Margaret Weis - La guerra dei gemelli
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«Continua,» la sollecitò Caramon.
«Ri... ricordo che aveva con sé il congegno magico. Per lo meno, mi è parso che l’avesse. Ha detto qualcosa in proposito.» Crysania si portò la mano alla fronte. «Ma non riesco a pensare a cosa fosse. È... è tutto così tremendo e confuso! Ma... sono sicura di averlo sentito dire che aveva il congegno!»
Raistlin ebbe un lieve sorriso. «Sicuramente crederai a Dama Crysania, fratello mio!» Scrollò le spalle. «Un chierico di Paladine non può mentire.»
«Così, Tasslehoff si trova a casa? In questo preciso momento?» domandò Caramon, cercando di assimilare quella stupefacente informazione. «E quando tornerò, lo troverò...»
«... sano e salvo, e stracarico della maggior parte dei tuoi averi,» terminò Raistlin con sarcasmo. «Ma adesso dobbiamo rivolgere la nostra attenzione a faccende più urgenti. Hai ragione, fratello mio, abbiamo bisogno di cibo e d’indumenti caldi, ed è improbabile che troveremo qui l’uno e gli altri. L’epoca nella quale ci siamo spostati si trova circa un centinaio di anni dopo il Cataclisma. Questa Torre,» agitò la mano intorno a sé, «è rimasta deserta durante tutti questi anni. Adesso è custodita dalle creature della tenebra evocate dalla maledizione del fruitore di magia il cui corpo è ancora Impalato sulle punte della ringhiera sotto di noi. Intorno ad essa è cresciuto Il bosco di Shoikan, e non c’è nessuno in tutto Krynn che osi entrarvi.
«Nessuno, salvo me, naturalmente. No, nessuno può entrare. Ma i guardiani non impediranno che uno di noi, tu, fratello mio, per esempio, esca. Andrai a Palanthas e comprerai cibo e indumenti. Potrei produrli io, con la magia, ma non oso sprecare inutilmente energia da adesso fino al momento in cui io, vale a dire Crysania ed io, varcheremo il Portale.»
Caramon spalancò gli occhi. Il suo sguardo andò alle finestre annerite dalla fuliggine, i suoi pensieri alle orripilanti storie che si raccontavano sul bosco di Shoikan che si stendeva più oltre. «ti darò un amuleto che ti proteggerà,» fratello mio,» aggiunse Raistlin, esasperato, vedendo l’espressione spaventata sul volto di Caramon. «In realtà, un amuleto sarà necessario, ma non per aiutarti ad attraversare il Bosco. Qui dentro è molto più pericoloso. I guardiani mi obbediscono ma hanno sete del tuo sangue. Non metter piede fuori di questa stanza senza di me. Ricordalo. E anche tu, Dama Crysania.»
«Dove... dove si trova questo Portale?» chiese Caramon all’improvviso.
«Nel laboratorio sopra di noi, in cima alla Torre,» rispose Raistlin. «I portali venivano tenuti nel luogo più sicuro che gli stregoni potessero concepire, poiché, come puoi ben immaginare, sono estremamente pericolosi.»
«È tipico degli stregoni immischiarsi in cose che farebbero assai bene a lasciar stare,» ringhiò Caramon. «In nome degli dei, perché mai hanno creato una porta sull’Abisso?»
Congiungendo le punte delle dita, Raistlin fissò il fuoco, parlando alle fiamme come se fossero le uniche che avessero il potere di capirlo.
«Quando c’è sete di conoscenza, molte cose vengono create. Alcune sono buone e tutti noi ne traiamo beneficio. Una spada nella tua mano, Caramon, difende la causa della giustizia e della verità, e protegge gli innocenti. Ma una spada nella mano di... diciamo della nostra amata sorella Kitiara, troncherebbe in due la testa degli innocenti, se ciò facesse i suoi interessi. È forse colpa di colui che ha creato la spada?»
«N...» cominciò a dire Caramon, ma il suo gemello lo ignorò.
«Molto tempo fa, durante l’Era dei Sogni, quando i fruitori di magia erano rispettati e la magia fioriva su Krynn, le cinque Torri della Grande Stregoneria si ergevano come fari di luce nel buio mare dell’ignoranza che si stendeva su questo mondo. Là venivano operate grandi magie che andavano a beneficio di tutti. E c’erano progetti per attuarne anche di più grandi. Chi lo sa? adesso avremmo potuto cavalcare i venti, librarci nei cieli come i draghi. Forse avremmo perfino potuto lasciare questo mondo e andare ad abitare su altri, molto, molto lontani...»
La sua voce si era fatta sommessa e tranquilla. Caramon e Crysania ascoltavano immobili, incantati dal suono della sua voce, ammaliati dalla visione della sua magia.
Sospirò. «Ma così non sarebbe stato. Nel desiderio di accelerare le loro grandi opere, gli stregoni decisero che era indispensabile comunicare direttamente gli uni con gli altri, da una Torre all’altra, senza bisogno degli scomodi incantesimi di teletrasporto. E così vennero costruiti i Portali.»
«Ci riuscirono, dunque?» Gli occhi di Crysania brillarono di meraviglia.
«Sì, ci riuscirono!» sbuffò Raistlin. «Al di là dei loro sogni più sfrenati,» abbassò la voce, «e dei loro peggiori incubi. Poiché i Portali non soltanto davano la possibilità di trasferirsi con un solo passo dall’una all’altra Torre o fortezza della magia, anche le più remote, ma anche di accedere ai regni degli dei, come un inetto stregone del mio stesso ordine ebbe a scoprire per propria sventura.»
D’un tratto Raistlin rabbrividì, e si strinse ancora più addosso le vesti nere, rannicchiandosi vicino al fuoco.
«Tentato dalla Regina delle Tenebre, come soltanto lei può tentare i mortali quando decide di farlo,» il volto di Raistlin impallidì ancora di più, «usò il Portale per entrare nel suo regno e conquistare il premio che lei gli offriva ogni notte, nei suoi sogni.» Raistlin scoppiò a ridere, una risata amara, sarcastica.
«Sciocco! Cosa gli sia successo non lo sa nessuno. Non fece mai più ritorno attraverso il Portale. Ma la Regina lo fece. E con lei arrivarono legioni di draghi...»
«Le prime Guerre dei Draghi!» rantolò Crysania.
«Sì, causateci da uno della mia razza sprovvisto di disciplina e di autocontrollo. Il quale si era lasciato sedurre...» Interrompendosi, Raistlin fissò pensieroso il fuoco.
«Ma questo io non l’avevo mai sentito!» protestò Caramon. «Secondo le leggende, i draghi arrivarono insieme a...»
«La tua storia è limitata alle favole che si raccontano ai bambini quando vanno a letto, fratello mio!» esclamò Raistlin, insofferente. «E dimostra, infatti, quanto poco tu sappia dei draghi. Sono creature indipendenti, orgogliose, egocentriche, e del tutto incapaci di mettersi insieme per cucinare la cena, e ancora meno di coordinare qualunque sforzo per intraprendere una guerra. No, quella volta la Regina entrò nel mondo in tutta la sua completezza, non soltanto l’ombra che era stata durante la nostra guerra contro di lei. Intraprese la guerra contro il mondo e fu soltanto grazie al grande sacrificio di Huma che venne ricacciata.»
Raistlin tacque per qualche istante con le mani sulle labbra, riflettendo. «Qualcuno dice che Huma non usò la Dragonlance per distruggerla fisicamente, come narra la leggenda. Ma che piuttosto la lancia avesse alcune proprietà magiche e che gli permisero di ricacciare la Regina dentro il Portale e chiuderlo ermeticamente. Il fatto che l’abbia ricacciata dimostra che, in questo mondo, ella è vulnerabile.» Raistlin fissò le fiamme. «Se ci fosse stato qualcuno... qualcuno dotato di un vero potere, al Portale, quando entrò, qualcuno capace di distruggerla del tutto invece di ricacciarla semplicemente indietro, allora è senz’altro possibile che la storia sarebbe stata riscritta.»
Nessuno parlò. Crysania teneva gli occhi fissi sulle fiamme, vedendovi forse la stessa visione gloriosa dell’arcimago. Caramon fissò il volto del suo gemello.
Lo sguardo di Raistlin lasciò all’improvviso le fiamme, lampeggiando e tornando a fuoco con gelida e limpida intensità. «Domani, quando sarò più forte, salirò da solo nel laboratorio,» la sua occhiata severa spazzò sia Caramon che Crysania, «e comincerò i miei preparativi. Tu, Dama, sarà meglio che inizi ad entrare in comunione con il tuo dio.»
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