Bob Shaw - Cronomoto

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Cronomoto: краткое содержание, описание и аннотация

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È uno dei temi più affascinanti della fantascienza: che cosa accadrebbe se potessimo fisicamente cambiare il tempo, creando nuovi mondi con un semplice gesto? Jack Breton, il protagonista di questo romanzo pieno di suspence e di sorprese, da nove anni non fa che pensare a quei pochi, fondamentali momenti che hanno preceduto la morte di sua moglie. Per correggere il suo errore deve riscrivere il passato. Ma con quali conseguenze?

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Nervoso e ancora non del tutto sveglio, attraversò la casa e andò ad aprire la porta in cucina. Lei gli veniva incontro nel patio illuminato, con la cintura della giacca slacciata sul maglioncino giallo attillato. Breton non aveva mai visto Kate così simile alla “sua” Kate come in quel momento.

— John! — chiamò incerta facendosi schermo agli occhi con la mano. — Oh… Jack.

— Vieni, Kate — disse lui con dolcezza. — John se n’è andato.

— Andato?

— Ti avevo avvertito. Ti avevo detto come la pensava, oggi.

— Sì, lo so… ma non me l’aspettavo. Sei sicuro che se ne sia andato? La sua macchina è in garage.

— Ha preso un tassi. Credo che si sia fatto portare all’aeroporto. Non aveva voglia di parlare.

Kate si sfilò i guanti e li gettò sul tavolo di cucina. Breton chiuse la porta, e quando tornò a voltarsi, vide che Kate lo osservava con uno sguardo così triste che lo colpì in modo particolare. La donna lasciò cadere la chiave sopra i guanti, sul tavolo.

— Non capisco. — mormorò lei. — Vuoi proprio dire che se n’è andato per sempre… È proprio così?

— Avevo cercato di fartelo capire, Kate. John era arrivato a un punto critico. Sapeva che avrebbe dovuto prendere una decisione. E, probabilmente, ha interpretato la tua assenza da casa per tutta la giornata, come un segno d’indifferenza da parte tua. — Breton si sforzava di sembrare dispiaciuto. — Puoi bene immaginare cosa provo io.

Kate andò nel soggiorno e si fermò davanti al caminetto, fissando il focolare spento. Breton la seguì e si fermò dall’altra parte della stanza, senza perderla d’occhio, per spiare le sue reazioni. Se si fosse dimostrato troppo affettuoso in quel frangente, avrebbe potuto suscitare l’ostilità di lei, come era già successo. Kate aveva una coscienza.

— Ti sei vestito con gli abiti di John — osservò la donna.

— Ha preso quel che gli occorreva e ha lasciato a me il resto — spiegò Breton, seccato di doversi mettere sulla difensiva. — Ha preso due valigie.

— Ma, e il lavoro? Tu sei…

— Sì. John ha deciso che me ne occupi io.

— Immaginavo che avresti approfittato subito dell’occasione.

Breton decise che era venuto il momento di passare all’attacco.

— Non voglio che tu ti metta in mente che John se n’è andato col cuore a pezzi. Si sentiva intrappolato, dalla carriera e dal matrimonio… da anni. E adesso è uscito dalla trappola. È riuscito a togliersi con facilità da una situazione che ormai gli era diventata insopportabile… e non dovrà neanche pagarti gli alimenti, come sarebbe successo se aveste divorziato.

— Ha piantato un’azienda che vale un milione di dollari.

— Voglio che tu ti renda conto che l’ha fatto di sua spontanea volontà. Io non sono venuto qui a caccia di denaro, Kate. Ho speso fino all’ultimo centesimo di tutto ciò che possedevo, per ritrovarti.

Kate si voltò a guardarlo e la sua voce si fece più dolce. — Lo so. Mi spiace di aver parlato così. Ma sono successe tante cose…

Breton le si avvicinò, e le posò le mani sulle spalle: — Kate, tesoro…

— Non fare così — disse lei.

— Ma sono tuo marito.

— Certe volte mi dà fastidio che mio marito mi tocchi.

— Capisco.

Breton lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Gli pareva di aver perso una battaglia non dichiarata, sopraffatto dalla strategia superiore di Kate.

Durante le lunghe ore della notte, solo nella stanza degli ospiti, si ritrovò ad affrontare faccia a faccia la spiacevole verità. Nove anni di vita separata nel mondo del Tempo B avevano lasciato il loro segno sulla moglie. Kate non era più la stessa donna che lui aveva perduto e per riconquistare la quale era riuscito a vincere il Tempo.

E, in tutto l’universo, non c’era nulla che lui potesse fare per cambiare le cose.

14

Breton si era dimenticato che esistessero i giorni della settimana. Aprendo gli occhi a un sole burroso, si stupì nel rendersi immediatamente conto che era sabato. Indugiò nel letto, tra la veglia e il sonno, pensando al significato recondito di quella sua conoscenza “a priori".

Fra le quattro principali suddivisioni del tempo, e cioè giorno, settimana, mese e anno, la settimana era la sola inventata dall’uomo. Tutte le altre si basavano su ricorrenti fenomeni astronomici, ma la settimana era una misura umana, la distanza fra i giorni di mercato. Un animale attento, svegliato bruscamente dal sonno, poteva conoscere la posizione del sole, la fase della luna, o la stagione… ma avrebbe intuito che era sabato? No, a meno che il suo subcosciente non possedesse un orologio che segnava i sette giorni, o che avesse captato la diversità, nei rumori del traffico che arrivavano attraverso la finestra socchiusa…

Breton si svegliò del tutto. Chissà come aveva passato la notte John… ma scacciò subito questo pensiero. La sera prima era stato costretto da Kate a recitare la parte del gentile e ragionevole amico di famiglia, ma era stato uno sbaglio non consumare subito il suo nuovo “matrimonio". Così Kate aveva modo di rimuginare sui suoi pensieri e di riflettere freddamente lontana dalla forza della passione. L’unione sessuale invece era molto importante perché l’avrebbe costretta a valutare le cose secondo un diverso metro di giudizio. Non avrebbe più potuto permettersi di percorrere col pensiero certe strade, che Breton voleva sbarrare al più presto possibile.

Jack si alzò e andò ad aprire la porta. Il ronzio disuguale dell’aspirapolvere gli rivelò che Kate si era già alzata. Si lavò, si rase e si vestì più in fretta che poteva e scese dabbasso. Il ronzio dell’aspirapolvere era cessato, ma si sentivano dei rumori in cucina. Dopo aver sostato un momento dietro la porta, per ripassare la tattica che intendeva seguire, Jack entrò in cucina.

— Oh, il signor Breton — lo salutò una donnina dai capelli azzurri. — Buongiorno, signor Breton.

Jack la guardò stupefatto. Quella strana donna stava bevendo il caffè insieme a Kate, seduta al tavolo. Era sulla sessantina, aveva le labbra cariche di rossetto e una lente degli occhiali incrinata.

— La signora Fitz è venuta a vedere come ce la caviamo senza di lei — spiegò Kate. — E quando ha visto il disordine che c’era in giro, ha insistito per dare una ripulita. Mi ha fatto la predica perché ti trascuro.

— Molto gentile da parte vostra, signora Fitz — borbottò Breton. La donna tuttofare! Accidenti a lei, se l’era completamente dimenticata. La signora Fitz lo guardava con aperta curiosità, mentre lui girava intorno al tavolo per andare a sedersi.

— Il signor Breton è dimagrito — osservò, rivolgendosi a Kate, come se lui non fosse presente. — È giù… E questo mi pare che tagli la testa al toro. Neanche più un giorno senza di me!

— Devo confessare che, senza di voi, le cose non sono andate molto bene — disse Kate. — John non apprezza la mia cucina.

— Quante stupidaggini! — disse lui, lanciandole uno sguardo disperato, e cercando di mascherare la sua collera. — Sai benissimo che apprezzo i tuoi manicaretti. Non mi pare il caso di privare per questo la signora Fitz della sua libertà!

— Ma sentitelo! — esclamò la signora Fitz, mettendo in mostra una dentatura incredibilmente bianca. — Come se avessi di meglio da fare!

— Come sta vostra nipote? — le chiese con calore Kate. — Ha avuto il bambino?

— Non ancora.

La signora Fitz si alzò per servire la colazione a Breton. Lui mangiò in silenzio, mentre l’anziana donna continuava a riversare un torrente di parole, interrotto di tanto in tanto da un commento di Kate. Si domandò se Kate faceva apposta a dar esca alla governante con il suo atteggiamento; lui comunque non ne poteva più, appena finito di mangiare si alzò e andò in soggiorno, a fingere di leggere qualche rivista.

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