Fece nuovamente una pausa, per aumentare l’effetto delle sue parole, credo. Maud doveva essersi avvicinata a me, perché mi sentii toccare sul braccio dalla sua mano sottile e asciutta. Parlando dall’angolo della bocca, mi bisbigliò: — Che cosa facciamo, ora?
— Continuiamo ad ascoltare — le risposi, anch’io dall’angolo della bocca. Mi dava un po’ fastidio quel suo eterno desiderio di fare qualcosa.
Sbatté verso di me le ciglia cariche di polverina dorata e mormorò: — Anche tu?
Non feci a tempo a chiederle: “Anch’io, cosa? Dovrei farlo tacere? Sciocchezze!…” perché proprio in quell’istante si levò di nuovo la voce di Bruce.
— Non vi siete mai chiesti quante operazioni possa sopportare il tessuto della storia prima di lacerarsi? Non vi siete mai chiesti se una dose eccessiva di Cambio non rischi un giorno o l’altro di consumare la trama del passato? E anche del presente e del futuro: tutta la maledetta faccenda. Quella che viene chiamata Legge di Conservazione della Realtà non è altro che un’esile speranza alla quale è stato dato un nome complicato: è soltanto una preghiera dei teorici. La Morte per Cambio è altrettanto certa quanto la Morte per Ustione, ed è infinitamente più rapida.
“Dopo ogni operazione, la realtà risulta leggermente più squallida, più sgraziata, più rabberciaticcia, ed è assai meno ricca di certi dettagli e sentimenti che costituiscono la nostra eredità; è come il rozzo abbozzo a carboncino che rimane sulla tela dopo avere strappato la pittura.
“E se la cosa dovesse continuare, il cosmo non finirebbe per ridursi a un semplice schizzo di se stesso, e di qui al nulla? Quanto prelievo può ancora sopportare la realtà, quanti Doppelgänger possiamo ancora staccare da essa? Inoltre, a proposito delle operazioni: ciascuna di esse desta un poco di più gli Zombie, e quando si spengono i Venti del Cambio che essa ha sollevato, gli Zombie sono un po’ più turbati di prima, più indeboliti, agitati da nuovi incubi. Chi di noi ha compiuto operazioni in qualche area temporale molto frequentata, sa già cosa intendo dire: lo sguardo che ci rivolgono dalla coda dell’occhio, come per dirci: ‘Ancora voi? Per l’amor di Dio, toglietevi dai piedi. Noi siamo i morti. Siamo coloro che non vogliono svegliarsi, che non vogliono diventare Demoni e non desiderano essere Fantasmi. Smettete di tormentarci’.”
Lanciai un’occhiata verso le ragazze Fantasma; non potei farne a meno. Chissà come, si erano riunite tra loro, sul divano di comando, di fronte a noi, e giravano la schiena ai Mantenitori. La Contessa aveva con sé la bottiglia di vino che Erich le aveva procurato, e le due ragazze Fantasma facevano a turno a bere. La Contessa aveva una grossa macchia rosata sulla pettorina di pizzo della camicetta.
Bruce continuò: — Verrà il giorno in cui tutti gli Zombie e tutti i Nascituri si desteranno furibondi, tutti insieme, e marceranno contro di noi in orde sterminate, gridando: Ne abbiamo abbastanza!
(Io, però, non avevo ancora distolto lo sguardo dalle nostre ragazze Fantasma. Il chitone era scivolato giù da una spalla di Frine, e tanto lei quanto la Contessa erano sedute sull’orlo del divano, chine in avanti, con i gomiti appoggiati alle ginocchia, le gambe larghe (almeno, nel caso della Contessa, quel tanto che le era concesso dalla gonna stretta in fondo) e ciascuna si appoggiava un po’ all’altra. Erano ancora sorprendentemente solide, sebbene da più di mezz’ora non fossero state oggetto di attenzioni personali, e guardavano verso l’alto, pressappoco nella mia direzione, con gli occhi semichiusi; pareva che, santo Dio, stessero ascoltando il discorso di Bruce, e magari ne capissero anche qualche parte.)
— Noi facciamo una sottile distinzione tra Zombie e Nascituri, tra coloro che disturbiamo con le nostre operazioni e le cui linee di vita giacciono nel passato e coloro le cui linee di vita giacciono nel futuro. Ma vi pare che ci possa essere davvero una differenza? Possiamo fare distinzione tra il passato e il futuro? Siamo ancora capaci di determinare la posizione dell’“adesso”, del vero “ora” del cosmo? I Locali hanno il loro presente, il presente del Grande Tempo in cui siamo, ma si tratta di un presente molto particolare, che non è fatto per la vita reale.
“I Ragni ci dicono che il vero presente si trova in qualche punto della seconda metà del secolo ventesimo, la qual cosa significa che alcuni di noi, ora come ora, sono vivi anche nel cosmo, hanno linee di vita su cui si muove ancora il presente. Ma voi due, Ilhilihis e Sevensee, potete accettare questa notizia altrettanto facilmente? E cosa ne dicono i servitori della Triplice Dea? E i Ragni della Roma di Ottaviano? I Demoni della regina Elisabetta la Grande? I gentiluomini Zombie del Grande Sud? Sono forse soltanto dei Nascituri, Maud, dei non nati, coloro che pilotano le astronavi?
“Inoltre, i Ragni ci dicono che, sebbene la foschia della battaglia impedisca di determinare con esattezza la posizione dell’’oggi’, il presente ritornerà al suo posto con la resa senza condizioni dei Serpenti e l’instaurazione della pace cosmica, e continuerà a procedere maestosamente verso il futuro come ha sempre fatto, irrobustendo il continuum con il proprio passaggio. Ma voi lo credete davvero? Oppure credete, come io credo, che ormai abbiamo consumato ogni futuro e ogni passato, li abbiamo sprecati in esperienze premature, e che il vero presente è stato soffocato, ci è stato rubato per sempre: il prezioso presente della vera crescita, l’istante in cui giace ogni vita, il momento che, come un bambino appena nato, è l’unico rifugio della speranza?”
Tacque un istante per permettere al suo preambolo di fare presa su di noi, poi fece due passi e continuò, soffocando con la propria voce la protesta di Erich (“Bruce, per l’ultima volta…”) e traendo una nota di speranza dalle parole stesse che stava pronunciando: — Ma anche se ogni cosa ci appare spaventosamente nera, resta pur sempre una possibilità… possibilità minima, infinitesima, ma reale… di salvare il cosmo dalla Morte per Cambio e di ridare alla realtà la sua ricchezza, di ridare un sonno tranquillo ai Fantasmi, e forse perfino di riottenere il vero presente. I mezzi per ottenerlo sono in mano nostra. Basterebbe che il potere del viaggio nel tempo venisse usato non per la guerra e la distruzione, ma per guarire, per mutuamente arricchire le varie epoche, per la comunicazione e la crescita armoniosa; in poche parole, per trasmettere un messaggio di pace…
Anche il mio piccolo comandante è un attore che conosce l’arte di rubare la scena a un collega: Erich non era disposto a farsi azzittire da Bruce come una qualsiasi comparsa scritturata per fare la Voce dalla Folla. Ci passò di corsa davanti, nel corridoio tra noi e il bar, poi saltò e atterrò con un rumore sordo su quel maledetto baule dell’atomica.
Un istante più tardi, Maud mi mostrava con aria d’accusa la chiazza bianca sul braccio, poco al di sopra del gomito, dove l’avevo afferrata convulsamente, e Illy, ritirando dall’altra mia mano un fascio di tentacoli, mi rimproverava: — Piccola Greta, non permetterti di farlo una seconda volta.
Erich era in piedi sul baule. Evitava di schiacciare con gli stivali il cerchio di teschietti (comunque, non credo che il modo migliore per schiacciarli nel giusto ordine fosse quello di saltarci sopra con i piedi), e puntava la mano contro Bruce e gridava: — …la qual cosa si chiama ammutinamento, giovanotto. Um Gottes willen , Bruce, dammi retta e salta giù da quel bancone, prima di dire altro che peggiori la tua situazione. Sono più vecchio di te, Bruce, e così pure Marcus. Da’ retta ai tuoi Kameraden. Lasciati guidare dalla loro esperienza.
Erich era riuscito ad attirare la mia attenzione, certo, ma avrei preferito un pugno in un occhio.
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