«So che hai ragione,» disse Paul, lentamente, con voce sommessa, stanca. «Io cerco di cambiare, ma…»
«Basta pensare a te! Guarda! Guarda un grande disco volante, salvare una delle tue città!»
Soffitto e pavimento erano di nuovo trasparenti. Stavano scendendo rapidamente verso una rete di ramificazioni oscure, mescolate a una pallida scacchiera, dal centro della quale degli anelli bruni si espandevano verso un anello circolare che si fondava in una distesa grigio-azzurrina. In alto, sopra il centro dei circoli, era sospeso un disco volante giallo e viola, che doveva essere enorme.
La scacchiera si fece più grande… erano delle strade. E i quadrati erano blocchi di edifici, interi isolati.
Gli anelli bruni erano cerchi concentrici d'acqua, che veniva respinta fuori della città.
Riconobbe, da fotografie che aveva visto un tempo, i grandi edifici di Elektrosila e dell'istituto di Energetica, la forma verde-azzurra del teatro Kirov, la Piazza dei Dicembristi. Le ramificazioni dovevano essere le diramazioni del delta della Neva, e la città… Leningrado.
«Vedi? Noi salviamo le tue amate città,» disse Tigerishka, in tono di grande concessione. «Motore a momentum del grande disco muove soltanto l'acqua. Macchina molto progredita.»
Improvvisamente, il disco volante si abbassò a tal punto che egli vide i ciottoli delle strade, una grondaia colma di fango, e i corpi scomposti, ingrigiti e illividiti dall'acqua, di una donna e di una bambina. Poi una bassa onda bruna si sollevò, travolgendoli, e tra la schiuma sporca spuntarono per un momento un braccio grigio, e un volto grigio e barbuto e senza vita.
«Salvare?» domandò Paul, incredulo. «Sì, dopo avere ucciso milioni di uomini… e se questo vostro salvataggio non è peggiore del disastro. Tigerishka, come avete potuto distruggere il nostro mondo, solo per fare rifornimento più in fretta? Che cosa, che cosa vi ha spaventati a tal punto?»
Lei sibilò:
«Lascia stare questo argomento, Paul!»
Richard Hillary avanzava zoppicando rapidamente… un punto senza dimensioni, sulla pagina d'atlante dell'Inghilterra che Paul aveva osservato poco prima, ma ciononostante un uomo, vivo, ansante, spaventato. Stava sudando copiosamente; il sole lo martellava impietosamente con raggi caldi e soffocanti. Stava ansimando, e a ogni passo faceva una smorfia di dolore.
L'equivalente perfetto, tra i pedoni, di un'auto di grossa cilindrata su una grande autostrada, Richard aveva distanziato già da molto tempo la folla che lo seguiva, ma non aveva ancora raggiunto la folla dei profughi che marciava più avanti, se c'era davvero una folla. L'ultimo cartello che aveva visto aveva indicato, con beffarda opportunità, ne era certo, il «Mattatoio Provinciale.»
Guardando avanti, poté vedere che, a poche centinaia di metri, la strada cominciava a salire sinuosamente sulle pendici di un'alta collina, con una verdeggiante corona boscosa in vetta.
Ma, voltandosi, gli occhi abbacinati dal sole poterono vedere soltanto un pazzesco gioco d'incastri di coltri e serpentine di acqua.
Il serpente più grasso era la strada lungo la quale lui stava viaggiando, e che cominciò subito a riempirsi d'acqua, mentre lui indugiava, acqua che traboccava dal fossato di sinistra. Neppure due centimetri, eppure era una presenza minacciosa, inquietante.
A destra c'era un campo d'orzo, racchiuso minacciosamente da una staccionata apparentemente invalicabile, rialzato, rispetto alla strada, un campo che continuava a salire verso la cima della collina. Preso dalla disperazione, Richard scalò la staccionata, incurante della barriera di filo spinato che la dominava, e ricominciò a camminare tra l'orzo verdeggiante, che gli frusciava intorno ai piedi. Con un battito d'ali improvviso, che lo fece trasalire, un corvo emerse dal mare erboso, proprio davanti a lui, e si allontanò lentamente, gridando la sua rauca disapprovazione. Benché le gambe di Richard si piegassero, ormai, per la fatica, egli continuò la marcia, accelerando il passo.
Udì il brontolio di un tuono basso, lontano. Solo che quello era il genere di tuono che non smoriva brontolando nel silenzio, ma che si faceva sempre più forte, sempre più forte. Richard ebbe la certezza di essere sconfitto, ma cominciò ugualmente a correre, a correre con tutte le sue forze, verso la cima della collina. Dietro di lui, si sentì lo scalpiccio di conigli in fuga. A un certo punto, poté vedere almeno una dozzina di forme bianche che correvano.
Con la coda dell'occhio, cominciò a scorgere delle pareti che lo inseguivano, vorticose, rugghianti di schiuma sporca. Il tuono diventò tremendo, come quello di una dozzina di treni lanciati a tutta velocità. A un certo punto una schiuma giallastra gli circondò le gambe, e più avanti gli parve che una lingua d'acqua gli bloccasse la strada, isolandolo.
Eppure riuscì a raggiungere la sommità della collina, e le acque non arrivarono fin lassù, e il tuono tremendo cominciò lentamente a diminuire d'intensità.
Mentre lui stava là, barcollando, ansimando, con i muscoli del petto indolenziti, da una macchia d'alberi, proprio davanti a lui, sbucò un uomo diritto, piccolo, anziano, con una doppietta.
«Fermo, signore!» esclamò l'apparizione, puntando l'arma contro Richard. «Altrimenti farò fuoco.»
L'apparizione indossava ghette marrone, calzoni larghi grigi, e un pullover lilla. Il viso stretto, grinzoso, dagli occhi acquosi, era indurito da un'espressione di cupa disapprovazione.
Richard rimase immobile, non fosse stato altro che per la stanchezza che provava. Il tuono si allontanò e smorì completamente, mentre l'acqua torbida si quietava, livellandosi un po' più in basso, sulle pendici della collina.
«Avanti, parli!» esclamò l'apparizione. «Cosa le ha fatto credere di avere il diritto di calpestare il mio orzo? E come diavolo ha fatto a lasciare entrare tutta quest'acqua? »
Ritrovando un po' di fiato, finalmente, Richard curvò le labbra in un sorriso grave, e disse:
«Non l'ho fatto di proposito, mi creda.»
Sally Harris, con il sole del mattino che traeva scintille dorate dal suo bikini, si affacciò alla balaustra, e recitò una rapida serie di osservazioni.
Jake Lesher era seduto, con una tazza di caffè nero corretto con un po' di whisky irlandese, e fumava un grosso sigaro. Di quando in quando, corrugava la fronte. Un quaderno era aperto accanto alla tazza di caffè, e mostrava due pagine bianche.
Sally annunciò:
«L'acqua è dieci piani più in alto dell'ultima volta. I tetti sono gremiti di gente, e ci sono due o tre persone a ogni finestra che io posso vedere. Alcuni sono in piedi sui davanzali. Siamo stati fortunati, perché il nostro grattacielo si è incendiato e l'ascensore si è bloccato. Qualcuno sta agitando il pugno… perché io, che cosa ti ho fatto? Qualcun altro ha fatto un bel tuffo… ah, che brutta entrata in acqua! La corrente è forte… sta respingendo una lancia della polizia. Ehi tu, la smetti di puntare contro di me il tuo bastone? Ci sono delle madri, e dei bambini, e…»
Si udì uno zing , e un crack , e la ringhiera cromata risuonò per tutta la sua lunghezza. Sally fece un salto indietro, come se qualcosa l'avesse punta, e si voltò:
«Qualcuno mi ha sparato!» annunciò, indignata.
«Vieni dentro, piccola,» la erudì Jake. «La gente è sempre invidiosa di chi si trova in alto.»
Gli studiosi di dischi volanti udirono quattro rapidi colpi di clacson che giunsero attraverso l'aria pregna dei vapori acri, odiosi di una terra bruciata… un fetore ancor più odioso, da quando si era levato un vento caldo e umido di sud-est. In alto, il sole era rovente, ma c'era un enorme banco di nubi nere a sud.
Hunter fece fermare la Sedan dietro la Corvette, che era appena giunta sulla cima di un'altura, dove la strada passava tra due garitte di guardia naturali, sporgenze rocciose a un'altezza di cinque, sei metri.
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