Ma te ne sei appena andato! gridò, quando riconobbe la mole inconfondibile del bronzeo Mnementh.
Due ore fa , rispose Mnementh, in tono così stanco che Lessa, per simpatia, chiuse gli occhi.
Alcuni draghi stavano planando per rientrare, molto in fretta. Dalle loro mosse impacciate si capiva che erano stati feriti.
Subito le donne presero i secchi di unguento e gli stracci puliti, segnalando ai feriti di scendere. Il balsamo calmante venne spalmato sulle ustioni, nei punti in cui le ali sembravano coperte di festoni neri e rossi.
Per quanto potesse essere ferito seriamente, ogni cavaliere pensava prima a curare il proprio animale.
Lessa teneva d’occhio Mnementh, sicura che F’lar non avrebbe tenuto in volo l’enorme drago bronzeo, se fosse stato ferito. Intanto, aiutava T’sum a curare l’ala destra di Munth, dolorosamente trapassata; e notò all’improvviso che il cielo, al di sopra della Stella Rossa, era deserto.
Facendosi forza, finì di curare Munth prima di andare in cerca del grande drago bronzeo e del suo cavaliere. Quando li trovò anche Kylara, impegnata a spalmare unguento sulla guancia e sulla spalla di F’lar. Si avviò con aria decisa verso i due, quando fu raggiunta da un appello concitato di Canth. Vide Mnementh alzare di scatto la testa; anche lui aveva captato il messaggio del drago marrone.
«F’lar, Canth dice che hanno bisogno d’aiuto,» gridò Lessa. Non notò che Kylara si era dileguata tra le altre donne indaffarate.
F’lar non era ferito gravemente, Lessa se ne accertò subito. Kylara aveva già curato le ustioni, che parevano poco profonde. Qualcuno gli aveva procurato una nuova tunica, per sostituire quella lacerata dai Fili. Lui aggrottò la fronte, e rabbrividì perché la contrazione aveva irritato la ferita. Trangugiò in fretta il suo klah.
Mnementh, com’è il conteggio degli abili? Oh, lascia stare, rimandali in volo con un carico completo di pietre focaie.
«Come ti senti?» chiese, posandogli una mano sul braccio per trattenerlo. Non poteva andarsene così!
F’lar le rivolse un sorriso stanco, le mise tra le mani il boccale vuoto e gliele strinse con forza. Poi volteggiò sul collo di Mnementh. Qualcuno gli consegnò un pesante carico di sacchi.
Draghi azzurri, verdi, marroni e bronzei si innalzarono dalla Conca del Weyr in rapida successione. Poco più di sessanta animali si librarono per qualche istante nell’aria, là dove pochi minuti prima se ne erano innalzati ottanta.
Così pochi draghi, così pochi cavalieri! Per quanto tempo avrebbero potuto continuare?
Canth disse che F’nor aveva bisogno di altre pietre focaie.
Lessa si guardò attorno, ansiosamente. Nessuno degli allievi era ancora ritornato dalle missioni alle Fortezze. Un drago fece udire un lagno supplichevole. Lessa si voltò di scatto, ma era soltanto la piccola Pridith, che attraversava incespicando il Weyr, diretta ai campi del pasto urtando scherzosamente Kylara mentre camminava. Gli altri draghi rimasti erano tutti feriti o… Lo sguardo di Lessa cadde su C’gan, che stava uscendo in quel momento dall’alloggio degli allievi.
«C’gan, tu e Tagath potreste portare altre pietre focaie a F’nor, su Keroon?»
«Certamente,» la rassicurò il vecchio cavaliere azzurro, gonfiando il petto per l’orgoglio e con gli occhi scintillanti. Lessa non aveva pensato di inviarlo in missione da qualche parte, eppure lui aveva vissuto tutta la sua esistenza preparandosi per una situazione come quella. Non era giusto privarlo di quell’occasione.
Gli sorrise con aria d’approvazione; insieme, ammucchiarono pesanti sacchi di pietre focaie sul collo di Tagath. Il vecchio drago azzurro sbuffava e saltellava, come se fosse tornato giovane e forte. Lessa trasmise loro i punti di riferimento che Canth aveva visualizzato per lei.
Li seguì con lo sguardo, fino a quando i due scomparvero, al di sopra della Pietra della Stella.
Non è giusto che si divertano soltanto loro , commentò Ramoth, piccata. Lessa la scorse; stava prendendo il sole sul cornicione, e si allisciava le enormi ali.
«Prova pure a masticare pietre focaie, se vuoi ridurti come una di quelle stupide verdi,» le rispose seccamente Lessa. Ma in fondo, la protesta della regina la divertiva.
Poi passò in mezzo ai feriti. L’elegante, bellissima verde di B’fol gemeva scuotendo la testa, incapace di piegare un’ala ridotta a cartilagine. Sarebbe stata fuori causa per settimane intere, ma era anche la ferita più grave tra tutti i draghi. Lessa distolse rapidamente lo sguardo dall’infelicità e dalla preoccupazione che si scorgevano negli occhi di B’fol.
Mentre completava il giro, si accorse che i feriti erano più numerosi tra gli uomini che tra i draghi. Due appartenenti allo squadrone di R’gul avevano ricevuto gravi lesioni alla testa; uno avrebbe anche potuto perdere completamente un occhio. Manora gli aveva dato una pozione di erbe soporifere che gli aveva fatto perdere conoscenza. Un altro uomo aveva un braccio bruciato fin quasi all’osso. Per quanto gli altri feriti fossero assai meno gravi, il conteggio totale sconcertò Lessa. Quanti altri sarebbero stati messi fuori combattimento a Keroon?
Dei centosettantadue draghi, quindici erano già inservibili; molti, però, tra un ’giorno o due avrebbero potuto ritornare in azione.
Un pensiero colpì Lessa. Se N’ton era riuscito a guidare Canth, forse, nella prossima azione, avrebbe potato guidare il drago di qualche ferito, poiché gli uomini malconci erano più numerosi degli animali. F’lar infrangeva le traduzioni, quando lo riteneva necessario: quella era un’altra tradizione da abbandonare… purché i draghi fossero d’accordo.
E se N’ton non era l’unico dei nuovi cavalieri in grado di comunicare con un altro drago, quella particolare flessibilità poteva tornare utile, a lungo andare? F’lar aveva affermato che le incursioni non sarebbero state troppo frequenti all’inizio, quando la Stella Rossa stava appena incominciando il lungo Passaggio, destinato a durare cinquanta Giri. Ma quale sarebbe stata la frequenza? F’lar doveva saperlo; ma non era lì.
Bene, lui aveva avuto veramente ragione quella mattina, quando aveva parlato della comparsa dei Fili a Nerat; quindi lo studio svolto sulle Antiche Cronache era stato prezioso.
No, non era esatto. F’lar aveva dimenticato di avvertire gli uomini perché stessero attenti alla polvere nera, oltre che all’aumento della temperatura. Ma poiché aveva rimediato con la decisione di passare in mezzo nel tempo, Lessa era benignamente disposta a perdonargli quel piccolo errore. Ma F’lar aveva la pessima abitudine di indovinare esattamente le cose. Lessa si corresse una seconda volta. F’lar non indovinava. Studiava, preparava i piani. Rifletteva e si serviva del buon senso. Per esempio, aveva calcolato dove e quando i Fili avrebbero colpito, sulla base dei dati forniti da quelle Cronache puzzolenti. Lessa cominciò a vedere un poco più roseo il loro futuro.
E adesso, se lui fosse riuscito a fare in modo che i cavalieri imparassero ad affidarsi, in battaglia, all’istinto infallibile dei draghi, anche le perdite si sarebbero ridotte di numero.
Un grido trapassò l’aria e le orecchie, mentre un drago azzurro emergeva al di sopra della Pietra della Stella.
Ramoth! urlò Lessa, in una reazione istintiva, senza sapere perché. La regina era già in volo prima che l’eco del comando si fosse spento. Il drago azzurro era chiaramente in grave difficoltà, stava cercando di frenare lo slancio, ma una delle ali non funzionava più. La sua guida era scivolata in avanti sull’ampia spalla, e si aggrappava precariamente al collo dell’animale con una mano sola.
Lessa, le mani premute contro le labbra, seguì la scena con lo sguardo, spaventata. Non si udiva, nella Conca, altro suono che il battito delle ali immense di Ramoth. La regina si portò rapidamente in posizione accanto al drago azzurro, sorreggendolo con un’ala dalla parte del lato ferito.
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