Anne McCaffrey - Volo di drago

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La trilogia dei «Dragonieri di Pern», di cui «Volo di Drago» è la prima parte, è uno dei più interessanti cicli narrativi che la fantascienza ha prodotto in questi ultimi anni nel suo sforzo di rinnovamento interno, tematico e stilistico; è il tentativo ad ampio respiro di creare «ex novo» una mitologia complessa e coordinata, che non sia un semplice adattamento di mitologie «terrestri».
Esso è dovuto ad un nome nuovo, lanciato da John Campbell sulle pagine di «Analog», Anne McCaffrey, che si rivela scrittrice sensibile, originale e dalle notevoli doti letterarie. Sia i lettori che i critici statunitensi hanno testimoniato illoro apprezzamento per quest’opera, i cui diversi capitoli sono apparsi in più riprese sulle riviste di Campbell: i primi assegnando il Premio Hugo 1968 per il miglior romanzo breve alla parte iniziale del romanzo; i secondi il Premio Nebula 1969 per la stessa categoria all’ultima parte di esso. Anne McCaffrey è stata così la prima donna a vincere i due massimi premi fantascientifici americani.

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«E io pensavo,» fece Lessa con un’espressione malinconica sul vivace volto sottile, «che quelle venerabili Cronache contenessero la somma di tutte le tradizioni relative ai draghi e di tutta la saggezza umana. O almeno, così mi hanno fatto credere,» aggiunse, puntigliosa.

F’lar ridacchiò.

«Sono Cronache preziosissime, ma bisogna sviscerarle.»

Lessa arricciò il naso.

«Puah! Puzzano come se le avessimo sviscerate davvero… E l’unica cosa da fare sarebbe riseppellirle.»

«Ecco un’altra cosa che ci terrei a scoprire; l’antica tecnica che impediva alle pelli di indurirsi e di puzzare.»

«Comunque è stupido, servirsi delle pelli per scrivere. Dovrebbe esserci qualcosa di meglio. Caro Comandante del Weyr, ormai siamo troppo incartapecoriti.»

Mentre F’lar rideva allegramente di quella battuta, lei lo fissava spazientita. Poi si alzò di scatto, accesa da un altro dei suoi tipici balzi d’umore.

«Beh, non lo scoprirai. Non scoprirai quello che cerchi. Perché io so quello che vorresti trovare, e non è registrato nelle Cronache

«Spiegati.»

«Sarebbe ora che la smettessimo di nasconderci una verità molto spiacevole.»

«E cioè?»

«La sensazione che la Stella Rossa costituisce una minaccia e che i Fili verranno ! Noi l’abbiamo deciso per pura presunzione, e poi siamo tornati indietro nel tempo, risalendo a momenti particolarmente decisivi delle nostre vite e abbiamo rafforzato quella sensazione in noi stessi del passato. Per te, è stato quando hai deciso di essere destinato…» Pronunciò quella parola in tono irridente, «a diventare Comandante del Weyr, un giorno.

«Non potrebbe darsi,» continuò, sprezzante, «che il nostro ultraconservatore R’gul abbia ragione? Che non ci siano più stati Fili negli ultimi quattrocento Giri perché non esistono più? E che per questa ragione ci siano così pochi draghi, perché i draghi sentono di non essere più indispensabili a Pern? E che noi siamo davvero anacronistici e parassiti?»

F’lar non sapeva per quanto tempo era rimasto a guardare il volto amareggiato di Lessa, né quanto avesse impiegato per trovare risposte a quelle domande.

«Tutto è possibile, Dama del Weyr,» rispose con voce calma. «Incluso il fatto improbabile che una bambina di undici anni, spaventata a morte, progettasse di vendicarsi dell’assassino dei suoi familiari… e ci riuscisse, contro ogni probabilità.»

Lessa avanzò involontariamente di un passo, colpita da quella replica inaspettata, e ascoltò attenta.

«Preferisco credere,» continuò F’lar, inesorabile, «che la vita non consista soltanto nell’allevare draghi e nel partecipare ai Giochi di primavera. Questo non basta, per me. E sono riuscito a convincere anche altri a guardare più avanti, oltre l’interesse e la comodità personale. Ho dato loro uno scopo, una disciplina Tutti, al Weyr e nelle Fortezze, ci hanno guadagnato.

«Non sto frugando in queste Cronache nella speranza di trovare una certezza. Sto cercando di trovare fatti concreti.

«Posso provare, Dama del Weyr, che i Fili ci sono stati. Posso provare che vi sono stati Intervalli durante i quali i Weyr sono decaduti. Posso provare che, se la vedi incorniciata direttamente dalla Roccia dell’Occhio nel momento del solstizio d’inverno, la Stella Rossa passerà abbastanza vicina a Pern da lasciar piovere i Fili. Poiché posso provare tutto questo, credo che Pern sia in pericolo. Lo credo io non il ragazzo di quindici Giri fa. Lo crede F’lar, il cavaliere bronzeo, il Comandante del Weyr!»

Vide le ombre del dubbio negli occhi di Lessa, ma sentì che i suoi argomenti cominciavano a rassicurarla.

«Ti sei sentita costretta a credermi già una volta,» continuò, in tono più dolce. «Quando ti ho detto che avresti potuto diventare Dama del Weyr. Mi hai creduto e…» Indicò con un gesto tutto ciò che stava attorno a loro.

Lei ebbe un sorriso debole, senza gaiezza.

«È successo perché non avevo mai pensato a ciò che avrei fatto dopo aver visto Fax morto ai miei piedi. Certo, essere la compagna di Ramoth è meraviglioso, ma…» Aggrottò lievemente la fronte. «Non basta più. È per questo che tenevo tanto ad imparare a volare e…»

«… ed è per questo che è incominciata la nostra discussione,» concluse F’lar, sardonico.

Poi si sporse attraverso la tavola.

«Credi con me, Lessa, fino a quando non avrai motivo di non credere più. Io rispetto i tuoi dubbi. Non c’è nulla di male a dubitare. Qualche volta conduce a una fede più grande. Ma credimi fino a primavera. Se allora i Fili non saranno ancora discesi…» Alzò le spalle, in un gesto fatalista.

Lessa lo fissò per un lungo attimo e poi inclinò lentamente il capo, in segno di accettazione.

F’lar cercò di nascondere il sollievo che provava per quella decisione. Aveva avuto modo di accorgersi che Lessa era sia un’avversaria implacabile che un’abile alleata. E oltre a questo, era la Dama del Weyr, indispensabile ai suoi piani.

«E adesso torniamo ad occuparci di queste banalità. Sai, mi dicono il tempo, il luogo e la durata delle incursioni dei Fili,» fece, sollevando la testa per rivolgerle un sogghigno rassicurante. «E ho bisogno di questi dati per preparare la mia tabella dei tempi.»

«La tabella dei tempi? Ma hai detto che non sapevi quando…»

«Non conosco esattamente il giorno in cui i Fili possono incominciare a cadere. Tanto per incominciare, quando il clima si mantiene così insolitamente freddo per questa stagione, i Fili diventano fragili e volano via, come polvere. Sono innocui. Invece, quando l’aria è tiepida, sono vivi… e mortali.» Serrò entrambe le mani a pugno, posandole una accanto all’altra sul piano della tavola. «La Stella Rossa è la mia mano destra, la sinistra è Pern. La Stella Rossa gira molto rapidamente e si muove nella direzione opposta, rispetto a noi. Inoltre, compie movimenti irregolari.»

«Come fai a saperlo?»

«C’è un diagramma sulle pareti del Terreno della Schiusa, al Weyr di Fort. È stato il primo Weyr, lo sai.»

Lessa sorrise acida.

«Lo so.»

«Quindi, quando la Stella effettua un passaggio, i Fili vorticano lontano e scendono verso di noi, in attacchi che durano sei ore e si verificano, approssimativamente, a quattordici ore di distanza l’uno dall’altro.»

«Gli attacchi durano sei ore?»

F’lar annuì, gravemente.

«Quando la Stella Rossa è più vicina a noi. Proprio in questo momento sta incominciando il Passaggio.»

Lei aggrottò la fronte.

L’uomo frugò tra le pergamene sparpagliate sulla tavola; un oggetto cadde sul pavimento di pietra con un tonfo metallico.

Incuriosita, Lessa si piegò per raccoglierlo, e rigirò tra le mani la lamina sottile.

«Che cos’è questo?» Fece scorrere leggermente un dito sopra il disegno irregolare che appariva su una delle facciate.

«Non lo so. F’nor l’ha portato dal Weyr di Fort. Era inchiodato ad uno dei cassettoni che contenevano le Cronache. L’ha preso perché ha pensato che potesse essere importante. E ha detto che c’era una lamina come questa sotto il diagramma della Stella Rossa sulla parete del Terreno della Schiusa.»

«La prima parte è abbastanza chiara: ’ Il padre del padre di mia madre, che è andato in mezzo per sempre, diceva che questa era la chiave del mistero, e che gli era venuto in mente mentre stava sgorbiando; diceva che aveva detto: ARRHENIUS? EUREKA! LAMIACORIZA…’ Certo, questa parte non ha senso,» sbuffò Lessa. «Non sono neppure pernese, le ultime tre parole: sono sillabe a vanvera.»

«Ho studiato questo scritto, Lessa,» rispose F’lar, tirando a sé la lamina per riconfermare le sue conclusioni. «L’unico modo per andarsene in mezzo per sempre è morire, giusto? La gente non vola via da sola, evidentemente. Perciò si tratta di una visione in punto di morte, trascritta con diligenza da un pronipote che non sapeva neppure esprimersi bene. Ha usato ’sgorbiando’ invece di ’agonizzando’!» Sorrise, indulgente. «E in quanto al resto, dopo quelle parole senza senso… Come quasi tutte le visioni in punto di morte, ’spiega’ quello che tutti sanno già. Leggi.»

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