«Cosa stai facendo?»
Herb apre gli occhi e vede sua moglie ferma vicino a lui. Dice: «Me ne sto sdraiato in un'amaca un sabato a mezzogiorno e parlo con me stesso».
«Ti tenevo d'occhio. Hai l'aria molto triste.»
«Come disse Adamo quando sua moglie cadde dall'albero. Eva è caduta di nuovo.»
«Oh, su, stellino d'oro… dillo a mammina.»
«Tu e Smitty non volete che io parli seriamente.»
«Sciocco. Ero addormentata, quando l'ho detto».
«E va bene. Stavo pensando a un libro che ho letto e che vorrei rileggere. La prodigiosa scomparsa .»
«Forse è scomparso, allora. Oh Dio, è di Philip Wylie.»
«Gli piacciono i pesci e odia le donne.»
«Ed è questo che ti rende così triste su questa amaca?»
«Non ero proprio triste. Stavo soltanto cercando disperatamente di ricordare cosa diceva quell'uomo.»
«Nella Prodigiosa scomparsa ? Io me lo ricordo. Diceva che tutte le donne del mondo sparivano da un giorno all'altro. Spaventoso.»
«L'hai letto! Oh bene. Dunque, c'è un capitolo che spiega il tema. È quello che voglio ricordare.»
«Oh-h-h-h… sì. Me lo ricordo. Ho cominciato a leggerlo poi l'ho saltato perché volevo vedere come andava a finire. C'era…»
«La sola cosa che mi piace in uno scrittore di pubblicità più che in uno scrittore di best-seller» interrompe Herb «è il fatto che tutti e due sono fabbricanti di parole, ma lo scrittore pubblicitario si dà da fare perché le sue parole non si mettano mai di mezzo tra il cliente e il prodotto. È quello che ha fatto Wylie, invece, in quel capitolo del libro. Quelli che ne hanno bisogno non lo leggono.»
«Vuoi dire che io ne ho bisogno?» dice lei in tono difensivo; poi: «Cosa c'è lì dentro, di cui avrei bisogno?»
«Niente» dice miseramente Herb, e torna a sprofondarsi nell'amaca, a occhi chiusi.
«Oh, tesoro, non volevo…»
«Non sono arrabbiato. È solo che mi pare… mi pare che ti dia ragione. Credo che abbia le idee più chiare di te.»
«Mi dà ragione in che cosa, per l'amor del cielo?»
Herb apre gli occhi e guarda il cielo.
«Dice che la gente ha fatto il suo primo grosso errore quando ha cominciato a dimenticare le somiglianze tra gli uomini e le donne e ha cominciato a badare solo alle differenze. Dice che questo è il peccato originale. Dice che è stato questo a spingere gli uomini a odiare gli uomini e anche le donne. Dice che questa è la ragione di tutte le guerre e di tutte le persecuzioni. Dice che questa è la ragione per cui abbiamo perduto tutta la capacità di amare, salvo una parte minima.»
Lei sbuffa: «Io non ho mai detto niente di simile!».
«È a questo che stavo pensando. Tu hai detto che noi siamo una specie nuova di gente, come una commissione o una squadra. Ci sono cose femminili e cose maschili, da fare; e al giorno d'oggi non importa molto chi è a farle. Sono cose che può fare un uomo o una donna, o tutti e due.»
«Oh» dice lei. «È questo.»
«Wylie la mette in modo divertente, anche. Dice che certa gente crede che gli uomini siano più forti delle donne perché gli uomini hanno allevato le donne selettivamente.»
«Tu allevi le donne selettivamente?»
Lui ride, finalmente, ed è questo che lei voleva; non sopporta che lui abbia l'aria triste. «Ogni volta» dice lui, e l'attira sull'amaca.
Seace, il capo inclinato da una parte, si avvicinò vivacemente a Charlie. «Bene, mio giovane sparacalci. Cosa stai facendo?»
«Vorrei scusarmi per quella faccenda» balbettò Charlie. «Ero molto sconvolto.»
«Hai trovato quel fiore, ehm?»
«Ecco, sono venuto e tu eri… voglio dire, non c'eri…»
Sorprendentemente, Seace gli batté una mano sulla spalla. «Bene, bene; è una delle cose che intendevo mostrarti. Sai che fiore è?»
«Sì» disse Charlie, che non riusciva quasi a parlare. «È una calendula.»
Seace gli passò davanti e prese il libro, scrisse il nome del fiore.
«A Ledom non esiste» disse orgogliosamente. Fece un cenno verso la macchina del tempo. «Non sappiamo mai che cosa pescheremo. Naturalmente, tu sei l'esemplare più prezioso. C'è una possibilità su centoquarantatré quadrilioni che questo capiti ancora, se tutto questo ha un significato, per te.»
«Vuoi… vuoi dire che questa è tutta la possibilità che io ho di ritornare?»
Seace rise. «Non fare quella faccia sconsolata! Milligrammo per milligrammo… credo, atomo per atomo… tu tiri fuori quello che metti dentro. Questione di massa. Abbiamo la scelta completa di quello che mettiamo dentro. Quello che ne esce…» Alzò le spalle.
«Ci vuole molto tempo?»
«Questo speravo di saperlo da te, ma tu non hai saputo spiegarlo. Per quanto tempo credi di essere rimasto là dentro.»
«Mi sono sembrati anni.»
«Non sono stati anni; saresti morto di fame. Ma a questa estremità è istantaneo. Chiudi la porta, giri l'interruttore, apri la porta, ed è finito.» Con calma, prese la calendula e il libro, li ripose nel ripostiglio, lo richiuse. «E adesso, su! Cosa vuoi sapere? Mi hanno detto che devo oramai nasconderti soltanto quando e come l' homo sapiens si è tagliato la stupida gola collettiva. Oh, mi dispiace. Non voglio offenderti personalmente. Da dove vuoi cominciare?»
«Ci sono tante…»
«Sai una cosa? Vi sono certi particolari preziosi. Lascia che ti faccia un esempio. Riesci a immaginare un edificio, una città, un'intera civiltà forse, che funziona sulla base della sola idea tecnologica del generatore elettrico e del motore… che è essenzialmente la stessa cosa?»
«Io… be', certo.»
«Sarebbe sbalorditivo per chi non avesse mai conosciuto prima questa realtà. Avendo a disposizione l'elettricità e i motori, tu puoi spingere, trainare, riscaldare, raffreddare, aprire, chiudere, illuminare… be', più o meno fare moltissime cose. Esatto?»
Charlie annuì.
«Esatto. Tutto ciò che è relativo al moto, capisci quello che intendo. Anche il calore è moto, se ci pensi bene. Ecco, noi abbiamo una cosa che fa tutto quello che può fare un motore elettrico, più molte altre cose nel campo della statica. È stata realizzata qui a Ledom, ed è la pietra di volta dell'intera struttura. Si chiama campo-A. A sta per Analogo. Un congegno molto semplice come concezione fondamentale. Naturalmente la teoria…» Scosse il capo. «Hai mai sentito parlare di un transistor?»
Charlie annuì. Quello era un uomo con cui si poteva conversare anche usando soltanto i muscoli del collo.
«Ora, è un congegno semplice per quanto può essere semplice un congegno» disse Seace. «Un piccolo grumo di materia con tre fili dentro. Mandi un segnale in un filo, e il segnale esce moltiplicato per cento. Non occorre tempo per scaldarlo, non ci sono filamenti che si rompano, né valvole che si guastino, e non c'è quasi bisogno di energia, per farlo funzionare.
“Poi arriva il diodo a tunnel e fa sembrare complicato il transistor; lo fa sembrare troppo pesante, troppo grande e inefficiente, in confronto; e molto più piccolo e, a occhio nudo, molto più semplice. Ma la teoria, Dio! Ho sempre detto che un giorno ridurremo queste cose a tal punto che potremo fare qualsiasi cosa senza bisogno di energia… solo, nessuno riuscirà mai a comprendere la teoria.»
Charlie, che aveva già udito altre volte quella battuta professionale, sorrise educatamente.
«Dunque: il campo A. Cercherò di spiegartelo senza ricorrere a termini tecnici. Ricordi il cucchiaio che hai usato questa mattina? Sì? Sì. Bene, nel manico c'è un generatore d'energia microminiaturizzato. La forma del campo è determinata da guide fatte di lega speciale. Il campo è così piccolo che non potresti vederlo anche se fosse visibile, e non lo è, neppure con nove microscopi elettronici in serie. Ma quel filo azzurro attorno all'orlo è composto in modo che ogni atomo è un esatto analogo delle particelle subatomiche che formano le guide. E, per ragioni di tensione spaziale su cui non voglio farti sprecare tempo, nell'interno del cappio appare un analogo del campo. Giusto? Giusto. Questo è il congegno, il mattone su cui tutto è costruito. Tutto il resto, qui, è stato fatto mettendo insieme molti di quei mattoni. La finestra… è un cappio analogo. Ve ne sono due che sorreggono questo edificio… credevi che stesse in piedi a forza di preghiere, per caso?»
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