«Non riesco a liberarmi dall’idea che questa capacità di volare in mezzo nel tempo abbia un valore eccezionale,» disse Lessa, sottolineando le parole.
«Questo, mia cara Dama del Weyr, è davvero un presentimento autentico.»
«Ma perché?»
«Non perché,» la corresse lui, in tono enigmatico. « Quando. » Un’idea stava incominciando a prendere forma, in fondo alla sua mente. Cercò di spingerla fuori, in modo da poterla rimuginare adeguatamente. In quel momento, Mnementh annunciò che F’nor stava entrando nell’alloggio.
«Che cosa ti è capitato?» chiese F’lar al fratellastro, che tossiva e sputacchiava, il volto arrossato in un parossismo convulso.
«Polvere…» tossì F’nor, battendo i guanti della tenuta di volo sulle maniche e sul petto. «Una quantità enorme di polvere, ma niente Fili,» disse, disegnando un ampio arco con un braccio, e agitando le dita. Poi batté i guanti sui calzoni di pelle di wher, e fece una smorfia nel veder cadere una nuvola di finissima polvere nera.
F’lar sentì tutti i muscoli del proprio corpo tendersi, mentre seguiva con lo sguardo la polvere che scendeva a posarsi sul pavimento.
«Dove ti sei impolverato in quel modo?» domandò.
F’nor gli lanciò un’occhiata di blanda sorpresa.
«Servizio di pattugliamento meteorologico a Tillek. In questi ultimi tempi, tutto il settentrione è stato investito da tempeste di polvere. Ma ero venuto per…» S’interruppe, allarmato dalla tesa immobilità di F’lar. «Perché ti interessa tanto la polvere?» chiese con voce perplessa.
F’lar girò sui tacchi e corse verso la scala che portava alla Sala delle Cronache Lessa lo seguì immediatamente, F’nor con maggior calma.
«Tillek, hai detto?» gridò F’lar al suo vicecomandante. Stava sbarazzando la tavola dei mucchi di pergamene per poter spiegare le quattro carte. «Da quanto tempo sono cominciate queste tempeste di polvere? Perché non le hai segnalate?»
«E perché dovevamo segnalare le tempeste di polvere? Tu volevi essere informato sulle masse d’aria calda.»
«Da quanto tempo sono cominciate queste tempeste di polvere?» ripeté F’lar, con voce spezzata.
«Circa una settimana fa.»
« Come, circa? »
«Sei giorni fa è stata segnalata la prima tempesta, nella parte settentrionale di Tillek. Ne sono state segnalate a Bitra, Telgar settentrionale, Crom, e nelle Terre Alte,» riferì conciso F’nor.
Lanciò un’occhiata speranzosa a Lessa, ma si accorse che anche lei stava guardando le quattro strane carte. Cercò di capire perché sulla massa continentale di Pern fossero state sovrapposte quelle strisce orizzontali e verticali, ma non riuscì a comprenderne la ragione.
F’lar prendeva rapidamente appunti, allontanando da sé prima un diagramma, poi un altro.
«C’ero troppo dentro per pensare chiaramente, per vedere chiaramente, per capire,» ringhiò il Comandante del Weyr, parlando a se stesso, e lasciò cadere lo stilo, con un gesto rabbioso.
«Tu avevi parlato solo delle masse d’aria calda,» disse umilmente F’nor; aveva la sensazione di avere deluso, in qualche modo, il suo Comandante.
F’lar scrollò il capo impaziente.
«Non è stata colpa tua, F’nor. È stata colpa mia. Avrei dovuto chiederlo. Sapevo che era una fortuna che il clima si mantenesse così freddo.» Posò le mani sulle spalle del fratellastro e lo guardò negli occhi. «I Fili sono caduti,» annunciò con aria grave. «Sono caduti nell’aria fredda, e si sono congelati e frantumati, sono stati trasportati dal vento.» Agitò le dita, imitando il gesto di F’nor. «Come granelli di polvere nera.»
« ’Crepita, polvere, polvere nera’ ,» citò Lessa. «Nella Ballata del Volo di Moreta , il ritornello parla solo di polvere nera.»
«Non è necessario che mi ricordi Moreta proprio in questo momento,» ringhiò F’lar, chinandosi sulle carte. «Lei poteva parlare a tutti i draghi dei Weyr.»
«Ma so farlo anch’io!» protestò Lessa.
Lentamente, come se fosse incapace di credere alle proprie orecchie, F’lar si voltò verso Lessa.
«Che cosa hai detto?»
«Ho detto che posso parlare con tutti i draghi del Weyr.»
Senza distogliere lo sguardo da lei, sbattendo le palpebre sbalordito, F’lar si lasciò cadere sul piano della tavola.
«Da quanto tempo,» riuscì a chiedere, «possiedi questa particolare facoltà?»
Qualcosa, nel suo tono e nel suo atteggiamento, fece arrossire e balbettare Lessa come un ragazzino colpevole.
«Io… io ho sempre potuto farlo. Cominciando con il wher da guardia di Ruatha.» Con un gesto indeciso della mano indicò la direzione della Fortezza. «E a Ruatha ho parlato con Mnementh. E… e quando sono arrivata qui, mi sono accorta che riuscivo a…» La voce le si spezzò, davanti allo sguardo accusatore degli occhi freddi e duri di F’lar. Era uno sguardo accusatore e, peggio, sprezzante.
«Mi pareva che avessi accettato di aiutarmi, di credere in me.»
«Mi dispiace veramente, F’lar. Non ho mai pensato che potesse servire a qualcosa, ma…»
F’lar balzò in piedi, gli occhi lampeggianti d’irritazione.
«La sola cosa che non riuscivo a immaginare era il modo per dare direttive agli squadroni e per tenere i contatti con il Weyr durante un attacco, per assicurarmi viveri e pietre focaie in tempo. E tu… tu hai continuato a startene zitta, per dispetto, a nascondermi il…»
«Io NON l’ho fatto per dispetto!» gridò Lessa. «Ho detto che mi dispiace. È vero, mi dispiace. Ma tu hai la pessima abitudine di tenere per te i tuoi segreti. Come potevo sapere che non ne fossi capace anche tu, di fare quello che faccio io? Tu sei F’lar, il Comandante del Weyr; tu puoi fare qualunque cosa Ma sei quasi peggio di R’gul, perché non mi dici mai neppure metà delle cose che dovrei sapere…»
F’lar l’afferrò, la scosse, fino a quando la voce incollerita di lei tacque.
«Basta così. Non possiamo sprecare il tempo a litigare come bambini.» Poi spalancò gli occhi e schiuse le labbra. «Sprecare il tempo? Ci sono!»
«Andare in mezzo nel tempo?» ansimò Lessa.
«In mezzo nel tempo!»
F’nor era completamente disorientato.
«Di cosa state parlando, voi due?»
«I Fili hanno incominciato a cadere all’alba a Nerat,» disse F’lar, gli occhi scintillanti, il tono sicuro.
F’nor si sentì congelare le viscere per l’apprensione. All’alba a Nerat? Le foreste pluviali sarebbero state distrutte. Sentì l’ondata di adrenalina scorrergli nel sangue, al pensiero di quel pericolo.
«Quindi torneremo indietro laggiù, in mezzo nel tempo, e saremo là quando i Fili cominceranno a cadere, due ore fa. F’nor, i draghi possono andare non solo dove , ma anche quando vogliamo noi.»
«Dove? Quando?» ripeté F’nor, sbigottito. «Potrebbe essere molto pericoloso.»
«Sì, ma oggi questo salverà Nerat. E adesso, Lessa,» F’lar le diede un’altra scrollata, in un gesto fatto di orgoglio e di affetto, «ordina che escano tutti i draghi, giovani e vecchi, tutti quelli in grado di volare. Digli di caricarsi al massimo di sacchi di pietre focaie. Non so se puoi parlare attraverso il tempo…»
«Il mio sogno, stamattina…»
«Forse. Ma adesso sveglia il Weyr.» F’lar girò su se stesso, rivolgendosi a F’nor. «Se i Fili stanno cadendo… se cadevano a Nerat all’alba, cioè, cadranno su Keroon e su Ista in questo momento, perché sono in quella zona oraria. Porta due squadroni a Keroon. Dai l’allarme a quelli delle pianure, di loro di cominciare ad accendere i fuochi nelle fosse. Porta con te alcuni giovani e mandali a Igen e a Ista. Quelle Fortezze non corrono un pericolo immediato come Keroon. Ti manderò rinforzi appena mi sarà possibile. E… tieni Canth in contatto continuo con Lessa.»
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