«Un computer non funziona in questo modo. Quando gli viene ordinato di dimenticare qualcosa, la dimentica. I dati vengono cancellati completamente.»
«Sicché Hal non ha più assolutamente alcun ricordo del suo… pessimo comportamento?»
«Non posso essere sicuro di questo al cento per cento» rispose Chandra. «Non è escluso che vi fossero alcune memorie in transito da un indirizzo all’altro mentre il… verme solitario le stava cercando. Ma questo è molto improbabile.»
«Affascinante» disse Tanya, dopo che tutti avevano cogitato in silenzio per qualche attimo su queste parole. «Ma l’interrogativo di gran lunga più importante è: si può far conto su Hal, in avvenire?»
Prima che Chandra avesse potuto rispondere, Floyd lo prevenne:
«La stessa serie di circostanze non potrà mai determinarsi una seconda volta: questo posso assicurarvelo. Tutti i guai cominciarono perché è difficile spiegare le norme di sicurezza a un computer.»
«O anche agli esseri umani» mormorò Curnow.
«Spero che non si sbagli» disse Tanya, senza molta convinzione. «Quale sarà il passo successivo, dottor Chandra?»
«Niente di così difficile… soltanto un processo lungo e tedioso. Dobbiamo adesso programmare Hal affinché inizi la sequenza della fuga da Giove… e riporti la Discovery sulla Terra. Tre anni dopo che noi ci saremo riportati sull’orbita ad alta velocità.»
A: Victor Millson, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Astronautica, Washington.
Da: Heywood Floyd, a bordo dell’astronave degli Stati Uniti Discovery.
Oggetto: Funzionamento difettoso del computer di bordo Hal 9000.
Classificazione: SEGRETO.
Il dottor Chandrasegarampillati (d’ora in avanti denominato dottor C.) ha ora completato il suo esame preliminare di Hal. Ha ricollocato tutti i moduli mancanti e il computer sembra essere perfettamente operativo. I particolari relativi agli interventi e alle conclusioni del dottor C. risulteranno dal rapporto che lui e il dottor Ternovsky inoltreranno tra breve.
Nel frattempo, lei mi ha chiesto di riassumere la situazione in termini non tecnici per il Consiglio — in particolare per i suoi nuovi membri che non sono a conoscenza della precedente situazione. Francamente, dubito della mia capacità di riuscirvi; come lei sa, non sono uno specialista di computer. Ma farò del mio meglio.
La difficoltà venne causata, a quanto pare, da un conflitto tra le istruzioni base di Hal e le esigenze della Sicurezza. In seguito a un ordine diretto del Presidente, l’esistenza di TMA-1 doveva restare completamente segreta. Soltanto a coloro che dovevano esserne posti a conoscenza venne consentito di accedere all’informazione.
La missione della Discovery fino a Giove si trovava già in uno stadio avanzato di preparazione quando TMA-1 venne disseppellito e irradiò il suo segnale a quel pianeta. Il compito del primo equipaggio (Bowman, Poole) essendo semplicemente quello di portare l’astronave a destinazione, si decise di non informarlo del nuovo obiettivo. Addestrando separatamente il gruppo di ricerca (Kaminski, Hunter, Whitehead) e ibernando i tre scienziati prima dell’inizio del viaggio, si ritenne di poter conseguire una misura assai maggiore di sicurezza, in quanto il pericolo di indiscrezioni (accidentali o meno) sarebbe stato di gran lunga ridotto.
Vorrei rammentarle che sin da allora (mio memorandum NCA 342/23/SEGRETESSIMO del 01.04.30) prospettai numerose obiezioni a tale politica. Tuttavia esse vennero respinte ad un più alto livello.
Poiché Hal era in grado di pilotare l’astronave senza intervento umano, si decise inoltre che esso sarebbe dovuto essere programmato in modo da portare a termine la missione in modo autonomo nell’eventualità che l’equipaggio venisse a trovarsi nell’impossibilità di agire o fosse ucciso. Pertanto Hal fu posto a conoscenza di tutti gli obiettivi della missione, ma non gli venne consentito di rivelarli a Bowman o a Poole.
Questa situazione contrastava con lo scopo per il quale Hal era stato progettato — vale a dire la valutazione accurata dei dati, senza deformazioni né occultamenti. Per conseguenza in Hal venne a determinarsi quella che, in termini umani, potrebbe essere definita una psicosi — o, più specificamente, una schizofrenia. Il dottor C. mi dice che, secondo la terminologia tecnica, Hal rimase intrappolato in un cielo HofstadterMoebius, una situazione a quanto pare non insolita nei computer più avanzati, con programmi che consentono una ricerca autonoma degli scopi. Egli le consiglia, per ulteriori precisazioni, di mettersi in contatto con lo stesso professor Hofstadter.
Per esprimermi in termini più semplici (se ho ben capito il dottor C.) Hal venne a trovarsi di fronte a un dilemma intollerabile e manifestò pertanto sintomi paranoici che si rivolsero contro coloro i quali sorvegliavano il suo funzionamento dalla Terra. Per conseguenza tentò di interrompere il collegamento radio con il Controllo Missione, dapprima riferendo un difetto (inesistente) nell’apparecchiatura dell’antenna AE-35.
Questo, oltre che a mentire — e la menzogna dovette aggravare ulteriormente la sua psicosi — lo costrinse a un confronto con l’equipaggio. Presumibilmente (ma possiamo soltanto supporlo, è ovvio) Hal decise che il solo modo per togliersi da quella situazione consisteva nell’eliminare i propri colleghi umani — e riuscì quasi completamente nell’intento. Considerando la situazione da un punto di vista obiettivo, potrebbe essere interessante sapere che cosa sarebbe accaduto se egli avesse continuato la missione da solo, senza «intromissioni» umane.
Quanto sopra è virtualmente tutto quel che ho potuto sapere dal dottor C.; non mi piace porgli altre domande, in quanto sta lavorando fino allo sfinimento. Ma, anche tenendo conto di questo, devo essere franco e asserire (la prego di considerare assolutamente confidenziale la cosa) che non sempre il dottor C. collabora quanto dovrebbe. Egli adotta nei confronti di Hal un atteggiamento difensivo che talora rende estremamente difficile parlare dell’argomento. Persino il dottor Ternovsky, dal quale sarebbe logico aspettarsi un po’’ più di obiettività, sembra non di rado condividere il suo punto di vista.
Tuttavia, il solo interrogativo davvero importante è: si può far conto su Hal in avvenire? Il dottor C., naturalmente, non ha dubbi al riguardo. Afferma di avere cancellato tutte le memorie del computer concernenti gli avvenimenti traumatici che portarono al disinserimento. E non crede che Hal possa soffrire di qualcosa di sia pur remotamente analogo al senso di colpa umano.
In ogni modo, sembra impossibile che la situazione dalla quale venne causato il dramma possa ripresentarsi. Sebbene Hal stia dando prova di un certo numero di stranezze, esse non sono di natura tale da causarci una qualsiasi apprensione. Inoltre, come lei sa — ma il dottor C. lo ignora — io ho adottato provvedimenti che, come estrema risorsa, ci consentiranno il controllo assoluto della situazione.
Per riassumere: la riabilitazione di Hal sta procedendo in modo soddisfacente. Si potrebbe dire addirittura che il calcolatore si trova in libertà vigilata.
Mi domando se Hal lo sappia.
27. INTERLUDIO: CONFESSIONI SINCERE
La mente umana possiede una stupefacente capacità di adattamento; dopo qualche tempo, persino l’incredibile diventa luogo comune. V’erano momenti in cui l’equipaggio della Leonov ignorava l’ambiente dal quale era circondato, forse un’azione inconscia per preservare l’equilibrio mentale.
Il dottor Heywood Floyd pensava spesso che, in quelle occasioni, Walter Curnow si dava un po’’ troppo da fare per essere la vita e l’anima della comitiva. Eppure, sebbene fosse stato lui a causare quello che, in seguito, Sascia Kovalev definì l’episodio delle «Confessioni sincere», senza dubbio non aveva progettato alcunché di simile. La cosa accadde spontaneamente quando egli espresse l’insoddisfazione universale a causa di quasi tutti gli aspetti dell’idraulica a gravità zero.
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