Isaac Asimov - Il sole nudo

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Il sole nudo: краткое содержание, описание и аннотация

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Il Sole Nudo Ancora una volta un caso da risolvere.
Ancora una volta Uomo e Robot assieme.
Naturalmente, ancora una volta Baley e Olivaw.
E ricomincia il sottile duello tra uomo e robot, tra istinto e ragione. Un argomento che molti tratterebbero con superficiale banalità , ma che nella penna di Asimov raggiunge livelli di incredibile meraviglia.
Sarà  l’uomo a piegarsi alla razionalità  del robot, oppure R. Daneel Olivaw comprenderà  i meccanismi illogici del cervello umano?
Ancora una meravigliosa avventura che lascerà  il lettore estasiato.
La coppia più riuscita di tutta la letteratura di fantascienza.
Ancora una perla del geniale
Isaac Asimov.
Un romanzo degno del precedente (
) e un preludio eccellente al meraviglioso seguito:
.

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Il robot rimase in silenzio.

Baley insistette. «Non sai chi te l'ha detto?»

«No, padrone. È nel mio magazzino memorie.»

«Così hai detto al ragazzo che io ero un essere inferiore che spargeva malattie, e lui mi ha tirato immediatamente. Perché non l'hai fermato?»

«Avrei voluto, padrone. Non avrei permesso che un umano patisse danno, nemmeno un terrestre, ma lui si è mosso troppo rapidamente e io non sono stato abbastanza veloce.»

«Forse hai pensato che io ero solo un terrestre, non completamente umano, e hai esitato un poco.»

«No, padrone.»

Lo disse con quieta calma, ma le labbra di Baley ebbero un guizzo tetro. Il robot poteva negare tutto in buona fede, ma Baley sentiva che era proprio quello il fattore implicito.

«Che cosa facevi con il ragazzo?» chiese.

«Gli stavo portando le frecce, padrone.»

«Posso vederle?»

Alzò la mano. Il robot si avvicinò a consegnargliene una decina. Baley mise ai suoi piedi la freccia originale, quella che aveva colpito l'albero, e si mise a guardare le altre una per una. Le restituì e riprese la freccia originale.

«Perché hai dato questa particolare freccia al ragazzo?»

«Per nessun motivo, padrone. Qualche istante prima aveva chiesto una freccia, e quella è stata la prima che le mie dita hanno raggiunto. Lui era in cerca di un bersaglio, poi ha notato lei e ha chiesto che razza di essere umano fosse. Ho spiegato che…»

«Lo so che cos'hai spiegato. Questa freccia che gli hai passato è l'unica con le piume grigie. Le altre le hanno nere.»

Il robot si limitò a fissarlo.

«L'hai guidato tu qui il ragazzo?»

«Camminavamo a casaccio, padrone.»

Il terrestre guardava attraverso il varco tra i due alberi per il quale era passata la freccia diretta al suo bersaglio. Disse: «Per caso, non è che questo Bik sia il migliore arciere che avete qui?».

Il robot piegò la testa. «È il migliore, padrone.»

Klorissa era a bocca aperta. «Come ha fatto a indovinarlo?»

«È logico» disse Baley asciutto. «Ora la prego di osservare questa freccia e le altre. La freccia con le piume grigie è l'unica che sembra unta in punta. Signora, dicendole che mi ha salvato la vita, rischio il melodramma, ma questa freccia è avvelenata.»

13. Viene affrontato un robotista

«Impossibile!» disse Klorissa. «Cieli azzurri, assolutamente impossibile.»

«Comunque la si metta, è così. C'è un animale sacrificabile, nella fattoria? Lo prenda, lo graffi con la freccia e vedrà che cosa accade.»

«Ma perché qualcuno vorrebbe…»

«Il perché lo so» la interruppe Baley rauco. «La domanda è: chi?»

«Nessuno.»

Baley sentiva tornare le vertigini e diventò villano. Gettò la freccia verso la donna che rimase a fissare a occhi spalancati il punto dov'era caduta.

«La raccolga,» gridò Baley «e se non vuole farci su un test, la distrugga. La lasci qui e prima o poi i bambini avranno un brutto incidente, se riescono a metterci sopra le mani.»

Lei si affrettò a raccoglierla, reggendola tra pollice e indice.

Baley corse alla più vicina entrata del palazzo, con Klorissa che lo seguì fin nell'interno reggendo cautamente la freccia.

Al conforto del chiuso Baley sentì ritornargli una certa misura d'equanimità. «Chi ha avvelenato la freccia?» chiese.

«Non riesco a immaginarlo.»

«Ritengo improbabile che sia stato il ragazzo. Avrebbe modo di dirmi chi sono i suoi genitori?»

«Possiamo controllare negli archivi» disse lei tetra.

«Allora tenete la registrazione delle parentele?»

«Dobbiamo farlo per l'analisi dei geni.»

«Il ragazzo non potrebbe sapere chi sono i suoi genitori?»

«In nessun caso» esclamò energicamente Klorissa.

«E non avrebbe modo di scoprirlo?»

«Dovrebbe aver accesso alla sala archivi. Impossibile.»

«Supponiamo che un adulto visiti la tenuta e voglia sapere chi sia suo figlio…»

Klorissa arrossì. «Molto improbabile.»

«Supponiamolo lo stesso. Gli sarebbe detto, se lo chiedesse?»

«Non saprei. Non sarebbe proprio illegale per lui venirlo a sapere. Certo che non è consueto.»

« Lei glielo direbbe?»

«Cercherei di non farlo. So che il dottor Delmarre non lo avrebbe fatto. Pensava che la conoscenza delle parentele fosse riservata solo all'analisi dei geni. Prima di lui le cose erano più libere… Comunque, perché me lo chiede?»

«Non vedo come il ragazzo possa avere un proprio movente. Pensavo che forse avrebbe potuto averne uno per mezzo dei genitori.»

«Tutto questo è orribile.» Nel suo sconvolgimento Klorissa si avvicinò molto più del solito. Tese anche le braccia verso di lui. «Come può succedere? Il capo ucciso; lei quasi ucciso. Su Solaria non c'è ragione di violenza. Abbiamo tutto quello che vogliamo e non ci sono ambizioni personali. Non conosciamo le parentele familiari e quindi nemmeno le ambizioni familiari, Siamo tutti in buona salute genetica.»

All'improvviso le si rischiarò il volto. «Aspetti. Questa freccia non può essere avvelenata. Non avrei dovuto lasciarmi convincere da lei.»

«Perché lo ha deciso così all'improvviso?»

«Il robot con Bik. Non avrebbe mai permesso il veleno. È inconcepibile che possa aver fatto qualcosa in grado di recar danno a un essere umano. La Prima Legge della Robotica ci dà questa sicurezza.»

«Ah sì?» disse Baley. «Mi chiedo che cosa sia la Prima Legge.»

Klorissa lo fissava vacua. «Che cosa vuol dire?»

«Nulla. Faccia un test sulla freccia e vedrà che è avvelenata.» Anche Baley era poco interessato all'argomento. Al di là di qualunque discussione, sapeva che si trattava di veleno.

«Crede ancora» domandò «che la signora Delmarre sia colpevole della morte di suo marito?»

«Era l'unica presente.»

«Vedo. E lei è l'unico altro essere umano adulto presente in questa tenuta, quando mi hanno tirato una freccia avvelenata.»

«Non ci ho nulla a che fare!» esclamò lei con energia.

«Forse no. E forse la signora Delmarre è altrettanto innocente. Posso usare il suo parlatorio?»

«Sì, naturalmente.»

Baley sapeva esattamente chi intendeva visionare, e non era Gladia. Fu una sorpresa per lui udire la propria voce che diceva: «Chiama Gladia Delmarre».

Il robot ubbidì senza commenti e Baley osservò attonito le manipolazioni, chiedendosi perché aveva dato l'ordine.

Era perché la ragazza era appena stata argomento di discussione, o perché era rimasto scosso dal modo con cui era finito l'ultimo colloquio, o più semplicemente perché la vista della vigorosa e quasi eccessivamente pratica figura di Klorissa aveva infine fatto sentire la necessità di un'occhiata a Gladia come antidoto?

Pensò difensivo: Giosafatte! Qualche volta uno deve suonare a orecchio.

Improvvisamente lei era là davanti a lui, seduta in una grande poltrona che la faceva apparire più piccola e più indifesa che mai. Aveva i capelli pettinati all'indietro in una grande coda. Portava orecchini con gemme che luccicavano come diamanti. L'abito era semplice e le aderiva in vita.

Lei parlò a bassa voce. «Sono felice che tu abbia visionato, Elijah. Stavo cercando di raggiungerti.»

«Buon giorno, Gladia.» (Pomeriggio, sera? Non sapeva l'ora di Gladia, né era in grado di desumerla da come lei era vestita.) «Perché cercavi di raggiungermi?»

«Per dirti che mi dispiaceva di aver perso la calma, l'ultima volta che ci siamo visionati. Mister Olivaw non ha saputo dirmi dove ti si potesse trovare.»

Per un istante Baley ebbe la visione di Daneel ancora confinato tra gli occhiuti robot e quasi sorrise. «D'accordo,» disse «tra qualche ora verrò a vederti.»

«Naturalmente se… Vedermi? »

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