Nella Conca si levò un gemito collettivo quando il cavaliere scivolò, lasciò la presa e cadde… finendo sulle ampie spalle di Ramoth.
Il drago azzurro precipitò come un sasso. Ramoth si fermò dolcemente accanto a lui, accovacciandosi per permettere ai soccorritori di raccogliere il ferito.
Era C’gan.
Lessa si sentì stringere il cuore quando vide come i Fili avevano ridotto il viso del vecchio. Si lasciò cadere in ginocchio accanto a lui, sorreggendogli il capo. Gli altri si raccolsero in cerchio attorno a loro, in un rispettoso silenzio.
Manora, sebbene fosse serena in volto come al solito, aveva gli occhi pieni di lacrime. S’inginocchiò e posò una mano sul cuore del vecchio cavaliere. Un’espressione preoccupata si dipinse sul suo volto, quando alzò gli occhi verso Lessa. Poi, stringendo le labbra, cominciò a spalmare l’unguento.
«Troppo vecchio e sdentato per lanciare fiamme e troppo lento per passare in mezzo ,» mormorò C’gan, scuotendo il capo. «Troppo vecchio. Ma ’I dragonieri devono volare quando i Fili son nel cielo’… » La voce si spense in un sospiro; gli occhi si chiusero.
Lessa e Manora si scambiarono un’occhiata d’angoscia. Una nota terribile, penetrante spezzò il silenzio. Tagath si levò in volo con un balzo tremendo. Gli occhi di C’gan si riaprirono lentamente, ma già spenti. Lessa, trattenendo il respiro, seguì con lo sguardo il drago azzurro, cercando di negare l’inevitabile mentre Tagath scompariva nell’aria.
Da tutto il Weyr si levò un gemito sommesso, simile al grido solitario del vento. I draghi stavano rendendo il loro omaggio.
«È… andato?» chiese Lessa, sebbene lo sapesse già.
Manora annuì lentamente, le guance inondate di lacrime, mentre tendeva la mano per chiudere gli occhi spenti di C’gan.
Lessa si alzò lentamente, accennò ad alcune donne di portar via il corpo del vecchio cavaliere. Si asciugò distrattamente sulla gonna le mani insanguinate, cercando di pensare a ciò che restava ancora da fare.
Eppure il suo pensiero ritornava sempre a ciò che era appena accaduto. Era morto un cavaliere. E anche il suo drago. I Fili avevano già causato la perdita di una coppia. Quanti altri sarebbero morti in quel Giro crudele? Per quanto tempo avrebbe potuto sopravvivere il Weyr, anche dopo che i quaranta draghi di Ramoth fossero diventati adulti, e anche quelli che avrebbe concepito presto, e anche i figli delle sue figlie?
Lessa si allontanò, per acquistare le proprie incertezze e per calmare l’angoscia. Vide Ramoth volare in cerchio, ad alta quota, e poi planare atterrando sul Picco. Un giorno, presto, Lessa avrebbe dovuto vedere quelle ali d’oro segnate dalle brutture nere e rosse delle ustioni lasciate dai Fili? Ramoth sarebbe… scomparsa?
No, Ramoth non sarebbe scomparsa, finché Lessa fosse rimasta in vita.
F’lar le aveva detto, molto tempo prima, che lei doveva imparare a vedere oltre i confini ristretti della Fortezza di Ruatha e della vendetta. Come al solito, aveva avuto ragione, nella sua qualità di Dama del Weyr, sotto la guida di F’lar, aveva imparato anche che vivere non era soltanto allevare draghi e partecipare ai Giochi di Primavera. Vivere era lottare per fare qualcosa di impossibile: vincere o morire con la consapevolezza di avere tentato!
Lessa si accorse di avere, finalmente, accettato in modo totale il suo ruolo: come Dama del Weyr e come compagna di F’lar, doveva aiutarlo a forgiare uomini ed eventi per molti Giri futuri… per difendere Pern dai Fili.
Raddrizzò le spalle e alzò il mento.
Il vecchio C’gan lo meritava.
I dragonierí devono volare
quando i Fili son nel cielo!
Interi mondi son salvi o perduti
e ciò dipende dal loro valore.
Come F’lar aveva previsto, l’attacco ebbe termine a mezzogiorno, e i draghi e i cavalieri, esausti, furono accolti dall’acuto barrito di Ramoth, di vedetta sul Picco.
Lessa accertò che F’lar non aveva subito altre ferite, che quelle di F’nor erano superficiali, e che Manora teneva occupata Kylara nelle cucine. Poi si dedicò interamente a organizzare l’assistenza ai feriti.
Al crepuscolo, sul Weyr scese una pace irrequieta: il silenzio di menti e di corpi troppo stanchi o troppo doloranti per parlare. Lessa stava controllando l’elenco degli uomini e dei draghi feriti. Nella prossima battaglia contro i Fili sarebbero mancati ventotto tra uomini, e draghi. C’gan era l’unico caduto; ma a Keroon erano rimasti feriti gravemente quattro draghi e sette uomini, che sarebbero rimasti fuori combattimento per mesi interi.
Attraversò la Conca per raggiungere il suo alloggio, riluttante ma rassegnata a portare a F’lar quelle avvilenti notizie.
Aveva immaginato di trovarlo in camera da letto, ma lui non c’era. Ramoth stava già dormendo quando Lessa le passò accanto per recarsi nella Sala del Consiglio: anche quella era vuota. Perpelssa e un po’ allarmata, scese quasi correndo la scala che portava alla Sala delle Cronache, e vi trovò F’lar che studiava le pergamene ammuffite, il viso tirato ed esausto.
«Che ci fai, qui?» gli chiese, rabbiosamente. «Dovresti essere a dormire.»
«Anche tu,» rispose F’lar.
«Aiutavo Manora a curare i feriti…»
«A ciascuno il suo mestiere.» F’lar si risollevò dalla tavola, massaggiandosi il collo e ruotando la spalla illesa per sgranchire i muscoli irrigiditi.
«Non riuscivo a dormire,» ammise. «Così ho pensato di vedere cosa potevo trovare nelle Cronache. »
«Che cosa cerchi, ancora?» gridò Lessa, esasperata. Come se le Cronache avessero una risposta per tutto! Evidentemente, le tremende responsabilità della difesa di Pern cominciavano a pesare sul Comandante del Weyr. C’era stata la tensione della prima battaglia, la perdita di energie causata dal passaggio in mezzo al tempo per giungere a Nerat anticipando la caduta dei Fili.
F’lar sogghignò e accennò a Lessa di sedere accanto a lui, sulla panca accostata alla parete.
«Ho bisogno di trovare la risposta ad un problema assillante: come può un solo Weyr ad effettivi ridotti sostenere i combattimenti che dovrebbero essere condotti da sei Weyr?»
Lessa cercò di dominare il panico che l’assaliva salendo, come una marea gelida, dalle sue viscere.
«Oh, a questo provvederanno le tue tabelle dei tempi,» rispose, coraggiosamente. «Riuscirai a mantenere gli effettivi fino a quando i quaranta giovani draghi potranno unirsi agli altri.»
F’lar inarcò un sopracciglio, sarcasticamente.
«Siamo sinceri, Lessa.»
«Ma ci sono già stati lunghi Intervalli, prima d’ora,» ribatté lei. «E poiché Pern è sopravvissuta, può sopravvivere ancora.»
«In precedenza i Weyr erano sei. E venti o più Giri prima che la Stella Rossa incominciasse il Passaggio, le regine incominciavano a deporre covate enormi. Tutte le regine, non solo la nostra buona Ramoth. Oh, come maledico Jora!» Balzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro, ricacciandosi nervosamente dalla fronte la ciocca di capelli neri che cadeva a velargli gli occhi.
Lessa era dibattuta tra il desiderio di confortarlo e la paura soffocante che le rendeva difficile il pensare.
«Non eri così dubbioso…»
F’lar si girò di scatto.
«Non lo ero prima d’incontrare direttamente i Fili e di contare il numero dei feriti. Le probabilità sono contro di noi. Anche supponendo che possiamo montare altri cavalieri sui draghi illesi, sarà difficile riuscire a mantenere in volo continuamente un effettivo sufficiente, ed una guardia a terra.» Notò l’aria perplessa di lei e spiegò. «Domani bisognerà raggiungere Nerat a piedi. Sarei uno sciocco se credessi che siamo riusciti a cogliere e a bruciare tutti i Fili a mezz’aria.»
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