Clifford Simak - La strada dell'eternità

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La strada dell'eternità: краткое содержание, описание и аннотация

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Jay Corcoran e Tom Boone sono amici da anni e in certe occasioni formano una coppia perfetta. Jay è un esperto nel raccogliere informazioni su chiunque, e Tom sa girare dietro gli angoli anche quando non ci sono. La scoperta di una stanza che non esiste sarà solo il punto di partenza ideale per un viaggio destinato a scaraventare i due amici in un'avventura ambientata nel più lontano passato e nel più remoto futuro. Incontreranno così una strana famiglia di esiliati che include il bizzarro Henry, detto anche Fantasma (ma non fatevi sentire a chiamarlo in questo modo dagli altri membri della famiglia), il Popolo dell'arcobaleno, che possiede oscure risposte ad ancora più oscure domande, l'ambigua figura nota come Cappello, messaggero di forze sconosciute e al tempo stesso giocattolo di un lupo preistorico, e soprattutto gli Infiniti, che vogliono tramutare l'uomo in una intelligenza priva di corpo. Il tutto, fra robot che vogliono essere utili all'uomo, e lungo quella che è chiamata la Strada dell'eternità.

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Ormai era mattino, e Corcoran si alzò in piedi. Andò a prendere acqua alla fonte, poi cibo nel viaggiatore. Ritornò accanto al fuoco per cuocersi frittelle di granturco, farsi un caffè e friggersi il prosciutto. Diavolo, si disse, è come essere al campeggio.

Cercò di sentirsi triste per David, ma non riuscì a rattristarsi più che tanto. L'orrore della sua morte, o meglio, l'orrore delle circostanze della sua morte, lo faceva rabbrividire, ma cercò di non ripensarci. Doveva toglierselo molto in fretta dalla sua testa.

Sentì nella mente una sorta di solletico. Veniva dall'esterno.

“Eh, eh, eh” rideva scioccamente.

Si sentì prendere dalla collera.

— Va' all'inferno! — gridò al mostro.

“Eh, eh, eh” continuò a ridacchiare il mostro. “Il tuo amico è morto, mentre io sono ancora vivo”.

— Ti augurerai un milione di volte di essere morto, prima che tutto sia finito.

“Anche tu morirai” continuò il mostro “e molto prima di me. Sarai polvere e ossa”.

Corcoran non rispose. Era stato colto da un sospetto. Che fosse stato il mostro a inviare contro David la tigre assassina?

Era una sciocchezza, pensò poi. Doveva essere paranoico, per avere questi sospetti. Fece colazione, poi lavò e asciugò piatti e padelle, usando come strofinaccio un pezzo di tela strappato dalla sua camicia. Pòi si recò al viaggiatore e trovò una pala. Scavò un buco e vi seppellì lo stivale con il piede dentro. Per motivi igienici, disse a se stesso; non intendeva trasformare la cosa in una cerimonia.

Prese le frittelle che aveva avanzato e le avvolse in un fazzoletto, che poi si infilò in tasca. Cercò tra le provviste contenute nel viaggiatore, per vedere se ci fosse una borraccia, ma non ne trovò. Privo di borraccia, riempì d'acqua il secchio. Era scomodo da portare, ma non aveva altro.

Munito del fucile e del secchio, si avviò lungo il piano; dopo qualche chilometro girò a sinistra e cominciò a muoversi in cerchio, girando attorno alla collinetta. Studiò attentamente il terreno per scorgere eventuali tracce di Boone.

Per due volte trovò quella che gli sembrava una traccia umana. Le seguì entrambe, ma non poté avere la sicurezza che fossero quelle giuste. Tutt'e due le volte, dopo qualche tempo perse la pista. Era inutile, si disse. Lo sapeva fin dall'inizio, ma in ogni caso era un tentativo da fare. Lui e Boone si conoscevano da molto tempo. Di tanto in tanto si erano dati una mano. Boone era una sorta di amico per lui. E lui aveva sempre avuto pochi amici.

Ogni tanto incontrò qualche lupo che, brontolando, si tolse dalla sua strada, sedendosi da parte, in attesa che lui passasse. Da dietro un cespuglio saltò fuori un animale simile a un daino che scappò via. Passò a qualche centinaio di metri da una piccola mandria di bisonti. In lontananza, scorse quello che doveva essere un gruppo di mastodonti, anche se erano troppo lontani da lui per accertarsene. Potevano essere benissimo dei mastodonti si disse; l'epoca era giusta.”

Quando il sole giunse nel punto più alto, Corcoran si fermò a riposare all'ombra di un albero. Mangiò le frittelle e bevve l'acqua tiepida del secchio.

Probabilmente, si disse, era meglio ritornare alla collinetta. Era partito con l'intenzione di fare un giro completo attorno a essa, e aveva già fatto mezzo giro nella parte ovest. A est non c'era niente, soltanto la pianura, che si stendeva fino a confondersi con l'orizzonte e che era del tutto vuota. Boone non poteva essere andato che a ovest. Corcoran rifletté per qualche istante, chiedendosi se non fosse il caso di ripercorrere in senso inverso la strada fatta fino a quel momento, ma controllando con maggiore attenzione.

Terminò le frittelle e bevve un'altra sorsata d'acqua tiepida. Stava per ripartire, quando sentì una presenza. Tese l'orecchio. Non c'era niente di udibile, ma il senso di una presenza era sempre più forte.

Parlò con esitazione, dubbioso: — Henry?

“Sì, sono io” disse Henry.

— Hai saputo di David?

“Sì. L'ho saputo quando sono ritornato. E non ti ho più visto. Sono venuto a cercarti”.

— Mi spiace per David.

“Spiace anche a me. Un fratello insostituibile. Un uomo nobile”.

— Sì. Nobilissimo.

“È stato ucciso da una tigre” disse Henry. “Ho seguito le tracce della bestia e alla fine l'ho trovata, ancora intenta a divorarlo. Ne restava ben poco. Com'è stato?”.

— Era di guardia. Quando mi sono svegliato ho scoperto cos'era successo. Non ho sentito rumori. La tigre l'ha portato via.

“Ho visto una tomba. Molto piccola”.

— Un suo stivale. Con il piede dentro. L'ho sepolto.

“Grazie di ciò che hai fatto. Hai fatto quello che avrebbe fatto uno della famiglia”.

— Tu sai dove si trova il corpo. Potrei portare la pala e allontanare la tigre.

“Sarebbe inutile. Un gesto vuoto. Vedo che hai il fucile. Lui non l'ha usato?”

— Deve essere stato colto di sorpresa.

“In qualsiasi caso” disse Henry “David non avrebbe sparato. Era troppo gentile per questo mondo. Il viaggio è andato male. Per tutti. Prima abbiamo perso Enid, e poi Boone”.

— Sai qualcosa di Boone? Hai notizie di lui?

“Ho scoperto dov'era andato, ma non c'è più. C'erano un pacco e un fucile, ma lui era sparito. Credo che ci fosse anche un lupo. Mi spiace, Corcoran”.

— Credo di capire che cosa gli è successo. Ha girato dietro uno dei suoi angoli. Spero solo che rimanga nel luogo d'arrivo e non torni indietro di nuovo.

“Che cosa intendi fare? È inutile rimanere qui”.

Corcoran scosse la testa. Aveva già pensato a possibili destinazioni, per prima cosa ritornare alla sua New York, e aveva scartato l'idea perché voleva trovare Boone. Ma adesso si erano perse le possibilità di trovarlo.

Ripensò al ventesimo secolo, ma anche ora lo rifiutò. In tutta la sua vita non aveva mai voltato la schiena davanti a un'avventura, finché non si era conclusa. E questa avventura, pensò, era lungi dall'esserlo.

Poteva ritornare a Hopkins Acre. Le coordinate erano sul libro di David. La vita a Hopkins Acre sarebbe stata piacevole. Laggiù c'erano ancora i servitori e i contadini. Era un posto dove poteva fermarsi in tutta sicurezza a riflettere sulla sua situazione e a fare un piano di azione. Ed era possibile che qualcuno degli altri ritornasse laggiù.

Ma c'era un altro luogo, con le rovine di una città, e sopra a quelle un albero altissimo circondato da una scala elicoidale. Laggiù ci doveva essere qualche mistero, ed era meglio andare a dare un'occhiata.

Henry aspettava una risposta. Corcoran riusciva a vedere il suo luccichio, una nube di faville che scintillava al sole.

Invece di rispondere alla domanda di Henry, Corcoran gli chiese: — A quanto ho capito, ti sei fermato a pochi passi dalla smaterializzazione. Puoi spiegarmi com'è successo?

“Si è trattato di un errore di giudizio da parte mia” disse Henry. “Mi sono lasciato convincere dagli Infiniti. Mi ero messo a frequentarli per curiosità, chiedendomi che razza di creature fossero veramente. Ed erano davvero strane, capisci. Sono lontanamente umanoidi. Ma di solito non si lasciano guardare. Entrano ed escono come spettri. Comunque, visibili o no, senti sempre la loro voce. Predicano, ti presentano i loro ragionamenti, ti implorano. Ti mostrano la via dell'immortalità e ti elencano gli interminabili piaceri, gli interminabili trionfi dell'immortalità. E l'immortalità intellettuale, così ti dicono, è l'unica strada che si possa scegliere. Tutto il resto è grossolano, approssimativo, vergognoso. Nessuno desidera vergognarsi”.

— E sono riusciti a convincerti?

“Mi hanno convinto” disse Henry “Ma mi hanno convinto in un momento di debolezza. Superato quel momento, mi opposi a loro. Rimasero molto stupiti, nel vedere la temerarietà con cui resistevo loro, e si misero a lavorare duramente su di me per convincermi. Ma quanto più insistevano, tanto più mi ostinavo io. Mi sono infine liberato di loro, o forse sono stati loro a cacciarmi via, disgustati. Forse mi avevano già dedicato troppo tempo. Ma quando me ne andai, il processo era ormai già arrivato a un punto troppo avanzato; ero giunto a metà strada dalla smaterializzazione. Ero come mi vedi adesso”.

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