John Christopher - Morte dell'erba

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Morte dell'erba: краткое содержание, описание и аннотация

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Il romanzo tratta dell’imbarbarimento della società in seguito al diffondersi del virus Chung-Li, il quale colpisce e distrugge irrimediabilmente tutti i tipi di quella che sinteticamente e definita “erba”, in dettaglio tutte le piante erbacee appartenenti alla famiglia delle
, tra cui il comune foraggio erbaceo da graminacee, il mais, il miglio, il sorgo, la segale, l’orzo, il riso ed il grano, causando così la lotta globale per l’accaparramento delle scorte alimentari. Il protagonista del romanzo combatte per raggiungere la valle del fratello che rappresenta la salvezza, dove contro l’ottimismo delle autorità mondiali e la distruzione folle delle risorse, si sono isolate e difese le rimanenti piante alimentari, non appartenenti alla famiglia in argomento.
Il romanzo esce per la prima volta in Italia nel 1958 nella collana
(n° 43) con il titolo
(traduttore Sergio Uglioni). Il presente traduzione di Mario Galli era pubblicato nel 1967 nel collana
(n° 476).

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— Così — commentò Roger — gli sono sfuggite le redini di mano, ha lasciato perdere tutto, e ha tagliato la corda.

— Resterà un mistero insoluto — fece John.

La voce dell’annunciatore continuò: “Il seguente comunicato, firmato dal presidente, è stato diramato a Washington alle ore 9 di questa sera: ‘È da prevedere che la nostra nazione finirà col piangere la ricaduta nella barbarie dell’Europa, culla della civiltà occidentale. Non possiamo non essere addolorati e scossi per quanto succede dall’altra parte dell’Atlantico. Tuttavia questo non significa che ci sia pericolo di una identica catastrofe sul nostro continente. Le nostre riserve alimentari sono considerevoli, e, per quanto sia probabile che dal prossimo mese venga adottato un sistema di razionamento, ci sarà sempre cibo a sufficienza per tutti. Col tempo riusciremo a sconfiggere il virus di Chung-Li e a ritornare alla normalità. Fino a quel giorno, spetta a noi preservare, entro i confini del nostro paese, il retaggio della civiltà’.”

— Incoraggiante — fece John con amarezza.

Si girò per guardare Olivia e la ragazza che scendevano le scale. Vestita, la ragazza dimostrava due o tre anni più di Mary. Era una semplice ragazza di campagna, più florida che bella. Guardò le macchie sul pavimento ma non parlò.

— Questa è Jane — disse Olivia. — Viene con noi.

— Bene. Possiamo andare.

La ragazza si rivolse a Olivia. — Potrei… vederli per un’ultima volta?

Olivia ebbe un attimo di esitazione. John pensò ai due cadaveri, buttati uno sopra l’altro.

— No — disse brusco. — Non servirebbe né a te né a loro. E non c’è tempo da perdere.

Pensò che Jane avrebbe protestato, ma quando Olivia la spinse con dolcezza verso la porta, lei si avviò. Si fermò un attimo per guardare un’ultima volta la stanza, poi uscì.

— Andiamo — fece John.

— Ancora una cosa — disse Pirrie.

La voce della radio stava ancora parlando. L’annunciatore leggeva alcune nuove sanzioni contro gli accaparratori di viveri. Pirrie si avvicinò alla credenza e con un movimento secco fece cadere a terra la radio. L’apparecchio si ruppe con uno schianto. Pirrie cominciò a calpestare i pezzi che si erano sparsi sul pavimento. Poi batté con il tacco il groviglio di metallo, fili e frammenti di vetro, fino a ridurre il tutto in piccoli frammenti. Infine sfilò con attenzione il piede dalle macerie e raggiunse gli altri.

Il viaggio, data la presenza dei ragazzi, richiedeva marce brevi. John calcolò che avrebbero impiegato tre giorni. Il primo giorno per uscire dal Wensleydale, il secondo per attraversare la brughiera e arrivare a nord di Sedbergh, e il terzo, finalmente, per raggiungere Blind Gill. Sarebbe stato necessario tenersi nelle vicinanze delle strade principali, con la speranza di poterle percorrere per lunghi tratti. Era poco probabile incontrare ancora traffico. L’esempio di Masham doveva essere stato seguito da quasi tutte le città del North Riding; le automobili dovevano essere scomparse prima ancora di aver potuto raggiungere il Dale.

— Ci potremmo impadronire di biciclette — propose Roger mentre costeggiavano un bosco, diretti verso Coverham. — Che ne dici?

John scosse la testa. — Torneremmo a essere vulnerabili. E dovremmo trovare undici biciclette tutte insieme… altrimenti significherebbe portare qualcuno in canna, o dividere il gruppo.

— E questo non vuoi farlo.

— No.

— Sono felice che Olivia sia riuscita a convincere la ragazza a venire con noi — disse Roger. — Sarebbe stato triste pensarla sola in quella casa.

— Stai diventando sentimentale, Rodge.

— No. — Roger si fermò un attimo per sistemare meglio lo zaino. — Sei tu che ti stai indurendo. Immagino che sia un bene.

— Immagini soltanto?

— No. Hai ragione, Johnny. Deve essere così. Ce la faremo?

— Sì, ce la faremo.

Le case sul loro cammino avevano le porte chiuse e le finestre sbarrate. Se qualcuno continuava ad abitarvi, non dava però segno di vita. Videro meno gente di quanto sarebbe stato normale incontrarne in quella regione, e quando incrociavano altri gruppi, nessuno faceva il tentativo di scambiare qualche parola. Di solito la gente che incontravano cedeva loro il passo perché erano più numerosi. Due sole volte incontrarono gruppi più o meno simili al loro. Il primo era formato da cinque adulti e due bambini piccoli che dovevano essere portati in braccio. I due gruppi si fermarono a guardarsi da lontano, poi ripresero ognuno la propria strada.

Il secondo comprendeva una dozzina di persone, tutte adulte, in possesso di parecchi fucili. L’incontro avvenne durante il pomeriggio, pochi chilometri a est di Aysgarth. Evidentemente gli altri erano diretti a sud, verso Bishopdale. Si fermarono in mezzo alla strada a osservare l’avvicinarsi di John e dei suoi compagni.

Quando fu a una ventina di metri dagli altri, John fece cenno ai suoi di fermarsi. I due gruppi si scrutarono per qualche secondo, poi uno degli uomini che avevano di fronte domandò: — Da dove venite?

— Da Londra.

Seguì un mormorio di curiosità ostile.

— Da queste parti c’è già poco per quelli che ci vivono — disse il capo — senza che arrivino anche i londinesi a depredare.

John non rispose. Si limitò a sollevare il fucile. Roger e Pirrie fecero altrettanto, in silenzio.

— Dove siete diretti? — domandò l’altro.

— Vogliamo attraversare le brughiere e raggiungere il Westmorland.

— Non troverete più di quanto c’è qui. — Guardò i fucili con un luccicore negli occhi. — Se sapete usare le armi, potreste unirvi a noi.

— Le sappiamo usare — disse John — ma preferiamo starcene per conto nostro.

— In questi giorni la sicurezza sta nel numero.

John non rispose.

— Sarà più sicuro anche per i ragazzi.

— Li sappiamo proteggere — disse John.

L’uomo si strinse nelle spalle. Fece un cenno al suo gruppo di riprendere il cammino, e tutti si rimisero in marcia. Ma all’ultimo momento, il capo tornò a girarsi. — Ehi, mister, cosa dicono gli ultimi notiziari? — chiese.

Fu Roger a rispondere: — Niente. Solo che il mondo comincia a diventare onesto.

L’uomo scoppiò in una risata. — Bene. Significa che si avvicina il Giorno del giudizio.

Loro rimasero fermi finché l’altro gruppo non scomparve alla vista, poi ripresero il viaggio.

Aggirarono Aysgarth per tenersi alla larga dagli sbarramenti difensivi che si vedevano ormai intorno a tutte le città. Sostarono per riposare sotto il sole del pomeriggio quando erano ancora in vista della città. La valle, un tempo fiorente, era di un colore quasi nero in mezzo al marrone delle colline. I muri di pietra su per i fianchi delle colline segnavano confini diventati inutili. A un certo punto John ebbe l’impressione di vedere una pecora, e scattò in piedi per accertarsene. Ma era soltanto una pietra bianca. Il virus di Chung-Li aveva fatto un lavoro perfetto.

Mary si era messa a sedere con Olivia e Jane. I ragazzi, una volta tanto troppo stanchi per scorrazzare, riposavano uno vicino all’altro, e discutevano, a quel che John poteva comprendere dai brani di conversazione, sulla velocità dei motoscafi. Ann si era messa a sedere sotto una pianta, da sola. La raggiunse.

— Ti senti meglio?

— Sto bene.

Aveva l’aria stanca. Lui si chiese quanto fosse riuscita a dormire la notte precedente.

— Ancora due giorni di questa vita, e poi…

Ann concluse la frase: — E poi tutto tornerà normale, noi dimenticheremo ciò che è successo, e ricominceremo la vita dall’inizio. È questo che volevi dire?

— Non esattamente. Potremo ricominciare a vivere una vita decente, però, e vedremo i nostri figli crescere come esseri umani, e non come selvaggi. Per questo vale la pena di fare qualsiasi cosa.

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