Anne McCaffrey - Volo di drago

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La trilogia dei «Dragonieri di Pern», di cui «Volo di Drago» è la prima parte, è uno dei più interessanti cicli narrativi che la fantascienza ha prodotto in questi ultimi anni nel suo sforzo di rinnovamento interno, tematico e stilistico; è il tentativo ad ampio respiro di creare «ex novo» una mitologia complessa e coordinata, che non sia un semplice adattamento di mitologie «terrestri».
Esso è dovuto ad un nome nuovo, lanciato da John Campbell sulle pagine di «Analog», Anne McCaffrey, che si rivela scrittrice sensibile, originale e dalle notevoli doti letterarie. Sia i lettori che i critici statunitensi hanno testimoniato illoro apprezzamento per quest’opera, i cui diversi capitoli sono apparsi in più riprese sulle riviste di Campbell: i primi assegnando il Premio Hugo 1968 per il miglior romanzo breve alla parte iniziale del romanzo; i secondi il Premio Nebula 1969 per la stessa categoria all’ultima parte di esso. Anne McCaffrey è stata così la prima donna a vincere i due massimi premi fantascientifici americani.

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Lessa abbassò lo sguardo su F’lar. Anche a quella distanza, poteva vedere chiaramente la collera che gli ardeva in volto, e quasi sentire il furore che gli sprizzava dagli occhi. E frammista alla furia, c’era un terribile, soffocante timore per la sua sicurezza, che era un rimprovero più efficace della collera. Per la sicurezza di Lessa, pensò lei, amaramente, o per quella di Ramoth?

Devi seguirci , stava dicendo Mnementh in tono più calmo, e controllare mentalmente i due punti di riferimento che hai già imparato. Questa mattina balzeremo dall’uno all’altro, così imparerai gli altri punti della zona di Benden.

Fu ciò che fecero. Volando fino alla Fortezza di Benden, annidata ai piedi delle colline sopra la Valle omonima, mentre il Picco del Weyr era un punto lontano che spiccava nel cielo meridiano, Lessa non dimenticò di visualizzare ogni volta impressioni chiaramente particolareggiate.

Era meraviglioso, eccitante, proprio come aveva sperato, confidò a Ramoth. La regina rispose che, sì, era certo preferibile ai metodi cui dovevano ricorrere gli altri, sprecando una quantità di tempo; ma secondo lei non era affatto meraviglioso balzare in mezzo dal Weyr di Benden alla Fortezza di Benden per poi ritornare di nuovo al Weyr di Benden. Anzi, era noioso.

Avevano incontrato di nuovo Mnementh al di sopra della Pietra della Stella. Il drago bronzeo comunicò a Lessa che quella prima lezione era andata benissimo. L’indomani avrebbero provato qualche balzo più lontano.

Domani, pensò cupa Lessa, succederà qualcosa, oppure il nostro indaffaratissimo Comandante del Weyr deciderà che con la lezione di oggi ha mantenuto la promessa, e tutto finirà lì.

C’era un balzo che lei poteva fare in mezzo , da qualunque punto di Pern, senza pericolo di sbagliare.

Visualizzò Ruatha per Ramoth, così come appariva dalle alture sovrastanti la fortezza… per stare alle regole. Per l’esattezza, Lessa proiettò l’immagine delle fosse delle pietre focaie. Prima dell’invasione di Fax, prima che lei fosse stata costretta a orchestrarne la decadenza, Ruatha era stata una valle prospera, incantevole. Disse a Ramoth di balzare in mezzo.

Il freddo, altrettanto intenso, sembrò durare per parecchi battiti del suo cuore. Quando Lessa stava già temendo di essersi perduta in mezzo , esplosero nell’aria, al di sopra della Fortezza. Si sentì invadere dall’esultanza. A dispetto di F’lar e della sua esagerata prudenza! Con Ramoth, lei poteva balzare dovunque! Riconobbe subito il profilo caratteristico delle alture di Ruatha, sventrate dal fuoco. Mancava poco all’alba, e il Passo tra Crom e Ruatha levava i suoi coni neri contro il cielo grigio che si andava schiarendo. Notò di sfuggita l’assenza della Stella Rossa che ormai sfolgorava nel cielo, al mattino. E, sempre di sfuggita, notò una differenza nell’aria. Era freddo, sì, ma non il freddo invernale: l’aria aveva l’umida frescura dell’inizio di primavera.

Abbassò lo sguardo, sbalordita, chiedendosi se, nonostante la sua sicurezza, non avesse commesso qualche errore. Ma no, quella era la Fortezza di Ruatha. La Torre, il Cortile interno, l’aspetto dell’ampia strada che portava ai quartieri degli artigiani erano come dovevano essere. Le spire di fumo che uscivano dai camini lontani indicavano che la gente si preparava a incominciare la giornata.

Ramoth sentì la sua insicurezza e cominciò a insistere per avere spiegazioni.

Questa è Ruatha , rispose decisa Lessa. Non può essere altro. Vola in cerchio sulle alture. Vedi, ecco là le file delle fosse per le pietre focaie che ti ho trasmesse…

Lanciò un gemito; il freddo le strinse lo stomaco, le raggelò i muscoli.

Sotto di lei, nell’oscurità che si dileguava lentamente, scorse molti uomini che s’inerpicavano, salendo dalle colline oltre Ruatha: uomini che si muovevano silenziosi e furtivi come criminali.

Ordinò a Ramoth di rimanere ferma il più possibile nell’aria, per non attirare la loro attenzione. La regina, sebbene incuriosita, obbedì.

Chi poteva assalire Ruatha? Sembrava incredibile. Lytol, dopotutto, era un ex dragoniere, e aveva già respinto energicamente un attacco. Possibile che i Signori delle Fortezze nutrissero ambizioni aggressive, ora che il Comandante del Weyr era F’lar? E quale Signore delle Fortezze era tanto pazzo da organizzare una guerra d’inverno?

No, non d’inverno. L’aria era decisamente primaverile.

Gli uomini avanzarono strisciando, superarono le fosse, giunsero al ciglio delle alture. All’improvviso Lessa si accorse che stavano calando scale di corda nel precipizio, lungo la parete di roccia, verso le imposte aperte della Fortezza Interna.

Si afferrò selvaggiamente al collo di Ramoth, ormai certa di ciò che vedeva.

Era Fax, Fax morto ormai da tre Giri… Fax e i suoi uomini che cominciavano l’attacco contro Ruatha, quasi tredici Giri prima.

Sì, quella era la sentinella della Torre; il suo viso era una chiazza bianca girata verso la parete di roccia, intenta. L’uomo era stato pagato per non dare l’allarme.

Ma il wher da guardia, addestrato a lanciare l’allarme per ogni intrusione… perché non gridava il suo avvertimento? Perché taceva?

Perché , l’informò Ramoth, con tranquilla logica, sente la tua presenza e la mia, e quindi ritiene che la Fortezza non possa essere in pericolo.

No! No! gemette Lessa. Cosa posso fare, adesso? Come posso svegliarli? Dove sono io bambina? Dormivo, e mi sono svegliata all’improvviso Lo ricordo. Sono corsa fuori dalla mia stanza. Ero tanto spaventata. Ho disceso la scala e per poco non sono caduta Sapevo che dovevo rifugiarmi nel covile del wher da guardia. Sapevo…

Lessa si strinse al collo di Ramoth per sorreggersi. Le azioni ed i misteri del passato stavano diventando atrocemente chiari.

Era stata lei ad avvertire se stessa, così come era stata la sua presenza e quella del drago-regina ad impedire al wher da guardia di dare l’allarme. Mentre osservava, stordita e incapace di parlare, vide la figuretta vestita di grigio che poteva essere solo lei stessa bambina uscire correndo dalla porta della Sala della Fortezza, lanciarsi incerta giù per la scala di pietra, nel Cortile, e scomparire nella tana fetida del wher da guardia. Udì l’animale guaire, penosamente confuso.

Nello stesso istante in cui Lessa bambina raggiungeva quel dubbio rifugio, gli invasori di Fax balzarono attraverso le finestre aperte e cominciarono a massacrare i suoi familiari addormentati.

«Torna… torna alla Pietra della Stella!» gridò Lessa. Tenne l’immagine di quella pietra negli occhi sbarrati, non solo per guidare Ramoth, ma per non perdere la ragione.

Il freddo intenso la scosse. Poi si ritrovarono al di sopra del Weyr tranquillo e silenzioso, nell’aria invernale come se, paradossalmente, non avessero mai visitato Ruatha.

F’lar e Mnementh non si vedevano.

Ramoth, tuttavia, non era per nulla sconvolta da quell’esperienza. Era andata dove le era stato detto di andare, e non aveva ben capito perché Lessa fosse rimasta tanto turbata. Comunicò alla sua pilota che probabilmente Mnementh le aveva seguite a Ruatha, e quindi, se Lessa le avesse fornito le indicazioni esatte , l’avrebbe portata là. Quell’atteggiamento così ragionevole della regina confortò un poco Lessa.

Trasmise a Ramoth non il ricordo infantile della Ruatha idillica scomparsa ormai da tanto tempo, ma quello più recente della Fortezza grigia e tetra nell’alba, con la Stella Rossa che pulsava all’orizzonte.

Erano di nuovo là, librate sopra la Valle; la Fortezza si trovava sulla destra. L’erba cresceva libera sulle alture, ingorgava le fosse e i canali; la scena mostrava tutta la decadenza che lei stessa aveva favorito, per impedire che Fax traesse profitto dalla conquista di Ruatha.

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