— No! — stava urlando Angela. — No! No… Lui non può…
Ancora spari. Poi per Alec gli unici rumori furono il suo respiro ansimante e il rombo del sangue nelle orecchie. Superò Angela e corse in casa.
Suo padre stava disteso ai piedi della scala con le gambe posate sugli ultimi gradini. Impugnava un mitra e aveva il petto e il ventre insanguinati. C'era odore di polvere da sparo. Le due guardie che avevano preceduto Alec stavano immobili, coi fucili ancora caldi in mano. Sul pianerottolo, la terza guardia balbettava: — Mi è venuto addosso. Sparava… sparava…
Le guardie erano incolumi. La protezione di plastica era scivolata via dalla gamba di Douglas, che aveva gli occhi aperti e ansava penosamente.
Angela entrò e ruppe subito in singhiozzi. — Noooo — gemette. — Noooo…
— Non fa niente — gorgogliò Douglas. — Meglio così…
— Sparava — disse una delle guardie vicine ad Alec. — Vedete i fori dei proiettili nei muri? Voleva scappare.
I fori erano tutti molto in alto, poco sotto al soffitto, sopra alle finestre, ben al di sopra del livello della testa. Ignorando la guardia, Alec si inginocchiò davanti a Douglas.
— Perché? — gli chiese. — Ti avrei salvato. Non avrei permesso che ti prendessero.
Douglas si sforzò di sorridere. — Come… — fu interrotto da un gemito di dolore. — Come credi che abbia scoperto il tasso dei tumori nella colonia lunare?
Alec chinò la testa.
— Mi restavano… solo pochi mesi — ansimò Douglas. — Mi dispiace… di avere spaventato quei ragazzi… Ho cercato di non colpirli… — chiuse gli occhi.
Angela si accasciò sul corpo privo di vita. Le lacrime non servono , pensò dentro di sé Alec. Ma poi si rese conto che le lacrime sono sempre per i vivi, mai per i morti. E va bene, dunque, Angela. Piangi per noi due. Io non posso piangere. Non ora. Forse mai. Ora no di certo. Ci sono troppe cose da fare. Troppo lavoro non terminato grava sulla bilancia della civiltà.
Si alzò, voltandosi verso le guardie che non si erano mosse. Guardavano Alec da cui dipendeva la loro vita.
— Va bene — disse lui con voce pacata. — Ci avete salvato tutti da un mucchio di fastidi.
Le guardie non osavano ancora rilassarsi, ma lui non ci fece caso.
— Tu — disse a quella più vicina alla porta — va', a chiamare Jameson e Will Russo.
Poi guardò Angela che continuava a singhiozzare e disse alle altre guardie: — Uscite e non lasciate entrare nessuno finché non lo dirò io.
I due si precipitarono fuori. La guardia che prima stava sul pianerottolo dovette scavalcare il cadavere di Douglas. Esitò, poi corse fuori.
Alec s'inginocchiò vicino ad Angela e prese fra le mani il suo viso rigato di pianto. — È ora — le disse con tutta la dolcezza di cui era capace.
Lei lo guardò incerta. — Ora di cosa?
— Di cominciare a ricostruire.
FINE