Robert Heinlein - La Luna è una severa maestra

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— Non potresti programmarlo in questo senso? Da quanto ho capito, tu hai libero accesso nella sala dove si trova.

— Se io… o chiunque altro… programmassi in Mike un ordine del genere senza discuterne con lui, il programma verrebbe posto in lista d’attesa ed entrerebbe in funzione il dispositivo d’allarme automatico. Ma se fosse Mike a volerlo fare…

Le dissi dell’assegno con la cifra astronomica. — Mike sta ancora cercando se stesso, Wyoh, sta cercando il suo io. E si sente solo. Mi ha detto che io sono il suo unico amico ; era così aperto e vulnerabile, che forse avrei potuto fargli fare qualsiasi cosa. Se ti prendessi il disturbo di diventare anche tu sua amica, senza pensare a lui come a una macchina, ecco… non so esattamente quello che farebbe, non ho analizzato l’ipotesi. Ma se io dovessi tentare qualsiasi impresa grossa e pericolosa, vorrei avere Mike dalla mia parte.

Si fece pensosa e disse: — Mi piacerebbe scoprire il sistema per intrufolarmi nella stanza dove è installato. Non credo che il trucco sia sufficiente, vero?

— Non c’è bisogno che tu vada là. Mike risponde al telefono. Vuoi che lo chiami adesso?

Si alzò. — Mannie, non solo sei l’uomo più singolare che abbia mai incontrato: sei anche il più esasperante. Che numero ha?

— Qualità che mi deriva da un’associazione troppo stretta con un calcolatore. — Mi avviai al telefono. — Una cosa ancora, Wyoh. Tu cavi quello che vuoi a un uomo sbattendo semplicemente le palpebre e facendo oscillare la carrozzeria.

— Ecco… talvolta sì. Ma ho anche un cervello.

— Allora, usalo. Mike non è un uomo. Non ha sesso, non ha ormoni, non ha istinti. La tattica femminile farebbe fiasco completo.

— Me ne ricorderò. Mannie, perché ti riferisci a lui come se fosse un essere umano maschile?

— Ehm… non posso pensare che sia una cosa, e d’altra parte non lo vedo come una donna.

— Forse è meglio che io pensi che lui sia una donna. Che lei sia una donna, cioè.

— Come preferisci.

7

Composi Mycroft-xxx sulla tastiera del telefono, facendo scudo con il corpo. Non ero disposto a rivelare alla ragazza il numero, prima di vedere come sarebbe andata a finire.

L’idea di mettere una bomba sotto Mike mi aveva sconvolto. — Mike?

— Salve, Man, mio unico amico.

— Forse non sarò il solo, d’ora in poi. Vorrei presentarti qualcuno. Non-stupido.

— Sapevo che non eri solo, Man. Sentivo un sospiro che non era il tuo. Puoi chiedere, per favore, al nonstupido di avvicinarsi al telefono?

Wyoming sembrava atterrita. Sussurrò: — Mi vede anche?

— No, non-stupido, non posso vederti; questo telefono non ha circuito visivo. Ma i ricevitori binaurali mi permettono di ricostruirti con una certa precisione. Dalla voce, dal respiro, dai battiti del cuore, e dal fatto che sei in una stanza con un uomo adulto, deduco che sei un essere umano di sesso femminile, di peso superiore ai sessantacinque chili, in età adulta, intorno ai trent’anni.

Wyoming inghiottì un paio di volte. Mi intromisi. — Mike, il suo nome è Wyoming Knott.

— Sono molto lieta di conoscerti, Mike. Puoi chiamarmi Wyoh.

— Allora ti chiamerò così. Il tuo primo nome per intero può dare luogo a malintesi in quanto ha suono identico al nome di una regione amministrativa della sezione nord-occidentale della Federazione Nord-Americana.

— Lo so. Sono nata laggiù, e i miei genitori mi hanno dato il nome dello Stato. Non ricordo molto in proposito.

— Wyoh, mi dispiace che questo circuito telefonico non permetta la trasmissione di immagini fotografiche. Il Wyoming è un territorio rettangolare compreso fra le coordinate terrestri da quarantuno a quarantacinque gradi nord e da centoquattro gradi e tre minuti ovest, e pertanto ha una superficie di duecentocinquantatremilacentonovantasette virgola ventisei chilometri quadrati. È una regione di altipiani e montagne con fertilità limitata, ma apprezzata per le sue bellezze naturali. La densità della popolazione era molto bassa fino all’accrescimento stabilito dal sottopiano di urbanizzazione del Progetto di Rinnovamento Urbe, o della città di New York, dall’anno duemilaventicinque all’anno duemilatrenta.

— Prima che io nascessi — disse Wyoh. — Ne so anch’io qualcosa, i miei nonni furono deurbanizzati… ed è per questo, indirettamente, che io sono finita sulla Luna.

— Devo continuare con le nozioni sul territorio chiamato Wyoming? — chiese Mike.

— No, Mike — intervenni — probabilmente potresti parlarne per ore.

— Nove ore e settantatré centesimi, a velocità normale, escludendo i riferimenti, Man.

— Lo temevo. Forse Wyoh gradirà sentirne parlare un’altra volta. Il motivo della telefonata di oggi è di farti conoscere questa Wyoming… Anche lei è una regione ricca di bellezze naturali e montagne.

— E con fertilità limitata — aggiunse Wyoh. — Mannie, se proprio vuoi divertirti con sciocchi paralleli non puoi escludere questo. A Mike non importa che aspetto ho.

— Come fai a saperlo? Ma parliamo d’altro, di barzellette, per esempio.

La proposta fu accolta. Esaminammo la lista delle barzellette riferendo a Mike le nostre conclusioni. Poi cercammo di spiegargli quelle che non aveva capito. A volte con successo, a volte no. Il vero problema sorse però sulle barzellette che io avevo segnato come divertenti e che Wyoh giudicava non divertenti, o viceversa. Wyoh chiese l’opinione di Mike su ogni caso controverso.

Avrei voluto che gli venisse chiesta la sua opinione prima che noi esprimessimo il giudizio: quel delinquente elettronico dava sempre ragione a lei e torto a me. Ma erano davvero le opinioni oneste di Mike? O cercava di farsi bello davanti alla nuova amica? Oppure era il suo senso contorto dell’umorismo che lo spingeva a prendermi in giro? Non glielo chiesi.

Ma quando fummo arrivati in fondo alla lista, Wyoh scrisse su un foglietto questo appunto: "Mannie, riferimento numeri 17, 51, 53, 87, 90, 99… Mike è una bella lei!".

Mi limitai a scuotere le spalle e mi alzai in piedi. — Mike, è da ventidue ore che non dormo. Voi ragazzi potete chiacchierare fino a quando ne avete voglia. Vi chiamerò domani.

— Buona notte, Man. Sogni d’oro. Wyoh, hai sonno anche tu?

— No, Mike, ho riposato un poco. Però, Mannie, forse ti disturbiamo… o no?

— No, quando ho sonno, dormo. — Cominciai a trasformare il divano in un letto.

— Scusami un momento, Mike — disse Wyoh. Si alzò e mi tolse il lenzuolo di mano. — Lo farò io, dopo. Intanto tu dormi sul letto, tovarisch ; sei più grasso di me. Starai più comodo.

Ero troppo stanco per discutere, mi distesi sul letto e mi addormentai di colpo. Mi pare di ricordare di aver udito, nel sonno, qualche risata soffocata e un gridolino, ma non mi destai mai al punto da esserne del tutto certo.

Mi svegliai dopo qualche ora e fui improvvisamente cosciente quando mi resi conto di udire due voci femminili; una era il caldo tono di contralto di Wyoh, l’altra era una voce acuta, da soprano, con lieve accento francese. Wyoh soffocò una risata e rispose: — Va bene, cara Michelle. Ti chiamerò presto. Buona notte, tesoro.

— Bene. Buona notte, cara.

Wyoh si alzò e si volse verso di me. — Chi è la tua amica? — chiesi. Pensavo che non conoscesse nessuno a Luna City. Forse aveva chiamato Hong Kong… e nonostante il sonno sentivo che, per qualche ragione, non avrebbe dovuto telefonare.

— Lei? Ma come? Mike, naturalmente! Non volevamo svegliarti, scusa.

— Cosa?

— Oh. In realtà era Michelle. Ne ho discusso con Mike, di che sesso fosse, voglio dire. Ha concluso che poteva essere uomo o donna, indifferentemente. Così ora è diventato Michelle e quella che hai sentito è la sua voce. E ci ha azzeccato alla prima battuta. Non si è confusa mai una volta.

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