Bob Shaw - Uomo al piano zero

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Uomo al piano zero: краткое содержание, описание и аннотация

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Immaginate di aver costruito un apparecchio (sul tipo di una radio-trasmittente) capace di emettere impulsi capaci a loro volta di innescare la ben nota reazione a catena in tutte le ogive nucleari attualmente esistenti in tutte le basi atomiche del mondo. Per costruire un apparecchio del genere dovreste indubbiamente aver risolto dei problemi scientifici d’una certa difficoltà... Ma se ci pensate un momento vi renderete conto che quelle difficoltà erano niente di fronte al problema che vi aspetta adesso (e che aspetta il protagonista di questo romanzo): quando e in che modo vi proponete di utilizzarlo, il vostro benefico apparecchio?

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«Scusate.»

Atwood tirò un sospiro enorme. «Chiedevo che lavoro fate, per vivere?»

«Per il momento, nessuno.» Hutchman non si aspettava la domanda e parlò con molta freddezza per tagliar corto a ulteriori interrogazioni.

«Ma quando lavorate, che razza di lavoro fate?» Atwood non sembrava neanche accorgersi del tono brusco di Hutchman.

«Ah, faccio il disegnatore.»

«Di cappelli? O di calzoni?» Atwood scoppiò a ridere fragorosamente. Hutchman si rese conto che aveva scelto una professione troppo insolita. «No. Di edifici a struttura d’acciaio. Sono un disegnatore tecnico, insomma.»

Atwood era rimasto colpito. «Un buon lavoro. I disegnatori sono molto ricercati, da queste parti.»

«Sì, per questo sono venuto qui. Mi prenderò qualche giorno di vacanza, poi andrò a dare un’occhiata in giro.» Hutchman aveva inventato una storia abbastanza credibile.

«Io faccio l’erbivendolo» disse Atwood. «Bevete?»

«Birra, qualche volta.»

«Bene. Quando avrete finito andiamo giù ai Crickters a farci un bicchiere di birra.»

«Grazie, ma forse stasera è meglio che non beva.»

«Sciocchezze» tuonò Atwood. «Non parlo di quell’intruglio del sud. Prenderemo birra del Lancashire.» Diede un’occhiata severa al piatto di Hutchman che era ancora quasi pieno. «Buttate giù tutto, amico. Per forza siete così magro.»

«Basta, George» intervenne la signora Atwood. «Ricordati che il signor Rattray è un ospite, in questa casa.»

«Tu sta’ zitta!» tuonò Atwood. «Proprio per questo lo invito a bere!»

Hutchman si accorse che il ragazzo era sempre più inquieto e che il respiro gli diventava sempre più affannoso. «Va bene, signora Atwood. Vedo che vostro marito è molto ospitale e, a pensarci bene, forse posso uscire per un’oretta.»

L’altro annuì. «Così va bene. E adesso finite la cena, amico.»

Hutchman lo guardò dritto negli occhi e respinse il piatto. «Se mangio troppo, non posso più bere.»

Finita la cena ritornò in camera, s’infilò il giubbotto e guardò fuori, nella notte. S’era messo a piovere e le strisce sottili di finestre nelle tenebre erano ancora più malinconiche della sera prima. George Atwood era un individuo grossolano, un bestione insensibile che dominava gli altri con la sua massa enorme. Però una sera in sua compagnia era meglio di una sera passata da solo in quella stanza, con le pareti ricoperte di fiori. Vicky , pensò Lucas involontariamente, guarda a che punto mi hai ridotto.

Scese le scale, entrò in cucina e vide la sua faccia sullo schermo della televisione, sistemato in un angolo della stanza. Jane Atwood guardava il telegiornale voltando le spalle alla porta, e non l’aveva visto entrare. Hutchman uscì senza farsi sentire, e aspettò nell’ingresso scarsamente illuminato che arrivasse George Atwood. Il notiziario, sostanzialmente, era identico a quello che aveva ascoltato in macchina filando verso nord, e forse questo era già un indizio che il suo nome veniva collegato con la macchina anti-bomba. Lui aveva fornito alle autorità una ragione valida, pubblicamente accettabile, per dargli la caccia. In questo modo avrebbero potuto servirsi di qualsiasi mezzo di comunicazione e, indubbiamente, ben pochi si sarebbero chiesti perché si dava tanta importanza a un semplice testimone di un caso di rapimento. Per Hutchman la foto trasmessa per TV era familiare in modo ossessivo, con quello sfondo di foglie e chiazze di luce. Però lui non riusciva a ricordare dove era stata fatta, né chi l’aveva scattata.

Era evidente che la polizia aveva interrogato amici e parenti: ma come era possibile? Hutchman contò le ore. Era martedì sera, e i plichi indirizzati in Inghilterra erano stati impostati soltanto il lunedì.

Troppo presto, pensò Hutcliman, rilassandosi leggermente dopo la spiacevole esperienza di vedere la propria immagine sullo schermo. Se mi trovo ad affrontare la polizia, quelli non sanno ancora a chi dare la caccia.

«Pronti, amico!» Atwood sbucò fuori da un’altra porta, indossando un cappotto di pelo che gli dava l’aspetto di un orso. Le ciocche rade erano appiattite sul cranio a forza di acqua. «Dove avete la macchina?»

«La macchina?» Hutchman aveva parcheggiato in uno slargo coperto di detriti, di fianco alla casa, e progettava di lasciarla lì.

«Sta piovendo, amico. Il mio furgoncino è fuori servizio, e i Crickters sono a un buon mezzo chilometro di qui. Se credete che abbia voglia di camminare sotto l’acqua, ripensateci pure.»

Hutchman, irritato dalla grossolanità dell’altro, fu tentato di rinunciare alla spedizione, ma poi si ricordò che la macchina, ormai, non rispondeva più alla descrizione della TV. E, comunque, non era certo più facile da riconoscere nel parcheggio di un locale pubblico, che ferma, isolata, vicino a casa.

«Ho la macchina appena qui fuori» disse.

Corsero fino all’auto, sotto la pioggia. Atwood saltellava impaziente mentre Hutchman apriva lo sportello, poi si buttò sul sedile con tale violenza che la macchina rollò sulle sospensioni. Sbatté lo sportello con altrettanta forza, facendo sobbalzare Hutchman.

«Andiamo» tuonò Atwood. «Stiamo perdendo tempo, quando potremmo farci una buona bevuta.»

Hutchman, mettendo in moto, tentava di riacciuffare la voglia di birra scura che l’aveva preso la sera della domenica, quando era in viaggio verso la sede di polizia di Crymchurch, ma tutto quello che riuscì a ottenere fu una sensazione di gelo allo stomaco. Guidato da Atwood, si diresse verso la via principale, dove l’illuminazione bianco azzurra metteva in risalto la tetraggine degli edifici. Puntò verso una birreria dall’aspetto tutt’altro che eccezionale, in mattoni rossi, non lontano di lì. Hutchman scendendo dalla macchina si guardò attorno. Ogni volta che l’avevano trascinato a bere con un bevitore incallito in un locale famoso, l’unico capace di fornire della buona birra, si era sempre trovato in un pub squallidissimo. E anche questo sfuggiva, evidentemente, a una legge di natura. Mentre entravano di corsa sotto la pioggia, Hutchman aveva la triste convinzione che a sud, a Crymchurch, la sera era tiepida e piena di stelle. Come mi sento solo senza di te, Vicky…

«Due pinte di birra speciale» ordinò Atwood al barista, appena ebbero messi i piedi nel locale.

«Una pinta di birra e un whisky caldo» disse Hutchman. «Doppio.»

Atwood inarcò le sopracciglia, imitando l’accento di Hutchman.

«Oh, scusatemi tanto! Ma se volete del whisky dovete pagarvelo, amico.» Si appoggiò al banco di legno, sussultando per le risate, e intanto continuava a scherzare. «Questo mese mi sono ridotto alla volgare birra. Mio padre mi ha tagliato i viveri, sapete?»

Hutchman, irritato, sfilò di tasca il grosso fascio di biglietti e buttò sul banco, senza parlare, una banconota da cinque sterline. Quando il suo whisky arrivò, assaggiandolo decise che era troppo dolce. Poi, senza più badarci, scolò il bicchiere. Il liquido gli riscaldò di colpo lo stomaco, irradiandosi in tutto il corpo. Nelle due ore che seguirono continuò a bere, pagando quasi sempre lui, mentre Atwood impegnava con il barista una discussione sulle partite di calcio e sulle corse dei levrieri. Hutchman voleva parlare con qualcuno, ma il barista era un giovanotto tatuato che lo guardava con ostilità appena velata, e gli altri avventori erano individui silenziosi, con l’impermeabile addosso, seduti sulle panche negli angoli più scuri del locale. Ma perché fanno così? Hutchman era stupito. Perché vengono tutti qui, a bere? C’era una porta, dietro il banco che dava nella sala riservata e Hutchman, di tanto in tanto, vedeva nell’altro locale una barista dall’aspetto regale. La ragazza rideva volentieri, e scivolava leggera nella piacevole luce arancione della sala. Hutchman pregava che lei andasse a parlargli, e prometteva di non sbirciare nella scollatura, se lei veniva lì nel pub e gli rivolgeva la parola, facendolo di nuovo sentire un uomo. La ragazza però non entrò mai nel pub e Hutchman rimase agganciato a Atwood.

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