Jack Finney - Un mondo di ombre

Здесь есть возможность читать онлайн «Jack Finney - Un mondo di ombre» весь текст электронной книги совершенно бесплатно (целиком полную версию без сокращений). В некоторых случаях можно слушать аудио, скачать через торрент в формате fb2 и присутствует краткое содержание. Город: Milano, Год выпуска: 1995, Издательство: Mondadori, Жанр: Фантастика и фэнтези, на итальянском языке. Описание произведения, (предисловие) а так же отзывы посетителей доступны на портале библиотеки ЛибКат.

Un mondo di ombre: краткое содержание, описание и аннотация

Предлагаем к чтению аннотацию, описание, краткое содержание или предисловие (зависит от того, что написал сам автор книги «Un mondo di ombre»). Если вы не нашли необходимую информацию о книге — напишите в комментариях, мы постараемся отыскать её.

Può ritornare il passato? E una donna può attraversare lo schermo invisibile che separa il suo tempo dal nostro? Nell’anno del centenario del cinema, questo affascinante romanzo di Finney costituisce l’omaggio di URANIA (e della fantascienza in generale) al mondo della settima arte. Un mondo di sguardi allucinati, di visioni terrificanti e sogni impossibili; un mondo di mostri e magie che diventano sotto i nostri occhi tangibili e vivi. Come gli spettri di Marion, come le ombre della nera villa adagiata in collina di questo romanzo, come il mondo del passato — anzi, il mondo senza tempo che s’infiltra nel nostro lasciando una traccia enigmatica e indelebile.

Un mondo di ombre — читать онлайн бесплатно полную книгу (весь текст) целиком

Ниже представлен текст книги, разбитый по страницам. Система сохранения места последней прочитанной страницы, позволяет с удобством читать онлайн бесплатно книгу «Un mondo di ombre», без необходимости каждый раз заново искать на чём Вы остановились. Поставьте закладку, и сможете в любой момент перейти на страницу, на которой закончили чтение.

Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

— In un negozio di liquori dalle parti di Haight Street.

— I distillatori clandestini hanno un negozio ?

— No. Il proibizionismo è finito, Marion. Da molto prima che io nascessi.

— Be’, un sacco di problemi in meno. — Marion prese la bottiglia, riempì il suo bicchiere, tenne in mano la bottiglia, impaziente, finché io non ebbi finito di bere, poi fece il rifornimento anche a me.

— Marion, devi andartene. E lasciarci in pace. Devi.

— Finché resta ancora dello champagne? Tu non conosci Marion Marsh.

— Sto cominciando a conoscerla.

Finimmo la bottiglia; restava meno di mezzo bicchiere a testa. Marion svuotò il suo, la testa piegata all’indietro, assaporando le ultime gocce, poi mise il bicchiere sul comodino e schioccò le labbra. — C’è bisogno di un altro po’ di questa ottima, ottima roba, Nickie.

— Mai. Tu devi andartene , porca miseria!

Lei lanciò via il lenzuolo e si alzò, nuda e bellissima. Andò all’armadio. L’anta della parte di Jan era aperta. Marion infilò un piede e poi l’altro in un vecchio paio di scarpe di Jan, le uniche coi tacchi alti. Prese la borsetta di Jan dal cassettone, si girò verso la porta della stanza; e mentre usciva, allungò un braccio nell’armadio e prese il soprabito di Jan.

A tempo di record, indossai calzoni e camicia direttamente sopra la giacca del pigiama, e un paio di mocassini sui piedi nudi. Infilai la camicia nei pantaloni mentre correvo giù per le scale. Ma quando arrivai al marciapiede, lei aveva già fatto un bel pezzo di strada. Era quasi all’angolo. Saltai sulla Packard e cominciai a scendere la collina, accelerando per quanto osavo. Prima che io raggiungessi l’angolo, lei svoltò a destra.

Le tenni dietro. Mi infilai direttamente in un parcheggio in fondo all’isolato. Marion era cinquanta metri più avanti di me. Superati il negozio di gastronomia, il salone di bellezza e il parrucchiere, si dirigeva al negozio di liquori la cui insegna si protendeva sul marciapiede, in fondo all’isolato. Quasi direttamente sotto l’insegna, una donna robusta era girata nella direzione dalla quale arrivava Marion. Stava muovendo la bocca, e dopo avere spento il motore mi resi conto che stava chiedendo aiuto con un fil di voce. Ripeté l’invocazione, senza urlarla, quasi sussurrando: — Aiuto. — Poi disse: — Polizia. — Non guardava Marion, ma la schiena di un uomo che si stava allontanando da lei. L’uomo non era vecchio, come mi era parso a una prima occhiata, ma solo molto malconcio. Indossava un cappotto eccessivamente lungo e sporco che gli arrivava fino alle scarpe slacciate; in testa aveva una cuffia abbassata su orecchie e fronte. Stava scrutando Marion, mi resi conto; e in quell’istante, a una decina di metri da Marion, continuando a camminare a passi misurati, l’uomo spalancò il cappotto. Io bestemmiai e scesi dall’automobile. Perché, a parte le scarpe, l’uomo era completamente nudo sotto il cappotto: un esibizionista che teneva ben discosti l’uno dall’altro i lembi del cappotto, gli occhi puntati in quelli di Marion.

Marion non strillò, non rallentò, non distolse lo sguardo, non esitò. All’istante, spalancò il proprio soprabito; e i due, nudi come vermi sotto quell’unico strato di stoffa, fecero ancora qualche passo l’uno verso l’altro, mostrandosi come mamma li aveva fatti.

L’uomo, scioccato, restò a bocca aperta. Si fermò, guardò orripilato; poi alzò le braccia, si riavvolse nel cappotto, se lo strinse addosso, girò sui tacchi e scappò.

Si trovò a correre nella direzione della donna robusta, la quale urlò, si girò, e si diede alla fuga. Tutti e due (la donna che barcollava per il panico, l’uomo che strascicava i piedi per non perdere le scarpe) corsero in strada con una lentezza surreale. Marion, di nuovo avvolta nel soprabito, fece la sua maestosa entrata nel negozio di liquori.

Ero troppo scosso da una risata muta, con le spalle che mi tremavano, per protestare quando la seguii in negozio. Lei comperò quattro bottiglie di champagne. Dei soldi che c’erano nella borsetta di Jan rimasero solo diciannove cents.

Ricordo con una chiarezza abbagliante una parte di ciò che accadde dopo, e del resto non so nulla. Ricordo una corsa giù per le scale interne di casa mia, bottiglie alla mano; Marion indossava la vestaglia rossa con decorazioni in oro e le pantofole di Jan. Sul portico, bussammo a forza di pugni alla porta dei Platt, torcendoci dalle risate. E ricordo le loro facce quando corsero alla porta, la spalancarono, e si trovarono di fronte noi due. Stavano pranzando. Ricordo di averli invitati su a bere champagne, ma non ricordo che siano venuti.

E ricordo Marion e me in cucina, intenti ad aprire una bottiglia di champagne: io la tenevo ferma, e lei girava il tappo. Al grattò alla sua porticina, e io la aprii con un piede. Lui spinse col naso, entrò, e si fermò di botto. Immobile, paralizzato a metà di un passo, fissò Marion. Ovviamente, non riconosceva Jan; quella era un’estranea, e lui la studiò con cautela. Poi Marion estrasse il tappo, si chinò, schioccò amabilmente le dita, e Al le si avvicinò prudentemente. Qualche grattatina sul collo, ed erano amici.

Dovevano essere arrivati i Platt, perché erano lì: Frank sul sedile del bovindo, un bicchiere in mano, pronto a sorridere a qualunque cosa succedesse o venisse detta; Myrtle che scendeva di corsa a casa sua, poi tornava su con un mucchio di vecchi dischi che mise sul tavolino da caffè. Marion frugò nei dischi, disse: — Per mille capperelli, Eddie Cantor! — e me ne passò tre o quattro. Riuscii a infilarli sull’asta del giradischi dopo un paio di tentativi, accesi l’apparecchio, e il suono uscì alla velocità della voce di Paperino, e ululammo tutti. Marion ne fu deliziata; era la prima volta che sentiva musica così veloce. Regolai il giradischi sui 78 giri e ripartimmo.

Ricordo chiaramente di essermi sdraiato sul divano, a grattare le orecchie di Al. Myrtle e Frank, fianco a fianco sul sedile, sorridevano mentre Marion cantava le parole di Ida! Sweet As Apple Cider! , schioccando le dita, all’unisono con la voce ricca, melodiosa di Eddie Cantor. E ricordo Marion insegnarci “come balla Eddie Cantor”. Ci disse di allargare le dita di entrambe le mani, poi avvicinare le mani l’una all’altra e staccarle subito dopo, facendo toccare soltanto le punte delle dita, in una sorta di applauso muto. Diventati padroni di quella tecnica con l’aiuto di altro champagne, Marion ci insegnò a sgranare gli occhi in modo esagerato facendoli roteare di continuo nelle orbite. Dopo di che, roteando gli occhi, applaudendo con le punte delle dita, sollevando il più possibile le ginocchia, cominciammo a dimenarci nella stanza al ritmo di Makin’ Whoopee ! Al abbaiava.

Se quello era il modo di ballare di Eddie Cantor, ci piaceva, e tutti quanti sembravamo conoscere più o meno bene le parole di Makin’ Whoopee !; compreso Al, che le ululava con la testa rivolta al soffitto. Accompagnati dalla voce a tutto volume di Eddie Cantor, urlammo e ululammo la canzone, dimenandoci per tutte le stanze della casa nello stile di danza di Eddie Cantor. Pavimenti e vetri delle finestre vibravano, e dopo un po’ da una parete del soggiorno cadde una fotografia incorniciata.

Però non mi sembrò mai di essere ubriaco; o se lo ero, lo champagne mi provocava una forma diversa, più leggera di sbornia. Il pomeriggio passò al volo. Marion continuava a chiedermi che ore fossero, all’infinito mi parve, anche se la cosa non mi diede mai fastidio. Io sorridevo e rispondevo: — Un quarto alle cinque — … — Le sei e quindici — … — Le sette appena passate — …Non ricordo quando noi due abbiamo cominciato a ballare, però ricordo che a un certo punto ballavamo con aria sognante, guancia a guancia, senza quasi muoverci, al ritmo di The Sheik of Araby cantata da Rudy Vallee. Myrtle, seduta sul divano, ci sorrideva raggiante; Frank dormiva su una sedia. Ricordo con un forte, netto imbarazzo il mio cretinissimo senso d’orgoglio all’idea che Marion mi ritenesse degno di tanto disturbo. Le mormorai qualche parola per dirglielo. Lei rispose: — Credi di essere l’unico motivo per il quale sono tornata? Non prenderti in giro da solo, sceicco. Ho motivi molto più consistenti di questo, mi puoi credere! Che ore sono? — Ballando, passammo davanti a Myrtle, e lei disse che era meraviglioso vedere quanta dolcezza, quanta passione esistesse ancora fra Jan e me, e la mia coscienza si mise a urlare. Ma che altro posso fare? , mi chiesi mentalmente. Starmene isolato in un angolo finché lei non se ne andrà?

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Похожие книги на «Un mondo di ombre»

Представляем Вашему вниманию похожие книги на «Un mondo di ombre» списком для выбора. Мы отобрали схожую по названию и смыслу литературу в надежде предоставить читателям больше вариантов отыскать новые, интересные, ещё непрочитанные произведения.


Отзывы о книге «Un mondo di ombre»

Обсуждение, отзывы о книге «Un mondo di ombre» и просто собственные мнения читателей. Оставьте ваши комментарии, напишите, что Вы думаете о произведении, его смысле или главных героях. Укажите что конкретно понравилось, а что нет, и почему Вы так считаете.

x