Mentre ritornavano a Thendara, la nebbia cominciò a diradarsi. Quando passarono dal valico che conduceva alla città, Andrew guardò di nuovo, dall’altra parte della valle, gli edifici che spuntavano entro le mura del settore terrestre: anche da quella distanza si sentiva il rombo dei macchinari da costruzione. Un tempo lui era stato Andrew Carr e aveva abitato in un complesso come quello, con le luci gialle che nascondevano il colore del sole, e non si era curato di ciò che stava fuori dal recinto. Adesso guardava con indifferenza le minuscole sagome lontane delle astronavi, gli scheletri dei grattacieli non ancora completati. Non avevano più nulla in comune con lui.
Quando girò la testa, vide gli occhi di Lorill Hastur fissi su di lui. Lorill era il reggente del Consiglio dei Comyn, e Callista gli aveva spiegato che era più potente del re: un uomo di mezza età, alto, imponente, con i capelli rosso-cupo sfumati di bianco alle tempie. I suoi occhi si fissarono per un momento negli occhi di Andrew. Il terrestre ricordò che Lorill era considerato un telepate potente, e si affrettò a distogliere lo sguardo. Sapeva che era un gesto sciocco: se il nobile Hastur voleva leggergli nella mente, poteva farlo anche senza guardarlo negli occhi. E ormai conosceva abbastanza il galateo dei telepati da sapere che Lorill non l’avrebbe fatto senza una buona ragione. Tuttavia si sentiva a disagio: sapeva di essere lì sotto mentite spoglie. Nessuno sapeva che era un terrestre. Ma cercò di mostrarsi indifferente, mentre ascoltava Callista che gli indicava gli stendardi dei dominii.
— L’abete d’argento in campo azzurro è lo stemma di Hastur, naturalmente: l’hai visto quando Leonie è venuta ad Armida. E quella è la bandiera verde e oro dei Ridenow, accanto a Lorenz. Damon ha il diritto a un portastendardo, ma di rado se ne cura. Le piume rosse e grige sono lo stemma di Aillard, e l’albero e la corona d’argento appartengono agli Elhalyn. Un tempo erano una setta degli Hastur. — Il principe Duvic, che era venuto a rendere onore all’erede degli Alton, aveva un aspetto meno regale di Lorill Hastur, pensò Andrew, e perfino del giovane Danvan. Duvic era un giovane dall’aria viziata e dissoluta, vestito di pelliccia.
— E quello è Dom Gabriel Ardais, con la sua consorte, dama Rohana. Vedi il falco sul loro stendardo?
— Sono soltanto sei, contando Armida — disse Andrew. — E il settimo dominio?
— Il dominio di Aldaran è stato esiliato molto tempo fa. Ho sentito spiegazioni di ogni genere, ma sospetto che sia avvenuto semplicemente perché gli Aldaran vivevano troppo lontano per venire ogni anno al Consiglio. Castel Aldaran è lontano, tra gli Heller, e è difficile governare gente che vive a simili distanze: è impossibile sapere se osserva le leggi o no. Alcuni dicono che gli Aldaran non sono stati esiliati, e che hanno compiuto la secessione di loro volontà. Puoi domandare finché vuoi, e ognuno ti darà una spiegazione diversa del perché gli Aldaran non sono più il settimo dominio. Immagino che un giorno uno dei dominii più grandi finirà col dividersi di nuovo, e così ce ne saranno ancora sette. L’hanno fatto gli Hastur, quando la vecchia stirpe di Elhalyn si è estinta. Comunque siamo tutti imparentati, e anche molti della nobiltà minore hanno sangue Comyn. Una volta mio padre parlava di sposare Ellemir a Cathal… — Poi Callista tacque, e Andrew sospirò pensando alle implicazioni di quelle parole. Sposandosi era entrato in una famiglia di sovrani ereditari. Il figlio di Ellemir, e i figli che Callista poteva avere, avrebbero ereditato una terribile responsabilità.
E io ho cominciato in un allevamento di cavalli in Arizona!
Continuò a sentirsi sgomento quando, quel giorno stesso, il Consiglio dei Comyn si riunì in quella che Callista chiamava Camera di Cristallo, una sala di una delle torri, con le pareti di pietra traslucida intagliata in prismi che lampeggiavano alla luce del sole. Era come muoversi nel cuore di un arcobaleno. La sala era ottagonale, con varie file di seggi, e ognuno dei dominii dei Comyn era schierato sotto il proprio stemma e la propria bandiera. Callista sussurrò che ogni membro di una famiglia avente diritto a sedere in Consiglio, e riconosciuto portatore del laran , poteva presentarsi e parlare. Come Custode di Arilinn, anche lei aveva avuto quel diritto, sebbene si fosse recata lì solo di rado.
C’era Leonie, insieme agli Hastur; Andrew distolse gli occhi. Se non fosse stato per lei, forse adesso Callista sarebbe stata sua moglie non soltanto di nome; e avrebbe potuto essere Callista, non Ellemir, a portare in grembo suo figlio.
Ma allora, pensò, lui non avrebbe mai conosciuto Ellemir: e come poteva augurarsi una cosa simile?
Dom Esteban, esangue e sciupato ma eretto e dignitoso sulla sedia a rotelle, stava nella fila di seggi più bassa. I suoi figli gli sedevano al fianco: Valdir pallido ed emozionato, Dezi impassibile e indecifrabile. Andrew notò che molti inarcavano le sopracciglia e scoccavano a Dezi occhiate di curiosità. La somiglianza di famiglia era inequivocabile, e il fatto che Dom Esteban avesse fatto sedere Dezi al proprio fianco nella Camera di Cristallo era una specie di riconoscimento tardivo.
La voce di Lorill Hastur era profonda, solenne. — Questa mattina abbiamo reso omaggio all’erede degli Alton, tragicamente ucciso per disgrazia. Ma la via continua, e ora dobbiamo designare il nuovo erede. Esteban Lanart-Alton, vuoi… — Si corresse, guardando il vecchio sulla sedia a rotelle. — Puoi prendere il tuo posto tra noi? Se no, parla pure da dove ti trovi.
Dezi si alzò e spinse avanti la sedia; poi tornò al proprio posto, con molta discrezione.
— Esteban, t’invito a designare i nuovi eredi del tuo dominio affinché noi possiamo conoscerli e accettarli.
Esteban disse, quietamente: — Il mio erede più prossimo è il più giovane dei miei figli legittimi, Valdir-Lewis Lanart-Ridenow, nato dalla mia legittima moglie di catenas , Marcella Ridenow. — Accennò a Valdir di farsi avanti, e il ragazzo gli s’inginocchiò ai piedi.
— Valdir-Lewis Lanart-Alton — disse Dom Esteban, dandogli per la prima volta il titolo che spettava solo al capo del dominio e al suo erede più prossimo, — come figlio cadetto tu non hai prestato giuramento ai Comyn nemmeno per procura, e data la tua giovane età non può essere richiesto né accettato un tuo giuramento. Ti chiedo soltanto, quindi, se manterrai fedelmente i voti formulati in tuo nome, e se li ripeterai tu stesso quando avrai legalmente l’età per farlo.
La voce del ragazzo tremava. — Sì.
— Allora — (e Dom Esteban accennò a Valdir di alzarsi e l’abbracciò formalmente, baciandolo sulle guance) — io ti nomino erede di Alton. C’è qualcuno che lo contesta?
Gabriel Ardais, un uomo sulla sessantina, dal portamento di un militare ma grigio e scarno, col pallore della salute malferma, disse con voce aspra e stridente: — Io non contesto che il ragazzo sia legittimo e sano, e il mio figlio adottivo Valentine (che è stato suo compagno a Nevarsin) mi assicura che è sveglio e intelligente. Ma non mi va che l’erede di un dominio così potente sia un ragazzo minorenne. Le tue condizioni di salute sono incerte, Esteban: devi prendere in considerazione l’eventualità che tu non viva fino a quando Valdir verrà proclamato adulto. Perciò dev’essere nominato un reggente del dominio.
— Sono pronto a nominare il reggente — disse Esteban. — Il mio erede, dopo Valdir, è il figlio nascituro di mia figlia Ellemir. Col vostro permesso, miei signori, designerò suo marito, Damon Ridenow, reggente di Alton e tutore di Valdir e del bambino non ancora nato.
— Non è un Alton — protestò Aran Elhalyn, e Esteban replicò: — È un parente più stretto di molti altri: sua madre era la mia sorella minore, Camilla. È mio nipote, e ha il laran , e per matrimonio ha diritti nel dominio.
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