la strada. Ma si sentiva torcere lo stomaco dalla paura e soprattutto dalla vergogna di essersi lasciato convincere a partire senza suo fratello. Ho fallito in tutto e per tutto. Sono praticamente un buono a nulla.

Camminò per il resto della giornata trascorrendo la notte sotto un mucchio di foglie in una cunetta del terreno. Il giorno seguente camminò fino al tardo pomeriggio, quando s’imbatté in un torrente che scorreva verso sud. Prima o poi sarebbe giunto al Tippy-Canoe o al Wobbish, dei due l’uno. L’acqua del torrente era troppo fonda per poterlo scendere a guado, e la vegetazione sulle rive troppo fitta per poterlo costeggiare. Così si limitò a mantenersi a portata d’orecchio dal torrente, aprendosi la strada nella boscaglia. Non era un Rosso, questo era sicuro. Graffiato dai cespugli e dai rami degli alberi, morso dagli insetti, le scottature non gli rendevano certo la vita più facile. In più, si cacciava spesso in qualche macchia impenetrabile dalla quale poteva uscire solo tornando sui suoi passi. Come se la terra gli fosse stata nemica, rallentando il suo cammino. In quei momenti, non desiderava altro che un cavallo e buone strade battute.

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