Robert Jordan - La corona di spade
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«Ragazzo,» disse Cadsuane secca «ho già visto le tue natiche lisce più volte di quanto desideri, ma se le vuoi sventolare davanti a tutte noi, può darsi che qualcuna si godrà lo spettacolo. Se però dovessi cadere a faccia avanti, potrei sculacciarti prima di rimetterti a letto.» A giudicare dall’espressione di Samitsu e Corele, sarebbero state molto felici di collaborare a quell’impresa.
Narishma e Adley fissarono esterrefatti Cadsuane, mentre Flinn sistemò la giubba, nervoso. Dashiva invece rise. «Se vuoi che cacciamo via le donne...» L’uomo dai lineamenti regolari cominciò a preparare i flussi; non schermi, ma intrecci complessi di Spirito e Fuoco che Rand sospettava avrebbero lasciato chiunque fosse presente nella stanza disteso in terra in preda a dolori troppo intensi per riuscire a incanalare.
«No» rispose brusco. Bera e Kiruna avrebbero obbedito a un suo semplice ordine di andarsene e, se Corele e Samitsu avessero contribuito a mantenerlo in vita, lui avrebbe dovuto loro qualcosa di più del dolore. Se Cadsuane pensava che il fatto di essere nudo l’avrebbe trattenuto a letto, avrebbe avuto una sorpresa. Rand non era sicuro che le Fanciulle gli avessero lasciato ancora del pudore. Rivolse un sorriso a Min, si liberò dalle sue braccia, sollevò il lenzuolo e scese dal letto dal lato di Amys.
La Sapiente contrasse le labbra. Rand poteva quasi vederla mentre si chiedeva se chiamare o meno le Fanciulle. Bera rivolse ad Amys uno sguardo malato e incerto, mentre Kiruna si girò arrossendo. Rand si diresse lentamente verso l’armadio. Lentamente, perché si aspettava che avrebbe potuto offrire a Cadsuane la sua passibilità di sculacciarlo, se si fosse mosso troppo in fretta.
«Bah!» mormorò la donna alle sue spalle. «Giuro che dovrei comunque sculacciare il fondoschiena di quel ragazzo ostinato!» Qualcuna brontolò come per assentire, o forse era solo un segno di disapprovazione per ciò che Rand stava facendo.
«Ah, ma è un fondoschiena tanto grazioso, non vi pare?» disse qualcun altro con l’accento cantilenato del Murandy. Doveva trattarsi di Corele.
Era un bene che Rand avesse la testa nell’armadio. Forse le Fanciulle non l’avevano del tutto privato del pudore come pensava. Luce! Aveva il volto rovente come una fornace. Sperò di non barcollare mentre si vestiva, e riuscì a farlo velocemente. La spada era appoggiata in fondo all’armadio e il cinturone era avvolto intorno al fodero di pelle di cinghiale. Rand toccò la lunga elsa, quindi allontanò la mano.
Scalzo, si voltò verso le persone presenti mentre si allacciava la camicia. Min era seduta sul letto a gambe incrociate e indossava pantaloni aderenti di seta verde, e oscillava tra approvazione e frustrazione. «Ho bisogno di parlare con Dashiva e gli altri Asha’man» disse Rand. «Da solo.»
Min scese dal letto e corse ad abbracciarlo, non troppo forte. Era consapevole del bendaggio sul fianco. «Ho aspettato troppo a lungo per vederti sveglio» disse Min, passandogli un braccio intorno alla vita. «Ho bisogno di stare con te.» Min enfatizzò quest’ultima affermazione; forse aveva avuto una visione. O forse voleva solo aiutarlo a rimanere in equilibrio. Quel braccio sembrava offrire un aiuto. In ogni caso Rand annuì. Non si sentiva saldo sulle gambe. Le appoggiò una mano sulle spalle e si accorse che non voleva che gli Asha’man sapessero quanto fosse debole, come non voleva che lo scoprissero Cadsuane o Amys.
Di malavoglia, Bera e Kiruna fecero degli inchini dirigendosi verso la porta, quindi esitarono quando videro Amys rimanere ferma. «Fino a quando non lascerai queste stanze» disse la Sapiente e il tono di voce non era affatto quello adatto per rivolgersi al Car’a’carn.
Rand sollevò un piede nudo. «Ho l’aria di uno che vuole andare da qualche parte?» Amys tirò su con il naso, lanciò un’occhiata ad Adley, chiamò Bera e Kiruna e se ne andò.
Cadsuane e le altre due attesero solo un momento prima di muoversi. Anche la Verde dai capelli grigi lanciò un’occhiata ad Adley. Ormai non era più un segreto che si fosse allontanato da Cairhien per diversi giorni. Una volta davanti alla porta, si fermò. «Non fare nulla di stupido, ragazzo.» Il tono di voce della donna era quello di una zia severa che non si aspettava di essere ascoltata. Samitsu e Corele la seguirono fuori dalla stanza, dividendo gli sguardi severi fra lui e l’Asha’man. Mentre si allontanavano, Dashiva si mise a ridere scuotendo il capo: sembrava addirittura divertito.
Rand si allontanò da Min per prendere gli stivali da dietro l’armadio e un paio di calzettoni da uno dei cassetti. «Vi raggiungo nell’anticamera appena metto gli stivali, Dashiva.»
L’Asha’man sobbalzò. Stava guardando male Adley. «Come ordini, mio lord Drago» rispose, portando il pugno al cuore.
Rand attese che i quattro uomini lasciassero la stanza, quindi si accomodò su una sedia, provando gran sollievo, e iniziò a infilarsi i calzettoni. Si sentiva meno malfermo sulle gambe solo perché si era alzato e aveva camminato un po’. Erano più salde, ma ancora non riuscivano a sostenerlo bene.
«Sei sicuro che sia saggio?» chiese Min, inginocchiandosi vicino alla sedia, e Rand la guardò sorpreso. Se aveva parlato nel sonno in quei due giorni, le Aes Sedai avrebbero saputo. Amys avrebbe lasciato Enaila, Somara e cinquanta Fanciulle ad aspettare che si svegliasse.
Rand finì di infilarsi il calzettone. «Hai avuto una visone, Min?»
Min si accovacciò a braccia conserte e lo guardò con fermezza. Dopo un momento decise che la sua tattica non stava funzionando e sospirò. «Si tratta di Cadsuane. Insegnerà qualcosa, a te e agli Asha’man. Intendo dire a tutti gli Asha’man. È qualcosa che devi imparare, ma non so di cosa si tratti, so soltanto che a nessuno di voi piacerà dover imparare da lei. Non lo gradirete affatto.»
Rand restò con uno stivale in mano, quindi vi infilò dentro il piede. Che cosa avrebbe potuto insegnare Cadsuane, o qualsiasi altra Aes Sedai, a degli Asha’man? Le donne non potevano insegnare nulla agli uomini, e viceversa; era evidente, quanto l’Unico Potere stesso. «Vedremo» fu la sola risposta di Rand.
Ovviamente non fu una risposta soddisfacente per Min. Lei sapeva che sarebbe accaduto, come anche Rand; Min non si sbagliava mai. Ma che cosa avrebbe mai potuto insegnargli Cadsuane? Quella donna lo rendeva insicuro, lo metteva a disagio in un modo che non aveva provato fin dalla caduta della Pietra di Tear.
Mentre infilava il secondo stivale, Rand prese il cinturone della spada dall’armadio e una giubba rossa ricamata in oro, la stessa che aveva indossato con il Popolo del Mare. «Che patto ha concluso Merana?» chiese Rand, e Min emise un verso di esasperazione.
«Nessuno, fino a stamattina» rispose con impazienza. «Lei e Rafela non hanno lasciato il veliero da quando ce ne siamo andati, e hanno inviato una mezza dozzina di messaggi chiedendo se stavi abbastanza bene da poter tornare da loro. Non credo che il patto sia andato tanto bene senza di te. Suppongo sia troppo sperare che ti stai recando da loro.»
«Non ancora» le rispose Rand. Min non disse nulla, ma il suo sguardo fu eloquente, con le mani sui fianchi e un sopracciglio sollevato. Be’, presto avrebbe scoperto tutto.
Quando Rand apparve con Min, gli Asha’man nell’anticamera scattarono in piedi, tranne Dashiva. Fissava nel vuoto e parlava da solo; non notò Rand fino a quando non raggiunse il sole nascente intarsiato nel pavimento, quindi batté le palpebre diverse volte prima di alzarsi.
Rand si rivolse ad Adley mentre chiudeva la fibbia del cinturone a foggia di Drago. «L’esercito ha già raggiunto le colline fortificate di Illian?» Rand avrebbe voluto prendere una delle sedie dorate, ma non poteva permetterselo. «Come? Avrebbero dovuto trascorre ancora alcuni giorni al meglio. Al meglio.» Flinn e Narishma sembravano sorpresi quanto Dashiva; nessuno di loro sapeva dove fossero stati inviati Adley e Hopwil, o Morr. Decidere di chi fidarsi era sempre la parte più difficile, e la fiducia era affilata come la lama di un rasoio.
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