Arthur Clarke - Culla

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Un missile top secret che svanisce in volo. Un tridente d’oro che cambia sorprendentemente forma. Una caverna subacquea custodita da balene... Qualcosa si nasconde nel fondo marino al largo di Key West, un mistero in parte umano ma nello stesso tempo terribilmente alieno. Il suo potere è immenso e terrificante e potrebbe distruggere ogni forma di vita sulla Terra. Ma qualcuno ha deciso di scoprire il terribile segreto. E da quel momento non esiste più alcuna certezza, nessun luogo sicuro in cui nascondersi, nessuna alleanza su cui poter contare. Intorno a una giornalista bella e ambiziosa, disposta a correre qualsiasi rischio pur di arrivare alla verità, si stringe la rete di una cospirazione implacabile: spie militari, killer spietati, ma soprattutto una forza estranea e sconosciuta, le cui mosse nessuna mente umana potrebbe comprendere e prevedere... L’inesauribile immaginazione di Arthur C. Clarke spazia in questo nuovo romanzo dagli enigmi irrisolti del passato alle soglie indecifrabili del futuro, dagli infiniti oceani di stelle all’imperscrutabile fondo del mare. In un appassionante viaggio ai confini della realtà, Culla esplora i percorsi dell’avventura e dell’ignoto.

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Uno dei veicoli plastificati precipita da un banco di nubi azzurro-fosco in un mare smeraldo. La plastica rimane in superficie, mentre l’oggetto incapsulato in metallo dorato scende per una decina di metri fin sul fondale. Per un paio di giorni, l’aspetto della sfera d’oro posata sul fondale non presenta cambiamenti visibili. Poi, nel suo polo settentrionale comincia a formarsi una protuberanza. La protuberanza si espande lentamente, sino ad assumere la forma di un grosso foruncolo, e si ha una metamorfosi: all’esterno della protuberanza, la dura superficie metallica s’ammorbidisce e comincia ad assumere l’aspetto di una membrana organica. La membrana è spessa e densa, ma ogni tanto si gonfia, ciò che suggerisce del movimento dall’altra parte della sua barriera d’oro.

Finalmente, dalla superficie esce nell’oceano smeraldo una sottile bacchetta nera, che pare una specie di sonda. Compare quindi una seconda, poi una terza sonda, entrambe nere come la prima, ma ciascuna munita, nel senso della lunghezza, di apparati del tutto diversi. Qualcosa di più voluminoso preme contro la membrana, una volta, due, sino a perforarla. Che strano congegno! È una forma aerodinamica lunga circa otto centimetri, in due segmenti separati e collegati da un giunto mediano. Il segmento anteriore è un’ogiva, l’altro un lungo cilindro che si rastrema fino a diventare un punto. Oltre alle tre sonde del segmento anteriore, il congegno presenta quattro altre appendici pieghevoli, o braccia, due a lato di ciascun segmento.

Raccolte lungo il corpo liscio le appendici plurisfaccettate, o braccia, il congegno si sposta verso una vicina pianta sottomarina. Qui le svolge e comincia a esaminare la pianta per mezzo di uno sbalorditivo apparato di minuscoli strumenti; poi, dopo pochi istanti di osservazione, passa oltre. Il procedimento si ripete a ogni pianta incontrata. Finalmente, trovata una pianta che gli “piace”, il coso ne stacca con le chele una delle forme più grosse, che, ripiegata sino a ridurne il volume, viene riportata indietro all’oggetto dalla membrana d’oro.

Al misterioso foraggiere si uniscono un compagno, sua copia carbone, e due grossi pesci con braccia e zampe multiple. La coppia di pesci schizza di lato e prende a modificare il fondale oceanico. Passano i giorni. I cosi muniti di sonde lavorano incessantemente, riportando alla casa-base un numero sempre maggiore di varietà vegetali e animali. Nel frattempo, lavorando anch’essi senza posa, i pesci con le zampe hanno costruito sul fondale oceanico, con sabbia, rocce, conchiglie e creature viventi a disposizione, circa un migliaio di minuscole case rettangolari sigillate. Il loro compito successivo è ora quello di trasportare, a uno a uno, i puntolini rossi dalla culla dorata alle nuove dimore.

Un’osservazione al microscopio mostrerebbe che all’interno dei puntolini è già in corso, fin dal momento del trasporto iniziale, lo sviluppo di una struttura destinata a dar loro definizione e distinzione. Ma i puntolini rossi sono ancora molto, molto piccoli. Una volta inseriti i puntolini con la loro gelatina protettiva nelle minuscole case, i foraggieri si fermano regolarmente a ogni viaggio per depositare una parte del raccolto. Contemporaneamente, i pesci con le zampe, architetti e costruttori delle case rettangolari, prendono a lavorare a dimore trasparenti, per gli embrioni di un’altra specie.

Un anno più tardi, quando la luce lunare cade sul lago smeraldo, parecchie centinaia di colli smaniosi, eccitati, guizzanti, alcuni blu-reale, alcuni celeste, s’avventano all’insù a cercare la luna. Le teste ruotano in ogni direzione, e in ciascun muso si vedono forse due dozzine di tacche e orifizi diversi. I colli s’inclinano ora di qua, ora di là. I serpenti silenziosi sono alla ricerca di qualcosa.

Dalla direzione della luna arriva, solcando le acque, una nave di forma bizzarra. A paragone dei giovani serpenti, è grande: le torri gemelle sono alte circa due metri e mezzo, e una piattaforma più o meno quadrata, alta sull’acqua mediamente sui due metri e lunga quattro e mezzo, le funge da scafo. La superficie della piattaforma, che galleggia perfettamente sull’acqua, è irregolare, ondulata e munita di crateri.

La nave viene a fermarsi in mezzo ai serpenti. Questi si dividono in due gruppi a seconda del colore del collo, poi si allineano, in ordinatissime file e colonne, lungo le due fiancate. Dalla nave viene una singola nota musicale, un si bemolle di timbro flautato. La nota viene prestamente ripresa da ciascun serpente delle file a colonne ai due lati della nave. Dalla nave esce quindi una seconda nota, anch’essa flautata, e il processo si ripete. La lezione di musica continua per ore, coprendo un arco di note e accordi, finché alcuni serpenti di ciascun lato non perdono la voce. L’esercizio si conclude col tentativo di un canto corale di tutti i serpenti dal collo blu-reale, ma il risultato è una penosa cacofonia.

All’interno della nave, ogni nota, ogni movimento, ogni risposta dei giovani serpenti alla lezione di musica vengono monitorizzati e registrati. L’ingegnosa struttura della nave è basata sugli elementi-chiave della culla originaria. Tuttavia, benché l’elaboratore che comanda la nave contenga segmenti di materiale metallico dorato (oltre alle lunghe bacchette nere e a parti dei grossi pesci muniti di zampe), i costituenti primari della massa della nave derivano da grandi quantità di roccia e materia organica locali, ossia dal fondale del lago smeraldo. La nave è la maestra di musica per eccellenza: un sintetizzatore virtualmente perfetto, munito di microprocessori che non solo immagazzinano tutte le risposte degli allievi, ma che contengono altresì programmi elettronici in grado di consentire la sperimentazione di tutta una gamma di metodi individualizzati d’insegnamento.

Il sofisticato robot, ideato dall’intelligenza artificiale raccolta attorno agli zigoti di serpente e costituito quasi interamente di composti chimici estratti dal materiale trovato nelle vicinanze del punto di atterraggio, è a sua volta osservato e studiato da lontano da tecnici sperimentatori, L’esperimento in corso è al suo primo stadio, e sta andando splendidamente. È la terza configurazione diversa dell’insegnante di musica: la parte più ardua del progetto di culla che dovrà riportare a Canthor gli zigoti di serpente. La prima è stata un fiasco totale: gli embrioni erano infatti diventati sì adolescenti, ma l’insegnante non era mai riuscito a metterli in grado di cantare il canto d’accoppiamento e quindi di riprodursi. La seconda è stata migliore: l’insegnante era riuscito a insegnare ai serpenti a eseguire la sinfonia di corteggiamento — ciò che aveva portato alla nascita di una nuova generazione della specie —, ma la nuova generazione di serpenti adulti non era poi stata capace di insegnare il canto alla progenie.

A studiare il problema era così stato chiamato il meglio dei bioingegneri della Colonia. Dopo aver scorso quadrilioni di bit di dati accumulati e associati allo sviluppo dei serpenti e di altre specie correlate, i bioingegneri avevano scoperto una curiosa correlazione fra il grado di nutrimento fornito dal genitore e la conseguente capacità del figlio di insegnare, una volta raggiunta la maturità, alla prole. Il nucleo d’intelligenza artificiale responsabile dei primi sei mesi di vita dei serpenti era stato così riprogettato in modo da inserirvi un surrogato di madre: una madre la cui unica funzione fosse quella di tenere presso di sé, coccolandoli a intervalli regolari, i serpenti neonati. Le prove di sottosistema avevano avuto esito positivo: la leggera modificazione dello schema nutritivo iniziale aveva infatti prodotto serpenti adulti in grado di insegnare ai figli a cantare.

La prova dimostrativa in corso dura oltre quattro millicicli e, alla sua conclusione, viene dichiarata un successo senza pari. Il lago artificiale brulica ora di una forte e creativa popolazione serpentesca sulle venticinquemila unità. Le limitazioni alla crescita futura vengono sperimentate solo su casi singoli, e i superstiti dell’esperimento vengono quindi trasportati in un altro settore del Complesso Zoo, dopodiché i serpenti di Canthor vengono aggiunti alla lista delle specie pronte per il rimpatrio sotto forma zigotica.

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