Sette spose era tornato disponibile solo il giorno dopo.
E una settimana e mezzo più tardi Alis era venuta da me. Era arrivata diritta dallo scivolo, dalle sue prove con l’imbracatura e la cintura dati che pensava potessero funzionare, dopo quello che le avevo detto io sere prima. E avevano funzionato. “Più o meno” aveva detto Alis. “Insomma…”.
Era venuta nella mia stanza diritta dalle sue prove, col vestito rosa di Virginia Gibson, coi pantaloni di Virginia Gibson, col costume per la scena della costruzione del fienile che aveva appena provato. La scena nella quale io l’avevo vista ballare sei settimane prima che lei la provasse. E quindi, a conti fatti la mia teoria del suo viaggio all’indietro nel tempo era giusta, anche se si trattava solo della sua immagine, solo di pixel su uno schermo. Alis non aveva cercato nemmeno di scoprire il viaggio nel tempo. Aveva cercato solo di imparare dei numeri di ballo, ma lo schermo davanti al quale provava non era uno schermo. Era una regione d’antimateria, piena di elettroni randomizzati e potenziali sovrapposizioni. Piena di possibilità.
Niente è impossibile, Vincent, penso guardando Alis che sgambetta nel suo costume coi lustrini. Non quando sai quello che vuoi.
Hedda mi ha chiamato. — Mi sbagliavo. Il trimotore Ford è all’inizio del secondo Indy. Indiana Jones e il tempio maledetto. Dal fotogramma…
— L’ho trovato — le rispondo, fissando accigliato lo schermo sul quale Alis, in parrucca biondo platino, sta eseguendo un passo.
— Cosa c’è? — chiede Hedda. — Non va bene?
— Non sono sicuro. Quand’è che verrà decisa la causa su Fred Astaire?
— Tra un mese — risponde immediatamente lei. — Ma si ricomincerà subito. La Sofracima-Rizzoli intenterà causa per violazione di copyright.
— E cosa diavolo sarebbe la Sofracima-Rizzoli?
— Lo studio che possiede i diritti su un film di Fred Astaire degli anni Settanta. Un taxi color malva. Prima o poi si metteranno d’accordo. Facciamo tre mesi. Perché? — chiede, sospettosa.
— L’aereo di Carioca. Ho deciso che voglio quello.
— Un biplano? Ma non c’è bisogno di aspettare. Ci sono tonnellate di altri film con biplani. La caduta delle aquile , Ali , Avventurieri ai confini del mondo… — Si interrompe. Non sembra contenta. E già, in quel film c’è di mezzo la Cina.
— In Cina hanno lo scivolo?
— Scherzi? Sono fortunati ad avere le biciclette. E il minimo indispensabile da mangiare. Perché? — Il suo interesse si risveglia di colpo. — Hai scoperto dove sta Alis?
— No.
Hedda esita. Sta cercando di decidere se dirmi qualcosa. — L’assistente ai set è tornato dalla Cina. Dice che adesso la parola d’ordine è Rivoluzione Culturale numero tre. Roghi di libri, rieducazione. Hanno chiuso come minimo uno studio e arrestato tutti quelli che lavoravano al film.
Dovrei essere preoccupato, ma non lo sono, e Hedda, che sa tutto, parte immediatamente all’attacco.
— È tornata? Hai avuto sue notizie?
— No — rispondo, un po’ perché ho finalmente imparato a mentire a Hedda, un po’ perché è vero. Non so dove sia Alis, e non ho avuto sue notizie. Ma ho ricevuto un messaggio.
Fred Astaire è tornato disponibile un paio di volte da quando Alis è partita, una volta tra un’istanza e l’altra per otto secondi esatti, un’altra il mese scorso quando l’American Film Institute ha presentato un’ingiunzione sostenendo che Fred è patrimonio storico.
Quella volta ero pronto. Avevo registrato il numero della beguine su disco ottico, computer e nastro ed ero pronto a controllare prima ancora che il controlla-e-avverti avesse smesso di strillare.
Era notte fonda, come al solito, e all’inizio ho pensato di dormire ancora o di avere un ultimo flash.
— Ingrandisci il quadrante in alto a sinistra — ho detto, e ho guardato di nuovo. E di nuovo. E poi il mattino dopo.
Ho visto sempre la stessa cosa, e il messaggio era forte e chiaro: Alis sta bene, nonostante le sommosse e le rivoluzioni, e ha trovato un posto dove provare e qualcuno che le insegni i passi di Eleanor Powell. E tornerà qui, perché in Cina non ci sono scivoli, e quando sarà tornata ballerà la beguine con Fred Astaire.
O forse lo ha già fatto. Io l’ho vista nel numero del fienile di Sette spose sei settimane prima che lei lo eseguisse, e ne sono passate quattro da quando l’ho vista in Balla con me. Forse è già tornata. Forse lo ha già fatto.
Ma non credo. Ho promesso all’attuale James Dean di È Nata Una Stella una fornitura a vita di chocha se mi avvertirà nel caso qualcuno toccasse il digitrasparente, e Fred è ancora conteso in tribunale. E io non so quanto indietro nel tempo possa spingersi la sovrapposizione. Io l’ho semplicemente vista in Sette spose sei settimane prima che lei eseguisse il numero. Non ho modo di sapere da quanto tempo l’immagine di Alis fosse nel film. Da meno di due anni, perché la prima volta che ho guardato Quarantaduesima strada , quando ho cominciato il lavoro sull’elenco di Mayer, lei non c’era, e okay, lo so che ero sbronzo e Alis avrebbe anche potuto sfuggirmi. Ma non è stato così. Riconoscerei il suo viso ovunque.
Quindi, meno di due anni. E Hedda, che sa tutto, dice che fra tre mesi Fred sarà di nuovo disponibile.
Nel frattempo, mi tengo occupato. Faccio remake e cerco di farli bene. Sto tentando di convincere Mayer a chiedere all’ILMGM di mettere sotto copyright Ruby Keeler ed Eleanor Powell. Lavoro nella Resistenza. Ho escogitato un lieto fine per Casablanca.
La guerra è finita, e Rick è tornato a Casablanca dopo avere combattuto nella Resistenza, dopo chissà quali prove. Il Café Américain è bruciato, e non c’è più nessuno, nemmeno il pappagallo, nemmeno Sam, e Bogie resta a guardare a lungo le macerie, poi si mette a frugare in cerca di qualcosa da recuperare.
Trova il pianoforte, ma quando lo rimette in piedi metà dei tasti cadono. Pesca una bottiglia intatta di scotch dai detriti e la mette sul tavolo e comincia a cercare un bicchiere. E appare lei, ferma su quel che resta della soglia dell’ingresso.
È diversa, ha i capelli raccolti all’indietro, ed è più magra, ha un’aria più stanca. Basta guardarla per capire che Paul Henreid è morto e che lei ha sofferto molto, ma quel viso si riconoscerebbe ovunque.
Lei è lì sulla porta, e Bogie, che sta ancora cercando un bicchiere, alza gli occhi e la vede.
Niente dialoghi. Niente musica. Niente abbracci appassionati, nonostante le arretrate idee di Hedda. Soltanto loro due, che non avrebbero mai pensato di rivedersi, che stanno lì a guardarsi.
Quando avrò finito il remake, metterò a disposizione dei turi il mio finale di Casablanca a Felici E Contenti.
Nel frattempo, devo dividere i miei sfortunati innamorati e spedirli a subire disgrazie assortite, a pagare per i loro peccati. E mi occorre un aereo.
Metto il numero Anything Goes su disco e sul computer, nel caso Kate Capshaw finisse al centro di una vertenza legale, e poi raggiungo in avanti veloce il trimotore Ford e salvo anche quello, nel caso mi andasse male col biplano.
— Avventurieri ai confini del mondo — dico, poi cancello l’ordine prima che il film possa comparire.
— Simultanea. Schermo uno, Il tempio maledetto. Due, Cantando sotto la pioggia. Tre, Good News…
Recito l’intera litania, e Alis appare sugli schermi, l’uno dopo l’altro, in pantaloni e gonna larga e giubbetto verde, coda di cavallo e riccioli rossi e taglio alla maschietta. Il suo viso ha la stessa espressione in tutte le scene, attento, intenso, concentrato sui passi e sulla musica, ignaro di avere vinto le crittografie e i controlli browniani e il tempo.
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