Robert Jordan - La corona di spade

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La corona di spade: краткое содержание, описание и аннотация

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Adley si alzò. C’era qualcosa nei suoi occhi, sotto quelle sopracciglia folte. Aveva visto il lupo, come si diceva a Cairhien. «Il sommo signore Weiramon si è lasciato la fanteria alle spalle e ha sollecitato gli spostamenti a cavallo» rispose, riportando con precisione i fatti. «Gli Aiel naturalmente hanno mantenuto il passo.» Adley aggrottò le sopracciglia. «Ieri abbiamo incontrato degli Aiel Shaido. Non so come abbiano fatto ad arrivare in quel posto. Erano nove o diecimila, ma non sembrava vi fossero delle Sapienti che potessero incanalare insieme a loro, quindi non ci hanno fatto rallentare molto. Abbiamo raggiunto le colline durante il pomeriggio.»

Rand avrebbe voluto ringhiare. Lasciarsi la fanteria alle spalle! Weiramon pensava forse che avrebbe attaccato un fortino difeso da palizzate in cima a una collina solo con la cavalleria? Probabile. Quasi certamente quell’uomo si sarebbe lasciato dietro Aiel, se fosse riuscito ad andare più veloce di loro. Stupidi nobili e il loro stupido onore! In ogni caso non importava. Tranne per gli uomini che sarebbero morti, poiché il sommo signore Weiramon disprezzava chiunque non combattesse in groppa a un cavallo.

«Eben e io abbiamo iniziato a distruggere la prima palizzata non appena siamo arrivati» proseguì Adley. «A Weiramon non è piaciuto molto; credo che ci avrebbe fermati, se non avesse avuto paura. Comunque, abbiamo iniziato a incendiare i tronchi di legno e a fare buchi nei muri, ma non abbiamo potuto continuare, è giunto Sammael, o meglio, un uomo che incanalava saidin, molto più forte di Eben o me. Direi forte come te, mio signore Drago.»

«È arrivato subito?» chiese Rand incredulo, ma poi capì. Lui era certo che Sammael se ne sarebbe rimasto al sicuro a Illian, dietro le difese intessute con il Potere, se avesse pensato di dover affrontare Rand. Troppi Reietti vi avevano già provato e la maggior parte adesso era morta. Rand rise pur non volendo — ebbe bisogno di mettersi una mano sul fianco. Ridere gli faceva male. Tutti quegli inganni elaborati per convincere Sammael che lui si sarebbe trovato da qualsiasi altra parte ma non con l’esercito invasore, per stanare l’uomo fuori da Illian, era stato invalidato da un pugnale fra le mani di Padan Fain. Due giorni.

A questo punto ormai tutti avevano informatori a Cairhien — tra cui figuravano di sicuro anche i Reietti — e sapevano che il Drago Rinato era prossimo alla morte. Tanto valeva gettare legna bagnata sul fuoco piuttosto che pensare qualcosa di diverso. «Gli uomini progettano, le donne complottano, ma la Ruota gira come vuole» era il modo di dire di Tear. «Prosegui» disse. «Morr era con te l’altra sera?»

«Sì, mio lord Drago; Fedwin è venuto tutte le sere, proprio come doveva. La scorsa notte era chiaro come il naso di Eben che oggi avremmo raggiunto le fortezze.»

«Non capisco nulla di tutto ciò.» Dashiva sembrava seccato e un muscolo sulla guancia pulsava. «Lo hai attirato fuori dalla tana, ma con quale proposito? Non appena percepirà un uomo che incanala quasi con la tua stessa forza, fuggirà di nuovo a Illian, qualsiasi trappola o allarme abbia intessuto. Una volta lì non lo raggiungerai e si accorgerà immediatamente se viene aperto un passaggio entro il raggio di un chilometro dalla città.»

«Possiamo salvare l’esercito» intervenne Adley, «questa lo possiamo fare. Weiramon stava ancora attaccando il forte quando me ne sono andato e Sammael stava riducendo rutti a brandelli, nonostante qualsiasi cosa facessimo io o Eben.» Annusò la manica bruciata. «Abbiamo contrattaccato ritirandoci subito, e anche usando questa tattica ci ha inceneriti sul posto più di una volta. Anche fra gli Aiel vi sono delle vittime. Combattono solamente contro gli Illianesi che escono dal forte — con ogni probabilità gli altri fortini si stanno svuotando, visti quanti soldati stavano arrivando sul posto quando io sono andato via — ma ogni volta che Sammael vede almeno cinquanta di noi tutti insieme, Aiel o altro, ci fa a pezzi. Se i Reietti diventano tre, o anche due, non sono sicuro che troverai qualcuno in vita al mio ritorno.» Dashiva lo fissava pensando fosse pazzo e Adley scrollò le spalle, come se d’un tratto potesse percepire la differenza fra il suo semplice colletto nero rispetto a quello con la spada e il Drago dell’altro. «Perdonami, Asha’man» mormorò imbarazzato, quindi aggiunse sottovoce: «Ma potremmo almeno salvare l’esercito.»

«Lo faremo» lo rassicurò Rand. Solo, non nel modo in cui si aspettava Adley. «Oggi tutti voi mi aiuterete a uccidere Sammael.» Solo Dashiva sembrava stupito, gli altri si limitarono ad annuire. Nemmeno i Reietti ormai li spaventavano.

Rand si aspettava che Min controbattesse, forse avrebbe chiesto di andare con loro, invece lo sorprese. «Suppongo sia tuo desiderio che nessuno scopra la tua nuova partenza prima che sia necessario, pastore.» Rand annuì e sospirò. Forse i Reietti erano persone come tutte le altre, ma esserne troppo sicuro avrebbe potuto essere fatale.

«Se le Fanciulle lo vengono a sapere, vorranno venire con me, Min.» L’avrebbero voluto ma lui sarebbe stato costretto a rifiutare. Se avesse potuto, anche solo la scomparsa di Nandera o di chiunque altra in carica per proteggerlo sarebbe stata notata subito.

Min sospirò ancora. «Suppongo di poter parlare con Nandera. Forse riesco a farle rimanere fuori nel corridoio per almeno un’ora, ma non saranno contente una volta che lo scopriranno.» Rand fu quasi sul punto di sorridere di nuovo prima di ricordarsi della ferita sul fianco. Senz’altro non sarebbero state contente né di lei né di lui. «Per essere più precisa, contadino, Amys non sarà soddisfatta. O Sorilea. Guarda in che razza di pasticcio mi sono cacciata per te.»

Rand aprì bocca per risponderle che non leaveva chiesto di fare nulla, ma prima di riuscire a dire una sola parola, Min si avvicinò. Guardandolo da sotto le lunghe ciglia, gli appoggiò una mano sul petto, tamburellando con le dita. Sorrise calorosamente e mantenne la voce bassa, ma le dita rivelarono il suo nervosismo. «Se permetti che ti succeda qualcosa, Rand al’Thor, aiuterò Cadsuane nella sua impresa, che ne abbia bisogno o meno.» Il sorriso di Min per un momento divenne anche più luminoso, quasi allegro, prima che si voltasse per dirigersi verso la porta. Rand la guardò andare via; talvolta gli faceva girare la testa — quasi tutte le donne incontrate gli avevano fatto lo stesso effetto — ma lei camminava in un modo che gli faceva venire voglia di guardarla.

Improvvisamene si accorse che anche Dashiva la stava guardando e si inumidiva le labbra. Rand si schiarì la gola abbastanza forte da poter essere sentito al di sopra del rumore della porta che si chiudeva alle spalle di Min. Per qualche motivo quell’uomo dal volto semplice sollevò le mani in atteggiamento di difesa. Rand non l’aveva guardato male, non poteva farlo solo perché Min indossava pantaloni attillati. Rand si immerse nel vuoto e afferrò saidin, costringendo quel fuoco gelido e sporcizia fusa nelle tessiture di cui aveva bisogno per aprire un passaggio. Dashiva fece un salto indietro vedendola aprirsi. Amputargli una mano gli avrebbe forse insegnato a non inumidirsi le labbra come un caprone. Qualcosa di tortuoso e rosso si diffuse come una ragnatela al di fuori del vuoto.

Rand vi passò attraverso appoggiando il piede sulla terra, con Dashiva e gli altri alle sue spalle, rilasciando la Fonte non appena l’ultimo uscì dal passaggio. Provò un senso di perdita nel lasciare saidin e la consapevolezza della presenza di Alanna diminuì. Quella perdita non gli era sembrata tanto grande quando aveva percepito la presenza di Lews Therin; non in modo così intenso.

Il sole all’orizzonte era alto sopra le loro teste. Una folata di vento sollevò della polvere senza apportare un minimo di refrigerio. Il passaggio si era aperto in un’area libera, delimitata da una fune tesa fra paletti di legno. A ogni angolo erano disposti soldati che indossavano giubbe corte e pantaloni a sbuffo infilati dentro gli stivali, spade ricurve erano legate ai loro fianchi. Alcuni avevano dei folti baffi che scendevano fin sopra al mento, altri la barba, e tutti avevano dei nasi prominenti e occhi scuri a mandorla. Non appena apparve Rand, uno di loro si mise a correre.

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