«Disarmatelo» ordinò Boardman.
Mentre Ottavio e Davis lo tenevano fermo, Reynolds e Greenfield lo perquisirono. In una tasca trovarono la piccola sfera con l’apertura. «Sembra che non ci sia nient’altro» disse Greenfield.
«Controllate accuratamente.»
Ubbidirono. Intanto Muller se ne stava immobile, come impietrito, lo sguardo assente. Aveva l’espressione del condannato a morte che sta per essere ghigliottinato. Infine Greenfield alzò la testa. «Niente» disse.
Allora Muller parlò: «In uno dei miei molari sinistri è inserita una fiala piena di una sostanza speciale» disse. «Conterò fino a dieci, poi darò un morso e il mio corpo si scioglierà davanti ai vostri occhi.»
Greenfield si girò di scatto e strinse la mascella del prigioniero.
«Lasciatelo andare» disse Boardman. «Non è vero.»
«Ma come facciamo a sapere…»
«Lasciatelo andare, ho detto. Ritiratevi a cinque metri di distanza. Non andategli vicino, a meno che non si muova.»
Ubbidirono, felici di allontanarsi dal punto in cui le radiazioni di Muller si facevano sentire con forza particolare. Boardman, quindici metri più in là, avvertiva già fitte dolorose.
«Potete alzarvi, adesso» disse Boardman. «Ma, per favore, non cercate di fuggire. Vi assicuro che mi dispiace dovervi usare tutto questo trattamento, Dick.»
Muller si alzò, la faccia cupa, sfigurata dall’odio. Non parlò e non cercò di allontanarsi.
«Se sarà necessario» continuò Boardman «vi immobilizzeremo con la schiuma autoadesiva e vi porteremo fuori di peso dal labirinto. Resterete avvolto nel collante fino al momento in cui incontrerete gli alieni, e non sarete in grado di difendervi in nessun modo. Ma non voglio che mi costringiate a dare questo ordine. Collaborate spontaneamente con noi, Dick. Seguiteci fino alla nave. Fate quello che vi abbiamo chiesto, e aiutateci per l’ultima volta.»
«Che ti si arrugginiscano le budella» disse Muller, in tono gelido. «Che tu debba vivere mille anni con i vermi che ti rodono le carni. Che tu possa soffocare nel tuo grasso senza mai riuscire a crepare!»
«Aiutateci. Di vostra volontà.»
Muller scoppiò a ridere.
Boardman sospirò. Era un grosso guaio, quello. Lanciò un’occhiata a Ottavio. «L’autoadesivo» ordinò.
Rawlins, che era rimasto immobile, come ipnotizzato, si scosse all’improvviso. Balzò in avanti, strappò dalla fondina la rivoltella di Reynolds, e corse a darla a Muller. «Ecco» disse freddamente. «Adesso siete voi in vantaggio.»
Muller guardò l’arma come se non ne avesse mai vista una prima di allora, ma la sua sorpresa durò soltanto una frazione di secondo. Strinse il calcio nel palmo della mano e posò il dito sul grilletto. Era un modello standard, poco diverso da quelli in uso al suo tempo. Con una sola scarica poteva ucciderli tutti. Oppure uccidersi.
Indietreggiò di qualche passo, per impedire che lo assalissero alle spalle, poi descrisse con l’arma un arco molto ampio, in modo da includere nel gesto tutti i presenti.
«Mettetevi vicini!» ordinò. «Tutti e sei. A un metro di distanza l’uno dall’altro, in riga. E tenete le mani in alto, che le possa vedere.»
L’occhiata che Boardman diede a Rawlins lo divertì immensamente. Il ragazzo aveva l’aria sconvolta, confusa, trasognata. Muller aspettò pazientemente che gli uomini si mettessero in riga davanti a lui. Era sorpreso della propria calma.
«Non sembrate molto soddisfatto, Charles» disse poi. «Quanti anni avete, adesso? Siete sull’ottantina, eh? E vorreste viverne altri settanta, ottanta, novanta, immagino. La vostra carriera è stata accuratamente programmata, e nel programma non era compresa la morte su Lemnos. Fermo, Charles. E state dritto. Non riuscirete a impietosirmi mostrandovi vecchio e curvo. Conosco il trucco. Siete forte quanto me, sotto quel lardo flaccido.»
«Se vi fa piacere, uccidetemi pure, Dick. Ma poi andate sulla nave e fate quello che vi abbiamo chiesto. La mia vita non conta.»
«Quasi quasi ci credo» borbottò Muller, pensoso. «Voi, maledetto bastardo, mi proponete un affare. La vostra vita per la mia collaborazione. Ma dove sarebbe il corrispondente? A me non piace uccidere. Non mi placherebbe affatto ridurvi tutto in cenere, avrei sempre addosso il mio male,»
«Ripeto l’offerta.»
«E io non l’accetto. Se vi uccido, non sarà per un baratto. È molto più probabile che mi uccida. In fondo, sono un tipo per bene, lo sapete. Un po’ instabile, forse, ma di chi è la colpa? Un tipo per bene. Preferirei spararmi che sparare su voi. Sono io, quello che soffre. E voglio farla finita.»
«Avreste potuto farla finita mille volte, in questi nove anni» disse Boardman. «Eppure siete ancora qui. Avete impiegato tutto il vostro ingegno per trovare il modo di sopravvivere in questo posto pieno di insidie.»
«È vero. Ma era una cosa diversa, una sfida astratta, l’uomo contro il labirinto. Se invece mi uccido ora, faccio del male a voi. Faccio un bello scherzo al genere umano che mi sta a guardare pieno di angoscia! Avete detto che sono indispensabile? E quale modo migliore per ripagare l’umanità del male che mi ha fatto?»
«La vostra sofferenza faceva male anche a noi.»
«Ma certo! Avete versato fiumi di lacrime per me. Mi avete lasciato andare via malato, disperato, abbrutito. Adesso viene la liberazione. Questo non è suicidio: è vendetta!» Muller sorrise. Regolò la rivoltella e puntò la canna contro il proprio petto. Bastava un piccolo movimento del dito, ora. Il suo sguardo bruciante passò in rassegna le sei facce. Rawlins era sconvolto. Boardman aveva l’aria preoccupata e spaventata. «Forse potrei uccidere prima voi, Charles. Per dare una lezione al nostro giovane amico: il premio dell’inganno è la morte. Ma no, sciuperei tutto. Voi dovete vivere, Charles. Vivere per tornare sulla Terra e riconoscere di esservi lasciato sfuggire di mano l’uomo giusto al momento giusto. Che colpo, per la vostra carriera!»
Il dito si contrasse sul grilletto.
«È l’ora» disse. «Non perdiamo tempo.»
«No!» urlò Boardman. «Per amore del…»
«… dell’uomo» finì Muller, e rise.
Ma non sparò. Abbassò la mano e gettò l’arma ai piedi di Boardman, con disprezzo.
«L’autoadesivo!» disse Boardman. «Presto!»
«Non preoccupatevi» disse Muller. «Sono tutto vostro.»
Sentendosi in colpa, Rawlins camminava in silenzio, lontano dagli altri. Ormai la sua carriera era rovinata: aveva messo in gioco la vita dei compagni e il successo della spedizione. Tuttavia era sicuro che ne era valsa la pena. Viene sempre il momento in cui un individuo deve ribellarsi a quello che gli sembra sbagliato.
La soddisfazione morale che questo pensiero gli dava, era controbilanciata e quasi soddisfatta dalla consapevolezza di avere agito con estrema ingenuità, per folle sentimentalismo. Non poteva sopportare lo sguardo di Boardman, ora. Più di una volta, fu tentato di lasciarsi prendere da una delle cento trappole mortali che lo circondavano. Ma anche questo sarebbe stato un atto ingenuo e folle.
Guardava Muller camminare in testa al gruppo, alto, orgoglioso. Tutte le sue incertezze erano risolte, i suoi dubbi cristalizzati. Ma perché aveva riconsegnato la rivoltella?
Finalmente Boardman glielo spiegò, quando si accamparono per la notte in una piazza vicina al lato esterno della zona G.
«Guardami» gli disse. «Si può sapere che cos’hai? Perché mi eviti?»
«Non prendetevi gioco di me. Lasciatemi in pace.»
«Non preoccuparti, Ned. Ci hai aiutato a ottenere quello che volevamo. Perché dovrei avercela con te?»
«Ma la rivoltella… Io…»
«Ancora una volta confondi i mezzi con il fine. Adesso Muller viene con noi, e farà quello che gli chiederemo. Questa è l’unica cosa che conta.»
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