— Un’altra citazione da un film, eh?
— Sì — risposi. — Film che sono a loro volta morti, nel caso non lo avessi capito dal nuovo morph di Vincent.
— Potresti trovarle un lavoro come faccia.
— Tipo quello che hai tu?
— Be’, allora un lavoro come techno. Tecnico del suono, assistente ai set. Qualcosa. Ne sa un sacco sui film.
— Non vuole fare la techno — dissi — e anche se volesse, gli unici film di cui sappia qualcosa sono i musical. Un assistente ai set deve sapere tutto, immagazzinare nel cervello filmati di repertorio, ambienti, numeri di fotogramma. Sarebbe il lavoro perfetto per te, Hedda. Adesso devo proprio tornare a lavorarmi Lee Remick.
Hedda parve sul punto di chiedere se anche quello fosse un film.
— La carovana dell’alleluia — dissi. — Una leader antialcolica che si batte contro il demone del liquore. — Rovesciai la bottiglia, cercando di far uscire le ultime gocce. — Hai della chocha ?
Lei diventò nervosetta. — No.
— Allora cos’hai? A parte il klieg. Non mi servono altre dosi di realtà.
— Non ho niente. — Hedda arrossì. — Sto cercando di fare un po’ d’astinenza.
— Tu?! Cos’è successo? Il nuovo morph di Vincent ti ha dato alla testa?
— No — rispose, sulla difensiva. — L’altra sera, quando ho preso il klieg, ascoltavo Alis parlare del suo desiderio di essere una ballerina, e all’improvviso mi sono resa conto che io non desidero niente, a parte la chocha e scopare.
— Così hai deciso di metterti a secco, e adesso tu e Alis percorrerete la via del successo a passi di tip tap. Vi vedo già. I vostri nomi sull’insegna. Ruby Keeler e Una Merkel in La danza delle luci del 2018 !
— No — disse lei. — Ma ho deciso che mi piacerebbe essere come Alis, mi piacerebbe desiderare qualcosa.
— Anche se fosse qualcosa d’impossibile?
Non riuscii a decifrare la sua espressione. — Già.
— Be’, smettere con la chocha non è il modo per riuscirci. Se vuoi capire cosa desideri, il modo giusto per farlo è guardare un sacco di film.
Lei si mise di nuovo sulla difensiva.
— Come credi abbia fatto Alis a saltare fuori con la voglia di ballare? Coi film. Non vuole semplicemente ballare nei film, vuole essere Ruby Keeler in Quarantaduesima strada. La piccola ballerina di fila col cuore d’oro. Tutto è contro di lei, e Ruby ha soltanto la sua testardaggine e un paio di scarpe da ballo, ma non preoccuparti. Le basterà continuare a sgambettare e sperare, e non solo ce la farà alla grande, ma avrà lo show e “anche” Dick Powell. È tutto scritto nella sceneggiatura. Non avrai pensato che Alis se la sia inventata da sé, per caso?
— Cosa dovrebbe essersi inventata?
— La sua “parte”. Ecco cosa fanno i film. Non ci fanno divertire, non ci trasmettono il messaggio “Noi ci teniamo a voi”. Ci danno battute da pronunciare, ci assegnano parti. John Wayne, Theda Bara, Shirley Temple, scegli quella che preferisci.
Indicai lo schermo, sul quale il comandante nazista stava ordinando una bottiglia di Veuve Cliquot ’26 che non avrebbe bevuto. — Che te ne pare di Claude Rains che fa sviolinate ai nazisti? No, scusa, quella parte l’ha già presa Mayer. Ma non preoccuparti, ci sono parti in abbondanza per tutti, e chiunque ha il proprio ruolo, lo sappia o no. Persino le facce. Credono di interpretare Marilyn, ma non è vero. Impersonano Greta Garbo nel ruolo di Sadie Thompson. Secondo te perché i pezzi grossi continuano a fare tutti quei remake? Perché continuano a scritturare Humphrey Bogart e Bette Davis? Perché tutte le parti buone sono già state assegnate, e noi non facciamo altro che provini per un remake o l’altro.
Mi fissò con un’intensità tale che mi chiesi se la rinuncia alla droga non fosse una bugia e lei non fosse fatta di chocha. — Alis aveva ragione — disse. — Tu ami i film.
— Cosa?
— Ti conosco da tanto tempo e non me n’ero mai accorta, ma Alis ha ragione. Tu conosci tutti gli attori e tutte le battute, e le citi in continuazione. Alis dice che fai finta che non te ne importi niente, ma sotto sotto ami i film, se no non li conosceresti a memoria.
Io dissi, nella mia migliore imitazione di Claude Rains: — “Ricky, credo che sotto quel guscio da cinico tu sia un vero sentimentale.” Ruby Keeler che fa Ingrid Bergman in Io ti salverò. La dottoressa Bergman ha dato altri suggerimenti psichiatrici?
— Ha detto che è per questo che prendi tanta droga. Perché ami i film e non sopporti di vederli macellati.
— Sbagliato — dissi. — Tu non sai tutto, Hedda. È perché ho spinto Gregory Peck sulle punte di una staccionata quando eravamo bambini.
— Visto? — Hedda era meravigliata. — Lo fai anche nel momento in cui lo neghi.
— Be’, è stato molto divertente, ma sono un macellaio e devo rimettermi al lavoro, e tu devi decidere se vuoi impersonare Sadie Thompson o Una Merkel. — Mi girai verso lo schermo. Peter Lorre, aggrappato al bavero di Humphrey Bogart, lo implorava di salvarlo.
— Hai detto che tutti recitano una parte, lo sappiano o no — disse Hedda. — Io che parte recito?
— Al momento? Thelma Ritter in La finestra sul cortile. L’amica impicciona che non riesce a tenere il naso fuori dagli affari altrui — le risposi. — Chiudi la porta quando esci.
Lei la chiuse, poi la riaprì e si fermò sulla soglia a guardarmi. — Tom?
— Sì?
— Se io sono Thelma Ritter e Alis è Ruby Keeler, tu che ruolo interpreti?
— King Kong.
Hedda se ne andò, e io rimasi lì per un po’, a guardare Humphrey Bogart che lasciava arrestare Peter Lorre, e poi mi alzai a controllare se avessi sostanze stupefacenti in casa. C’era del klieg nell’armadietto dei medicinali, proprio quello che mi ci voleva, e una bottiglia di champagne rimasta dalla volta che Mayer mi aveva portato in stanza una faccia per farle vedere quel che facevo per incollarla in La valle dell’Eden. Assaggiai un sorso. Era svaporato, ma meglio di niente. Ne versai un po’ in un bicchiere e corsi avanti fino alla scena di “Suonala ancora, Sam”.
Bogart trangugiò un drink, le immagini sullo schermo si sfuocarono, e Bogart stava versando champagne a Ingrid Bergman davanti a un trasparente che avrebbe dovuto essere Parigi.
La porta si aprì.
— Ti sei scordata di riferirmi qualche voce di corridoio, Hedda? — chiesi, ingollando un altro sorso.
Era Alis. Portava uno scamiciato con le maniche gonfie. I capelli erano più scuri, e divisi in due da un profondo solco, ma sembravano sempre illuminati da dietro. Il suo viso era incorniciato di luce.
Fred Astaire tiptappò una serie di passi sul pavimento lucido, ed Eleanor Powell li ripeté e si voltò a sorridergli…
Trangugiai lo champagne rimasto nel bicchiere, me ne versai dell’altro. — Mi venisse un colpo se non è Ruby Keeler — dissi. — Cosa vuoi?
Lei si fermò sulla soglia. — I musical che mi hai fatto vedere l’altra sera… Hedda dice che forse potresti prestarmi i dischi.
Bevvi un sorso di champagne. — Non sono su disco. Li ricevo direttamente via cavo. — Mi rimisi a sedere al computer.
— È questo che fai? — chiese Alis, alle mie spalle. Stava fissando lo schermo. — Rovini film?
— È quello che laccio — risposi. — Proteggo il pubblico che va al cinema dai demoni dei liquoracci e della chocha. Soprattutto dai liquoracci. La valle delle bambole , Cartoline dall’inferno , un paio di Cheech e Chong, Il ladro di Baghdad. Toglierei anche la nicotina se la Lega Antifumo non fosse arrivata per prima. — Cancellai la coppa di champagne che Ingrid Bergman stava portando alle labbra. — Che dici? Cioccolata o tè?
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