Eppure non ero in condizioni disperate quando risposi all’appello. Ero riuscito a prendere un paio di conigli che si erano dimostrati meno svelti di me, e perciò non ero proprio affamato, e nemmeno completamente nudo: avevo un bello strato di grasso animale spalmato sul corpo per tenermi caldo, mentre con la pelle dei conigli mi ero fatto un paio di calzari. È incredibile poi quello che si può fare con un paio di sassi, quando la necessità lo impone. Credo che i nostri antenati, gli uomini delle caverne, non fossero poi così sprovveduti come siamo soliti pensare.
Anche gli altri ce la fecero, tutti coloro che ancora si ostinavano a provare e a sopportare qualsiasi cosa pur di non dare le dimissioni, tranne due che morirono nel tentativo di farcela. Per ritrovarli tornammo lassù e ci restammo tredici giorni, perlustrando palmo a palmo il territorio con gli elicotteri che ci ronzavano sulla testa per fornirci le istruzioni e quanto c’era di meglio in fatto di riceventi e trasmittenti. Vennero con noi tutti gli istruttori in tuta potenziata per coordinare le operazioni e captare le richieste di aiuto… la Fanteria spaziale mobile non abbandona i propri uomini finché sussiste la più piccola speranza di salvarli.
Infine li trovammo e li seppellimmo con tutti gli onori, al suono di Questa terra è nostra. Ricevettero la qualifica postuma di “soldato di prima classe”, i primi del nostro reggimento ad arrivare così in alto, perché un fante non ha l’obbligo di restare in vita (morire fa parte del suo lavoro), ma ci si preoccupa molto di come muore. Deve morire a testa alta, scattando, nel tentativo disperato di riuscire nella sua missione.
Uno dei due morti era Breckinridge, l’altro un ragazzo australiano che non conoscevo. Non erano i primi a perire in addestramento, e non furono gli ultimi.
Questo dev’essere una carogna,
o non sarebbe qui!
Bocca di tribordo… Fuoco!
Sparare è troppo bello per lui,
fagli sputare il gingillo ora!
Bocca di babordo… Fuoco!
Antica canzone dei cannoni
Tutto questo, però, avvenne dopo che avevamo lasciato il campo Arthur Currie. Nel frattempo erano successe molte cose: addestramento di guerra, soprattutto, esercitazioni, istruzioni, manovre. Ci servivamo di tutto, dalle mani nude alle finte armi nucleari. Non avrei mai pensato che ci fossero tanti modi diversi di combattere. Mani e piedi, tanto per cominciare, e se pensate che quelle non sono armi non avete visto in azione il sergente Zim e il capitano Frankel, il nostro comandante di battaglione, o non vi siete trovati tra le grinfie del piccolo Shujumi, che sorrideva da un orecchio all’altro mentre ci sbatteva qua e là come stracci. Zim non aveva perso tempo a nominare Shujumi istruttore, dando disposizione affinché prendessimo ordini da lui anche se non dovevamo salutarlo e chiamarlo “signore”.
Via via che i nostri ranghi si assottigliavano, Zim smise di occuparsi degli esercizi collettivi, limitandosi a passarci in rivista, e dedicò sempre più tempo all’istruzione individuale, completando l’opera dei caporali. Zim era “morte immediata” con qualsiasi arma, ma gli piacevano soprattutto i coltelli. Si era costruito e calibrato da sé il proprio coltello, disdegnando quelli in dotazione, che pure erano ottimi. Come istruttore individuale era un po’ più malleabile: diventava semplicemente insopportabile invece che decisamente disgustoso. Si mostrava perfino paziente anche se gli venivano rivolte domande stupide.
Una volta, durante una delle pause di due minuti dispensate con il contagocce durante le giornate di istruzione, uno dei ragazzi, un certo Ted Hendrick, chiese: — Sergente, scusi… Lanciare il coltello è un esercizio divertente, ma perché dobbiamo impararlo? A che cosa può servirci?
— Ecco, immagina un po’ di avere solo un coltello, e magari nemmeno quello — rispose Zim. — Che cosa fai? Dici le preghiere e muori? O ti getti a capofitto sull’avversario e cerchi di annientarlo? Figliolo, questo è un gioco vero , non una partita di scacchi che puoi dichiarare persa quando ti accorgi che ormai sei sconfitto.
— Ma è proprio quello che dico io, signore. Immaginiamo che uno sia completamente inerme. O che al massimo abbia uno di questi coltelli. Invece l’avversario è dotato di armi pericolose. Che cosa si può fare? Niente, no? L’altro ti ha già spianato prima ancora di averti guardato in faccia.
Il tono di Zim fu quasi paterno. — Ragazzo, vedo che hai le idee confuse. Non esistono armi pericolose , capisci?
— Come, signore?
— Non esistono armi pericolose, esistono solo uomini pericolosi. Noi tentiamo di insegnarti a essere pericoloso, per il nemico, s’intende. Pericoloso anche senza un coltello. Letale finché ti resta una mano, o un piede, e un filo di respiro. Se non sai di che cosa sto parlando, prova a leggere Orazio sul ponte o La morte del bon homme Richard. Li troverai entrambi nella biblioteca del campo. Ma torniamo al caso di cui parlavi. Mettiamo che tu sia dotato solo di un coltello e che quel bersaglio dietro di me, quello che hai mancato poco fa, il numero tre, sia una sentinella armata fino ai denti. Le manca solo la bomba all’idrogeno. Tu devi farlo fuori, alla svelta e senza chiasso, prima che abbia il tempo di dare l’allarme. — Zim si girò lievemente e… tunf : un coltello che l’istante prima Zim non aveva nemmeno in pugno stava vibrando al centro del bersaglio numero tre. — Visto? Meglio se di coltelli ne hai due, ma l’importante è colpire, sia pure adoperando le sole mani.
— Ehm…
— C’è qualcosa che non ti convince? Sputa. Io sono qui apposta per rispondere alle vostre domande.
— Ecco, signor sergente. Lei ha detto che la sentinella non ha una bomba H. Invece la bomba H ce l’ha. Questo è il punto. Be’, noi perlomeno l’abbiamo, se la sentinella siamo noi… e qualsiasi sentinella ci proponiamo di aggredire è probabile che ce l’abbia, anzi è quasi certo. Non mi riferisco solo alla sentinella, ma alla parte che rappresenta.
— Sì, capisco.
— Vede allora, signor sergente? Se noi possiamo usare una bomba H e, come dicevamo poco fa, la guerra non è una partita di scacchi e c’è poco da scherzare, non è un po’ ridicolo andarsene in giro strisciando sull’erba, lanciando coltelli e rischiando di farsi accoppare e magari di perdere addirittura la guerra, quando si ha a disposizione un’arma vera che può darti la vittoria? Che scopo ha un gruppo di uomini disposto a rischiare la vita usando armi antiquate, quando basta una specie di professore, da solo, per fare altrettanto premendo un pulsante?
Zim non rispose subito, il che era decisamente insolito per lui. Poi disse, calmo: — Ti trovi bene nella Fanteria, Hendrick? Puoi dare le dimissioni, altrimenti. Lo sai, vero?
Hendrick mormorò qualcosa, e Zim disse: — Parla forte!
— Non ci penso affatto a dare le dimissioni, sergente. Voglio completare la mia ferma, costi quello che costi.
— Capisco. Bene, allora. La tua è una di quelle domande alla quale un sergente non è qualificato a rispondere… e poi non dovresti farla a me. Si suppone che uno conosca la risposta prima di arruolarsi. Lo dovrebbe, almeno. A scuola non hai seguito un corso di storia e filosofia morale?
— Come? Sissignore, certo.
— Allora avrai già sentito la risposta. Comunque ti dirò anche la mia opinione in proposito. In via ufficiosa, s’intende. Se tu volessi dare una lezione a un bambino capriccioso, gli taglieresti la testa?
— Certamente no, signore!
— Certamente no. Ecco il punto. Esistono circostanze in cui colpire una città nemica con una bomba H sarebbe altrettanto pazzesco che decapitare un bambino che ha disubbidito. La guerra non è violenza fine a se stessa, è violenza controllata, tesa a uno scopo ben preciso. E uno degli scopi di una guerra è quello di sostenere con la forza la decisione del nostro governo. L’obiettivo non è mai quello di uccidere il nemico giusto per ucciderlo, ma di fargli fare quello che si vuole che faccia. Non uccidere ma esercitare una violenza controllata e mirata. La decisione sull’obiettivo da raggiungere, però, non spetta né a voi né a me. Non spetta mai al soldato decidere quando, dove, come o perché combattere. Spetta agli uomini politici e ai generali. Gli uomini politici decidono perché e fino a che punto. I generali ne prendono atto e ci dicono dove, quando e come. Noi forniamo la violenza. Altri, più anziani e saggi, almeno così dovrebbe essere, pensano a incanalarla e controllarla. Questa è la risposta migliore che posso darvi. Se non ne siete soddisfatti, vi rilascerò il permesso per andare a parlare con il comandante di reggimento. Se anche lui non riesce a convincervi, allora tornate a casa vostra e fate i civili, perché significa che sicuramente non diventerete mai buoni soldati. — Poi Zim scattò in piedi. — E adesso basta. Scommetto che mi avete fatto chiacchierare solo per perdere tempo. In piedi, soldati. Scattare. Ai bersagli! Hendrick, comincia tu. Stavolta voglio che getti il coltello a sud. Sud, capito? Non a nord. Il bersaglio è a sud rispetto a te, e voglio che quel coltello vada a sud almeno in senso generale. So che non colpirai il bersaglio, ma vedi almeno di andarci vicino. Non affettarti un orecchio, non infilzare qualcuno alle tue spalle, tieni quel grammo di cervello che ti ritrovi fisso sull’idea sud. Pronto… al bersaglio! Via!
Читать дальше