— Vi sono profondamente grato, principe — disse Toller.
La gratitudine non c’entra. — II vecchio sorriso di Leddravohr, il sorriso che non aveva niente a che fare con l’amicizia, tremolò sul suo viso per un istante e subito scomparve. — È semplicemente giusto che tu colga il frutto delle tue fatiche.
Toller capì immediatamente che nulla era cambiato, che Leddravohr era ancora il mortale nemico che mai dimenticava né perdonava. Restava il mistero dell’apparente indulgenza del principe in quell’ultimo anno, ma nessun dubbio, assolutamente, che fosse ancora affamato della sua vita. “Spera che il volo sia un fallimento! Spera di mandarmi a morire!”.
L’intuizione gli aprì un improvviso squarcio sulla mente di Leddravohr. Analizzando i propri sentimenti nei riguardi del principe non trovò niente di nuovo se non una glaciale indifferenza, e forse una traccia di pena per quella creatura prigioniera di emozioni negative, sommersa e annaspante nel suo stesso veleno.
— Sono ugualmente grato — disse Toller gustando il doppio senso delle proprie parole. Fino allora aveva sempre temuto il momento in cui si sarebbe trovato faccia a faccia con Leddravohr, ma l’attuale incontro dimostrava che aveva superato il suo vecchio modo di essere, una volta per tutte. Finalmente era sicuro che il suo spirito si sarebbe elevato al di sopra di Leddravohr e di quelli come lui, come l’astronave sui continenti e gli oceani di Mondo, e sapeva che questo era un buon motivo per rallegrarsi.
Leddravohr studiò il suo viso per un momento, con uno sguardo penetrante, poi trasferì la sua attenzione sull’astronave. Gli uomini addetti al gonfiaggio continuarono a darsi da fare finché il pallone non si alzò sui quattro montanti di accelerazione, che costituivano la principale differenza con un normale velivolo atmosferico.Il pallone, gonfio per tre quarti, si assestò come un grottesco mostro marino privato del suo normale supporto naturale.L’involucro di lino verniciato ondeggiò debolmente nelle leggere correnti d’aria che entravano dalle feritoie nelle pareti del capannone.
— Se non sbaglio — disse Leddravohr — è ora che tu raggiunga la tua nave, Maraquine.
Toller gli fece il saluto, strinse la spalla di Armduran e corse verso la navicella. Diede il segnale a Zavotle, copilota e addetto al giornale di bordo; fu immediatamente seguito da Rillomyner, il meccanico, e dalla piccola figura di Flenn, montatore e cuoco di bordo. Toller salì sulla navetta dopo di loro, e prese il suo posto al bruciatore. La navicella era ancora inclinata su un fianco, e lui fu costretto a rimanere disteso, con la schiena su uno dei tramezzi di canna intrecciata, per azionare la propulsione. Per costruire la struttura portante del bruciatore era stato usato il tronco di un albero di brakka molto giovane. A sinistra, nella base bulbosa, c’era un piccolo serbatoio di pikonio,. con una valvola che immetteva i cristalli nella camera di combustione a pressione pneumatica. Dalla parte opposta un congegno simile regolava il flusso di alvelio, ed entrambe le valvole erano controllate da una singola leva. I canali nella valvola di destra erano leggermente più larghi, per fornire automaticamente quel tanto in più di alvelio, in una proporzione che si riteneva migliore per una spinta sostenuta.
Toller pompò il pikonio nel serbatoio pneumatico, poi segnalò al sovrintendente al gonfiaggio che era pronto per dare il via alla combustione. Nel capannone il rumore diminuì quando gli addetti alla ventola smisero di farla girare, e tirarono finalmente da parte la loro ingombrante macchina e il relativo effusore.
Toller tenne alzata la leva di controllo per circa un secondo. L’aria si riempì di un boato sibilante quando i cristalli si combinarono fra loro, provocando un’eruzione di gas migligno nella bocca del pallone. Soddisfatto del funzionamento del bruciatore, Toller aprì i vari getti d’aria per scongiurare i possibili danni del calore, e il grande involucro cominciò a espandersi e si staccò da terra. Mentre il pallone si metteva pian piano in posizione verticale, l’equipaggio che reggeva le funi le ritirò e le attaccò all’intelaiatura della navicella, che intanto veniva fatta ruotare per farle prendere il suo assetto normale. A quel punto l’astronave era pronta a spiccare il volo, trattenuta solo dall’ancora centrale.
Memore degli avvertimenti di Armduran circa il sollevamento, Toller continuò a dare gas per un altro buon minuto, e man mano che l’aria fredda veniva sostituita, il pallone cominciò ad alzarsi. Troppo preso dal suo lavoro per badare alla solennità del momento, Toller liberò il giunto dell’ancora e l’astronave si staccò da terra.
All’inizio salì in fretta, poi la corona curva del pallone prese il vento al di sopra dei capannoni, con un’impennata così violenta che Rillomyner ansimò forte, mentre la nave accelerava verso il cielo aperto. Toller, indifferente al fenomeno, fece uscire dal bruciatore una lunga fiammata. In pochi secondi il pallone era entrato del tutto nella corrente d’aria, e ormai viaggiava con lei, e quando il flusso d’aria superiore venne compensato, scomparvero anche gli effetti dell’impennata.
Nello stesso tempo, una leggera inclinazione dovuta all’impeto iniziale del vento provocò l’espulsione di un po’ di gas dalla bocca del pallone, così che la nave perdeva quota e veniva trascinata a est a circa dieci miglia l’ora.
La velocità non era elevata in confronto a quella di altri mezzi di trasporto, ma l’astronave era progettata solo per l’ascensione verticale, e qualunque contatto con il suolo, in quella fase, poteva essere disastroso.
Toller contrastò l’indesiderata picchiata con vampate prolungate del bruciatore. Per un interminabile minuto la navicella sembrò decisa a schiantarsi contro la fila di alberi di elvart sul bordo orientale del campo di volo, come attaccata a un’invisibile rotaia, poi la spinta ascensionale del pallone riprese il sopravvento. Il terreno si allontanò lentamente e Toller poté far riposare il bruciatore. Guardando giù verso la fila di capannoni, di cui molti ancora in costruzione, riuscì a cogliere il candido bagliore della corazza di Leddravohr tra le centinaia di spettatori, ma già il principe faceva parte del passato, e la sua importanza diminuiva con la distanza.
— Ti spiacerebbe fare un’annotazione? — disse Toller a Ilvan Zavotle. — Sembra che la massima velocità del vento per decollare a pieno carico sia di circa dieci miglia l’ora, E scrivi anche che quegli alberi dovrebbero essere eliminati.
Zavotle alzò brevemente gli occhi dal suo tavolo di vimini. — Lo sto già facendo, capitano. — Era un ragazzotto dalla testa allungata con orecchie piccolissime e un cipiglio permanente, meticoloso ed esigente come un vecchio, ma già un veterano di vari voli di prova.
Toller diede un’occhiata alla navicella quadrata, controllando che tutto fosse a posto. Il meccanico, Rillomyner, si era lasciato cadere sui sacchi di sabbia nel reparto passeggeri, con la faccia pallida e l’aria infelice. Ree Flenn, il montatore, era appollaiato come un animale arboreo sulla ringhiera della navetta, intento ad accorciare la catena di uno dei montanti di accelerazione che penzolava nel vuoto. Toller sentì uno spasmo ghiacciato allo stomaco quando vide che Flenn non aveva agganciato al parapetto la cintura di sicurezza.
— Cosa credi di fare, Flenn? — disse, — Attacca quella cima.
— Lavoro meglio senza, capitano. — Un sorriso divise a metà il viso del montatore, con i suoi occhi tondi e il naso a patata. — Non ho paura dell’altitudine.
— Vorresti qualcosa di cui aver paura? — Toller parlò cortesemente, dolcemente addirittura, ma il sorriso di Flenn sparì immediatamente e lui si affrettò ad attaccare il moschettone alla ringhiera di brakka. Toller si voltò dall’altra parte per nascondere il suo divertimento. Puntando sulla piccola statura e sul suo buffo aspetto generale, Flenn contravveniva abitualmente alle regole della disciplina in modi che per altri avrebbero comportato la fustigazione ma era estremamente capace nel suo lavoro e Toller era stato felice di prenderlo con sé. Il suo stesso passato, in fin dei conti, lo portava a simpatizzare con i ribelli e i disadattati.
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