Connie Willis - Strani occhi

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Se avete una bella faccia, o un bel paio di gambe, o un seno rifatto, potete entrare nel grande show del 2000. Se avete umiltà e pazienza potete prestare la vostra bocca — o qualunque altra parte del corpo — agli attori famosi del passato, e partecipare al remke elettronico di un capolavoro del cinema. Ma attenti! A Hollywood non interessano gli attori vivi. La loro specialità sono i fantasmi elettronici e i corpi caldi sono in pericolo…
Nominato per il premio Hugo per il miglior romanzo in 1996.

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— È qui davanti a te. — Di colpo, ero stufo marcio. — Simsesso, copia-e-incolla, horrorshow, fai-da-te dei remake. Guardati attorno, Ruby. Vuoi ballare nei film? Questo è il massimo che riuscirai a combinare!

— Credevo tu avessi capito — singhiozzò lei, e ruotò sui tacchi prima che uno di noi due potesse fermarla, e si tuffò tra la folla.

— Alis, aspetta! — urlai, e mi lanciai all’inseguimento, ma lei era già lontana. Svanì nell’ingresso dello scivolo.

— Hai perso la ragazza? — chiese una voce, e io mi girai incazzato nero. Ero di fronte alla cabina del Lieto Fine. — Ti ha scaricato? Cambia il finale. Fai tornare Rhett da Scarlett. Fai tornare a casa Lassie.

Attraversai la strada. Su quel lato erano tutte cabine di simsesso. Promettevano scopate con Mel Gibson, Sharon Stone, i fratelli Marx. Cento per cento di realismo. Magari valeva la pena. Infilai la testa nel casco dei promo, e non apparvero immagini sfuocate. Evidentemente la chocha stava facendo effetto.

— Non dovresti farlo — disse una voce femminile.

Tirai fuori la testa dal casco. C’era una battitrice libera, bionda, col neo e il body con le calze a rete strappato. Fermata d’autobus. — Perché accontentarti di un’imitazione virtuale quando puoi avere l’articolo originale?

— E quale sarebbe? — chiesi.

Il sorriso non svanì, ma lei si mise immediatamente sul chi vive. Mary Astor in Il mistero del falco. — Quale sarebbe cosa?

— L’articolo originale. Cos’è? Sesso? Amore? Chocha ?

La battitrice libera alzò le mani in aria, come se la stessero arrestando. — Sei della narcotici? Perché io non so di cosa stai parlando. Stavo solo facendo un commento, okay? È che penso che uno non dovrebbe accontentarsi della RV, tutto qui, quando può parlare con una persona vera.

— Come Marilyn Monroe? — ribattei, e mi incamminai sul marciapiede. Superai altre tre prostitute. Marilyn in vestito bianco col top, Madonna coi coni d’ottone, Marilyn in raso rosa. Gli articoli originali.

Ebbi in omaggio dell’altra chocha e un pizzico di Hollywood da un James Dean troppo fatto per ricordare che quella roba l’avrebbe dovuta vendere, e mandai giù, passai davanti agli snuffshow, ma da qualche parte devo essere tornato sui miei passi, perché mi ritrovai davanti all’oloschermo del Lieto Fine. Scarlett correva nella nebbia all’inseguimento di Rhett, Butch e Sundance balzavano avanti in un inferno di pallottole, Humphrey Bogart e Ingrid Bergman si guardavano negli occhi fermi davanti a un aeroplano.

— Sei tornato, eh? — disse l’imbonitore. — Il meglio che esista per un cuore infranto. Uccidi i bastardi. Beccati la ragazza. Che vuoi? Orizzonte perduto ? Terminator 9 ?

Ingrid stava dicendo a Bogie che avrebbe voluto non partire, e Bogie le stava dicendo che era impossibile.

— Qual è il lieto fine che offri alla gente per questo? — chiesi.

Casablanca ? — Il tizio scrollò le spalle. — Arrivano i nazisti e uccidono il marito. Ingrid e Bogie si sposano.

— E luna di miele ad Auschwitz — dissi.

— Non ho mai detto che siano finali “buoni”.

Sullo schermo, Bogie e Ingrid si fissavano. Negli occhi di lei si gonfiarono lacrime, e i bordi dello schermo diventarono sfuocati.

— Ti va Viaggio in Inghilterra ? — chiese l’imbonitore, ma io stavo già sgomitando tra la folla. Tentavo di arrivare allo scivolo prima di avere il flash.

Quasi ce la feci. Avevo superato la corsa delle bighe quando una Marilyn mi sbatté contro e io caddi, e pensai: ovvio, avrò un flash col cemento. Ma non fu così.

Il marciapiede diventò sfuocato e poi accecante, e dentro c’erano le star, e Fred ed Eleanor, vestiti di bianco, ballavano sereni, eleganti in mezzo alla folla, e sovrimpressa a loro c’era Alis, che li guardava con espressione spersa e triste. Come Ingrid.

Dissolvenza in nero

SCENA DI MONTAGGIO: Niente colonna sonora. L’EROE, seduto al computer, batte sulla tastiera e cancella le sostanze che danno assuefazione mentre la scena sullo schermo cambia. Saloon da western, elegante nightclub, casa di un’associazione studentesca, bar del porto.

Qualunque effetto abbia avuto su Alis la mia predica alla giudice Hardy, non la spinse a rinunciare al suo sogno e riprendere la via di Meadowville. La settimana seguente era di nuovo al party.

Io non c’ero. Avevo ricevuto l’elenco di Mayer e la notizia che la mia borsa di studio era stata annullata per “mancanza di risultati”, e lavoravo sull’elenco di Mayer al puro scopo di restare nella casa dello studente. E di non trovarmi a secco di chocha.

Comunque non mi persi niente. Hedda salì nella mia stanza a metà del party a riferirmi. — L’ILMGM è stata senz’altro assorbita — disse. — Il boss di Mayer è stato trasferito allo Sviluppo Progetti, il che significa che è in dirittura d’uscita. La Warner ha presentato una controistanza per Fred Astaire. Domani vanno in tribunale.

Alis avrebbe dovuto farsi incollare la faccia sul corpo di Ginger finché ne aveva la possibilità. Adesso non avrebbe più avuto occasione di ballare con Fred.

— Al party c’è Vincent — disse Hedda. — Ha un nuovo tipo di morph. Fa imputridire gli attori.

— Che peccato dovermelo perdere — commentai.

— Ma cosa ci fai quassù? Non ti eri mai perso un party. Giù ci sono tutti. Mayer, Alis… — Si interruppe, mi scrutò in faccia.

— Mayer, eh? Devo chiedergli un aumento. Lo sai chi beve nei film? Tutti. — Tracannai una sorsata di scotch per illustrare il concetto. — Persino Gary Cooper.

— Ti conviene mandare giù questa roba? — chiese Hedda.

— Scherzi? Costa poco, è legale, e so cos’è. — Ed era anche ottimo per bloccare i flash.

— È roba sicura? — Hedda, che non ci avrebbe pensato due volte a fiutare la polvere bianca trovata per caso sul pavimento, stava leggendo con cautela l’etichetta della bottiglia.

— Certo che è sicura. È adottata da W.C. Fields, John Barrymore, Bette Davis ed E.T. E dagli studios più importanti. È in tutti i film della lista di Mayer. Camilla , Il mistero del falco , Gunga Din. Persino Cantando sotto la pioggia. Champagne al party dopo la prima. Quello dove Donald O’Connor diceva: “A un party bisogna proiettare un film. È la legge di Hollywood”.

Finii la bottiglia. — Anche in Oklahoma ! Il povero Jud è morto. Sbronzo marcio.

— Al party, Mayer si dava da fare con Alis — disse lei, continuando a guardarmi.

Già. Inevitabile.

— Alis gli stava raccontando quanta voglia abbia di ballare nei film.

Anche quello era inevitabile.

— Spero che siano molto felici — dissi. — Oppure lui la lascerà stare per fare il Gary Cooper?

— Alis non riesce a trovare un maestro di ballo.

— Mi piacerebbe molto continuare la nostra chiacchierata — dissi — ma devo tornare all’Ufficio Hays. — Richiamai Casablanca e mi misi a cancellare le bottiglie di liquore.

— Secondo me dovresti darle una mano — disse Hedda.

— Mi spiace. Io non tiro fuori la testa per nessuno.

— È una citazione da un film, giusto?

— Tombola. — Cancellai la bottiglia di cristallo dalla quale Humphrey Bogart si stava versando un drink.

— Secondo me dovresti trovarle un maestro di ballo. Tu conosci un sacco di gente del giro.

— Non c’è “nessuno” nel giro. È tutto computer grafica, tutto uno e zero e attori digitalizzati e programmi di editing. Gli studios non scritturano nemmeno più corpicaldi. Le uniche “persone” del giro sono morte, assieme ai livefilm. Assieme al musical. Kaput. Finis. Fine di Rico.

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