Batté una mano sulla spalla del fratello e lo congedò. Il cavaliere marrone era troppo abituato a prendere ordini per mettersi a discutere.
«Mnementh dice che R’gul è l’ufficiale di guardia e vuole sapere,» cominciò Lessa.
«Andiamo, ragazza,» disse F’lar, gli occhi scintillanti. Raccattò le sue carte, sospingendo Lessa verso la scala.
Arrivarono nella sala nello stesso momento in cui entrava R’gul, in compagnia di T’sum. R’gul stava brontolando sottovoce per protestare contro quelle convocazioni impreviste.
«Hath mi ha detto di presentarmi a rapporto,» disse, lamentosamente. «Che bella cosa, quando il tuo drago…»
«R’gul, T’sum, preparate i vostri squadroni. Armatevi con tutte le pietre focaie che possono trasportare, e radunateli al di sopra della Pietra della Stella. Vi raggiungerò fra pochi minuti. Andiamo a Nerat all’alba.»
«A Nerat? Io sono ufficiale di guardia, non del servizio di pattugliamento…»
«Non si tratta di un pattugliamento,» l’interruppe F’lar.
«Ma,» interruppe T’sum, spalancando gli occhi. «A Nerat l’alba è stata due ore fa, come da noi.»
«Ed è proprio quello, il tempo in cui andiamo, cavaliere marrone. Abbiamo scoperto che i draghi possono andare in mezzo da un luogo all’altro temporalmente e non solo geograficamente. All’alba, i Fili sono caduti su Nerat. Noi torneremo indietro, in mezzo nel tempo, per cancellarli dal cielo.»
F’lar non badò a R’gul, che stava balbettando una richiesta di spiegazioni. T’sum, comunque, si affrettò ad afferrare sacchi di pietre focaie e corse verso il cornicione dove lo stava aspettando il suo Munth.
«Svegliati, vecchio sciocco,» disse Lessa a R’gul, in tono irascibile. «I Fili stanno cadendo. Avevi torto. Adesso comportati da dragoniere. Oppure va’ in mezzo e restaci!»
Ramoth, risvegliata dagli allarmi, sospinse R’gul con la testa colossale, e l’ex Comandante del Weyr si riscosse dallo shock momentaneo. Senza aggiungere una parola, seguì T’sum lungo la galleria.
F’lar aveva indossato la pesante tunica di pelle di wher e si stava infilando gli stivali da volo.
«Lessa, trasmetti messaggi a tutte le Fortezze. Ora, questo attacco cesserà tra quattro ore circa. Quindi il punto più occidentale che può raggiungere è Ista. Ma voglio che siano avvertite tutte le Fortezze e tutte le Arti.»
Lei annuì, fissandolo intenta per non perdere neppure una parola.
«Fortunatamente, la Stella Rossa sta appena iniziando il Passaggio, quindi per qualche giorno non avremo da preoccuparci per altri attacchi. Calcolerò il momento del prossimo al mio ritorno.
«Adesso, avverti Manora che organizzi le sue donne. Avremo bisogno di secchi e secchi di unguento. I draghi verranno avvolti dai Fili, e soffriranno molto. Una cosa importante: se succede qualcosa, dovrai aspettare che un bronzeo abbia almeno un anno per accompagnare Ramoth nel volo nuziale…»
«Nessuno accompagnerà Ramoth nel volo nuziale, tranne Mnementh,» gridò lei, con gli occhi che scintillavano.
F’lar la strinse a sé, premendole \ la bocca sulla bocca come per portare con sé tutta la dolcezza e tutta la forza di lei. La lasciò andare così bruscamente che Lessa indietreggiò vacillando contro la testa abbassata di Ramoth. Si aggrappò per un attimo alla sua regina, per cercare sostegno e sicurezza.
Cioè, se Mnementh riesce ad acchiapparmi, la corresse Ramoth, in tono soddisfatto.
Ruotate e giratevi,
o sanguinate e bruciatevi.
Volate in mezzo,
azzurri e verdi.
Libratevi e tuffatevi,
bronzei e marroni.
I dragonieri devono volare
quando i Fili sono in cielo.
Mentre F’lar si lanciava a corsa nella galleria che conduceva al cornicione, con i sacchi di pietre focaie che gli battevano contro le cosce, era contento di aver ordinato e compiuto i noiosi voli di pattugliamento su ogni Fortezza e su ogni depressione di Pern. Adesso poteva vedere chiaramente Nerat nella propria mente. Poteva vedere i fiordivite dai molti petali, caratteristica distintiva delle foreste pluviali in quel periodo dell’anno. I boccioli color avorio dovevano risplendere, nei primi raggi del sole, come occhi di drago, tra le alte piante a foglie larghe.
Mnementh, con gli occhi che lampeggiavano per l’eccitazione, era librato vicinissimo al cornicione. F’lar gli volteggiò sul collo bronzeo.
Il Weyr era un ribollire di ali d’ogni colore, ed echeggiava di grida e di ordini. L’atmosfera era elettrica, ma F’lar non avvertiva il minimo panico in quella confusione ordinata. Dalle aperture delle pareti della Conca uscivano draghi ed esseri umani. Le donne attraversavano frettolose il fondovalle, passando da una Caverna Inferiore all’altra. I bambini che giocavano in riva al lago vennero mandati a raccogliere legna per il fuoco. I giovani, sotto la guida del vecchio C’gan, si stavano schierando davanti alle caserme. F’lar alzò gli occhi verso il Picco e approvò la formazione serrata degli squadroni radunati in ordine di volo. Mentre guardava, si formò un altro squadrone. Riconobbe Canth, che portava F’nor sul collo, proprio nell’istante in cui l’intero squadrone sparì.
Ordinò a Mnementh di prendere quota. Il vento era freddo, e portava un sentore di umidità. Una nevicata tardiva? Sarebbe venuta nel momento più opportuno.
Lo squadrone di R’gul e quello di T’bor si aprirono a ventaglio sulla sua sinistra, quelli di T’sum e di D’nol alla sua destra. Notò che tutti i draghi erano stati caricati di sacchi. Poi trasmise a Mnementh la visualizzazione della foresta pluviale di Nerat all’inizio della primavera, un attimo prima dell’alba, con i fiordivite che brillavano, e il mare che si frangeva contro le rocce della Scogliera.
Sentì il freddo bruciante del mezzo ; e nello stesso tempo si sentì trafiggere dal dubbio. Non era stato un incosciente, mandando i suoi, forse, incontro alla morte in mezzo al tempo, in quel tentativo di precedere i Fili a Nerat?
Poi emersero tutti nella luce livida che prometteva l’imminenza del giorno. I profumi lussureggianti della foresta pluviale li avvolsero. Era caldo, e questo era spaventoso. F’lar alzò lo sguardo, un poco verso settentrione. La Stella Rossa splendeva, pulsante di minaccia.
Gli uomini si erano resi conto di ciò che era accaduto, e le loro voci si levarono in esclamazioni di sbalordimento. Mnementh riferì a F’lar che i draghi erano un po’ sorpresi delle reazioni dei loro piloti.
«Ascoltatemi, dragonieri,» esclamò F’lar, con voce aspra e distorta nello sforzo di farsi udire. Attese che tutti gli uomini si fossero portati il più possibile vicini a lui. Disse a Mnementh di passare le informazioni agli altri draghi. Poi spiegò ciò che avevano fattto e perché. Nessuno parlò; ma molti si scambiarono occhiate cariche di nervosismo.
F’lar ordinò di spiegarsi a ventaglio, in formazione scalare, mantenendo una distanza di cinque ampiezze d’ali in senso verticale.
Il sole si levò.
Dal cielo, come una nebbia sempre più densa, scendevano obliqui attraverso il mare i Fili silenziosi, bellissimi, traditori. Quelle spore che avevano varcato lo spazio erano grigioargentee; dagli ovali duri e gelati erano spuntati rozzi filamenti, al contatto con il caldo involucro atmosferico di Pern. Del tutto privi di intelligenza, erano stati scagliati dal loro pianeta spoglio in direzione di Pern, in una pioggia terribile che cercava la materia organica per nutrirsi e crescere. Un Filo caduto sul terreno fertile penetrava profondamente propagandosi nel suolo caldo e devastandolo fino a ridurlo un deserto di polvere nera. Il continente meridionale di Pern era già stato inaridito in quel modo. I veri parassiti di Pern erano i Fili.
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