C. Cherryh - Stirpe di alieno

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Stirpe di alieno: краткое содержание, описание и аннотация

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Lo avevano chiamato Thorn, e ancora neonato lo avevano affidato al più grande giudice-guerriero di quel mondo, Duun, perché lo allevasse come un membro della loro razza. Ma ben presto Thorn si rende conto di essere diverso; la sua pelle è chiara e priva di morbida pelliccia argentea, le sue mani mancano di artigli, e in tutto quel mondo non esiste un’altra creatura simile a lui. Quando poi gli attentati alla sua vita si moltiplicano, fino a condurre l’intero pianeta a una strenua guerra civile, Thorn capisce che deve cercare nello spazio la risposta all’enigma della sua origine, ben sapendo che da lui può dipendere il futuro di due lontane civiltà.
Nominato per i premi Hugo e Locus in 1986.

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Anche quello che lavorava sulla sinistra aveva finito, e lo prese per il gomito, facendolo spostare dalla grata. Un altro portò una tuta e un casco, i suoi, pensò Thorn confusamente, perché aveva un auricolare bruciacchiato. Gliela fecero indossare con la stessa efficienza che avevano mostrato nel curargli le ferite.

(Allora torniamo.) I medici di Dsonan l’avrebbero preso e fatto stendere sul tavolo, mormorando cose oscure mentre ficcavano il naso in quello che avevano fatto questi medici. E gli avrebbero fatto male.

Ci sarebbero stati ancora i nastri. Niente sarebbe cambiato. Thorn rabbrividì, mentre gli allacciavano la tuta, e uno dei medici gli sentì il polso carotideo. — Vai subito a letto quando sarai a casa — disse. — Non possiamo dargli niente — sottolineò un altro, con aria preoccupata e con gentilezza, tutto al contrario dei medici di Dsonan. — Troppo rischioso. Speriamo che non reagisca alla gelatina. — Lo guardò e gli diede una pacca sulle spalle. — Ti senti male allo stomaco?

— No. Non molto.

Continuarono ad allacciargli le cerniere e le fibbie della tuta. — Accidenti, non può mettersi il casco.

(Perché tanta fretta? Cosa non va? Perché sono preoccupati? Ghotanin? Hanno lasciato andare Betan. È andata all’aeroporto? È andata?) Il pensiero che Betan potesse morire gli dava dolore. (Anche se è mia nemica. È stata coraggiosa a venire qui.)

— Ecco. — Un ultimo strattone. — Così è a posto. Tieni il casco sotto il braccio, non usare le mani. Chiamate Duun, qualcuno.

— È fuori.

— Grazie — disse Thorn, guardandoli. Era sincero. Uno di loro aprì la porta e chiamò Duun. Anche Duun indossava la tuta, e aveva sulla spalla una borsa di tela grigia, con cinghie nere, e il casco sottobraccio.

— Ce la può fare, vero? — chiese Duun.

— Prenditi cura di lui — disse un medico. E a Thorn: — Tieni il braccio piegato, capito? Addio.

Era tutto, dunque. Duun, in piedi presso la porta, guardò i medici come per ringraziarli, e fece uscire Thorn sul corridoio. Degli hatani andavano e venivano, nessuno con il mantello grigio, adesso. La maggior parte pareva avere mille cose per la testa, e alcuni erano di fretta. Passando, molti guardarono lui e Duun.

(Non mi odiano.) Thorn era abituato a quella particolare espressione che assumeva la gente quando lo incontrava. Anche Elanhen. Anche Sphitti. Specialmente Cloen, e specialmente i medici. E Betan, nella sala, poco prima. (Forse le loro facce non lo mostrano.)

(Ma sono hatani. Mi conoscono. Mi conoscono dentro, al di là della pelle, degli occhi e dell’aspetto esteriore, sanno che sono come loro. Giudizio sincero , l’aveva chiamato il maestro Tangan. Giudizio hatani.) Sentì un nodo alla gola e un bruciore agli occhi. (Voglio conoscere questa gente. Voglio restare qui… solo un giorno o due, non di più. Voglio parlare con loro, stare con loro, e passare qui tutta la mia vita.)

Percorsero un corridoio dopo l’altro, e infine le scale che portavano al tetto. Duun si fermò e gli prese le braccia, costringendolo a guardarlo.

— Betan è arrivata all’aeroporto. È decollata, e la stanno seguendo. I radar mostrano che un paio di aerei ghota sono appena partiti da Moghtan. La corporazione kosan sta facendo decollare aerei da Dsonan.

Thorn sbatté le palpebre, cercando di capire. (Per me. Per il fatto che sono qui. È impossibile.) Si sentì svuotato. — Cosa intende fare Betan?

— Non potrà colpire la Corporazione. Questo posto è difeso da un anello di missili. Degli hatani stanno andando da Ellud e da Sagot, in questo momento, per proteggerli; e da altri la cui vita è in pericolo.

Sempre più freddo. Il vuoto raggiunse il cuore di Thorn. — Dobbiamo raggiungerli!

— Lo stanno già facendo altri. Noi abbiamo un altro compito. — Duun gli lasciò le braccia, e lo spinse in fretta su per le scale. — La prima cosa è farti uscire di qui.

Non fu facile salire sull’aereo. Duun lo spinse da dietro, come aveva fatto per aiutarlo a salire sull’elicottero, e Thorn si arrampicò faticosamente fino alla cabina. La pelle del ginocchio gli si lacerò, mentre scivolava a sedere, contorcendosi. Cercò di afferrare alla meglio le cinghie; Duun s’infilò vicino a lui, gliele prese dalle mani e le allacciò; infilò poi le spine del comunicatore nelle prese prima che lui lo facesse da solo. I motori rombavano, la calotta si chiuse sulle loro teste e l’aereo si mise in movimento. Pilota e secondo pilota erano ambigue creature di plastica e metallo, che muovevano braccia sottili per schiacciare bottoni, nello spazio fra i sedili. L’aereo prese velocità, imboccò la pista e si lanciò in una corsa che li schiacciò contro gli schienali.

Lembi di nubi scivolarono veloci accanto a loro mentre riflessi di sole si inseguivano sulla calotta; poi l’aereo virò e proseguì con il sole sull’ala destra.

— Troveremo la nostra scorta fra pochi minuti — disse una voce sottile nell’auricolare. Il pilota o il secondo parlavano sul loro canale. — Ci verranno incontro a Delga.

Duun disse qualcosa, e la voce si fece risentire. — Abbiamo appena ricevuto un messaggio. Ci sono velivoli ghota diretti verso di noi. La nostra scorta li intercetterà. Si sono levati aerei da Homaan. Il concilio è stato convocato immediatamente: si sta riunendo in questo momento.

Thorn appoggiò la testa al sedile imbottito e fissò davanti a sé il bagliore lattiginoso e le figure nere e surreali dei piloti. Non c’era altro mondo che quello, non esistevano, né passato né futuro. Si sentiva sospeso e immobile mentre il cielo correva sempre più veloce incontro a loro, e voci lontane da terra parlavano ai piloti (che non potevano fare nulla) e dicevano che il mondo era piombato nel caos. Duun parlava di missili. Di intercettatori. Di un aereo che sarebbe decollato da una città, e di un altro, dall’altra parte del mondo, al di là di mari e continenti. La gente, da terra, guardava impaurita gli aerei che non poteva vedere, aspettandosi che dei missili cadessero su di loro. A Sheon, standosene in piedi sulla roccia marrone vicina all’albero contorto, dei bambini avrebbero alzato la testa agitando le mani verso le strisce bianche nel cielo. (“Guardateci, siamo qui! Ciao!”)… mentre missili spaventosi ruggivano fra fuoco e fumo.

(Non può accadere.)

(Non esiste non può , pesciolino.)

— Qualcuno ci sta intercettando. — Ancora la voce del pilota.

— Direzione quarantacinque, in basso.

— Dal mare — disse Duun. — È Betan. Lo immaginavo. Tienti forte, pesciolino.

L’aereo virò, fuggendo. L’accelerazione li afferrò, tirando mascelle, occhi e interiora. Thorn sentiva un battito nelle orecchie e vide che il naso gli sanguinava. L’aereo oscillò. Si inclinarono bruscamente. (Ci sfracelleremo. Siamo stati colpiti.) Thorn rotolò la testa nella poltrona mentre il suo cuore sembrava impazzire, e il sole vorticava, tornando sull’ala destra.

— Ci hanno mancato e noi li abbiamo colpiti. È caduto.

(Di cosa stanno parlando? Dell’altro aereo? Di Betan?)

La luce lattea li circondò di nuovo, implacabile. Su uno schermo un puntino di luce si spense e Betan non esisteva più, un aereo si era frantumato, vite si erano spente… (“Ci hanno mancato e noi li abbiamo colpiti.”) Il loro aereo era esploso. Questo era stato il tremito. E Betan era morta all’istante, con tutto il suo coraggio e la sua abilità. (“È caduto.”)

— Betan — disse Duun — si è diretta verso il mare, poi è tornata. Tanto di cappello. Poteva vincere lei.

— È morta.

Ci fu un momento di silenzio. Il cielo era incredibilmente terso. Di nuovo surreale.

— C’è un uomo che si chiama Shbit — disse Duun. — Un consigliere. Conosci la Dallen Petroli? Ricordi i nomi delle compagnie che hai studiato?

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