«Lei potrà chiedermi perché proprio questa creatura, e perché me ne occupo io. Perché una volta l’ho raccolto sulla strada, e lui, lasciando da parte i suoi problemi… davvero troppo grandi per lui!… ha cercato con tutte le sue forze di “salvarmi l’anima” come gli era stato insegnato. Il fatto che il tentativo fosse inutile non ci riguarda: resta l’altro fatto, che ha cercato di salvarmi da quello che, secondo lui, era un grave pericolo da me corso. Ora che è in pericolo lui, sento di dover fare anch’io un analogo sforzo.»
Il signor Koshchei lo guardò. «Non vedo ancora motivo di interferire con l’autorità locale.»
«Signore, non c’è una legge che chiede agli Artisti di trattare con gentilezza i loro volizionali?»
«No.»
Jerry parve sorpreso. «Signore, allora devo avere capito male quel che mi è stato insegnato.»
«Sì, probabilmente ti sei confuso. C’è il principio artistico… non la legge… che chiede di trattare i volizionali con coerenza. Ma imporre la gentilezza finirebbe per eliminare il grado di libertà che abbiamo voluto dare alle creature quando abbiamo inventato la volizione. Senza tragedie, i volizionali non sarebbero diversi dai golem.»
«Credo di capire, signore. Ma potrebbe spiegarmi meglio il principio artistico del “trattamento coerente”?»
«È molto semplice, Lucifero. Perché possa esplicare la piccola quantità di arte che la riguarda, una creatura deve conoscere le leggi secondo cui agisce, o deve poterle conoscere con un procedimento del tipo per prove ed errori… e gli errori non devono sempre essere fatali. In breve, la creatura deve poter trarre profitto dalla propria esperienza.»
«Signore, è esattamente la cosa di cui accuso mio fratello. Guardi il memoriale che le ho portato. Yahweh ha mostrato un’esca, un premio, a questa creatura, per attirarla a una lotta che essa non poteva vincere… poi, a un certo punto, ha dichiarato chiusa la partita e gli ha tolto il premio. E, anche se questo è un caso estremo, è un tipico esempio del modo in cui tratta i suoi volizionali. Giochi truccati in partenza, che le sue creature non possono vincere. Sono sei millenni che mi devo occupare dei suoi perdenti… e molti di loro, quando arrivano all’inferno, sono paralizzati dalla paura… paura di me, paura di un’eternità di torture. Non riescono a convincersi di essere stati ingannati. I miei psicologi fanno una fatica immane, per rimettere in sesto quei poveretti. Non è affatto un divertimento.»
Il signor Koshchei dava l’impressione di non ascoltare. Si era appoggiato allo schienale e sfogliava il mio manoscritto.
«Questa creatura femminile, questa “esca”» chiese poi. «È un volizionale?»
«Secondo me, sì, signor presidente.»
(Santo Cielo, Jerry! Non l’avevi capito?)
«Allora, è presumibile che non si accontenterà di un simulacro. Approfondiamo la cosa.»
Quando ero entrato, l’ufficio del signor Koshchei mi era parso molto piccolo; ma ora c’erano varie altre persone. Un angelo che assomigliava a Jerry, ma con un’aria arcigna, molto diversa da quella gioviale ed espansiva di Lucifero; un individuo più anziano con un lungo mantello, un cappellaccio con la tesa molto larga, una benda sull’occhio e un corvo posato sulla spalla; e… quell’arrogante di Sam Crumpacker, l’azzeccagarbugli di Dallas.
Dietro Yahweh, come se facessero parte del suo seguito, c’erano tre tipi grassi e soddisfatti, dall’aria vagamente familiare. Li avevo già visti da qualche parte…
Poi capii. Avevo vinto cento dollari (o erano mille?) a ciascuno di loro, con una scommessa alquanto azzardata.
Tornai a guardare Crumpacker, e mi irritai più che mai… quell’imbroglione adesso aveva la mia faccia!
Diedi di gomito a Jerry e bisbigliai: «Guarda quello! Sai…»
«Sst!»
«Ma…»
«Ascolta. E lascia dire a me.»
Il fratello di Jerry stava parlando in quel momento. «Chi è che si lamenta? Cosa devo fare, farmi crocefiggere per dimostrarlo? Il fatto che alcuni di loro ce la facciano, dimostra che la selezione non è troppo severa… il 7,1 per cento, quest’ultimo gruppo, senza contare i golem. Ah, non sarebbe abbastanza alto. E chi lo dice?»
Il vecchio con il cappellaccio esclamò: «Per me, meno del cinquanta per cento è un insuccesso».
«Senti chi parla! Da un millennio continui a perdere terreno davanti a me. Tu, tratta le tue creature come pare a te, e lascia che io tratti le mie a modo mio.»
«Sono qui per questo» disse Cappellaccio. «A causa delle tue grossolane interferenze con una delle mie.»
«Ah, be’, non sono stato io!» esclamò Yahweh, indicando il tizio che alternava il mio aspetto con quello di Sam Crumpacker. «Ecco chi è stato! Il mio sostituto del giorno di Sabato. “Grossolane”, eh? Di chi è il galoppino, lui? Rispondi, rispondi!»
Il signor Koshchei picchiettò con le dita sul mio manoscritto, parlò con l’uomo che aveva la mia faccia. «Loki, quanti ruoli diversi hai rivestito in questa storia?»
«Dipende da come li conta, Capo. Una decina, se mettiamo anche le comparsate. Ma sono stato presente dall’inizio alla fine, se considera che ho perso quattro settimane a tenermi calda quella svelta maestrina, perché poi ansimasse e si sdilinquisse all’arrivo del nostro amico.»
Jerry mi bloccò il braccio. «Non dire niente!»
Loki proseguì: «E Yahweh, alla fine, non ha voluto pagare la scommessa».
«Certo, che non ho pagato! Chi ha vinto?»
«Mi hai imbrogliato. Il tuo campione, il tuo super-bigotto, era già pronto a mollare tutto, ma tu hai anticipato il giorno del giudizio. Ce l’hai davanti. Chiedigli! Chiedigli se ti rispetta ancora o se maledice il tuo nome. E poi dammi quello che mi devi. Ho ancora da pagare un mucchio di forniture militari.»
Il signor Koshchei disse con fermezza: «Dichiaro fuori luogo questa discussione. Il mio ufficio non è un’agenzia recupero crediti. Yahweh, la principale accusa che ti viene mossa è di non essere coerente nel trattare le tue creature.»
«E cosa devo fargli? Lavargli i piedi a tutte? Per fare la frittata occorre rompere le uova.»
«Atteniamoci al caso in questione. Hai fatto un test distruttivo. Il fatto che fosse necessario è discutibile. Ma, alla fine della prova, uno l’hai portato in Cielo, l’altra l’hai lasciata indietro… e così li hai puniti tutt’e due. Perché?»
«La legge è uguale per tutti. La donna non ce l’aveva fatta.»
«Non sei tu il dio che insegnava a non legare la bocca al bue che gira la macina?»
La successiva cosa di cui mi accorsi fu di essere in piedi sulla scrivania del signor Koshchei e di fissare la sua faccia. Probabilmente era stato Jerry a mettermi lassù. Il signor Koshchei mi chiese: «È la tua?»
Io guardai nella direzione che mi era indicata… e per poco non persi i sensi. Marga!
Margrethe fredda e morta e chiusa in un blocco di ghiaccio simile a una bara. Copriva gran parte del ripiano e il ghiaccio cominciava a sciogliersi.
Io cercai di gettarmi su di lei, ma mi accorsi che non riuscivo a muovermi.
«Credo che la risposta sia affermativa» disse il signor Koshchei. «Odino, qual è la sua sorte?»
«È morta combattendo, durante il Ragnarok. Si è guadagnata un ciclo nel Valhalla.»
«Lo dice lui!» esclamò Loki, sprezzante. «Il Ragnarok non è ancora finito. E adesso sto vincendo io. Questa donna è una mia schiava! Tutte le danesi sono sempre in calore, ma… questa è una bomba!» Mi strizzò l’occhio. «Raccontaglielo anche tu!»
Il presidente disse con voce pacata: «Loki, sei insopportabile»… e Loki svanì. Non rimase neppure più la sua seggiola. «Odino, puoi rinunciare a lei per parte del ciclo?»
«Per quanto? Si è guadagnata l’ingresso nel Valhalla.»
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