«Innanzi tutto,» disse Blaine, «sarà meglio che vi dica che io sono fuggito dall’Amo.»
«Sappiamo qualcosa, di lei,» disse Andrews. «Mia figlia l’ha incontrato molte notti fa. Era insieme ad un uomo che si chiamava Riley. E poi, ieri sera, abbiamo portato qui un suo amico morto…»
«È sepolto sulla collina,» disse Jackson. «L’abbiamo sepolto molto in fretta, ma per lo meno ha avuto un funerale. Vede, per noi non era uno sconosciuto.»
«Grazie,» disse Blaine.
«E questa notte,» continuò Andrews, «c’è stato un bel baccano, a Belmont…»
«Non siamo molto contenti, quando succedono queste cose,» disse Carter, interronpendolo. «Corriamo il rischio di venirci immischiati.»
«Mi dispiace moltissimo,» disse Blaine. «E ho paura di portarvi brutte notizie. Conoscete un uomo che si chiama Finn?»
Annuirono.
«Questa notte ho parlato con Finn. Ho scoperto qualcosa. Qualcosa che lui non aveva nessuna intenzione di dirmi, posso aggiungere.» Gli uomini attesero.
«Domani notte è Halloween ,» disse Blaine. «È tutto predisposto per quel momento.» Li vide irrigidirsi e proseguì:
«In un modo o nell’altro, e non so neppure come ci sia riuscito, Finn ha organizzato una specie di debole movimento clandestino fra i paranormali. Nessuno di loro, naturalmente, sa che dietro quel movimento c’è Finn. Lo considerano una specie di movimento pseudopatriottico, una specie di corrente di protesta culturale. Non molto vistoso e non molto esteso… ma non c’è bisogno che sia esteso. A Finn basta provocare qualche incidente… qualche esempio orribile. Perché è proprio questo il suo sistema: tirare fuori esempi orribili da additare al pubblico, per scatenare la frenesia.
«E questa sua organizzazione clandestina, operando fra i ragazzi paranormali, ha predisposto una serie di dimostrazioni PK per la notte di Halloween. Un’occasione ottima, hanno detto loro, per dare una dimostrazione dei loro poteri. Magari anche un’occasione per saldare certi vecchi conti, e Dio sa quanti vecchi conti in sospeso debbono esserci.»
S’interruppe, studiò quei volti sbalorditi.
«Vi rendete conto, immagino, dell’effetto che una dozzina di dimostrazioni di questo genere, anche se una sola dozzina in tutto il mondo, data la pubblicità che Finn intende fare, potrebbe avere sull’immaginazione della popolazione normale.»
«Non dovrebbero essere una dozzina,» disse sommessamente Andrews. «Dovrebbero essere un centinaio, in tutto il mondo. O anche di più. E la mattina dopo, ci cancellerebbero tutti dalla faccia della Terra.»
Carter si tese in avanti, intento.
«Come ha fatto a scoprirlo?» domandò. «Finn non glielo avrebbe detto, se lei non fosse dalla sua parte.»
«Ho, scambiato la mia mente con la sua,» spiegò Blaine. «È una tecnica che ho imparato fra le stelle. Gli ho dato uno schema della mia mente, e in cambio ho preso un duplicato della sua. Una specie di scambio di due copie a carbone. Non riesco a spiegarmi bene, ma è possibile farlo.»
«Finn,» disse Andrews, «non le sarà riconoscente. La sua mente deve essere molto inquietante.»
«È rimasto molto sconvolto,» disse Blaine.
«Quei ragazzi,» disse Carter, «vogliono giocare alle streghe. Spalancare le porte. Portare le macchine da qualche altra parte. Demolire e sfasciare piccoli edifici. Fare udire dappertutto voci e urli e gemiti.»
«Proprio,» disse Blaine. «Come un Halloween dei tempi andati. Ma per le vittime non si tratterebbe di uno scherzo, questa volta. Per loro, sarà come se tutte le forze delle tenebre si scatenassero sul mondo: vedranno folletti maligni e fantasmi e lupi mannari. Già in pratica sarebbe un brutto scherzo, ma nell’immaginazione delle vittime sarebbe una cosa terribile. E la mattina dopo tutti parlerebbero di budella appese alle staccionate, di uomini con le gole tagliate, di bambini rapiti. Non sul posto, non dove queste storie verrebbero raccontate, ma sempre altrove. E tutti lo crederebbero. Crederebbero a qualsiasi enormità sentissero raccontare.»
«Però,» disse Jackson, «non può criticare i ragazzi para se vogliono combinare questo scherzo. Posso assicurarle che lei non può nemmeno immaginare quante ne hanno passate. Sono stati snobbati ed esclusi, messi al bando. Proprio all’inizio della loro vita, si trovano segnati a dito, chiusi nei ghetti…»
«Lo so,» disse Blaine. «Ma bisogna fermarli egualmente. Deve esserci un modo per impedirlo. Voi sapete servirvi della telepatia per telefono. In un modo o nell’altro…»
«Un sistema molto semplice,» disse Andrews. «Ma ingegnoso. Messo a punto due anni fa.»
«E allora servitevene,» disse Blaine. «Chiamate quanta più gente potete. E dite a quelli con cui parlate di far passare la voce. Stabilite una comunicazione a catena…»
Andrews scosse il capo.
«Non riusciremo a metterci in contatto con tutti.»
«Potete tentare!» gridò Blaine.
«Tenteremo, naturalmente,» disse Andrews. «Faremo tutto il possibile. Non ci creda ingrati. Tutt’altro. Le siamo molto riconoscenti. Non potremo mai sdebitarci. Ma…»
«Ma cosa?»
«Lei non può restare qui,» disse Jackson. «Finn le sta dando la caccia. E forse anche l’Amo. E verranno tutti qui a cercarla. Immagineranno che si sia precipitato a rifugiarsi qui.»
«Mio Dio,» gridò Blaine. «Ero venuto per…»
«Ci dispiace,» disse Andrews. «Sappiamo quello che deve provare. Potremmo tentare di nasconderla, ma se la trovassero …»
«E allora? Sulle colline?»
Andrews annuì.
«Mi darete qualcosa da mangiare?»
«Vado a prenderlo,» disse.
«E lei potrà ritornare qui,» disse Andrews, «quando questa faccenda sarà finita, saremo felici di averla con noi.»
«Grazie di tutto,» disse Blaine.
Stava seduto sotto un albero solitario che sorgeva su di un piccolo sperone d’una collina e guardava l’altra riva del fiume. Uno stormo di anitre stava scendendo lungo la valle, una linea nera profilata contro il cielo, sopra le colline a oriente.
Un tempo, pensò, in quella stagione dell’anno il cielo era annerito dagli stormi che scendevano dal Nord, fuggendo davanti alle avanguardie dei temporali invernali. Ma ormai erano molto pochi… Parecchi erano stati abbattuti dai cacciatori, o erano morti via via che si inaridivano le zone in cui erano abituati a nidificare.
E un tempo, quel territorio era pieno di bisonti, e vi erano castori in quasi tutti i corsi d’acqua. Adesso i bisonti erano completamente scomparsi, ed i castori erano molto rari.
L’Uomo li aveva spazzati via, tutti quanti: gli uccelli selvatici, i bisonti, i castori. E aveva spazzato via anche molte, molte altre cose.
Pensò alla straordinaria capacità che l’Uomo possedeva: spazzare via le altre specie… qualche volta per la paura o per l’odio, qualche volta per puro e semplice interesse.
E la stessa cosa, pensò, stava per accadere anche ai para, se il piano di Finn si fosse realizzato. Quelli di Hamilton avrebbero senza dubbio fatto del loro meglio, naturalmente: ma sarebbe bastato? Avevano a disposizione trentasei ore per stabilire una rete efficiente di comunicazione. Avrebbero ridotto il numero degli incidenti: ma avrebbero potuto evitarli completamente? Gli sembrava veramente impossibile.
Eppure, si disse, lui avrebbe dovuto essere l’ultimo a preoccuparsene, perché l’avevano buttato fuori, lo avevano scacciato. Era la sua gente, in una città che sentiva come casa sua… Eppure lo avevano scacciato.
Si piegò e regolò le cinghie dello zaino in cui Jackson aveva riposto i viveri. Lo sollevò e lo depose accanto a sè, vicino alla borraccia.
Verso sud, poteva vedere il fumo lontano che usciva dai comignoli di Hamilton: e nonostante il senso di collera che sentiva per essere stato scacciato, gli parve di provare ancora quella strana sensazione di essere a casa, che aveva avvertito quando aveva percorso le strade del villaggio. In tutto il mondo dovevano esserci molti villaggi come quello… ghetti moderni, dove i paranormali vivevano cercando di farsi notare il meno possibile. Se ne stavano ammucchiati agli angoli della Terra, in attesa del giorno, che forse non sarebbe mai venuto, in cui i loro figli o i figli dei loro figli sarebbero stati liberi di andarsene in giro, eguali a coloro che erano ancora soltanto normali.
Читать дальше