La ribellione era scoppiata quasi una settimana prima… per caso… e a farla scattare era stata una sommossa in una piccola città fluviale, Cairo nell’Illinois. Un arresto del traffico, in quel luogo, seguito da una sparatoria e poi da una enorme retata di prigionieri negri, aveva rovesciato tutti i programmi: la rivolta era rapidamente sfuggita a ogni controllo. La milizia statale e la polizia erano state impotenti, annichilite dal numero, impoverite di uomini dalla guerra, povere di armi e di munizioni; negli Stati Uniti non era rimasto un esercito regolare, solo pochi gruppi eli soldati dislocati in basi e centri governai ivi, e perfino le guardie d’onore di servizio presso i monumenti nazionali erano siate inviate oltreoceano. Non era rimasta una forza sufficiente a prevenire la ribellione. Il maggiore Moresby era sceso dal proprio veicolo e si era trovato al centro dell’olocausto.
L’agonia era continuata per quasi diciassette mesi.
Il presidente era stato assassinato, il congresso era fuggito… o era perito tentando di fuggire… e Washington era stata bruciata. Avevano incendiato quasi tutte le città nelle quali erano stati numericamente più forti. Spinti dalla passione e dall’odio, avevano bruciato le loro stesse case e avevano distrutto i campi e i prodotti che li avevano nutriti.
Le poche linee di trasporto superstiti, che avevano resistito fino a quel momento, erano state distrutte. I camion erano stati intercettati, saccheggiati e bruciati, e i conducenti erano stati uccisi. Gli autobus erano stati bloccati sulle grandi autostrade, e i passeggeri bianchi erano stati uccisi. I treni erano stati abbandonati là dove si erano fermati, o dove le rotaie erano state divelte, i macchinisti e il personale erano stati uccisi sul posto. L’arresto del traffico aveva prodotto immediatamente una fame disperata, ovunque.
Katrina disse:
— Tutti si aspettavano che i cinesi intervenissero, che ci invadessero; e sapevamo che non avremmo potuto fermarli. Brian, il nostro paese aveva perduto o abbandonato venti milioni di uomini all’estero; eravamo impotenti di fronte a qualsiasi invasore. Ma non vennero; ringrazio Dio che non siano venuti. Non hanno potuto venire, sono stati i sovietici a impedirglielo, quando li hanno attaccati in una guerra santa dichiarata nel nome del Comunismo: quella lunga, interminabile disputa di frontiera era finalmente sfociata in un conflitto aperto, e i russi avevano invaso il territorio cinese. — Fece un gesto stanco. — Non abbiamo mai saputo cosa sia accaduto; non abbiamo mai saputo come siano finite le cose in Europa. Forse stanno ancora combattendo, se è rimasto qualcuno vivo per combattere. I nostri contatti con il vecchio continente sono stati perduti, e per quello che ne sappiamo non sono mai stati ristabiliti. Noi abbiamo perduto il contatto con quel gruppo militare in Virginia, quando l’elettricità è mancata. Eravamo soli.
Le disse, sorpreso, attonito, incredulo:
— Israele, Egitto, Australia, Inghilterra, Russia, Cina… tutti. Tutto il mondo.
— Tutti — ripeté lei, stancamente. — E i nostri soldati sono stati sprecati quasi in tutti i paesi, mandati al sacrificio da un uomo dall’ambizione insaziabile. Poche migliaia di uomini sono ritornate; tutti gli altri sono stati perduti. Era la fine.
— Immagino che il comandante sia giunto verso la fine… diciassette mesi dopo — disse Chaney.
— Arthur è uscito dal TDV nella sua data-bersaglio, subito dopo la fine: l’inizio del secondo inverno dopo la ribellione. Pensiamo che la rivoluzione fosse finita, esaurita e consumata dalla propria furia. Pensiamo che gli uomini che lo avevano assalito al cancello non fossero altro che fuggiaschi, sopravvissuti al primo inverno. Arthur ha detto che erano stati sorpresi dalla sua apparizione, quanto lui era rimasto sorpreso dalla loro; se non li avesse attaccati forse sarebbero fuggiti. — Katrina unì le punta delle dita sul tavolo, nel vecchio gesto familiare, e lo guardò. — Durante il secondo inverno abbiamo visto alcune bande armate vagare per la pianura. Abbiamo riparato il recinto, abbiamo mantenuto una stretta guardia, ma non siamo stati più molestati: Arthur ha messo fuori dei segni d’ammonimento che aveva trovato nel libro che lei gli ha prestato, Brian. Nella primavera seguente, le bande armate si erano ridotte a pochi uomini che andavano a caccia nella pianura, per trovare cibo. Ma poi non abbiamo più visto nessuno. Fino al suo arrivo, non abbiamo più visto nessuno.
Le disse: — Così termina il maledetto ordine del giorno.
Katrina lo guardò e cercò di rompere il cupo silenzio che era caduto tra loro.
— Una famiglia, ha detto? Padre, madre e un bambino? Un bambino sano? Quanti anni aveva?
— Non so; tre, forse quattro. Il bambino si divertiva… giocava, saltava, correva, raccoglieva oggetti… fino a quando io non ho spaventato i suoi genitori. — Chaney ricordava ancora con amarezza l’incontro. — Avevano tutti un’aria abbastanza sana. Correvano come gente in piena salute.
Katrina annuì, soddisfatta.
— Questo dà speranze per il futuro, non trova?
— Penso di sì.
Lo rimproverò.
— Lei lo sa che è così. Se quelle persone stavano bene, significa che mangiavano bene e vivevano con una certa sicurezza. Se l’uomo non portava armi, significa che non riteneva ce ne fosse bisogno. Se avevano un bambino ed erano insieme, significa che la vita familiare è stata ristabilita. E se quel bambino è sopravvissuto al parto e stava bene e giocava, significa che una quieta normalità è ritornata nel mondo, una certa misura di saggezza e di quiete. Questo mi dà speranze per il futuro.
— Una quieta normalità — ripeté lui. — Il sole in quel cielo era quieto. Era freddo, fuori.
Gli occhi di Katrina lo fissarono.
— Non ha mai ammesso, tra sé, di aver potuto commettere un errore, Brian? Non ha pensato di sbagliarsi? Oggi ha pensato alla sua traduzione? Lei era testardo; è arrivato quasi a schernire il maggiore Moresby.
Chaney non rispose; non era facile rivalutare il rotolo dell’ Eschatos in un giorno. Una parte della sua mente diceva ancora che le antiche fantasie ebraiche erano solo fantasie.
Sedettero in silenzio nella stanza d’addestramento, guardandosi alla luce della lampada, e sapendo che la fine stava arrivando. Chaney si sentiva a disagio. C’erano state cento… mille domande che avrebbe voluto fare, quando era entrato nella stanza, quando l’aveva trovata là, ma ora non sapeva più cosa dire. Katrina era là, quella che un giorno era stata la giovane e bella Katrina, la Katrina piena di vita della piscina… e fuori c’era la famiglia di Katrina, che aspettava di vederlo partire.
Avrebbe voluto disperatamente fare un’ultima domanda, ma nello stesso tempo aveva paura di parlare: cosa era accaduto a lui dopo il ritorno, alla fine della missione? Cosa era accaduto a lui? Avrebbe voluto sapere dove era andato, cosa aveva fatto, com’era riuscito a sopravvivere agli anni pericolosi… voleva sapere se era riuscito a sopravvivere a quegli anni. Chaney era convinto già da molto tempo di non essersi trovato nella base, nel 1980, al tempo degli esperimenti; ma dove era stato allora? Forse lei si era tenuta in contatto, dopo la fine della missione, quando lui se ne era andato. Ma aveva paura di chiederlo. Il consiglio di Pindaro gli fermava la voce.
Si alzò, bruscamente, dalla sedia.
— Katrina, vuole accompagnarmi giù?
Lei gli lanciò un’occhiata strana, quasi spaventata, ma disse:
— Sì, signore.
Katrina si alzò in piedi, e girò intorno al tavolo, avvicinandosi a lui. L’età aveva rallentato la sua andatura agile, e Chaney provò una fitta di dolore, vedendola muoversi con difficoltà. Chaney prese la lampada e le offrì il braccio libero. Provò un brivido di eccitazione quando Katrina si avvicinò a lui, e lo toccò.
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