Marion Bradley - La torre proibita

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Darkover è un pianeta gelido e ostile, illuminato da un fioco sole rosso-sangue, su cui hanno fatto naufragio, agli inizi del volo interstellare, alcuni coloni terrestri. Col passare degli anni gli abitanti di Darkover hanno imparato a usare le “pietre matrici” per sviluppare i loro poteri psi, e sul pianeta si è formata una cultura di tipo feudale basata sull’uso delle matrici. Queste pietre, tenute in torri austere e isolate, sono oggetto di un rituale mistico: solo le Custodi, donne che hanno fatto voto di castità, hanno il diritto di adoperarle. Contrapposta alla cultura dei “clan” di Darkover, si trova la civiltà dei terrestri, i quali, dopo vari millenni, hanno riscoperto il pianeta, e vorrebbero portare ai suoi abitanti risorse tecnologiche e armi più moderne. Ma i fanatici guardiani che proteggono la verginità delle Custodi vigilano affinché il pianeta del sole rosso non cada sotto l’influenza dei materialistici terrestri.
La torre proibita è la storia di due uomini e due donne che hanno osato sfidare il potere dei guardiani e la tradizione delle Torri.
Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 1978.

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Si scatenò un subbuglio. Damon balzò in piedi, furioso, ma Dezi gli stava di fronte, con un’ironica aria di sfida. Sembrava che tutti, nella Camera di Cristallo, parlassero, gridassero, facessero domande nello stesso istante. Lorill Hastur ordinò invano, più volte, di fare silenzio.

Quando venne ristabilita una parvenza di ordine, disse, molto serio: — Dobbiamo indagare privatamente su questa faccenda. Sono state formulate accuse e controaccuse molto gravi. Per ora vi prego di disperdervi e di non parlare della cosa. I pettegolezzi non miglioreranno la situazione. Guardatevi dal fuoco acceso con noncuranza nella foresta: guardatevi dalle chiacchiere, anche tra i saggi. Ma state certi che approfondiremo la situazione e la sottoporremo al vostro giudizio fra tre giorni.

A poco a poco, la sala si vuotò. Esteban, mortalmente pallido, guardava con occhi tristi Damon e Dezi. Disse: — Quando i fratelli sono in disaccordo, gli estranei ne approfittano per allargare l’abisso tra loro. Dezi, come puoi fare una cosa simile?

Dezi strinse i denti e rispose: — Padre, io vivo solo per servirti. Dubiti di me? — Guardò Ellemir, aggrappata al braccio di Damon, e poi Callista. — Un giorno mi ringrazierai, sorella.

— Sorella! — Callista guardò Dezi negli occhi; poi gli sputò in faccia e gli voltò le spalle. Posando la punta delle dita sul polso di Andrew, disse con voce chiara: — Portami fuori da qui, marito mio. Questo luogo puzza di tradimento.

— Figlia… — implorò Dom Esteban, ma Callista gli voltò le spalle e Andrew non poté far altro che seguirla. Ma il cuore gli batteva all’impazzata, e i suoi pensieri sembravano riecheggiare un ritmo turbato: E adesso?

CAPITOLO DICIANNOVESIMO

Quando furono nelle loro stanze, Callista si girò verso Andrew e disse, con veemenza: — Ha ucciso lui Domenic! Non so come ci sia riuscito, ma ne sono sicura!

— Potrebbe averlo fatto in un unico modo — replicò Damon. — E quasi non oso credere che sia tanto forte!

Ellemir chiese: — Potrebbe aver forzato la mente di Cathal, spingendolo a colpire Domenic in un punto vulnerabile? Lui ha il dono degli Alton e può imporre il rapporto telepatico… — Ma sembrava esitante, e Callista scrollò il capo.

— Non poteva, senza uccidere Cathal o senza infliggergli lesioni cerebrali così gravi che le sue stesse condizioni sarebbero state rivelatrici.

Il volto di Damon era impenetrabile. — Dezi ha le facoltà necessarie per compiere il lavoro di una Custode — disse. — L’abbiamo visto tutti, quando gli ho tolto la matrice. Può dominare o modificare la pietra di un altro, adattarla alle proprie risonanze. Credo che quando è rimasto solo con Domenic, ferito ma vivo, non abbia saputo resistere alla tentazione di mettere le mani su un’altra matrice. E quando ha tolto la pietra a Domenic… — Rabbrividì, e Andrew vide che gli tremavano le mani. — Il cuore di Domenic si è fermato per il trauma. Un delitto perfetto, poiché non era presente una Custode e molti non sapevano neppure che Domenic possedesse la matrice. E questo spiegherebbe perché Dezi si tiene barricato contro di me.

La voce di Callista tremava. — Tra i telepati, dovrà restare barricato fino al giorno della sua morte: una sorte spaventosa!

Ellemir esclamò dignitosamente: — Ma meno spaventosa della morte che ha inflitto a Domenic!

— È molto peggio di quanto tu immagini — disse Damon, a bassa voce. — Ora che Dezi conosce il proprio potere, credi che Valdir sia al sicuro? Per quanto tempo Dezi lo risparmierà, adesso che soltanto Valdir sta fra lui e l’eredità di Alton? E quando si sarà assicurato la fiducia di Dom Esteban, quale altro ostacolo gli impedirà di ottenere la signoria del dominio?

Ellemir impallidì e si portò le mani sul ventre, come per proteggere il bambino. — Te l’avevo detto che avresti dovuto ucciderlo — replicò, scoppiando in pianto. Callista la guardò costernata.

— Sarebbe fin troppo semplice: qualche fragile vaso sanguigno che si spezza, e il bambino morirebbe dissanguato prima della nascita.

— No! — gridò Ellemir.

— Perché credi che siamo tanto cauti, quando istruiamo i controllori psi? — chiese Callista. — Le donne, nelle Torri, si guardano bene dal restare incinte durante il periodo del loro lavoro: ma qualche volta succede, naturalmente. E Dezi ha imparato là… Avarra abbia misericordia, sono stata io a istruirlo! E quando s’imparano i punti vulnerabili, quando s’impara a non danneggiare madre e figlio, diventa facile apprendere come colpirli.

— Io lo ritengo capace anche di questo — disse Andrew, intervenendo per la prima volta. — Ma non impiccherei neanche un cane senza avere prove più precise. Ma ci sarà mai il modo di dimostrarlo? — Anche se Dezi aveva ucciso Domenic togliendogli la matrice mentre era svenuto, bastava che gettasse via quel frammento di cristallo spento.

Damon assunse un’aria decisa. — Io credo che sarà la stessa debolezza di Dezi, a smascherarlo. È vero, può essersi liberato della pietra, ma non lo credo disposto a rinunciare a un simile potere. Possibile che abbia resistito alla tentazione di avere di nuovo una matrice? No, se conosco Dezi. E poteva modificare la pietra per usarla lui, e questo significa che c’è ancora un testimone a suo carico. Un testimone muto: ma c’è.

— Magnifico — ribatté sarcastico Andrew. — Allora dobbiamo solo andare da lui e dirgli: fa’ il bravo, consegna la matrice per la quale hai ucciso Domenic.

Damon si portò la mano alla matrice appesa al collo. — Se porta una pietra modificata, gli schermi di Arilinn e delle altre Torri lo riveleranno.

— Magnifico — ripeté Andrew. — Quanto dista Arilinn da qui? Dieci giorni di viaggio o di più?

— È molto più semplice — disse Callista. — Ci sono schermi dei relè anche qui, nella Torre Vecchia di Castel Comyn. In passato, dicono, i tecnici potevano teletrasportarsi da una Torre all’altra per mezzo dei grandi schermi. Questo non avviene più. Ma ci sono anche gli schermi di controllo, sintonizzati su quelli delle altre Torri. Qualunque tecnico può collegarsi e rintracciare tutte le matrici autorizzate di Darkover. — Esitò. — Io non posso farlo: ho rinunciato al giuramento.

Damon si spazientì per quel cavillo. Era una perdita enorme per le Torri e per Callista: ma chiunque fosse la Custode o il tecnico responsabile della Torre Vecchia, lei avrebbe rispettato la proibizione, e non c’era nulla da fare.

— Chi è la Custode della Torre Vecchia, Callista? Non posso credere che la Madre Ashara ci riceverebbe, con una richiesta simile.

— Nessuno, a memoria d’uomo, ha visto Ashara fuori dalla Torre — disse Callista. — Credo che non possa più lasciarla neppure se volesse. È troppo vecchia. Io stessa non l’ho mai vista se non attraverso gli schermi, e credo che non l’abbia mai vista neppure Leonie. Ma a quanto ne so, la sua sotto-Custode era Margwenn Elhalyn: lei ti dirà quello che vuoi sapere.

— Margwenn era controllore psi ad Arilinn, quando c’ero io — disse Damon. — Poi è andata a Hali: non sapevo che fosse venuta qui. — I tecnici, i meccanici, i controllori venivano spostati da una Torre all’altra, a seconda delle necessità. Anche se Margwenn Elhalyn non era una sua vecchia amica, almeno lo conosceva: e questo avrebbe risparmiato lunghe spiegazioni.

Damon non era mai entrato nella Torre Vecchia di Castel Comyn. Margwenn lo ricevette nella camera delle matrici, tra schermi e griglie, e macchinari di cui era stata addirittura dimenticata l’esistenza dopo le epoche del caos. Damon, dimenticando per un istante il motivo della visita, guardò i macchinari con avida curiosità. Perché si era permesso che quella tecnologia, l’antica scienza di Darkover, precipitasse nell’oblio? Neppure ad Arilinn lui aveva imparato a usarli tutti. Certo, i tecnici e i meccanici erano troppo pochi per seguire i relè che assicuravano le comunicazioni e generavano l’energia essenziale per certe tecnologie: ma anche se gli operatori delle matrici, in quei tempi di declino, non erano più disposti a passare la vita chiusi nelle Torri, sicuramente qualcosa si poteva fare anche fuori!

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