Burton si faceva beffe di tale concezione, ma non poteva fare a meno di voler bene a quell’ometto. Collop era schietto: non alimentava il forno della propria gentilezza con le pagine di un libro di teologia. Non agiva secondo uno schema imposto: bruciava di una fiamma d’amore. Amore perfino verso le persone odiose, il più raro e difficile tipo di amore.
Raccontò a Burton qualcosa della propria vita sulla Terra. Era stato un agronomo, liberale ma con una fede incrollabile nella propria religione, benché pieno di dubbi sulla stessa sua fede e sulla società del suo tempo. Aveva scritto un atto di difesa per la tolleranza religiosa, che si era attirato lodi e condanne. Era stato anche poeta, celebre per breve tempo e poi negletto.
Signore, rivivi in me, compi nuovi miracoli
Che il miscredente possa vedere.
Fa’ che il lebbroso risani, il cieco riacquisti la vista,
Il morto risorga.
— Forse i miei versi sono morti, ma la verità in essi contenuta è tuttora valida — disse Collop a Burton. Agitò una mano per indicare le colline, il Fiume, le montagne, la gente. — Puoi constatarlo se apri gli occhi e non ti ostini a sostenere che tutto ciò è opera di uomini a nostra immagine. Basterebbe che tu ammettessi che codesti Etici stanno soltanto compiendo l’opera del Loro Creatore.
— Preferisco questi altri tuoi versi — replicò Burton.
Anima insensibile, elevati:
Tu non sei la Terra. Sali più in alto!
I cieli hanno dato la scintilla:
Coglila, e fa’ divampare il fuoco.
Collop fu compiaciuto, non sapendo che Burton dava a quei versi un significato diverso da quello inteso dal poeta.
«Fa’ divampare il fuoco.»
Questo voleva dire, all’incirca, raggiungere la Torre Scura, scoprire i segreti degli Etici, e rivolgere contro di Essi le Loro stesse armi. Burton non provava riconoscenza per il fatto di aver ricevuto una seconda vita; anzi era offeso perché non gli avevano chiesto il permesso. Se proprio volevano dei ringraziamenti da parte sua, perché allora non gli spiegavano il motivo per cui gli avevano dato una seconda possibilità? Qual era il motivo per il quale tenevano celati i Loro scopi? Egli intendeva scoprire perché. La scintilla che Essi avevano riacceso in lui sarebbe mutata in un furioso incendio che Li avrebbe inceneriti.
Burton maledisse il destino che l’aveva portato così vicino alla sorgente del Fiume, e perciò alla Torre, e dopo pochi minuti l’aveva allontanato di nuovo, riconducendolo indietro in chissà quale punto del Fiume, lontano milioni di chilometri dalla sua meta. Tuttavia, se era stato là una volta poteva tornarvi ancora. Non via Fiume, dato che tale viaggio avrebbe richiesto almeno quarant’anni e forse più. Inoltre doveva calcolare che sarebbe stato catturato e fatto schiavo mille e mille volte. E se fosse stato ucciso nel frattempo, avrebbe potuto risorgere ancor più lontano dalla meta ed essere così costretto a ricominciare tutto da capo.
D’altra parte, data l’apparente casualità del punto in cui si risorgeva, non era impossibile che una volta o l’altra si risvegliasse ancora accanto alle sorgenti del Fiume. Fu questa considerazione a fargli concludere che doveva salire di nuovo sul Direttissimo del Suicidio. Però, pur sapendo che la morte sarebbe stata solo provvisoria, Burton non riuscì a mettere in pratica la sua determinazione. La mente gli diceva che la morte era soltanto una condizione temporanea, ma il corpo si ribellava. Il selvaggio istinto di sopravvivenza delle cellule era più forte della sua volontà.
Per un po’ cercò di illudersi di essere interessato allo studio della lingua e delle usanze degli esseri preistorici in mezzo ai quali viveva. Poi la sincerità trionfò, ed egli riconobbe che stava solo cercando scuse per rimandare il Lugubre Momento. Ciò malgrado non si decise ancora.
Burton, Collop e Goering furono tolti dalla capanna degli scapoli e nominati cittadini a tutti gli effetti. Presero abitazione in capanne singole, ed entro una settimana tutti e tre avevano trovato una donna con cui vivere. La Chiesa di Collop non richiedeva il celibato. Un membro, se lo desiderava, poteva pronunciare il voto di castità; ma poiché uomini e donne erano risorti in corpi che conservavano la piena efficienza sessuale degli originali, o la riacquistavano se sulla Terra era venuta meno, la Chiesa riteneva evidente che i Responsabili della Resurrezione avevano inteso che si facesse uso della sessualità. Era ben noto, sebbene ancora negato da alcuni, che il sesso aveva altri scopi oltre a quello della riproduzione. Orsù dunque, giovani, rotolatevi nell’erba.
Un altro risultato della logica inesorabile della Chiesa della Seconda Possibilità (che, a proposito, condannava la ragione in quanto ingannatrice) era che veniva permessa ogni forma di amore, purché fosse volontaria e non comportasse crudeltà o violenza. Lo sfruttamento dei bambini, invece, era proibito. Questo problema era destinato a scomparire entro un certo periodo di tempo: ancora pochi anni e tutti i bambini sarebbero diventati adulti.
Collop non volle prendersi una compagna che gli servisse solo da sfogo sessuale: esigeva una donna che egli potesse amare. Burton lo schernì per questo, e disse che si trattava di questione di ben poca importanza, in quanto facilmente risolvibile. Collop amava tutta l’umanità, per cui, in teoria, poteva prendersi la prima donna che gli avesse detto di sì.
— In realtà, amico mio, è andata proprio così — replicò Collop.
— È solo una coincidenza che costei sia bella, calda, e intelligente? — chiese Burton.
— Benché io mi sforzi di essere più che umano, o meglio di diventare del tutto umano, direi che lo sono fin troppo — rispose Collop. — Avresti voluto che mi martirizzassi intenzionalmente scegliendo un’orribile megera?
— In tal caso ti avrei giudicato ancor più sciocco di quello che già ti ritengo — commentò Burton. — Per quanto riguarda me, tutto ciò che chiedo a una donna è che sia bella e affezionata. Non m’importa nulla del suo cervello. E preferisco le bionde. C’è una corda in me che vibra sotto le dita di una donna dai capelli d’oro.
Goering si portò nella sua capanna una valchiria, una svedese del diciottesimo secolo alta e con spalle larghe e petto abbondante. Burton si chiese se questa era un surrogato della prima moglie di Goering, la cognata dell’esploratore svedese conte von Rosen. Goering ammise che non solo somigliava alla sua Karin, ma perfino aveva una voce quasi uguale. Sembrava che il tedesco fosse molto contento della donna e viceversa.
Poi una notte, durante l’immancabile pioggia antelucana, Burton fu strappato d’improvviso da un sonno profondo.
Gli pareva di aver udito un grido, ma tutto quello che poté sentire quando riuscì a destarsi completamente fu il rimbombo di un tuono e lo schianto di un fulmine caduto nelle vicinanze. Richiuse gli occhi, ma subito balzò a sedere. Una donna aveva strillato, in una delle capanne circostanti.
Si alzò, spalancò la porta di stecche di bambù, e mise fuori la testa. La pioggia fredda lo colpì in faccia. Tutto era immerso nell’oscurità, ad eccezione delle montagne occidentali illuminate dai lampi. Un fulmine gli cadde così vicino che ne fu assordato e abbagliato. Colse tuttavia una rapida visione di due spettrali figure bianche, proprio all’esterno della capanna di Goering. Il tedesco aveva le mani strette intorno al collo della sua donna, che cercava di spingerlo via afferrandolo per i polsi.
Burton si precipitò fuori dalla capanna, ma scivolò sull’erba bagnata e cadde. Proprio mentre si rialzava, un altro lampo mostrò la donna inginocchiata, col busto piegato all’indietro, e Goering che le stava sopra con la faccia sconvolta. Nello stesso istante Collop uscì dalla propria capanna, avvolgendosi una salvietta intorno ai fianchi. Burton si rimise in piedi e prese di nuovo a correre, sempre in silenzio. Ma Goering era scomparso. Burton s’inginocchiò accanto a Karla e le posò una mano sul cuore, ma non percepì alcun battito. Un altro fulmine gli permise di vedere il suo volto: bocca spalancata, occhi fuori dalle orbite.
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