Hixon sedette sul sedile posteriore della Sedan, Margo salì accanto a Hunter, e Doc, girandosi di scatto, appoggiò i gomiti al finestrino.
«Un momento,» disse, osservando l'autostrada intasata, nel momento in cui stava iniziando un'improvvisa azione.
Dodici figure almeno spuntarono dalle auto vicine all'accampamento della polizia. Scagliarono con forza degli oggetti. Si udirono crepitare delle armi da fuoco e due o tre figure caddero. Gli oggetti colpirono le auto della polizia. Esplosero delle fiammate.
«Bottiglie molotov,» mormorò Hixon, mordendosi un labbro.
Doc disse:
«Ecco il momento buono… sono tutti occupati in altre cose.» Infilò la teste nel finestrino. «Ho soltanto una cosa da dirvi,» ringhiò, rivolgendosi ai tre. «Tornate indietro, capito, bastardi?»
Barbara Katz sedeva sul ramo più alto di un albero gigantesco, un magnolio morto, dai grandi rami pallidi, simili a pioli e gradini; il sole era caldo, sulla sua schiena, e lei guardava a oriente, sotto il cielo azzurro, aspettando che l'Atlantico venisse da Daytona e attraverso il collo della Florida. Di quando in quando, cercava di studiare le cifre scritte sulla cartina delle maree, che si trovava sul foglio spiegazzato e macchiato del calendario, lo stesso foglio che Benjy aveva strappato il giorno prima; ma sapeva che quei dati ben difficilmente si applicavano ora, in quel punto, nella nuova situazione. Però c'era stata un'alta marea la notte prima, alle tre, e così avrebbe dovuto arrivarne un'altra a metà pomeriggio.
Sul ramo sottostante, il vecchio KKK era legato al suo sedile di emergenza, con alcune coperte tese tra il ramo e l'enorme tronco, coperte che lo proteggevano da una parte della luce del sole. Hester era seduta accanto a lui, gli reggeva la testa cascante, e cercava di rendere più comoda la sua posizione. Vicino a loro erano sistemati Helen e Benjy. Benjy aveva la corda che avevano usato per issare il vecchio e alcune altre cose.
Nelle loro uniformi macchiate e strappate, i tre negri sembravano degli uccelli spennacchiati, dalla cresta bruna, appollaiati così alla sommità dell'immenso albero, quasi del tutto privo di fogliame.
L'albero si ergeva su una piccola altura, coperta per metà dalle sezioni esposte delle enormi radici grigie; su quel monticello la Rolls Royce infangata era ferma, ben protetta dalle stesse radici.
A sud del monticello si stendeva un piccolo cimitero, con le lapidi di legno circondate dalla sabbia, e le croci abbattute, in un mare di fanghiglia lasciata dalla marea della notte. Ai piedi del cimitero si trovava una chiesetta di legno, che un tempo era stata verniciata di bianco. Era spostata di cinque o sei metri, rispetto alle fondazioni di mattone, ed era sconnessa negli angoli, benché le pareti non si fossero sfasciate. Il segno scuro della marea arrivava a circa due metri e mezzo di altezza, sulle pareti, arrivava quasi alle lettere nere dipinte sopra la porta, che dicevano Chiesa di Gesù Salvatore.
Barbara chiuse gli occhi più volte, rapidamente. Le sembrava che diverse chiazze del cielo azzurro fossero discese sul territorio piatto, verde-bruno a oriente, qualcosa di simile ai riflessi acquei che si vedono in una giornata torrida in fondo a una strada pianeggiante di asfalto. Le chiazze azzurre crescevano e si fondevano. Senza più accorgersi di battere le palpebre, Barbara osservava, con un'intensità vicina a quella dell'ipnosi. Ogni secondo era legato al secondo successivo, e ogni minuto al minuto successivo, come gli anelli di una catena senza fine, come se la catena del tempo si fosse fermata, o come se qualcosa, in lei, si fosse immobilizzato a tal punto da impedire di udire lo scandire degli attimi.
E così intenta a osservare lo strano fenomeno del cielo che si riversava sulla terra, Barbara non udì neppure il brontolio reale che veniva da oriente, sempre più forte, né i richiami intimoriti, eccitati dei tre grandi uccelli grigi e senza piume che erano appollaiati sul ramo, sotto di lei, e neppure sentì l'albero tremare e vibrare, quando le acque si sollevarono impetuose intorno a esso; e non udì nemmeno il grido di Helen.
Ma le parve che l'intera terra si rovesciasse, scivolando su nel cielo, mentre quell'azzurro scorreva abbacinante e veloce sotto di lei, e si sporse sempre più, e sarebbe caduta, se un corpo non fosse venuto al suo fianco, e non le avesse circondato la schiena con un braccio forte, sostenendola.
«Stia attenta, signorina Barbara,» le stava gridando Benjy. «Guardava con tanta attenzione che stava per cadere.»
Si guardò intorno, osservando la pianura d'acqua. La Florida non esisteva più. La Chiesa di Gesù Salvatore stava galleggiando, capovolta, con gli otto corti piedi di sostegno bizzarramente rivolti all'insù.
Guardò di nuovo in basso. Il gigantesco magnolio, dall'altezza dimezzata, era un solitario rifugio in mezzo al mare. Pensò alla Rolls Royce, e ridacchiò.
«Non saprei, signorina Barbara,» disse Benjy, indovinando prodigiosamente i suoi pensieri. «Ho staccato la batteria e qualche altra parte. Ho coperto di grasso il resto… potrebbe giovare. Ho ben protetto il serbatoio. Quando la marea scenderà, la macchina potrebbe ancora funzionare, anche se questo mi sorprenderebbe.»
L'albero ondeggiò nella corrente, e poi ondeggiò di nuovo. Hester mandò un grido. Helen si aggrappò a lei. Benjy rise raucamente. Disse a Barbara:
«Ma ho ancora speranza… un poco.»
Ross Hunter, con il piede premuto sull'acceleratore, fece girare la guida interna intorno all'ultima curva. Ora la strada si stendeva diritta, lungo l'alto reticolato di Vandenberg Tre.
Margo gli posò una mano sulla spalla, e indicò una porticina aperta nel primo angolo del reticolato.
Hunter non rallentò:
«Inutile,» grugnì. «Proverò dal cancello che può far passare l'auto.»
«Svelto,» lo incoraggiò Hixon, dal sedile posteriore.
Il paesaggio si fece improvvisamente spettrale. L'enorme banco di nubi aveva coperto il sole. Si udì il brontolio del tuono, nel quale s'inseriva il crepitio sinistro di armi da fuoco, più avanti. Un'auto della polizia uscì dall'accampamento in fiamme, attraverso l'apertura del reticolato, scese per un breve pendio, e si diresse verso di loro, sobbalzando e sterzando per evitare i resti anneriti del tamponamento, all'uscita della Collinare di Santa Monica. Una seconda auto della polizia uscì a marcia indietro, ma rapidamente, e seguì la prima.
Hunter rallentò. C'era un grande cancello con una garitta di guardia deserta. Il cancello era aperto. Hunter passò da quella parte, mentre una terza auto della polizia, questa a marcia normale, sfuggì dall'accampamento.
Hunter lanciò alla massima velocità la Sedan, sopra il terreno ghiaioso, verso un'ampia porta nera che si trovava sulla facciata del più grande tra gli edifici bianchi.
Più avanti, Margo vide un gruppo di teen-agers arrampicarsi sul reticolato, e penetrare attraverso una porticina.
Hunter frenò. Hixon e Margo uscirono subito. C'erano tre gradini di cemento, uno stretto porticato, poi la porta nera, sulla quale era incollata una targhetta bianca.
Hixon e Margo salirono di corsa gli scalini. Margo provò ad aprire la porta. Era chiusa. Hixon picchiò sopra di essa, con il calcio del fucile, e gridò: «Aprite!»
Hunter cominciò a fare manovra, con la guida interna, preparandosi alla partenza.
La prima automobile della polizia attraversò il cancello, con un grande stridore di pneumatici, e venne verso di loro. Attraverso le nubi di polvere, sollevate dalla prima auto, sopraggiunse la seconda, sempre a marcia indietro.
Hixon corse alla finestra più vicina, e la ruppe con il calcio del fucile, poi, sempre con il fucile, fece cadere anche gli ultimi frammenti di vetro rimasti.
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