Rorbert Jordan - Memoria di luce

Здесь есть возможность читать онлайн «Rorbert Jordan - Memoria di luce» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Жанр: Фэнтези, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Memoria di luce: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Memoria di luce»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Memoria di luce — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Memoria di luce», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Aveva bisogno di quella forza nel caso in cui il suo antico nemico... e il suo caro amico avessero deciso di attaccarlo.

Quei due amici — quei due nemici — erano occupati l’uno con l’altro. Eccellente. Shaisam continuò il suo attacco, abbattendo nemici su entrambi i lati e consumandoli. Alcuni cercavano di attaccarlo correndo nelle nebbie, nel suo abbraccio. Naturalmente ciò li uccideva. Questa era la sua vera essenza. Aveva cercato di creare questa nebbia prima, come Fain, ma non era abbastanza maturo.

Non potevano raggiungerlo. Nessuna cosa vivente poteva sopportare la sua nebbia. Una volta era stata una cosa priva di mente. Non era lui. Ma era stata intrappolata con lui, all’interno di un seme portato via, e a quella morte — quella stupenda morte — era stato dato terreno fertile nella carne di un uomo.

Le tre cose si intrecciavano dentro di lui. Nebbia. Uomo. Padrone. Quel pugnale meraviglioso — adesso era la sua forma fisica a portarlo — era cresciuto in qualcosa di delizioso, nuovo e antico, allo stesso tempo.

Così la nebbia era lui, ma allo stesso tempo non era lui. Priva di mente, era il suo corpo, e portava la sua mente. E meravigliosamente, con quelle nuvole nel cielo, non doveva preoccuparsi di essere bruciato via dal sole.

Era così cortese da parte del suo vecchio nemico accoglierlo a quel modo! La sua forma fisica rideva nel cuore delle nebbie striscianti, mentre la sua mente — le nebbie stesse — si gloriava di quanto tutto fosse perfetto.

Questo posto sarebbe diventato suo. Ma solo dopo che avesse banchettato con Rand al’Thor, l’anima più forte di tutte.

Che meravigliosa celebrazione!

Gaul era aggrappato alle rocce fuori dal Pozzo del Destino.

I venti lo laceravano, spingendogli addosso sabbia e pezzetti di roccia che gli aprivano squarci nella pelle. Rise rivolto al vortice di oscurità sopra di lui.

«Fa’ del tuo peggio!» gridò verso l’alto. «Io ho vissuto nella Triplice Terra. Avevo sentito che l’Ultima Battaglia sarebbe stata spropositata, non una passeggiata sul tetto di mia madre a raccogliere simboccioli!»

Il vento soffiò più forte, come per punizione, ma Gaul si appiattì contro la pietra, non fornendo alcun appiglio ai venti. Aveva perso il suo shoufa — era volato via — così aveva legato parte della camicia sopra la parte inferiore della faccia. Teneva ancora stretta una lancia. Le altre non c’erano più, rotte o tirate via.

Strisciò verso l’apertura della caverna, che era lì allo scoperto, con un sottile velo viola che sbarrava la strada. Una figura in cuoio scuro apparve di fronte all’apertura. Vicino a quest’uomo, i venti si placavano.

Strizzando gli occhi contro la tempesta, Gaul strisciò silenziosamente alle spalle dell’uomo e scagliò in avanti la lancia.

L’Assassino ruotò con un’imprecazione, deviando la lancia con un braccio improvvisamente forte come acciaio. «Che tu sia folgorato!» urlò a Gaul. «Resta fermo, per una volta!»

Gaul balzò indietro e l’Assassino si avventò su di lui, ma poi arrivarono i lupi. Gaul si ritirò e svanì tra le rocce. L’Assassino era molto potente qui, ma non poteva uccidere ciò che non poteva vedere.

I lupi infastidirono l’Assassino finché non scomparve. Ce n’erano centinaia in questa valle, a vagare tra i venti. L’Assassino ne aveva uccisi a dozzine; Gaul sussurrò un addio a un altro che era caduto in questo attacco. Non poteva parlare con loro come faceva Perrin Aybara, ma erano fratelli di lancia.

Gaul strisciò piano, con cautela. Gli abiti e la pelle corrispondevano al colore delle rocce: sembrava giusto che fossero a quel modo, perciò erano così. Lui e i lupi probabilmente non potevano sconfiggere questo Assassino; ma potevano provare.

Quanto tempo era passato da quando Perrin Aybara se n’era andato? Due ore, forse?

Se l’Ombra ti ha reclamato, amico mio, pensò Gaul, prego che tu possa sputare nell’occhio dell’Accecatore prima che ti risvegli.

L’Assassino apparve di nuovo sulle rocce, ma Gaul non strisciò in avanti. L’uomo aveva inviato simulacri fatti di roccia. Questa figura non si muoveva. Gaul si guardò attorno con cautela, lentamente — mentre diversi lupi comparivano vicino all’esca. La annusarono.

Quella iniziò a ucciderli.

Gaul imprecò, uscendo dal nascondiglio. Questo, a quanto pareva, era ciò che aveva voluto l’Assassino. L’Assassino scagliò una lancia — una di quelle di Gaul — e lo colpì al fianco. Gaul grugnì, cadendo in ginocchio.

L’Assassino rise, poi sollevò le mani. Da lui soffiò un getto d’aria, scagliando via i lupi. Gaul riuscì a malapena a sentire gli uggiolii sopra l’impeto del vento.

«Qui» urlò l’Assassino nella tempesta «io sono un Re! Qui io sono più dei Reietti. Questo posto è mio e io...»

Forse il dolore della ferita di Gaul lo stava frastornando; pensava che i venti stessero iniziando a scemare.

«Qui io...»

I venti si fermarono. L’Assassino si irrigidì, poi voltò occhi preoccupati verso la caverna poco lontana. Lì non pareva essere cambiato nulla.

«Tu non sei un Re» disse una voce sommessa.

Gaul ruotò. Su una protuberanza di roccia dietro di lui si ergeva una figura, con indosso il verde e il bruno di un boscaiolo dei Fiumi Gemelli. Il mantello verde intenso si increspava lievemente per i venti sempre più deboli. Perrin stava con gli occhi chiusi, il mento sollevato in una leggera angolazione, come verso il sole nel cielo... Anche se era bloccato dalle nuvole.

«Questo posto appartiene ai lupi» disse Perrin. «Non a te, non a me, né a nessun uomo. Tu non puoi essere Re qui, Assassino. Tu non hai sudditi, e mai li avrai.»

«Cucciolo insolente» ringhiò l’Assassino. «Quante volte devo ucciderti?»

Perrin prese un respiro profondo.

«Ho riso quando ho scoperto che Fain aveva ucciso la tua famiglia» urlò l’Assassino. «Ho riso. Avrei dovuto ucciderlo, sai. L’Ombra lo ritiene isolato e senza freni, ma è il primo che è riuscito a fare qualcosa di significativo per darti dolore.»

Perrin non disse nulla.

«Luc voleva essere parte di qualcosa di importante» gridò l’Assassino. «In quello siamo uguali, anche se io cercavo la capacità di incanalare. Il Tenebroso non può concederla, ma ha trovato qualcosa di diverso per noi, qualcosa di meglio. Qualcosa che richiede che un’anima si fonda con qualcos’altro. Come quello che è successo con te, Aybara. Come te.»

«Noi non siamo affatto simili, Assassino» disse Perrin piano.

«Ma lo siamo! Ecco perché ridevo! E sai che c’è una profezia su Luc? Che sarà importante per l’Ultima Battaglia. Ecco perché siamo qui. Ti uccideremo; poi uccideremo al’Thor. Proprio come abbiamo ucciso quel tuo lupo.»

In piedi sulla protuberanza rocciosa, Perrin aprì gli occhi. Gaul indietreggiò. Quegli occhi dorati splendevano come fari.

La tempesta ricominciò. Eppure pareva debole paragonata a quella che Gaul vedeva negli occhi di Perrin. Gaul avvertì una pressione dal suo amico. Come la pressione del sole a mezzodì dopo quattro giorni senza acqua.

Gaul alzò lo sguardo su Perrin e lo fissò per alcuni istanti, poi si tenne una mano contro la ferita e corse.

Il vento sferzava Mat mentre era aggrappato alla sella di una bestia alata centinaia di piedi in aria.

«Oh, sangue e maledette ceneri!» urlò Mat, una mano sul cappello e l’altra stretta alla sella. Era legato con alcune cinghie. Due piccole cinghie di cuoio. Fin troppo sottili. Non avrebbero potuto usarne di più? Forse dieci o venti? Lui sarebbe stato bene con cento!

I morat’to’raken erano dannatamente pazzi. Tutti quanti! Facevano questo ogni giorno! Cosa avevano che non andasse?

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Memoria di luce»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Memoria di luce» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «Memoria di luce»

Обсуждение, отзывы о книге «Memoria di luce» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x