Un suono di passi frettolosi echeggiò nella galleria. F’lar lasciò Lessa con una smorfia irritata.
«A quest’ora?» brontolò, pronto a rovesciare un rimprovero bruciante sull’intruso. «Chi va là?»
«F’lar?» Era la voce di F’nor, rauca e ansiosa.
L’espressione sul volto di F’lar disse a Lessa che non avrebbe risparmiato una reprimenda neppure al fratellastro; irrazionalmente, lei ne fu lieta. Ma nell’istante in cui F’nor si precipitò nella stanza, il Comandante e la Dama del Weyr rimasero senza parola. C’era qualcosa di sottilmente anomalo nel cavaliere marrone. E mentre quello esponeva il suo messaggio incoerente, Lessa comprese all’improvviso la ragione. Era abbronzato! Non portava fasciature e non c’era la minima traccia, sulla sua guancia, dell’ustione lasciata dai Fili e che lei stessa aveva curato quella sera!
«F’lar, non è possibile! Non si può essere vivi contemporaneamente in due tempi diversi!» esclamò angosciato F’nor. Vacillò e si appoggiò alla parete di roccia per mantenersi diritto. Nonostante l’abbronzatura, si vedevano benissimo i cerchi neri attorno agli occhi. «Non so per quanto ancora potremo resistere Ne abbiamo risentito tutti. In certi giorni meno che in certi altri.»
«Non capisco.»
«I draghi se la cavano benissimo,» dichiarò F’nor con una risata amara. «Su loro non fa effetto. Rimangono perfettamenti lucidi. Ma le loro guide… e tutti gli altri… siamo ombre, vivi a metà, come uomini senza draghi. Una parte di noi se n’è andata per sempre. L’unica eccezione è Kylara.» Il suo volto si contrasse in una smorfia ostile. «Lei non vuole altro che tornare indietro per vedere se stessa. L’egocentrismo di quella donna ci rovinerà tutti, temo.»
All’improvviso i suoi occhi persero la vivacità; spalancò le labbra.
«Non posso rimanere. Sono già qui. Troppo vicino. È doppiamente terribile. Ma dovevo avvertirti. F’lar, ti prometto che rimarremo il più a lungo possibile, ma non resisteremo ancora per molto… Non sarà abbastanza, ma abbiamo tentato. Abbiamo tentato!»
Prima che F’lar potesse muoversi, il cavaliere marrone girò sui tacchi e si precipitò correndo fuori dalla stanza.
«Ma non se n’è ancora andato!» gridò Lessa. « Non se n’è ancora andato! »
F’lar seguì con lo sguardo il fratellastro, la fronte aggrottata da un’ansia acuta.
«Cosa può essere accaduto?» domandò Lessa. «Non lo avevamo neppure detto a F’nor. Noi stessi avevamo appena finito di esaminare quell’idea.» Si portò una mano alla guancia. «E l’ustione lasciata dal Filo, e che io stessa ho medicato questa sera… è scomparsa. Perciò è rimasto lontano per molto tempo.» Si lasciò cadere seduta sulla panca.
«Comunque, è ritornato. Quindi è andato,» osservò lentamente F’lar, in tono riflessivo. «Eppure, prima ancora del suo inizio, sappiamo che l’iniziativa non riuscirà in modo perfetto. Tuttavia, anche sapendolo, lo abbiamo mandato dieci Giri indietro, per quel che può servire.» S’interruppe, pensieroso. «Di conseguenza, non abbiamo altra alternativa che continuare l’esperimento.»
«Ma cosa può essere andato male?»
«Credo di saperlo, e non c’è rimedio.» F’lar le sedette accanto, fissandola intento negli occhi. «Lessa, tu eri profondamente sconvolta, quando sei tornata indietro, dopo essere stata a Ruatha passando in mezzo nel tempo, la prima volta. Ma io credo che non si trattasse soltanto dello shock provocato dalla vista degli uomini di Fax che invadevano la tua Fortezza, o del pensiero che il tuo ritorno fosse la causa di quella catastrofe. Credo che fosse dovuto al fatto di esistere contemporaneamente in due tempi diversi.» Esitò di nuovo, cercando di comprendere quel nuovo, immane concetto nello stesso istante in cui lo stava esprimendo.
Lessa lo fissò con tanto timore che F’lar si mise a ridere, imbarazzato.
«È sconvolgente in ogni caso,» proseguì poi, «pensare di ritornare indietro e vedere se stessi… più giovani.»
«Deve essere proprio di questo che F’nor ha parlato a proposito di Kylara,» mormorò Lessa. «Ha detto che vuole tornare indietro e guardare se stessa… bambina. Oh, che disgraziata!» Era furibonda per l’egocentrismo di Kylara. «Disgraziata egoista! Rovinerà tutto.»
«Non ancora,» le ricordò lui. «Rifletti. Sebbene ci abbia avvertito che la situazione, nel suo tempo, si sta facendo disperata, F’nor non ci ha spiegato ciò che è riuscito a fare. Ma tu hai notato che la sua ferita è guarita senza lasciare cicatrici; quindi devono essere trascorsi parecchi Giri. Anche se Pridith ha deposto un buon numero di uova una volta soltanto, e se i quaranta figli di Ramoth sono abbastanza adulti per combattere, abbiamo ottenuto un risultato positivo. Perciò, Dama del Weyr,» concluse, e notò che lei si raddrizzava nell’udire il suo titolo, «dobbiamo ignorare il ritorno di F’nor. Quando volerai con lui domani verso il Continente Meridionale, non alludervi mai. Mi hai capito?»
Lessa annui, gravemente, con un lieve sospiro.
«Non so se sono felice o delusa nel constatare, prima ancora di arrivare là domani, che il Continente Meridionale potrà ospitare un Weyr,» disse, malinconica. «Era più eccitante non saperlo.»
«In ogni caso,» le disse F’lar, con un sorriso sardonico, «abbiamo trovato soltanto soluzioni parziali per i problemi numero uno e numero due.»
«Bene, tu faresti meglio a trovare una soluzione al problema numero quattro,» suggerì Lessa. «E subito!»
Arpista, Fabbro, Pellaio, Tessitore,
Minatore, Pastore, Bracciante e Signore,
radunatevi tutti e udite attentamente
dell’Uomo del Weyr il consiglio prudente.
Riuscirono entrambi a non farsi sfuggire neppure un’allusione al suo ritorno prematuro quando parlarono con F’nor la mattina seguente. F’lar chiese a Canth di mandare il suo cavaliere nell’alloggio della regina non appena si fosse svegliato e fu soddisfatto nel vedere che F’nor arrivò quasi subito. Forse il cavaliere marrone notò lo sguardo stranamente intento lanciato da Lessa al suo volto fasciato, ma non diede segno di essersene accorto. Anzi, nel momento in cui F’lar espose l’ardito piano di esplorare il Continente Meridionale, con la possibilità di crearvi un Weyr dieci Giri di tempo prima, F’nor sembrò dimenticare le proprie ferite.
«Ci andrò volentieri, purché tu mandi T’bor insieme a Kylara. Non posso aspettare che N’ton e il suo bronzeo siano abbastanza cresciuti per occuparsi di lei. T’bor e Kylara sono…» F’nor si interruppe, rivolgendosi a Lessa con una smorfia. «Beh, sono una coppia, per quanto lo si può essere. Non mi dispiace venire… importunato, ma ci sono certi limiti che non sono disposto a superare, neppure per amore dei draghi.»
F’lar riuscì a nascondere a fatica il divertimento per la riluttanza del fratellastro. Kylara cercava di esercitare il proprio fascino su tutti i dragonieri, e poiché F’nor non si era dimostrato molto malleabile, era decisissima a spuntarla prima o poi.
«Spero che due bronzei siano sufficienti. Può darsi che Pridith abbia idee tutte sue, al momento del volo nuziale.»
«Non puoi trasformare un marrone in un bronzeo!» esclamò F’nor, così preoccupato che F’lar non riuscì più a trattenersi.
«Oh, piantala!» Quell’esclamazione scatenò l’ilarità di Lessa. «Siete proprio una bella coppia!» scattò F’nor, alzandosi. «Se dobbiamo andare a Sud, Dama del Weyr, faremmo meglio a muoverci. In particolare se dobbiamo dare a questo pazzo il tempo di ritornare serio prima dell’arrivo dei Signori. Mi farò consegnare le provviste da Manora. Allora, Lessa? Vieni con me o no?»
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