Ursula Le Guin - Su altri piani

Здесь есть возможность читать онлайн «Ursula Le Guin - Su altri piani» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Milano, Год выпуска: 2005, ISBN: 2005, Издательство: Nord, Жанр: Фантастика и фэнтези, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Su altri piani: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Su altri piani»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

L’antologia è composta da racconti legati da un filo conduttore descritto nel primo racconto che fa da introduzione agli altri. L’opera trae spunto dalla possibilità di spostarsi in dimensioni parallele, detti piani, e rappresenta una specie di diario di viaggio narrato in prima persona dall’autrice stessa come se fossero esperienze vissute in prima persona o riferite da autentici conoscenti. Ogni dimensione offre spunto per la descrizione di una realtà fantastica ed affascinante, spesso rappresentazione allegorica e satirica della nostra, ma sempre ricca di poesia, sul filone de
di Jonathan Swift.

Su altri piani — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Su altri piani», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Il mare era invitante; mi sfilai le scarpe e le calze e camminai sul bagnasciuga con l’acqua fresca che mi lambiva i piedi. Il tutto era così pieno di pace che non ero assolutamente preparata alla forte esplosione di rumore, luce ferocemente chiara e minestra al pomodoro calda che mi colpirono tutti insieme, gettandomi a terra mentre uscivo sul ponte di una nave che faceva rotta, attraverso scrosci di pioggia, su un mare grigio e tempestoso, pieno di macchie di schiuma o teste di delfini, non saprei dire cosa.

Una voce immensa muggiva ordini incomprensibili dal ponte di comando e una voce ancor più immensa, la sirena della nave, lanciava attraverso la pioggia e la nebbia il suo vasto lamento per dare l’allarme della presenza di iceberg.

«Voglio essere all’Hotel Interplanario!» gridai, ma la mia esile voce venne cancellata dal clamore e dal frastuono che regnavano attorno a me. Inoltre non avevo mai creduto alla storia dei tre desideri.

Avevo i vestiti grondanti di pioggia e di minestra al pomodoro ed ero al massimo dello sconforto, finché una folgore — un fulmine verde, ne avevo letto la descrizione, ma non ne avevo mai visti — colpì la tolda, con lo sfrigolio di un’enorme padella di salsicce, in mezzo all’agitazione grigia, a neppure cinque metri da me; con uno schianto tremendo, il ponte si tranciò giusto a metà.

Per fortuna, proprio in quel momento avevamo colpito un iceberg, che si incuneò nella spaccatura della nave. Io mi arrampicai sul parapetto e lasciai il ponte, ormai inclinato di un angolo assurdo, per saltare sul ghiaccio. Poi, dall’iceberg, vidi le due metà della nave allontanarsi l’una dall’altra, inclinandosi e affondando sempre più. Tutta la gente che era corsa sul ponte portava il costume da bagno, azzurro: bermuda gli uomini, olimpionico le donne. Alcuni dei costumi avevano i galloni in oro, ed erano evidentemente la divisa degli ufficiali, perché quelli con i galloni davano ordini e quelli senza galloni obbedivano: calarono sei scialuppe di salvataggio, tre per lato, e vi salirono ordinatamente.

L’ultimo a salire fu un uomo con una tale fila di strisce dorate sui calzoncini da bagno da coprire quasi completamente l’azzurro. Quando salì sulla scialuppa, tutt’e due le parti della nave sprofondarono silenziosamente. Le barche formarono un convoglio e si allontanarono in mezzo ai delfini dal muso bianco, remando vigorosamente.

«Ehi!» gridai. «Aspettatemi! Ci sono anch’io!»

Ma non si voltarono indietro.

Le barche scomparvero in fretta nel buio che si addensava sull’acqua gelida e delfinitiva.

Potevo solo arrampicarmi sul mio iceberg e controllare cosa riuscissi a vedere. Mentre salivo sulle gobbe e i pinnacoli di ghiaccio, pensai a Peter Pan sulla sua roccia, che diceva: «Morire sarà una grande avventura». Almeno, ricordavo che avesse detto qualcosa del genere. Avevo sempre pensato che quella frase fosse molto coraggiosa da parte sua, decisamente una maniera costruttiva di pensare alla morte, e forse conteneva anche un fondo di verità. Ma io non avevo alcun particolare desiderio di scoprire se fosse vero o no, in quel momento. In quel momento volevo solo ritornare all’Hotel Interplanario. Ma ahimè, quando giunsi in cima all’iceberg, non scorsi nessun albergo. Si vedevano soltanto il mare grigio, i delfini, la nebbia e le nubi, grigie anch’esse, e l’oscurità che lentamente si addensava.

In precedenza, tutto il resto, in ogni altro posto, si era rapidamente trasformato in qualcosa di diverso. Perché non era successo all’iceberg? Perché non era diventato un campo di grano, o una raffineria di petrolio, o un vespasiano? Perché ero bloccata lassù?

Non potevo proprio fare nulla? Nemmeno battere i tacchi delle mie scarpette rosse e dire: «Voglio essere nel Kansas?» Che cosa c’era che non andava in quel piano? Un mondo come nel libro delle favole, davvero! A quel punto avevo i piedi gelati e solo il calore della minestra al pomodoro impediva ai miei vestiti di congelare nel forte vento che fischiava sulla superficie del ghiaccio.

Dovevo muovermi. Dovevo fare qualcosa. Cercai di fare un buco nel ghiaccio, scavando con le mani e con i piedi. Spezzando i punti sporgenti, colpendo con una serie di calci fino a staccare grosse schegge che raccoglievo e gettavo via. Nel volare nell’aria per infine cadere nel mare, assomigliavano a gabbiani o a farfalle bianche.

Non che la cosa mi fosse d’aiuto. Adesso ero davvero in collera, a tal punto che l’iceberg cominciò a sciogliersi attorno a me, fumando e gorgogliando leggermente; io penetrai nel suo interno come un ferro caldo, arroventato dall’ira e gridai ai due individui pallidi, che mi sfilavano i guanti e le calze cablate dalle mani e dalle gambe: «Che diavolo credete di fare?»

Erano imbarazzatissimi e tremendamente preoccupati. Temevano che fossi impazzita, che volessi fare causa al loro Ostello Interplanario, che parlassi male di Uni negli altri piani. Non sapevano che cosa si fosse guastato nel tour in realtà virtuale delle Bellezze di Uni, anche se chiaramente qualcosa si era rotto. Avevano chiamato il programmatore.

Quando l’uomo arrivò — con addosso unicamente un paio di calzoncini da bagno azzurri e gli occhiali dalla montatura di corno — diede solo una breve occhiata alla macchina. Dichiarò che era in perfetto ordine. Affermò che la mia confusione era dovuta a una sfortunata semisovrapposizione di frequenze, una sorta di effetto moiré mentale, causato da qualcosa di inconsueto nelle mie onde mentali, che interagiva con il programma. «Un’anomalia», disse. «Dovuta a una resistenza.» Il tono era d’accusa. Io sentii di nuovo montare la collera e dissi a lui e ai due inservienti che se la loro maledetta macchina era guasta, non dovevano dare la colpa a me, ma ripararla oppure chiuderla, e lasciare che i turisti sperimentassero le bellezze di Uni sulla loro carne dalla solidità, dal colore e dalla resistenza variabili.

Arrivò anche la direttrice, una donna corpulenta dai capelli rossi e dalla pelle bianca, che non indossava alcun vestito, solo gli stivali. I due inservienti portavano gonnellini e stivaloni. La cameriera che passava l’aspirapolvere era invece una palla di gonne, calzoni, giacche, sciarpe e veli. A quanto pareva, quelli più alti di rango erano gli uñiati, che indossavano meno vestiti. Ma in quel momento non avevo interesse per i loro usi e costumi. Fissai con ira la direttrice. Lei mi guardò con aria falsamente servile e mi offerse il tipo di scusa-accordo minaccioso caratteristico di quel tipo di persone, che significa: «Prendi quello che ti offro, ti conviene non fare storie».

Sarei stata loro ospite all’ostello o in qualunque altro albergo da me scelto su Uni, trasporto gratuito a mezzo treno fino alla pittoresca cittadina di J!ma, biglietti omaggio per i musei, il circo, la fabbrica di insaccati, ogni sorta di agevolazioni, che lei elencò meccanicamente, finché non la interruppi.

«No, grazie, ne ho avuto abbastanza di Uni e me ne vado immediatamente. Devo prendere il mio volo per Mem-fish.»

«E come fa?» domandò lei, con un sorriso sgradevole.

A quella semplice domanda mi sentii correre lungo la schiena un brivido di terrore, come se fossi finita nell’acqua di scioglimento del mio iceberg. Il mio corpo si paralizzò, respiro e pensiero si bloccarono.

Sapevo come ero arrivata laggiù, nel modo con cui avevo raggiunto gli altri piani: aspettando nell’aeroporto, naturalmente.

Ma l’aeroporto era sul mio piano, non su quello di Uni. E da laggiù non sapevo come fare ritorno. Rimasi impietrita, come si usa dire.

Fortunatamente la direttrice era ansiosa di liberarsi di me. Quel che il translatomat aveva tradotto E come fa? era una frase convenzionale, del genere di Come mi dispiace, che le labbra carnose ma serrate della direttrice avevano lasciato incompiuta. La codardia, che si era fatta subito viva al segnale sbagliato, aveva bloccato il mio cervello, cancellato tutta la mia memoria, proprio come basta la paura di scordarmi un nome per farmi immancabilmente dimenticare il nome della persona che devo presentare a un’altra.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Su altri piani»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Su altri piani» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «Su altri piani»

Обсуждение, отзывы о книге «Su altri piani» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x