John Christopher - Morte dell'erba

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Morte dell'erba: краткое содержание, описание и аннотация

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Il romanzo tratta dell’imbarbarimento della società in seguito al diffondersi del virus Chung-Li, il quale colpisce e distrugge irrimediabilmente tutti i tipi di quella che sinteticamente e definita “erba”, in dettaglio tutte le piante erbacee appartenenti alla famiglia delle
, tra cui il comune foraggio erbaceo da graminacee, il mais, il miglio, il sorgo, la segale, l’orzo, il riso ed il grano, causando così la lotta globale per l’accaparramento delle scorte alimentari. Il protagonista del romanzo combatte per raggiungere la valle del fratello che rappresenta la salvezza, dove contro l’ottimismo delle autorità mondiali e la distruzione folle delle risorse, si sono isolate e difese le rimanenti piante alimentari, non appartenenti alla famiglia in argomento.
Il romanzo esce per la prima volta in Italia nel 1958 nella collana
(n° 43) con il titolo
(traduttore Sergio Uglioni). Il presente traduzione di Mario Galli era pubblicato nel 1967 nel collana
(n° 476).

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Finita la colazione, Olivia cominciò a sparecchiare la tavola. Fu solo quando Millicent scoppiò a ridere che John si accorse di ciò che l’altra faceva. Olivia tornò a deporre i piatti sul tavolo, con un certo imbarazzo.

— È inutile lavarli — disse John. — Dobbiamo andarcene immediatamente. Questa è una località isolata, ma tutte le case sono una trappola potenziale.

Gli uomini cominciarono a raccogliere le armi e gli zaini.

— E la ragazza? — domandò Olivia.

John la fissò. — Come sarebbe a dire?

— Non possiamo lasciarla… così.

— Puoi andare ad aprire la porta — disse John. — Dille che può anche uscire, se vuole. Adesso non ha più importanza.

— Ma non possiamo lasciarla qui. — Indicò il ripostiglio sotto la scala. — Con quelli là dentro.

— Cosa suggerisci?

— Di portarla con noi.

— Non diciamo idiozie, Olivia. Sai bene che è impossibile.

Olivia lo osservò con espressione decisa. Guardando lei e Roger, John pensò che le crisi provocavano dei curiosi cambiamenti nel comportamento delle persone.

— In questo caso, resto con lei — disse Olivia.

— E Roger? E Steve?

— Se Olivia vuole restare, noi ci fermiamo con lei — disse Roger. — Non hai più bisogno di noi, vero?

— E quando verrà il prossimo visitatore, chi andrà ad aprire la porta? — domandò John. — Tu, Olivia, o Steve?

Silenzio. L’orologio continuava a ticchettare segnando il passare dei secondi di quel mattino d’estate.

— Perché non portare la ragazza con noi, se Olivia lo desidera? — osservò Roger. — Abbiamo preso anche Spooks. Una ragazza non costituirebbe un pericolo, mi pare.

John lo guardò con rabbia. — Cosa ti fa pensare che voglia venire con noi? Abbiamo appena ucciso i suoi genitori.

— Io credo che verrà — disse Olivia.

— Quanto tempo ti ci vorrà per convincerla? Quindici giorni?

Olivia e Roger si scambiarono un’occhiata.

— Voi andate avanti — disse Roger alla fine. — Vi raggiungeremo con la ragazza, se vorrà venire.

— Mi sbalordisci, Roger — disse John. — Penso che sia inutile farvi notare quanto sia stupido separare le nostre forze in questo momento, vero?

I due non risposero. Pirrie, Millicent e i ragazzi rimasero a osservare in silenzio. John guardò l’orologio.

— Olivia, ti do tre minuti per parlare con la ragazza. Se vuole venire con noi, che venga. Ma non possiamo perdere altro tempo per cercare di convincerla… nessuno di noi. D’accordo? — Olivia fece un cenno affermativo. — Vengo con te — concluse John.

Fece strada su per la scala, girò la chiave della stanza e spalancò la porta. La ragazza era scesa dal letto e si era inginocchiata. Forse in preghiera. John si fece da parte per lasciar passare Olivia. La ragazza li guardò. I suoi occhi sembravano aver perso ogni espressione.

— Vorremmo che tu venissi con noi, cara — disse Olivia. — Andiamo in un posto sicuro in mezzo alle colline. Qui saresti in pericolo.

— La mamma… l’ho sentita gridare, e poi ha smesso.

— È morta — disse Olivia. — E anche tuo padre. Non hai più motivo di restare in questa casa.

— Li avete uccisi — disse la ragazza. Poi guardò John. — È stato lui.

— Sì. Avevano viveri, e noi no. Oggi si uccide per un tozzo di pane. Noi abbiamo vinto, e loro hanno perso. Non possiamo fare diversamente. Però io desidero che tu venga con noi.

La ragazza si voltò e nascose la faccia contro le lenzuola. — Lasciatemi in pace — balbettò. — Andatevene.

John guardò Olivia e scosse la testa. La donna s’inginocchiò accanto alla ragazza e le mise un braccio attorno alle spalle.

— Non siamo gente cattiva — disse con gentilezza. — Vogliamo soltanto salvare noi stessi e i nostri figli. Ecco perché i nostri uomini uccidono, se è necessario. Poi verranno altri uomini ancora più cattivi… che uccideranno per il solo piacere di uccidere. Uomini capaci anche di torturare.

— Lasciatemi in pace — ripeté la ragazza.

— Non li precediamo di molto — continuò Olivia. — Verranno in tanti, da tutte le città, in cerca di cibo. Una casa come questa li attirerà certamente. Tuo padre e tua madre sarebbero morti comunque, e tu con loro. Non mi credi?

— Andate via — disse la ragazza senza alzare la testa.

— Te l’ho detto — disse John. — Non possiamo portarla via contro la sua volontà. Quanto a restare in questa casa con lei… tu stessa hai appena detto che è una trappola mortale.

Olivia si alzò. Sembrava convinta. Ma invece di avviarsi alla porta prese la ragazza per le spalle e la costrinse a girare la testa. Aveva una considerevole forza, e la usò tutta, ma senza brutalità.

— Ascoltami! Tu hai paura, vero? Vero?

Tenne gli occhi fissi in quelli della ragazza; e la ragazza fece segno di sì con la testa.

— Mi credi, se ti dico che ti voglio aiutare?

Ancora un cenno affermativo.

— Tu verrai con noi — disse Olivia. — Attraverseremo i Pennines, e raggiungeremo una località del Westmorland dove saremo al sicuro, dove non ci saranno più uccisioni né altro. — La normale riservatezza di Olivia era completamente scomparsa. Parlava con una forza amara che riusciva a convincere. — Tu verrai con noi. Abbiamo ucciso tuo padre e tua madre, ma se ti portiamo con noi avremo pagato una piccola parte di ciò che dobbiamo loro. I tuoi genitori non vorrebbero che tu facessi la loro stessa fine.

La ragazza continuò a guardarla in silenzio. Allora Olivia si girò verso John.

— Aspetta fuori. Le do una mano a vestirsi. Impiegheremo un paio di minuti.

John si strinse nelle spalle.

— Vado da basso a vedere che tutto sia pronto. Ricordati, solo un paio di minuti.

— Saremo pronte.

Da basso, John vide che Roger stava armeggiando con una piccola radio sulla credenza. Si girò al rumore dei passi di John che scendeva le scale.

— Niente — disse. — Ho cercato sulle stazioni del Nord, della Scozia, del Midland e Londra… niente di niente.

— E l’Irlanda? — domandò John.

— Non sono riuscito a sentirla. Però dubito che la si possa captare da qui.

— Forse l’apparecchio è guasto.

— No. Una stazione l’ho trovata. Non ho capito che lingua fosse. Sembrava centroeuropea. Avevano un tono di voce disperato, anche loro.

— E le onde corte?

— Non ho ancora provato.

— Lasciami tentare. — Roger si fece da parte e John sintonizzò l’apparecchio sulle onde corte, poi cominciò a girare l’indicatore con grande lentezza. Passò tre quarti del quadrante senza trovare niente, poi raccolse una voce, disturbata dalle scariche, ma che parlava inglese. Alzò il volume al massimo.

“… frammentarie, ma tutto indica che l’Europa occidentale abbia cessato di esistere come parte del mondo civile.”

L’accento era americano.

— La bandiera a stelle e strisce sventola ancora — disse John a bassa voce.

“Numerosi aerei” continuò lo speaker “sono atterrati ieri sera in diversi aeroporti degli Stati Uniti e del Canada. Per ordine del presidente, a tutti coloro che si trovavano a bordo è stato accordato asilo. Il presidente francese e alcuni membri del suo governo, e le famiglie reali del Belgio e dell’Olanda, sono tra quelli che hanno cercato ospitalità nel nostro paese. Ci riferiscono da Halifax, Nuova Scozia, che la famiglia reale britannica e membri del governo inglese sono arrivati in quella località senza incidenti. La comunicazione informa anche che, secondo il primo ministro britannico Raymond Welling, il rapido crollo della nazione è in gran parte dovuto al diffondersi della voce secondo cui tutti i maggiori centri abitati stavano per essere distrutti con le bombe atomiche, per offrire maggiori garanzie di salvezza a quelli che sarebbero sopravvissuti. Voci, afferma Welling, assolutamente prive di fondamento, ma che tuttavia sono riuscite a creare il panico. Quando gli è stato detto che la Commissione per l’energia atomica aveva registrato nelle ultime ore diverse esplosioni nucleari in Europa, Welling ha risposto di non saperne niente, ma di ritenere possibile che elementi isolati dell’Air Force abbiano adottato misure estreme nella speranza di riconquistare il controllo della situazione.”

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